Torino: gran bivacco a S. Salvario
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- Date: Wed, 17 Sep 2008 03:12:05 +0200
Torino: gran bivacco a S.
Salvario L’angolo tra via Berthollet
e via Goito, nel cuore del quadrilatero dei divieti, il 16 settembre è stato
teatro di un gran bivacco di protesta proposto dall’Assemblea Antirazzista di
Torino. Durante l’estate il sindaco Chiamparino aveva emesso un’ordinanza che
vietava di bere alcolici e di mangiare in strada in alcune vie di S. Salvario.
Si tratta dell’ennesimo tentativo di disciplinare con multe e manganelli un
quartiere multietnico, da mesi sottoposto a retate di polizia, da sempre nel
mirino di chi lo vorrebbe laboratorio delle strategie repressive contro gli
immigrati che ci vivono e ci lavorano. Intorno alle
Nel giro di un’ora la
strada è piena di gente che mangia, beve, balla. Un gruppo di ragazzi ha portato
una tovaglia a quadretti bianchi e rossi: la stende in mezzo alla strada e si
siede con vino e pane a fare pic nic; altri subito li imitano. Spunta un pallone
ed è subito partita: adulti, ragazzi e bambini cominciano a giocare in mezzo
alla strada: le macchine deviano nelle vie laterali perché ormai la festa ha
invaso la strada. Alla fine arriva anche un tavolo da calcetto.
Intorno alle 20 da un
balcone parte una secchiata d’acqua che investe un bel gruppo di persone: dopo
un primo momento di sbigottimento parte un grande applauso e i cori che chiedono
un'altra doccia. Questa volta niente polizia, niente manganelli, niente divieti
ma una buona secchiata d’acqua per risolvere un contrasto.
Intorno alle 21 il bivacco
si scioglie. Per una sera, in barba alle proibizioni, circa duecento persone si
sono riprese la strada, sottraendo lo spazio pubblico all’ossessione del
controllo, all’obbligo di trasformare le relazioni in merce.
In serata si è svolta la
riunione dell’Assemblea Antirazzista. Il prossimo incontro è
fissato per martedì 23 settembre alle Di seguito uno dei
volantini distribuiti: Bivacco
libero Chiamparino, appena
acquisiti i superpoteri concessi da Maroni, ha emesso un’ordinanza contro i
“bivacchi” a S. Salvario. Chi può permettersi di sedere nei dehor dei bar si
godrà il fresco delle serate, per gli altri, per quelli delle moretti a un euro
bevute su uno scalino in strada ecco pronte le pattuglie.
In nome della “sicurezza”
un altro pezzetto di libertà che se ne va. La libertà di chi non ha
soldi e luoghi di socialità e sceglie la gratuità della strada. La libertà di
tutti. La chiamano sicurezza. Ma
ha il volto del controllo, il controllo sulla vita quotidiana di ciascuno di
noi. Telecamere ad ogni angolo, militari armati nei mercati e nelle piazze,
impronte per i bambini rom, botte nei cpt e nelle caserme, denunce per chi si
ribella. Viviamo in uno dei paesi
più sicuri del mondo ma i politici e i media che gli fanno da megafono hanno
creato lo stato di emergenza permanente. L’emergenza, evocata con pittorica
violenza, ha il tema fisso dell’immigrazione irregolare, nel clandestino
naturalmente delinquente, contro il quale elaborare e sperimentare nuove
strategie disciplinari. È stata l’estate dei
divieti tra superpoteri ai sindaci e militari in
strada. Gran parte delle ordinanze
dei sindaci superman sono dirette ancora una volta contro gli immigrati ma poi
finiscono con il rendere la vita difficile a tutti. In certe località sono stati
vietati il commercio ambulante e la questua, in altre hanno proibito il gioco
della palla o il freesbe in spiaggia, in altre ancora le riunioni di più di tre
persone nei parchi pubblici, il bagno nelle fontane, dormire sulle panchine,
mangiare un panino sugli scalini di un monumento, andare in giro a torso nudo.
Ci sentiremo più sicuri se
non correremo più il rischio che una pallonata ci riempia di sabbia lo stuoino?
Vivremo meglio se non vedremo più qualcuno che si mangia un panino con le
chiappe incollate ai gradini di chiese e musei? Ne dubitiamo. Ma poco
importa: la logica dell’emergenza, giocata con freddo calcolo da padroni e
governanti, si fonda sulla paura e la paura è un mostro dai denti aguzzi, che
prende alla gola e fa dimenticare il buon senso, quello di sempre, quello che
risolve con due parole le questioni con il vicino rompicoglioni, senza invocare
prescrizioni e manganelli. La paura fa accettare
tutto, compresi i militari in armi per le strade. Sono gli stessi della Somalia,
della Bosnia, dell’Iraq e dell’Afganistan. Gli stessi delle torture, degli
stupri, dell’occupazione feroce del territorio. Il confine tra la guerra
“fuori” e quella “dentro” si fa sempre più sottile.
Vogliono disciplinare
l’intera società, piegarla ad accettare il lavoro precario, pericoloso,
malpagato, costringerla ad una vita che se ne va con l’aria che respiriamo e il
cibo che mangiamo, farla rassegnare ad un futuro che non c’è perché ci viene
rubato ogni giorno. Cominciano dai più deboli ma poco a poco si occupano di
tutti. I provvedimenti dei sindaci con la colt colpiscono le piccole libertà di
ciascuno di noi: giocare in un parco, addormentarsi sull’erba, mangiare e bere
dove si vuole. L’estate dei divieti ha
visto protagoniste le solite jene fasciste e leghiste così come i primi
cittadini della sinistra democratica. Una gara bipartisan verso il peggio,
iniziata ben prima che il ministro dell’Interno desse loro i super
poteri. Il divieto di mangiare e
bere per strada a S. Salvario è solo l’ultimo tassello di un mosaico che ha la
trama dello stato di polizia, del divieto che si intrufola nelle normali
relazioni umane. Fermarli è necessario.
Fermarli è possibile. Basta non stare al gioco,
farsi beffe del divieto, afferrare il proprio panino e la propria birra e
riprenderci le strade. Proclamiamo il bivacco generale. Oggi e tutti i
giorni. Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo 46 – la sede
è aperta ogni giovedì dalle 21. 338
6594361 |
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