Torino sabato 24: giornata antimilitarista
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- Date: Thu, 22 May 2008 19:11:28 +0200
Sabato 24 maggio giornata
contro la guerra e il militarismo Appuntamento alle ore 10 al
Balon – piazza Borgo Dora angolo via Andreis – per info point antimilitarista
con mostra sulle guerre dell’Italia: dal Kosovo
all’Afganistan. Musica, interventi,
distro. Nel pomeriggio info point
itinerante sui luoghi del militarismo nostrano. Boicottare gli eserciti, le
basi, le fabbriche di morte Tempo di
guerra L’Italia è in guerra.
Truppe tricolori combattono in Afganistan. Lo chiamano “peace keeping”: suona
meglio e mette la coscienza a posto. Ma, nonostante il quasi silenzio dei media,
frugando tra le maglie strette della cronaca sappiamo che, là, in Afganistan,
ogni giorno bombardano, uccidono, imprigionano, torturano. A morire sono uomini,
donne e bambini. In silenzio. Sette anni di guerra e dicono che sono lì per
mantenere la pace. Dicono che sono lì per la libertà. Dopo sette anni le donne
sono ancora incarcerate sotto i burqua, le poche scuole per bambine vengono
fatte saltare in aria, le attiviste vengono uccise. In Afganistan e in Iraq gli
stessi cittadini statunitensi hanno pagato e pagano un pesante tributo in sangue
e soldi per questo massacro senza fine. Ma che importa? Gli affari dei
petrolieri e dei fabbricanti di armi vanno a gonfie vele.
In Afganistan sono oltre
2.600 i soldati italiani armati di tutto punto, elicotteri da attacco Mangusta
compresi, sempre più spesso impegnati in operazioni belliche. A sentire il nuovo
ministro della guerra, in mimetica e scarponi, è tempo di cambiare le regole di
ingaggio per i “nostri” soldati. Ossia dar loro mano libera nel fare la
guerra. Tutto questo orrore costa a
noi tutti milioni di euro in spese militari, sottratti a scuola, trasporti,
sanità, tutela del territorio. Se a ciò si aggiunge il
denaro speso per mantenere basi, caserme, aeroporti, nonché un congruo numero di
ben addestrati assassini di professione, la guerra diventa sempre più vicina.
I governi di destra e
quelli di sinistra hanno a fatto a gara a chi aumentava di più la spesa di
guerra, finanziando e sostenendo la costruzione di nuovi sistemi d’arma e
installazioni militari. A Vicenza vogliono fare la più grande base militare USA
d’Europa, rafforzando il ruolo dell’Italia come gigantesca portaerei
statunitense al centro del Mediterraneo. A Novara stanno per costruire uno
stabilimento per l’assemblaggio dei nuovi bombardieri F35, giocattolini che
possono portare anche ordigni nucleari che costano intorno ai 150 milioni di
euro l’uno. Allo stabilimento Alenia di Caselle faranno le ali delle nuove
macchine di morte. È notizia di questi giorni
che in Campania l’esercito presidierà sette siti che il governo ha dichiarato di
importanza strategica, le sette discariche “segrete” scelte per affrontare la
perenne emergenza mondezza. Così gli affari, quelli leciti e quelli illeciti -
ma vi è poi vera differenza? - potranno andare avanti. Per chi protesta perché
non vuole i rifiuti nelle uniche aree verdi o, come nel caso di Serre, nel più
importante serbatoio di acqua potabile della regione, c’è la galera sino a 5
anni. Niente raccolta differenziata, niente riciclo, niente politiche rispettose
dell’ambiente: si militarizza il territorio e si trattano i cittadini in rivolta
come delinquenti. È la guerra. La guerra interna. Serve anche questa a mantenere
la pace, la pace sociale. È una china pericolosa,
lungo la quale, una a una se ne vanno le nostre esigue libertà: oggi è la volta
di chi si oppone all’avvelenamento del posto dove vive, domani toccherà ai No
Tav e a tutti coloro che si battono contro la devastazione del territorio e il
saccheggio delle risorse. Guerra interna e guerra
esterna sono due facce della stessa medaglia: quella del potere che perpetua se
stesso ad ogni costo, quella del profitto che macina vite, risorse e futuro
della più parte di noi. Opporsi alla guerra senza
opporsi al militarismo, senza opporsi all’esistenza stessa degli eserciti, vere
organizzazioni criminali legali, è mera
testimonianza. Fermare la guerra,
incepparne i meccanismi è un’urgenza che non possiamo eludere. A partire da noi,
dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, aeroporti, scuole militari,
fabbriche d’armi. A partire dalle nostre piazze dove campeggiano come “eroi” le
statue dei macellai di tutte le guerre: simboli da cancellare perché il
militarismo è un’aberrazione indecente. Non basta dire no alla
guerra in Afganistan, alla militarizzazione della Campania, alla base di Vicenza
o agli F35 a Novara e a Torino: occorre mettere sabbia e non olio nel motore del
militarismo. Contro tutte le guerre,
contro tutti gli eserciti Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo 46 – la sede
è aperta ogni giovedì dalle 338
6594361 fat at inrete.it |
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