Rapporto raxen sul razzismo



  RAZZISMO 13.1618/01/2008

Si consolidano gli stereotipi sugli immigrati

Rapporto Raxen sulle discriminazioni razziali in Italia. Le due
categorie più colpite nel processo di stigmatizzazione sono senza dubbio
i Rom e i cittadini stranieri di fede musulmana. Il problema delle
violazioni nei Cpta

ROMA - Il dato più importante che emerge dall'ultimo rapporto Raxen
sulle discriminazioni razziali in Italia riguarda la creazione e il
consolidamento degli stereotipi a proposito degli immigrati. Il rapporto
viene presentato questo pomeriggio a Firenze e segue le anticipazioni
europee dello scorso agosto (vedi lancio del 30.08.2007).

Da tutti i sondaggi condotti nel 2006 (i dati del Rapporto annuale si
riferiscono infatti a quell'anno), emerge l'equazione
"immigrato=criminale". "Questa equazione - si legge nella sintesi
elaborata dal Cospe sul Rapporto Raxen - e le immagini negative degli
stranieri sono incrementate dal martellamento de mass-media intorno ai
temi della devianza degli immigrati e della invasione dei clandestini.".
Le due categorie più colpite nel processo di stigmatizzazione sono
comunque senza dubbio i Rom e i cittadini stranieri di fede musulmana.
Il Rapporto Raxen è nato nel 2002 e da allora ha fatto il punto ogni
anno su tutte le forme di razzismo e discriminazione in Italia. Il
Rapporto viene diviso ogni volta in cinque parti o aree temative
(educazione, occupazione, alloggio, legislazione, violenza e crimini
razzisti). In tutti i settori analizzati dal Rapporto Raxen 2006 il
problema principale rimane la discriminazione basata sulle origini
razziali. Secondo il Cospe, le notizie sulle violenze razziste che
provengono sia da organismi nazionali, sia da quelli internazionali, ci
fanno sapere che nei Centri di Permanenza Temporanea e Assistita (Cpta)
si verificano quotidianamente episodi di maltrattamenti. Vengono anche
perpetrate delle vere e proprie violenze. Secondo il Rapporto Raxen,
tutti questi episodi non possono essere catalogati direttamente come
"violenza razzista", ma nello stesso tempo "i maltrattamenti subiti
dagli immigrati durante la loro permanenza nei centri devono essere
considerati "gravi violazioni dei diritti individuali fondamentali".

Nel Rapporto Raxen viene considerato quindi anche il processo di
formazione dell'opinione pubblica. Nel periodo che va dal settembre 2005
al settembre del 2006, l'analisi degli organi di informazione ha
permesso di elaborare una casistica. Si sono potuti quindi contare 203
casi di violenza razzista. Rispetto agli anni precedenti si sarebbe
quindi registrato un aumento delle violenze verbali e dei discorsi
razzisti anche da parte di esponenti del governo di centro-destra. Ma i
giornali hanno riportato anche notizie riguardanti violenze fisiche
contro gli immigrati ad opera delle forze dell'ordine. In crescita anche
il fenomeno delle iscrizioni razziste e dell'ultizzo degli stereotipi
razzisti anche nelle manifestazioni sportive. Molte le notizie
riguardanti i cori da stadio in cui si sono utilizzate figure razziste

Per quanto riguarda invece l'islamofobia, che insieme alle
discriminazioni nei confronti dei Rom, emerge come il fenomeno più
preoccupante dell'ondata di nuovo razzismo, è stato dimostrato che essa
si manifesta a più livelli. Nell'ambito politico i resoconti dei media
fanno spiccare un ruolo di primo piano della Lega nord, un partito che
ha fatto dell'islamofobia un vessillo e una parte caratterizzante
irrinunciabile della sua linea politica. (pan)

/(Vedi i lanci successivi)/

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Cresce la consapevolezza e la voglia di contrastare il fenomeno

Rapporto Raxen. Positiva la risposta pubblica al numero verde gratuito
istituito dall'Unar. Dal punto di vista giuridico, pochi gli sviluppi
legislativi rilevanti in tema di contrasto alle discriminazioni e di
promozione dell'eguaglianza

ROMA - Il Rapporto Annuale Raxen* *fornisce ogni anno dal 2002 una
panoramica completa della situazione in Italia relativa al razzismo e
alle discriminazioni in 5 aree tematiche: educazione, occupazione,
alloggio, legislazione, violenza e crimini razzisti e costituisce anche
la base per i rapporti comparativi. Da quello che emerge il problema
principale rimane la discriminazione basata sulle origini 'razziali',
etniche o nazionali (vedi lancio precedente), ma nel rapporto 2006
emerge anche una crescente consapevolezza da parte di numerosi
stakeholders e delle vittime in particolare, della necessità di
utilizzare gli strumenti esistenti per contrastare tale problema e
promuovere la parità di trattamento. Questa nuova consapevolezza è
testimoniata anche dalla positiva risposta pubblica al numero verde
gratuito istituito dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali
(Unar). Nel dicembre del 2005, l'UNAR ha presentato il suo primo
rapporto annuale. Su 3438 chiamate, solo 282 sono state reputate
attinenti a casi di discriminazione razziale, sui quali gli esperti sono
intervenuti. L'istruttoria dell'Unar, pur prevedendo la messa a
disposizione di consulenza legale e assistenza giudiziale alla presunta
vittima, non ha condotto, in nessun caso, ad intraprendere un
procedimento giurisdizionale essendo state rimosse, a quanto emerge
dalla relazione, le condotte discriminatorie attraverso un'attività
informale di tipo conciliativo, di mediazione e moral suasion. Sul
totale dei casi trattati, il 43,3% (122 casi) è costituito da molestie.
Tra gli immigrati che denunciano di aver subito atti di intolleranza, i
gli immigrati provenienti dall'Africa sono i più numerosi (37,6%). Gli
ambiti di maggiore discriminazione sono quelli lavorativo (28,4%) e
abitativo (20,2%) e ben il 16% degli abusi è da parte di Enti pubblici e
locali.

Dal punto di vista giuridico, nel 2006 vi sono stati pochi sviluppi
legislativi rilevanti in tema di contrasto alle discriminazioni e di
promozione dell'eguaglianza. Il cambiamento più significativo ha
riguardato l'approvazione di una nuova legge sui "reati d'opinione", che
modifica gli articoli del codice penale contro l'incitamento all'odio
razziale rendendo le pene più lievi ed interviene su due sezioni della
legge n. 654/75 di ratifica della Convenzione Internazionale
sull'Eliminazione di ogni Forma di discriminazione razziale. Il nuovo
provvedimento restringe il campo di applicazione della precedente
normativa e riduce il massimo della pena detentiva per incitamento
all'odio razziale o alla violenza da tre anni a otto mesi, dando al
giudice la possibilità di sostituire la pena detentiva con una pena
pecuniaria.* *Inoltre, la nuova legislazione estende ad altre religioni
la stessa protezione accordata alla religione cattolica in materia di
offese contro il sentimento religioso o verso un'autorità religiosa,
vandalismi contro i templi e altri luoghi di culto.
* *

Altri interventi legislativi hanno riguardato la prevenzione dei
fenomeni di violenza, anche razzista, in manifestazioni agonistiche o
sportive in genere: la legge 17 ottobre 2005, n. 210 converte, con
modificazioni, il ddl del 17 agosto 2005, n. 162, recante ulteriori
misure per contrastare i fenomeni di violenza in occasione di
competizioni sportive. Nel marzo 2006, la FIFA, massimo organismo del
calcio mondiale, ha modificato l'art. 55 del codice di disciplina
sportiva, stabilendo pene severe per chi si rende colpevole di episodi
di razzismo all'interno degli stadi. Novità anche per il problema
dell'asilo. Il consiglio dei ministri ha infattio approvato due schemi
di decreto legislativo, successivamente inviati al Parlamento per
l'approvazione: il primo riguarda l'attuazione della Direttiva Europea
2003/109/CE relativa allo status dei cittadini di paesi terzi
soggiornanti di lungo periodo; il secondo contiene una riforma dell'
attuale legge sull'acquisizione della cittadinanza italiana. (pan)

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Le maggiori discriminazioni contro gli immigrati sono perpetrate sul lavoro

Rapporto Raxen. ''Imprigionati'' in impieghi precari. La maggior parte
ricopre mansioni non specializzate, compie pochi progressi in carriera e
per i regolari provenienti da paesi terzi è impossibile l'accesso al
pubblico impiego

ROMA - Le maggiori discriminazioni contro gli immigrati vengono
perpetrare nel mondo del lavoro. Secondo il Rapporto Raxen 2006, gli
immigrati continuano infatti ad essere "imprigionati" in impieghi
precari, con difficili condizioni di lavoro. La maggior parte degli
immigrati ricopre mansioni non specializzate, compie pochissimi
progressi in carriera e per gli immigrati regolari provenienti da paesi
terzi resta attualmente impossibile l'accesso al pubblico impiego. C"è
anche da considerare le discriminazioni di genere, all'interno della
discriminazione più generale: un'alta percentuale di donne immigrate è
confinata nel lavoro domestico e di cura, settori in cui il fenomeno
delle discriminazioni multiple è molto esteso. Secondo una ricerca di
"Medici senza Frontiere", le condizioni di vita e di lavoro degli
immigrati impiegati in agricoltura sono sempre al limite: esiste uno
stretto legame tra il lavoro nero (il 95,8% degli stagionali
intervistati sono privi di un contratto di lavoro), la sottoccupazione
gestita dal caporalato (la maggior parte degli intervistati riesce a
lavorare solo 2 o 3 giorni alla settimana) e l'alto grado di
sfruttamento perseguito (la maggior parte percepisce un salario
giornaliero pari o inferiore ai 25 euro per una giornata di lavoro che
in genere è di dieci ore).

Anche nel 2006 si osserva una forte presenza di lavoratori immigrati nel
settore edile. Da tutte le stime delle varie commissioni di studio,
(compresa la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle morti bianche
indicano l'edilizia), risulta che il settore edile e quindi gli
immigrati che ci lavorano è sempre in testa alle classifiche del
pericolo, con una media di 330-350 morti l'anno, come uno dei settori a
maggior rischio infortunistico. Secondo l' Inail il settore edile è il
comparto nel quale si registra il maggior numero di infortuni sul lavoro
(104.554 nel 2005) e il più alto numero di morti (263) ed in questo
settore infortuni e condizioni di lavoro irregolare riguardano
soprattutto i lavoratori immigrati. L'aumento degli infortuni subiti dai
lavoratori immigrati (tra il 2003 e il 2004 del 7%) a fronte di una
diminuzione di quelli subiti dagli autoctoni e l'incremento degli
infortuni del 56% rispetto al 2001 sono dati molto indicativi. Non è
casuale infatti che a dover essere più facilmente obbligati al lavoro
nero e ad essere maggiormente esposti ad infortuni siano i lavoratori
immigrati, maggiormente vulnerabili nel mercato del lavoro a causa di
una doppia discriminazione, istituzionale e razziale. Gli infortuni e
l'insorgere di malattie professionali sono spesso attribuiti alla
mancata conoscenza e all'inosservanza delle norme di sicurezza.

Nel Rapporto Raxen si cita anche un'inchiesta del "Sole 24 Ore" che ha
rivelato che il 15% degli iscritti alle agenzie di lavoro interinale,
pari a 650 mila lavoratori, sia costituito da immigrati. L'alto numero
di lavoratori immigrati che hanno accesso all'impiego attraverso il
lavoro interinale, notoriamente caratterizzato da precarietà, scarse
tutele, mancanza di ammortizzatori sociali, è indice di una
discriminazione in corso. Infine tutte le sentenze emesse nel 2006
riguardanti le discriminazioni nel settore dell'occupazione hanno a che
fare con il problema dell'accesso dei cittadini al settore dell'impiego
pubblico. Mentre la maggior parte delle sentenze dei tribunali ordinari
considerano discriminatorio l'utilizzo della cittadinanza come requisito
essenziale e determinante per l'accesso all'impiego pubblico. (pan)

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Scuola e casa: stranieri discriminati e ''quartieri ghetto''

Rapporto Raxen. Gli immigrati comprano casa per migliorare le loro
condizioni abitative ed evitare di pagare un affitto sempre più oneroso,
e come risposta alla discriminazione degli agenti immobiliari e dei
locatori. I dati di Unar e Cnel

ROMA - Anche per la scuola e la casa continuano le discriminazioni nei
confronti degli stranieri. Per quanto riguarda il problema
dell'alloggio, il Rapporto Raxen 2006 ammette che è difficile fare un
quadro preciso e dettagliato della situazione perché le statistiche
rimangono scarse e spesso incoerenti. Le tendenze sono però confermate:
molti immigrati comprano casa in parte per migliorare le loro condizioni
abitative ed evitare di pagare un affitto sempre più oneroso e in parte
come risposta alla discriminazione operata dagli agenti immobiliari e
dai locatori, i quali si rifiutano di affittare appartamenti a cittadini
non comunitari. Una percentuale significativa di casi di discriminazione
monitorati dall'Unar sono nel settore immobiliare. Nel suo rapporto
2006, l'ufficio ha messo in evidenza l'esistenza di una diffusa
discriminazione diretta in questo settore ed ha reso nota l'esistenza di
annunci di affitto, pubblicati in giornali specializzati o in Internet,
che escludono esplicitamente i migranti con cittadinanza extraeuropea

Altra prova della discriminazione abitativa si trova in uno studio del
Cnel sugli indici di integrazione degli immigrati in Italia ha
analizzato l'indicatore di disagio abitativo utilizzando i dati del
Censimento 2001. Nelle regioni in cui il disagio abitativo risulta meno
pesante, la quota di residenti stranieri in condizioni di grave
sovraffollamento oscillava tra il 4,3% del Friuli e il 6% delle Marche.
Si collocano invece nella fascia alta del disagio abitativo la Puglia,
Lombardia. Campania , Sardegna e Valle d'Aosta, con percentuali tra il
10,1% e il 13,8%. C'è poi il Rapporto sull'Italia dell'Ecro che analizza
le condizioni abitative degli immigrati e delle minoranze, in
particolare rom e sinti, evidenziando le condizioni di segregazione in
cui vivono all'interno dei campi nomadi. Già nel precedente rapporto del
2002, l'Ecri aveva raccomandato alle autorità italiane di intervenire
con politiche volte a migliorare le condizioni abitative dei Rom.

Infine emerge i problema della formazione di "quartieri ghetto" e della
segregazione abitativa nelle grandi e medie città italiane è emerso nel
2006 in maniera evidente. Roma e Milano presentano situazioni di estremo
disagio e degrado, mentre un caso che ha fatto molto discutere riguarda
via Anelli a Padova, un quartiere ad alto tasso di criminalità formato
da alcuni grandi palazzi abitati perlopiù da cittadini stranieri che,
dopo una serie di problemi di ordine pubblico, è stato circondato da una
barriera in metallo lunga 80 metri e larga 3 metri, con un check point
all'entrata presidiato dalle forze dell'ordine. La decisione
dell'autorità comunale ha incontrato il favore dei cittadini della zona
e suscitato le proteste di molte associazioni anti-razziste, che
considerano la barriera un vero e proprio "simbolo di segregazione" urbana.

Per quanto riguarda invece la scuola, il Rapporto Raxen mette in
evidenza le contraddizioni e le aporie del nostro sistema educativo
italiano che è generalmente giudicato inclusivo. Eppure i ragazzi
stranieri continuano ad essere svantaggiati. Basta ricordare i dati.
Nell'anno scolastico 2005/2006 la percentuale di studenti stranieri
nelle scuole italiane si è attestata sul 4.8% del totale della
popolazione scolastica, con grandi differenze in termini di
distribuzione tra le regioni (7.8% nelle regioni del nord-ovest, 8.4 nel
nord-est, 6.4 al centro, 1.2 al sud e 1.0% nelle isole). Secondo i dati
del Ministero dell'Istruzione, gli studenti stranieri sono
caratterizzati da forte ritardo nelle loro carriere scolastiche.
All'inizio della scuola primaria, uno studente straniero su dieci è
iscritto in una classe più bassa rispetto alla sua età e la situazione
peggiora ai livelli scolastici più alti. Al primo anno della scuola
media, circa la metà degli studenti non italiani ha un ritardo di uno o
più anni nella carriera scolastica, mentre nella scuola superiore questa
percentuale sale al 75%. La sproporzione nel tasso di promozione non è
molto diversa. Nonostante il ministero dell'Istruzione richieda alle
autorità scolastiche di iscrivere gli studenti non italiani nelle classi
corrispondenti alla loro età (ad eccezione di un limitato numero di
casi), le iniziali difficoltà nella lingua che incontrano gli studenti
nati all'estero e che non hanno iniziato la scuola in Italia vengono
usate come giustificazione da molte istituzioni scolastiche per
iscriverli in una o più classi inferiori rispetto a quella
corrispondente alla loro età anagrafica. (pan)

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A Firenze tre cittadini su quattro ostili ai rom

Rapporto Raxen. La società ''Freni Ricerche Sociali e Marketing'' ha
condotto un sondaggio. Alla base dell'atteggiamento c'è uno stigma: i
nomadi sono visti come autori di furti o di danni alle proprietà e che
godono di una certa impunità

ROMA - Secondo la società "Freni Ricerche Sociali e Marketing", che ha
condotto un sondaggio telefonico sull'atteggiamento dei fiorentini nei
confronti dei rom, anche in relazione allo smantellamento
dell'insediamento abusivo del campo Masini e l'assegnazione da parte del
comune di abitazioni costruite espressamente per i rom, su un campione
di 253 residenti 3 su 4 sono ostili ai rom. Alla base dell'atteggiamento
conflittuale vi è uno stigma che ai nomadi viene associato: sono visti
come autori di furti o di danni alle proprietà e che godono di una certa
impunità. Quasi un fiorentino su 2 si è espresso per impedire l'ingresso
dei rom in Italia e per espellere quelli già presenti. Ne ha dato
notizia oggi il Cospe in occasione della presentazione del Rapporto
Raxen sulle discriminazioni razziali in Italia (vedi lanci precedenti).

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In un anno in Italia registrati 203 casi di violenza

Rapporto Raxen. Episodi verificatisi tra settembre 2005 e settembre
2006. Di questi, in 94 casi si è trattato di violenze verbali, in 15
casi si è trattato di sentenze. In altri 94 casi si è trattato di
violenze fisiche vere e proprie

ROMA - Nel rapporto europeo annuale Raxen 2007 sulle discriminazioni
etnico razziali in Italia e in Europa presentato oggi dal Cospe, nel
nostro Paese risultano complessivamente 203 episodi di razzismo. I casi
di violenza razzista vera e propria - dal settembre 2005 al settembre
2006 - sono stati appunto in tutto 203. Di questi, in 94 casi si è
trattato di violenze verbali, in 15 casi si è trattato di sentenze di
tribunali o della cassazione. In altri 94 casi si è trattato di violenze
fisiche vere e proprie.

I casi di antisemitismo registrati in quel periodo sono stati 36, mentre
28 sono stati i casi di islamofobia. In 117 casi si è registrato il
coinvolgimento di stranieri, immigrati, figli di coppie miste,
clandestini. 22 sono stati invece i casi di discriminazione che hanno
avuto come oggetto i rom. Per quanto riguarda le violenze verbali, in 40
casi si è trattato di offese, ingiurie, discorsi discriminatori da parte
di esponenti politici. In 10 casi sono stati registrati insulti e
manifestazioni razziste da parte di tifoserie e in generale sportivi.
Nello stesso anno sono stati scoperti 38 casi di scritte, immagini o
vignette razziste, antisemite o islamofobiche.

Per quanto riguarda invece i 94 casi di violenza fisica, si è trattato
per 39 casi di episodi legati a maltrattamenti, aggressioni, per 16 casi
di abusi e violenze da parte delle forze di polizia. In 26 occasioni
diverse si sono manifestati maltrattamenti, aggressioni e scelte
politiche discriminatorie. Nel corso del 2006 ci sono state 13 morti che
sono in qualche modo ascrivibili alla violenza razzista. Preoccupante
anche la scheda che è stata diffusa oggi dal Cospe sui soggetti
responsabili delle discriminazioni e delle violenze: 85 sono individui
singoli (o in gruppo), 40 attori istituzionali, 19 i casi che hanno
coinvolto le forze dell'ordine, 9 le tifoserie, 27 esponenti di estrema
destra, 23 esponenti della Lega Nord. (pan)

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