[Diritti] Il "sistema di tutela maschile" è un "controllo totale" sulle donne in Qatar e in altre nazioni. Il dossier di Human Rights Watch
- Subject: [Diritti] Il "sistema di tutela maschile" è un "controllo totale" sulle donne in Qatar e in altre nazioni. Il dossier di Human Rights Watch
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.org>
- Date: Mon, 23 Aug 2021 12:23:36 +0200
Si chiama “sistema di tutela maschile” ed è in vigore in alcuni Paesi a cultura musulmana, tra cui il Qatar. Studiare all’estero, sposarsi, lavorare in posizioni pubbliche, viaggiare: queste sono alcune delle aree della vita di una donna dove serve l’approvazione di un uomo. Le donne non possono agire da principali responsabili dei figli, anche quando ottengono la custodia legale in seguito al divorzio. Lo riporta Human Rights Watch (HRW) in un report diffuso recentemente: “Tutto quello che faccio è legato ad un uomo: le donne e le regole di tutela maschile in Qatar”, 94 pagine e numerose testimonianze, analizza regole, leggi e pratiche della tutela maschile. “Le donne in Qatar hanno superato molte barriere e fatto notevoli progressi in molti campi. Tuttavia, devono ancora subire un sistema oppressivo che impedisce loro di vivere vite indipendenti, piene”, afferma Rothna Begum, ricercatrice esperta di diritti delle donne presso HRW. “Il sistema di tutela maschile incoraggia violenza e soprusi e lascia alle donne pochissime occasioni per sfuggire ad una famiglia o ad un marito oppressivi”.
Matrimonio e cure mediche. Secondo la legge, una donna in Qatar deve avere il permesso di un tutore maschile per potersi sposare, a prescindere dall’età o da precedenti situazioni coniugali. Da sposata, può essere accusata di “disobbedienza” qualora non ottenga il permesso del marito per attività come viaggi, lavoro, o se si rifiuta di avere rapporti sessuali senza una ragione “legittima”. Per poter accedere ad alcune cure, in particolare legate alla salute riproduttiva come pap-test, check-up ginecologici, visite prenatali, le donne devono attestare di essere sposate. Ovviamente, per aborto e sterilizzazione c’è bisogno del consenso del marito.
I figli. Una donna non può essere la principale responsabile dei propri figli. Non può decidere dei loro documenti, di finanze o viaggi, e a volte nemmeno della scuola che frequenteranno o dei trattamenti medici che dovranno ricevere. Molte donne hanno raccontato di gravi abusi di potere da parte dei mariti. Una donna di 44 anni ha riportato le minacce del marito: se mi lasci, impedirò ai nostri quattro figli di viaggiare con te e li iscriverò ad una scuola diversa. “L’ho lasciato, e l’ha fatto”, afferma. Sono molte a rimanere in relazioni abusive o a non risposarsi per evitare i ricatti. E se non c’è un padre o un parente maschio, è lo Stato a fare le veci dei minori. Tutti fuorché una donna.
I viaggi. L’abuso di potere verso le donne e la loro libertà si concretizza anche nella negazione a viaggiare. Innanzitutto, le donne al di sotto dei 25 anni devono ottenere il permesso esplicito del proprio tutore uomo. A volte però, anche donne oltre questa età incorrono in divieti e difficoltà. Nel 2020, riporta HRW, alcuni ufficiali aeroportuali del Qatar hanno fermato delle donne che viaggiavano senza accompagnatori e hanno insistito affinché chiamassero i propri tutori per provare che non fosse una “fuga”. Tra queste c’erano anche donne al di sopra dei 25 anni. In alcuni hotel, le donne al di sotto dei 30 anni non possono prendere una camera in affitto da sole. Non possono nemmeno entrare in locali che servono alcolici.
Depressione e salute mentale. Il sistema di tutela maschile esercita un controllo pervasivo sulla vita delle donne e ha un impatto enorme sulla loro salute mentale. Le persone intervistate hanno parlato di stati di depressione acuta, autolesionismo, pensieri suicidi. Una donna di 22 anni ha raccontato a HRW come abbia cercato di rimanere nelle residenze universitarie anziché a casa, perché le restrizioni familiari avevano un impatto negativo sulla sua salute mentale e sui risultati universitari. Ma il personale universitario le ha risposto che “è ciò che devono fare le famiglie: controllare dove vanno le proprie figlie, quando e perché”.
La risposta del governo. Il governo del Qatar, a seguito delle domande di HRW, smentisce alcuni punti. Non servirebbe, ad esempio, l’approvazione dell’uomo per accettare una borsa di studio o per accettare un lavoro governativo. Eppure le ricerche di HRW, incluso l’accesso ai moduli di iscrizione per le suddette attività, contraddicono in maniera esplicita questa posizione. La richiesta della firma o dell’approvazione è esplicitata nei moduli. La richiesta di HRW e della comunità internazionale è di modificare tutte le leggi, regole e usanze che impediscono alle donne di esercitare la stessa capacità legale di un uomo.
Movimenti femministi. I movimenti femministi esistono, soprattutto online. Le leggi del Qatar, però, limitano di molto la libertà di espressione, di associazione. Molestie online e intimidazioni da parte di esponenti del governo rimangono seri ostacoli ad una piena espressione, e non esistono organizzazioni indipendenti all’interno del paese, afferma HRW.
https://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2021/04/12/news/qatar-296087507/
Per un approfondimento
Un libro di Amina Wadud
Il corano e la donna. Rileggere il testo sacro da una prospettiva di genere
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