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R: ART. 18




sono pienamente d'accordo con le osservazioni di Giorgio Nobili in merito
all'importanza strategica della mobilitazione contro i tentativi del governo
neofascista di cancellare il fondamentale diritto di ogni persona a non
perdere senza alcuna ragione il proprio posto di lavoro.
giova ricordare che l'art. 18, come lo statuto dei lavoratori che lo
contiene, nasce come norma di legge nel 1970, a ridosso delle straordinarie
mobilitazioni operaie della fine degli anni '60 che hanno stravolto i
rapporti di forza nelle fabbriche e nella societa'.
in realta', la tutela reale si riflette nei rapporti intersindacali
(lavoratori-imprenditori) perche', limitando il potere di licenziamento,
pose le basi per la modifica dei consolidati equilibri di potere
nell'impresa.
la legge in tale circostanza aveva recepito contenuti creati dalla
contrattazione collettiva, elaborando strumenti di tutela generalizzati
prendendo spunto da istituti gia' introdotti in sede di contrattazione in
alcuni settori piu' avanzati (cioe' caratterizzati da rapporti di forza piu'
favorevoli ai lavoratori).
da cio' emerge il salto all'indietro di oltre un trentennio nelle tutele del
lavoro, che rischia di ripercuotersi (data la centralita' e la forza
trainante di questo campo nel novero delle piu' ampie tutele sociali) sul
complesso dei diritti di cittadinanza nel nostro paese.
quindi l'accento va messo proprio e innanzitutto su questo punto.
non mi pare che *i buoni siano scappati*: la battaglia non e' certo persa in
partenza (non c'e' nulla che ce lo dica), e fino a prova contraria un
referendum c'e' gia' stato proprio sulla stessa norma ed e' stato respinto
in modo pressoche' unanime dagli elettori.
lasciamo perdere, invece, la questione dei lavori atipici, part-time ecc.
non c'entra proprio nulla.
da qualche tempo non solo a destra, ma anche nella *sinistra* liberale (P.
Ichino ecc.), circola il luogo comune che vede le tutele della stabilita'
del lavoro in antitesi con i diritti dei lavoratori precari.
non voglio dire che alcuni in questa lista sposino queste sciocchezze,
tuttavia certe ridondanze sono frutto di confusioni che vanno assolutamente
dissipate.
non e' un caso che quegli stessi autori (destra, confindustria e lib-lab)
concludano le loro lagnanze sulle scarse tutele dei precari non certo con
l'intento di estendere loro le tutele dei lavoratori *stabili*, ma al
contrario con l'obiettivo di estendere la precarizzazione anche ai
lavoratori oggi *stabili*. cosi' tutti sarebbero piu' *uguali* (al ribasso).
non e' vero che la maggior parte dei lavoratori siano atipici, le
rilevazioni del censis e del cnel danno le giuste dimensioni al fenomeno
(1-15 circa).
non e' vero che i contratti privino i lavoratori della condizione di
ricorrervi: innanzitutto un pregio dello statuto e' di trasformare in legge
cio' che prima era solo norma contrattuale, quindi la legge prevale su
(ogni) contratto, che sarebbe illegittimo se limitasse le tutele previste
dal legislatore.
chi ha esperienza forense, inoltre, sa bene quanto basilare sia la tutela
reale (reintegrazione) sia per controbattere gli arbitrii datoriali
(innumerevoli), sia per contrastare davvero le discriminazioni (altrimenti
difficilissime da provare), sia per conservare la presenza del sindacato (e
quindi del contropotere sociale al potere datoriale) nei luoghi di lavoro,
senza cui ogni conquista ed ogni tutela diventano davvero impossibili.
senza dubbio occorre approfittare della straordinaria (e sacrosanta, proprio
per niente *patetica*) mobilitazione contro la cancellazione dell'art. 18
per estendere la battaglia anche al lavoro precario (lavoro parasubordinato,
a termine ecc.), per riprendere progetti di legge (vedi la bozza Smuraglia)
che avevano iniziato a ragionare sullo statuto dei lavori atipici, anche se
con scarsi risultati (il centro-*sinistra* doveva preparare il terreno al
messia berluska, mica poteva perdere tempo!).
ma non c'e' alcun dubbio che o si parte dalla resistenza sull'art. 18 o si
perde su tutta la linea.
per questo bisogna essere in *tantissimissimi* a roma il 23 e nelle piazze
in questa primavera.
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Francesco Fanizzi - Bari -
ultrared@libero.it

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----- Original Message -----
From: Sabina Rollo <huambo53@hotmail.com>
To: <dirittiglobali@peacelink.it>
Sent: Wednesday, March 13, 2002 11:13 AM
Subject: Re: ART. 18


>
> Cari compagni credo che nessuno vi può dare torto in merito alla
> Confindustria che in finale fa il "lavoro" suo.
> Ma non sarebbe il caso di mettere l'accento su altre cose?
> In effetti questo gran can-can che si sta facendo sull'art.18 a me sembra
> tanto il chudere la stalla quando i buoi sono scappati, e rientra tanto
bene
> nel gioco delle parti da governo "sinistro" o destro e sindacalismo
> cosidetto, e in questa fase è un giocare di rimessa.
> Se noi pensiamo che la maggior parte dei lavoratori sono atipici, a
termine,
> a perte-time,precari e tutti gli aggettivi che qualificano il fatto "il
> posto garantitio ve lo scordate, non c'è più spazio per questa oscenità,
nel
> senso che il mercato richiede che siate schiavi e basta", dico dopo aver
> ingoiato questi rospi le cui leggi, guarda un pò, proprio dai sinistri di
> governo sono state fatte, non vi pare patetico piangere sull'articolo 18?
> dico, a breve i contratti saranno tutti del tipo che se pure lasciano
> l'articolo 18 nessuno è nella condizione contrattuale di potervi
ricorrere.
> Nemmeno il pubblico impiego si salva dalla precarità.
> E allora non sarebbe il caso invece di giocare di rimessa di alzare il
tiro?
> e magari incominciare a lottare contro tutto il lavoro a termine?
> Vittoria