Kathmandu (AsiaNews) – Due giorni di proteste contro il Talak, il 
divorzio islamico. Il 26 e 27 novembre le strade della città di 
Nepalagunj, nel Nepal occidentale, hanno visto sfilare 465 donne musulmane, 
attivisti per i diritti umani ed un centinaio di 
uomini, anch'essi musulmani. I dimostranti chiedono l’immediato 
risarcimento per le donne divorziate ed uguali diritti sui beni e le proprietà 
per marito e moglie. Molte donne musulmane raccontano di aver vissuto nella 
miseria dopo il divorzio, che le ha lasciate a mani vuote. Alcune spiegano che 
l’unico modo per sopravvivere è quello di ritornare alle famiglie d’origine o 
affidarsi al sostegno delle organizzazioni per i diritti umani.
 
Sima Khan, presidente della Muslim Federation for Awareness e tra 
le organizzatrici della manifestazione, spiega che “gli uomini musulmani danno 
il talak alle loro mogli, ma non pensano mai a loro. Queste donne non 
ricevono nessuno dei beni dei mariti né alcun sussidio da loro. Questo ha 
incrementato il numero di divorzi nella comunità musulmana. Dobbiamo stabilire 
uguali diritti per queste donne”.
 
Roni Ansari ha sfilato nella prima fila della manifestazione. Trentanove 
anni e sette figli, dice: “Ho divorziato da mio marito 5 anni fa. Ora tutti i 
miei figli stanno con lui e io vivo a casa dei miei parenti. Non possiedo nulla 
eccetto qualche lavoretto da cui ricavo il minimo per i miei bisogni 
essenziali”. La donna si chiede “Dove andrò se i miei parenti non mi 
permetteranno di stare con loro quando invecchierò?”.
 
Molte donne musulmane sono senza casa. Alcune abbandonano la casa materna 
una volta che i genitori muoiono. Shano Khan, 17 anni, racconta di aver 
divorziato tre mesi fa. “ Sono scappata quando mio marito e mia suocera hanno 
cercato di bruciarmi con il kerosene. Ora vivo dai miei parenti, che però non 
sono d’accordo sul fatto che resti a vivere con loro. Non ho un lavoro. Cosa 
posso fare?”. Come spiega Nitu Haluwai, attivista per i diritti delle donne 
musulmane, “molte soffrono la fame, altre si prostituiscono per guadagnare 
qualcosa per vivere dopo il divorzio”.
 
I musulmani in Nepal non obbediscono alla legge del Paese in materia di 
divorzio che prevede il consenso di entrambe le parti. Secondo il talak 
se una donna vuole divorziare deve prima chiedere il permesso del marito quindi 
pagargli una somma.
 
Il presidente della Muslim Federation nazionale, Nazrul Hassen, dice: “ La 
vigente legge sul divorzio non rispetta i nostri dettami religiosi. Abbiamo un 
nostro sistema differente. Quindi non consideriamo vincolanti le norme per la 
comunità musulmana”.
 
Come riportato dal Nepali times, nella città di 
Nepalganj, dove vive la più grande comunità musulmana del Paese, ci sono 236 
casi di donne che hanno ricevuto il talak dai mariti, la maggior parte di loro 
vive nelle zone rurali. Il leader musulmano Maulana Abdul Jabbar afferma che la 
legge del talak, originata dal Corano, ha subito una interpretazione 
erronea nel corso degli anni. E aggiunge: “Il processo di divorzio deve 
svolgersi in accordo con le leggi senza trasgredire i valori 
religiosi”.