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[Resistenza] Newsletter del 27.9.12 - Processo per "Caccia allo sbirro": il giudice Pecorella continua ad aiutare il PM Morena Plazzi nel disperato tentativo di tenere in piedi un procedimento anti-democratico e senza alcuna prova
- Subject: [Resistenza] Newsletter del 27.9.12 - Processo per "Caccia allo sbirro": il giudice Pecorella continua ad aiutare il PM Morena Plazzi nel disperato tentativo di tenere in piedi un procedimento anti-democratico e senza alcuna prova
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- Date: Thu, 27 Sep 2012 07:48:05 -0700 (PDT)
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Newsletter del 27.09.12
Processo per il sito “Caccia allo sbirro”: il giudice
Pecorella continua ad aiutare il PM Morena Plazzi nel suo disperato tentativo
di tenere in piedi un procedimento anti-democratico e senza alcuna prova contro
i compagni inquisiti!
Intanto a Bologna continua ad operare
indisturbato la banda di macellai e criminali del VII Reparto Mobile [scarica il dossier].
Estendere e rafforzare la vigilanza democratica contro
abusi ed impunità!
Il 25 settembre si è tenuta a Bologna l’ennesima udienza del processo per
il sito “Caccia allo sbirro” [http://cacciaallosbirro.awardspace.info/] che vede imputati quattro compagni,
di cui due del Partito dei CARC e uno del Sindacato Lavoratori in Lotta-per il
sindacato di classe.
Contro di loro il PM Morena Plazzi ha aperto nel 2009 un procedimento per
“istigazione a delinquere” e “violazione della privacy” poiché accusati di aver
creato il sito “Caccia allo sbirro” e di aver pubblicato su di esso delle foto
di agenti della DIGOS e delle Forze dell’Ordine per sviluppare il controllo
popolare e democratico sul loro operato e contrastare abusi ed impunità.
Il PM Morena Plazzi nell’aprire questo procedimento ha eseguito servilmente
e senza alcuna remora nel fare carta straccia di quel che resta della
Costituzione italiana frutto della Resistenza Partigiana, la direttiva ricevuta
dal Ministero dell’Interno (l’allora ministro Maroni) e della Difesa (l’allora
ministro La Russa). Da dove sia giunta la direttiva è confermato da chi si è
presentato immediatamente come parte civile al processo: i due Ministeri, per
l’appunto.
A questi due centri di potere politico-militare bisogna affiancare le
pressioni esercitate per l’apertura di questo procedimento dai vertici della
DIGOS nazionale e locale. Molti degli agenti ritratti sul sito « Caccia
allo sbirro » lavorano infatti per questo corpo di polizia speciale,
istituito appositamente per schedare, controllare, infiltrare e intervenire a
livello repressivo e intimidatorio sul movimento comunista, anarchico,
progressista e sindacale. Per la DIGOS il controllo popolare e la vigilanza
democratica sulle forze dell’ordine costituiscono un ostacolo al dispiegamento
della sua attività. Hanno bisogno di avere le mani libere per operare. Hanno
bisogno di poter violare quando e come vogliono la Costituzione italiana.
Il giudice Pecorella nel corso di tutto questo processo in diverse
occasioni ha avuto un atteggiamento “di parte”, ossia spesso ha assecondato le
richieste avanzate dal PM Morena Plazzi di poter condurre indagini, perizie e
approfondimenti a processo ormai in corso, nel suo disperato tentativo di
trovare un briciolo di prova contro i compagni imputati per giustificare il
procedimento che ha istituito, giungere a delle condanne esemplari che
scoraggino altri a sviluppare la vigilanza democratica e infine avanzare nella
sua carriera personale, ottenendo credito da parte dalla destra reazionaria e
delle Forze dell’Ordine. Che il PM Morena Plazzi sia una persona attenta a non
“pestare i piedi” alla destra reazionaria e alle Forze dell’Ordine è dimostrato
in lungo e in largo dal fatto che pur operando a Bologna da molti anni non usa
la stessa foga per andare a fondo sugli abusi e reati commessi da agenti del
VII Reparto Mobile e i suoi dirigenti, nonostante l’operato di questo corpo sia
extralegale e anti-democratico. Che fine ha fatto l’inchiesta per il pestaggio
della studentessa Martina da parte di questi agenti?
Il VII Reparto Mobile di Bologna è responsabile di una lunga serie di
violenze, pestaggi e soprusi contro manifestanti, giovani, tifosi, nomadi a
Bologna e dintorni, al G8 di Genova, a Verona e in altre parti d’Italia. Chi lo
copre? Antonio Cecere, Luciano Beretti, Marco Neri e Simone Volpini del
VII Reparto Mobile di Bologna nel 2011 sono stati condannati in via definitiva
a 4 anni di carcere per il G8 di Genova. Adesso sono in carcere? E’ evidente che
il VII Reparto Mobile è un corpo scelto, creato appositamente per svolgere
questa funzione, che gode di coperture e sostegno di altissimo livello [scarica il dossier].
Nel corso dell’udienza del 25 settembre sono stati ascoltati come
testimoni:
1. il perito che ha condotto l’analisi del materiale informatico
sequestrato al compagno Vincenzo Cinque dopo tre anni che era stato a prendere
polvere inutilmente (!!!) e che inoltre ha analizzato nuovamente il materiale
sequestrato ai compagni Romano Rosalba e Fabrizio Di Mauro (il PM Plazzi non
era infatti soddisfatto della prima perizia effettuata su questo materiale,
perché non aveva portato alla scoperta di prove!). Il perito ha confermato che
non esistono prove a carico dei compagni inquisiti.
2. un agente della polizia postale, il quale a sua volta ha confermato
l’assenza di prove (come anche i suoi colleghi interrogati nella precedente
udienza).
3. la compagna Fabiola D’Aliesio, della Direzione Nazionale del Partito dei
CARC, la quale ha illustrato il tentativo di perquisizione illegale (senza
mandato) che è stato effettuato nella sua abitazione del 2009, nel quadro del
presente procedimento, ha illustrato la normale pratica di scambiarsi tra
compagni e far circolare le foto di manifestazioni, mobilitazioni, ecc. e
inoltre ha spiegato come la pratica della vigilanza democratica e della
realizzazione di dossier su fascisti, loro mandanti, spioni, ecc. sia una cosa
diffusa nel movimento di resistenza del nostro paese e azione sistematica anche
del Partito dei CARC che ne riconosce l’importanza e la valenza.
Il PM Morena Plazzi ha cercato di depositare il risultato di un’ulteriore
perizia che ha fatto fare del materiale sequestrato, poiché non soddisfatta
dell’esito del lavoro svolto anche dall’ultimo perito nominato dal giudice! Gli
avvocati della difesa hanno protestato vivamente, il giudice Pecorella ha
rigettato la richiesta del PM. Successivamente Pecorella ha però ordinato,
venendo così incontro ancora una volta al PM, l’analisi delle immagini stampate
delle foto di agenti delle Forze dell’Ordine pubblicate sul primo sito
« Caccia allo sbirro » (la prima versione del sito non esiste più
poiché fu oscurato da un “misterioso”, e in odor di polizia, attacco hacker).
Allo stesso tempo, il giudice Pecorella ha rigettato la richiesta degli
avvocati di verificare attraverso il provider del sito dell’Associazione
Solidarietà Proletaria quando sono state inserite in questo sito le foto del
presidio di Bologna dell’1 luglio 2008 (oggetto del procedimento), che
successivamente sono state pubblicate sul sito « Caccia allo
sbirro ». Inoltre, il giudice ha rigettato la richiesta degli avvocati di
acquisire agli atti la dichiarazione scritta del webmaster del sito
dell’Associazione Solidarietà Proletaria (ASP), in cui si dichiara che queste
foto sono state pubblicate sul sito prima che apparissero su « Caccia allo
sbirro », elemento che scagiona definitivamente i compagni inquisiti di
aver creato il sito inquisito e di aver pubblicato loro le foto su di esso (una
volta rese note attraverso il sito dell’ASP, chiunque poteva utilizzarle)!
Insomma, il giudice Pecorella fa di tutto per favorire il PM Morena Plazzi!
Tutti i compagni inquisiti hanno fatto delle dichiarazioni spontanee sul
procedimento, il suo carattere illegale e persecutorio e sulla necessità di
sviluppare la vigilanza democratica [leggi le dichiarazioni]. Il giudice Pecorella ha
cercato di impedire che ciò avvenisse sostenendo che le dichiarazioni non
fossero inerenti al processo. Le vive proteste dei compagni e la loro
ostinazione l’ha fatto però desistere.
Tutti i compagni si sono rifiutati di essere sottoposti ad interrogatorio,
ad eccezione di Angelo D’Arcangeli, della Direzione Nazionale del Partito dei
CARC, il quale ha usato l’interrogatorio per denunciare l’atteggiamento
antidemocratico delle Forze dell’Ordine in occasione del presidio di Bologna
del 1 luglio 2008 (agenti con due manganelli, tentativi continui di “spingere”
i compagni sulla strada dove passavano macchine in corsa, lo svenimento di un
compagno che ha problemi di epilessia e fu ricoverato in ospedale a seguito di
questa situazione di stress), per rimarcare l’inconsistenza delle prove a
carico degli imputati, per contrastare il tentativo di criminalizzare il
diritto di espressione e di far politica e per “invitare” il PM Morena Plazzi
ad aprire un’inchiesta organica e approfondita contro il VII Reparto Mobile
anziché perseguitare comunisti e progressisti.
La prossima udienza, che sarà l’ultima, è stata fissata per il 12 febbraio
2013. Pecorella prende tempo per cercare di far scivolare nel dimenticatoio
questo processo senza prove, diventato ormai una bella patata bollente?
Fuori dall’aula, a Piazza Nettuno, si è tenuto un presidio di denuncia e
solidarietà, con volantinaggi, megafonaggi, raccolte oltre 50 firme all’appello
Estendere e rafforzare la vigilanza democratica e
uno stand informativo, che ha interagito con il presidio degli operai FIOM
dell’ex Manifattura Tabacchi di Bologna in mobilitazione per la difesa dei
posti di lavoro. Sono stati molti i cittadini bolognesi ad esprimere la propria
solidarietà ai compagni inquisiti e la necessità della vigilanza democratica.
Il compagno Italo di Sabato responsabile dell’Osservatorio
sulla Repressione in collegamento telefonico ha espresso la propria
solidarietà con i compagni sotto processo e denunciato gli abusi che
costantemente le Forze dell’Ordine commettono nei confronti di compagni,
sindacalisti e attivisti del movimento di resistenza popolare e di semplici
cittadini (come nel caso di Federico Aldrovandi, Cucchi, Uva e numerosi altri
omicidi di Stato), ha illustrato la lotta di partenti, amici e compagni di chi
è colpito e stato ucciso per denunciare, lottare e fare condannare chi commette
questi abusi, ha infine illustrato la campagna per l’introduzione del reato di
tortura nell’ordinamento italiano attraverso la quale sono state raccolte oltre
100.00 firme in pochi giorni [leggi l’appello].
Un breve saluto è stato espresso anche da Paolo Scaroni tifoso di Brescia
colpito e reso invalido a seguito di un pestaggio dal VII Reparto Mobile di
Bologna nel 2005 [leggi intervista].
Sulla Torre degli Asinelli a 100 metri di altezza è stato appeso lo
striscione “Sciogliere il VII Reparto Mobile!” [guarda foto].
Solidarietà con i compagni inquisiti per il sito
“Caccia allo Sbirro”!
Dieci, cento, mille siti che fanno conoscere foto e filmati
di agenti responsabili di abusi!
Introdurre il codice identificativo per gli agenti in
servizio e il reato di tortura!
Denunciare e sostenere chi denuncia gli agenti
colpevoli di abusi, torture e omicidi!
Rimuovere tutti gli agenti colpevoli di abusi e
soprusi!
Sciogliere i corpi speciali formati, selezionati e
addestrati per le operazioni sporche contro i comunisti, gli oppositori
politici e le masse popolari, come il VII Reparto Mobile di Bologna, il
Battaglione Tuscania, i Nocs!
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protesta e raccolta fondi per le spese legali
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sbirro” alla Procura di Bologna, PM Morena Plazzi: morena.plazzi at giustizia.it
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- References:
- [Resistenza] Report dal FSU “Da Taranto alla Val Susa " - Intervista ad Arundhati Roy
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- [Resistenza] Newsletter del 17.9.12 - rinvio udienza processo di Bologna e presidio - sugli arresti di Torino - Resistenza n. 9/12
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- [Resistenza] Report dal FSU “Da Taranto alla Val Susa " - Intervista ad Arundhati Roy
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