Torino: processo ad un antirazzista
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- Date: Wed, 17 Sep 2008 03:26:48 +0200
Torino: processo ad un
antirazzista Venerdì 19 settembre al
tribunale di Torino – corso Vittorio 130 - si svolgerà il processo a Fabio, un
antirazzista accusato di resistenza e lesioni. I fatti contestati risalgono al
15 luglio. Quel giorno vennero sgomberate alcune famiglie rumene che avevano
occupato una casa in via Pisa. Fabio era tra i compagni subito accorsi in via
Pisa: venne pestato e arrestato per aver provato a chiedere di entrare nella
casa sgomberata per prendere le poche cose degli
immigrati. Il processo si terrà
nell’aula 55 del tribunale di Torino alle 9 del mattino.
Invitiamo tutti a
partecipare. Riportiamo sotto il
volantino distribuito in quei giorni. La politica del Comune per
i senza casa: sgomberi, minacce, denunce Casa per
tutti Il 6 luglio, in via Pisa 5,
è stata occupata una casa, una casa abbandonata di proprietà dell’Enel.
Gli occupanti hanno
raccontato in un volantino la loro storia: “Ci siamo
stancati di questa miseria. Siamo un piccolo gruppo di famiglie rumene, famiglie
di lavoratori, con tanti bambini che vanno a
scuola. Fino a ieri
abbiamo vissuto in condizioni durissime. Abitavamo nelle baracche di via
Germagnano: un campo sovraffollato e sporco, senza acqua né elettricità, con i
bambini sempre in pericolo in mezzo ai topi e ai
serpenti. Quando c'è
stata l'alluvione, solo un mese fa, al campo l'acqua era dappertutto e sono
dovuti arrivare i Vigili del Fuoco per toglierla. Ma tolta l'acqua è rimasto il
fango dentro alle nostre case e tanti dei nostri figli si sono
ammalati. Ora ci siamo
stancati di questa miseria. Da ora in poi vogliamo vivere una vita normale, come
tutti voi. È per questo che abbiamo occupato questa casa: sappiamo che è
illegale, ma sappiamo anche che è una cosa giusta. Questa casa è
stata abbandonata e vuota per tanto tempo, ma noi la faremo rivivere e la
trasformeremo in un posto bello per viverci, per noi e per i nostri
bambini.” Ma le istituzioni, Comune
in testa, non potevano certo tollerare un’occupazione, perché via Pisa stava
dando coraggio ai tanti che vivono come bestie lungo i fiumi, dove nessuno li
vede, come polvere celata sotto il tappeto. L’Enel non poteva certo
rischiare che l’esempio diventasse contagioso: altri avrebbero potuto
riprendersi parte di quello che ogni giorno questa società ingiusta sottrae.
Sono arrivati all'alba del
15 luglio. Decine di mezzi di polizia e carabinieri in assetto antisommossa.
Hanno scardinato la porta e sono entrati in armi nelle stanze dove dormiva la
gente. I bambini hanno cominciato a gridare spaventati, una signora più anziana
si è sentita male. Una scena di quelle che abbiamo visto nei film, che abbiamo
sentito raccontare dai nostri vecchi, una scena da città occupata dai nazisti,
con la gente braccata nelle case. Gli occupanti sono stati caricati su un
pullman già pronto e portati nella fogna via Germagnano.
Sgomberati dalla polizia
perché occupare è illegale, sono stati deportati con un pullman del comune in un
campo abusivo. I giornali, il giorno dopo, hanno osato scrivere, mentendo
spudoratamente, che la casa di via Pisa non era sicura. Così – per maggior
sicurezza – il comune ha decretato che tornassero in baracche senza acqua né
elettricità, in mezzo al fango e ai topi. Fabio, uno dei compagni
subito accorsi in via Pisa, è stato pestato e arrestato per resistenza e
lesioni: aveva provato a chiedere di entrare nella casa sgomberata per prendere
le poche cose degli immigrati. Il giorno dopo il compagno
è stato liberato in attesa di processo. Al giudice che gli chiedeva dei fatti
Fabio ha negato di aver assalito da solo tre energumeni della Digos e ha
ribadito con fermezza la propria indignazione di fronte ai poliziotti che
ridevano per aver gettato in strada quattro famiglie. Gli occupanti di via Pisa
hanno assistito all’udienza, dimostrando che la solidarietà è contagiosa.
Al presidio davanti al
Comune fatto dopo lo sgombero di fronte ai bambini che reggevano lo striscione
“Casa per tutti. Fabio Libero”, Chiamparino, “pescato”, mentre andava al bar, ha
detto “io non c’entro”. Un funzionario del suo gabinetto, durante un incontro
successivo e meno informale, ha promesso una casa per il giorno dopo. Ma il
successivo mercoledì mattina i funzionari dell’ufficio immigrazione di Corso
Novara si sono limitati a intimidire gli immigrati annunciando denunce e arresti
se ci fossero state nuove occupazioni. L’unica “proposta” avanzata: prendersi i
bambini ed ospitarli in una casa per minori. Più che una proposta una ben
evidente minaccia. A cura dell’Assemblea
antirazzista di Torino Per
info: assembleaantirazzistatorino at autistici.org |
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