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Rapporto raxen sul razzismo
- Subject: Rapporto raxen sul razzismo
- From: Daniele Barbieri <pkdick at fastmail.it>
- Date: Tue, 22 Jan 2008 17:43:43 +0100
RAZZISMO 13.1618/01/2008 Si consolidano gli stereotipi sugli immigrati Rapporto Raxen sulle discriminazioni razziali in Italia. Le due categorie più colpite nel processo di stigmatizzazione sono senza dubbio i Rom e i cittadini stranieri di fede musulmana. Il problema delle violazioni nei Cpta ROMA - Il dato più importante che emerge dall'ultimo rapporto Raxen sulle discriminazioni razziali in Italia riguarda la creazione e il consolidamento degli stereotipi a proposito degli immigrati. Il rapporto viene presentato questo pomeriggio a Firenze e segue le anticipazioni europee dello scorso agosto (vedi lancio del 30.08.2007). Da tutti i sondaggi condotti nel 2006 (i dati del Rapporto annuale si riferiscono infatti a quell'anno), emerge l'equazione "immigrato=criminale". "Questa equazione - si legge nella sintesi elaborata dal Cospe sul Rapporto Raxen - e le immagini negative degli stranieri sono incrementate dal martellamento de mass-media intorno ai temi della devianza degli immigrati e della invasione dei clandestini.". Le due categorie più colpite nel processo di stigmatizzazione sono comunque senza dubbio i Rom e i cittadini stranieri di fede musulmana. Il Rapporto Raxen è nato nel 2002 e da allora ha fatto il punto ogni anno su tutte le forme di razzismo e discriminazione in Italia. Il Rapporto viene diviso ogni volta in cinque parti o aree temative (educazione, occupazione, alloggio, legislazione, violenza e crimini razzisti). In tutti i settori analizzati dal Rapporto Raxen 2006 il problema principale rimane la discriminazione basata sulle origini razziali. Secondo il Cospe, le notizie sulle violenze razziste che provengono sia da organismi nazionali, sia da quelli internazionali, ci fanno sapere che nei Centri di Permanenza Temporanea e Assistita (Cpta) si verificano quotidianamente episodi di maltrattamenti. Vengono anche perpetrate delle vere e proprie violenze. Secondo il Rapporto Raxen, tutti questi episodi non possono essere catalogati direttamente come "violenza razzista", ma nello stesso tempo "i maltrattamenti subiti dagli immigrati durante la loro permanenza nei centri devono essere considerati "gravi violazioni dei diritti individuali fondamentali". Nel Rapporto Raxen viene considerato quindi anche il processo di formazione dell'opinione pubblica. Nel periodo che va dal settembre 2005 al settembre del 2006, l'analisi degli organi di informazione ha permesso di elaborare una casistica. Si sono potuti quindi contare 203 casi di violenza razzista. Rispetto agli anni precedenti si sarebbe quindi registrato un aumento delle violenze verbali e dei discorsi razzisti anche da parte di esponenti del governo di centro-destra. Ma i giornali hanno riportato anche notizie riguardanti violenze fisiche contro gli immigrati ad opera delle forze dell'ordine. In crescita anche il fenomeno delle iscrizioni razziste e dell'ultizzo degli stereotipi razzisti anche nelle manifestazioni sportive. Molte le notizie riguardanti i cori da stadio in cui si sono utilizzate figure razziste Per quanto riguarda invece l'islamofobia, che insieme alle discriminazioni nei confronti dei Rom, emerge come il fenomeno più preoccupante dell'ondata di nuovo razzismo, è stato dimostrato che essa si manifesta a più livelli. Nell'ambito politico i resoconti dei media fanno spiccare un ruolo di primo piano della Lega nord, un partito che ha fatto dell'islamofobia un vessillo e una parte caratterizzante irrinunciabile della sua linea politica. (pan) /(Vedi i lanci successivi)/ © Copyright Redattore Sociale --------- Cresce la consapevolezza e la voglia di contrastare il fenomeno Rapporto Raxen. Positiva la risposta pubblica al numero verde gratuito istituito dall'Unar. Dal punto di vista giuridico, pochi gli sviluppi legislativi rilevanti in tema di contrasto alle discriminazioni e di promozione dell'eguaglianza ROMA - Il Rapporto Annuale Raxen* *fornisce ogni anno dal 2002 una panoramica completa della situazione in Italia relativa al razzismo e alle discriminazioni in 5 aree tematiche: educazione, occupazione, alloggio, legislazione, violenza e crimini razzisti e costituisce anche la base per i rapporti comparativi. Da quello che emerge il problema principale rimane la discriminazione basata sulle origini 'razziali', etniche o nazionali (vedi lancio precedente), ma nel rapporto 2006 emerge anche una crescente consapevolezza da parte di numerosi stakeholders e delle vittime in particolare, della necessità di utilizzare gli strumenti esistenti per contrastare tale problema e promuovere la parità di trattamento. Questa nuova consapevolezza è testimoniata anche dalla positiva risposta pubblica al numero verde gratuito istituito dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar). Nel dicembre del 2005, l'UNAR ha presentato il suo primo rapporto annuale. Su 3438 chiamate, solo 282 sono state reputate attinenti a casi di discriminazione razziale, sui quali gli esperti sono intervenuti. L'istruttoria dell'Unar, pur prevedendo la messa a disposizione di consulenza legale e assistenza giudiziale alla presunta vittima, non ha condotto, in nessun caso, ad intraprendere un procedimento giurisdizionale essendo state rimosse, a quanto emerge dalla relazione, le condotte discriminatorie attraverso un'attività informale di tipo conciliativo, di mediazione e moral suasion. Sul totale dei casi trattati, il 43,3% (122 casi) è costituito da molestie. Tra gli immigrati che denunciano di aver subito atti di intolleranza, i gli immigrati provenienti dall'Africa sono i più numerosi (37,6%). Gli ambiti di maggiore discriminazione sono quelli lavorativo (28,4%) e abitativo (20,2%) e ben il 16% degli abusi è da parte di Enti pubblici e locali. Dal punto di vista giuridico, nel 2006 vi sono stati pochi sviluppi legislativi rilevanti in tema di contrasto alle discriminazioni e di promozione dell'eguaglianza. Il cambiamento più significativo ha riguardato l'approvazione di una nuova legge sui "reati d'opinione", che modifica gli articoli del codice penale contro l'incitamento all'odio razziale rendendo le pene più lievi ed interviene su due sezioni della legge n. 654/75 di ratifica della Convenzione Internazionale sull'Eliminazione di ogni Forma di discriminazione razziale. Il nuovo provvedimento restringe il campo di applicazione della precedente normativa e riduce il massimo della pena detentiva per incitamento all'odio razziale o alla violenza da tre anni a otto mesi, dando al giudice la possibilità di sostituire la pena detentiva con una pena pecuniaria.* *Inoltre, la nuova legislazione estende ad altre religioni la stessa protezione accordata alla religione cattolica in materia di offese contro il sentimento religioso o verso un'autorità religiosa, vandalismi contro i templi e altri luoghi di culto. * * Altri interventi legislativi hanno riguardato la prevenzione dei fenomeni di violenza, anche razzista, in manifestazioni agonistiche o sportive in genere: la legge 17 ottobre 2005, n. 210 converte, con modificazioni, il ddl del 17 agosto 2005, n. 162, recante ulteriori misure per contrastare i fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive. Nel marzo 2006, la FIFA, massimo organismo del calcio mondiale, ha modificato l'art. 55 del codice di disciplina sportiva, stabilendo pene severe per chi si rende colpevole di episodi di razzismo all'interno degli stadi. Novità anche per il problema dell'asilo. Il consiglio dei ministri ha infattio approvato due schemi di decreto legislativo, successivamente inviati al Parlamento per l'approvazione: il primo riguarda l'attuazione della Direttiva Europea 2003/109/CE relativa allo status dei cittadini di paesi terzi soggiornanti di lungo periodo; il secondo contiene una riforma dell' attuale legge sull'acquisizione della cittadinanza italiana. (pan) © Copyright Redattore Sociale --------------------- Le maggiori discriminazioni contro gli immigrati sono perpetrate sul lavoro Rapporto Raxen. ''Imprigionati'' in impieghi precari. La maggior parte ricopre mansioni non specializzate, compie pochi progressi in carriera e per i regolari provenienti da paesi terzi è impossibile l'accesso al pubblico impiego ROMA - Le maggiori discriminazioni contro gli immigrati vengono perpetrare nel mondo del lavoro. Secondo il Rapporto Raxen 2006, gli immigrati continuano infatti ad essere "imprigionati" in impieghi precari, con difficili condizioni di lavoro. La maggior parte degli immigrati ricopre mansioni non specializzate, compie pochissimi progressi in carriera e per gli immigrati regolari provenienti da paesi terzi resta attualmente impossibile l'accesso al pubblico impiego. C"è anche da considerare le discriminazioni di genere, all'interno della discriminazione più generale: un'alta percentuale di donne immigrate è confinata nel lavoro domestico e di cura, settori in cui il fenomeno delle discriminazioni multiple è molto esteso. Secondo una ricerca di "Medici senza Frontiere", le condizioni di vita e di lavoro degli immigrati impiegati in agricoltura sono sempre al limite: esiste uno stretto legame tra il lavoro nero (il 95,8% degli stagionali intervistati sono privi di un contratto di lavoro), la sottoccupazione gestita dal caporalato (la maggior parte degli intervistati riesce a lavorare solo 2 o 3 giorni alla settimana) e l'alto grado di sfruttamento perseguito (la maggior parte percepisce un salario giornaliero pari o inferiore ai 25 euro per una giornata di lavoro che in genere è di dieci ore). Anche nel 2006 si osserva una forte presenza di lavoratori immigrati nel settore edile. Da tutte le stime delle varie commissioni di studio, (compresa la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle morti bianche indicano l'edilizia), risulta che il settore edile e quindi gli immigrati che ci lavorano è sempre in testa alle classifiche del pericolo, con una media di 330-350 morti l'anno, come uno dei settori a maggior rischio infortunistico. Secondo l' Inail il settore edile è il comparto nel quale si registra il maggior numero di infortuni sul lavoro (104.554 nel 2005) e il più alto numero di morti (263) ed in questo settore infortuni e condizioni di lavoro irregolare riguardano soprattutto i lavoratori immigrati. L'aumento degli infortuni subiti dai lavoratori immigrati (tra il 2003 e il 2004 del 7%) a fronte di una diminuzione di quelli subiti dagli autoctoni e l'incremento degli infortuni del 56% rispetto al 2001 sono dati molto indicativi. Non è casuale infatti che a dover essere più facilmente obbligati al lavoro nero e ad essere maggiormente esposti ad infortuni siano i lavoratori immigrati, maggiormente vulnerabili nel mercato del lavoro a causa di una doppia discriminazione, istituzionale e razziale. Gli infortuni e l'insorgere di malattie professionali sono spesso attribuiti alla mancata conoscenza e all'inosservanza delle norme di sicurezza. Nel Rapporto Raxen si cita anche un'inchiesta del "Sole 24 Ore" che ha rivelato che il 15% degli iscritti alle agenzie di lavoro interinale, pari a 650 mila lavoratori, sia costituito da immigrati. L'alto numero di lavoratori immigrati che hanno accesso all'impiego attraverso il lavoro interinale, notoriamente caratterizzato da precarietà, scarse tutele, mancanza di ammortizzatori sociali, è indice di una discriminazione in corso. Infine tutte le sentenze emesse nel 2006 riguardanti le discriminazioni nel settore dell'occupazione hanno a che fare con il problema dell'accesso dei cittadini al settore dell'impiego pubblico. Mentre la maggior parte delle sentenze dei tribunali ordinari considerano discriminatorio l'utilizzo della cittadinanza come requisito essenziale e determinante per l'accesso all'impiego pubblico. (pan) © Copyright Redattore Sociale ----------------- Scuola e casa: stranieri discriminati e ''quartieri ghetto'' Rapporto Raxen. Gli immigrati comprano casa per migliorare le loro condizioni abitative ed evitare di pagare un affitto sempre più oneroso, e come risposta alla discriminazione degli agenti immobiliari e dei locatori. I dati di Unar e Cnel ROMA - Anche per la scuola e la casa continuano le discriminazioni nei confronti degli stranieri. Per quanto riguarda il problema dell'alloggio, il Rapporto Raxen 2006 ammette che è difficile fare un quadro preciso e dettagliato della situazione perché le statistiche rimangono scarse e spesso incoerenti. Le tendenze sono però confermate: molti immigrati comprano casa in parte per migliorare le loro condizioni abitative ed evitare di pagare un affitto sempre più oneroso e in parte come risposta alla discriminazione operata dagli agenti immobiliari e dai locatori, i quali si rifiutano di affittare appartamenti a cittadini non comunitari. Una percentuale significativa di casi di discriminazione monitorati dall'Unar sono nel settore immobiliare. Nel suo rapporto 2006, l'ufficio ha messo in evidenza l'esistenza di una diffusa discriminazione diretta in questo settore ed ha reso nota l'esistenza di annunci di affitto, pubblicati in giornali specializzati o in Internet, che escludono esplicitamente i migranti con cittadinanza extraeuropea Altra prova della discriminazione abitativa si trova in uno studio del Cnel sugli indici di integrazione degli immigrati in Italia ha analizzato l'indicatore di disagio abitativo utilizzando i dati del Censimento 2001. Nelle regioni in cui il disagio abitativo risulta meno pesante, la quota di residenti stranieri in condizioni di grave sovraffollamento oscillava tra il 4,3% del Friuli e il 6% delle Marche. Si collocano invece nella fascia alta del disagio abitativo la Puglia, Lombardia. Campania , Sardegna e Valle d'Aosta, con percentuali tra il 10,1% e il 13,8%. C'è poi il Rapporto sull'Italia dell'Ecro che analizza le condizioni abitative degli immigrati e delle minoranze, in particolare rom e sinti, evidenziando le condizioni di segregazione in cui vivono all'interno dei campi nomadi. Già nel precedente rapporto del 2002, l'Ecri aveva raccomandato alle autorità italiane di intervenire con politiche volte a migliorare le condizioni abitative dei Rom. Infine emerge i problema della formazione di "quartieri ghetto" e della segregazione abitativa nelle grandi e medie città italiane è emerso nel 2006 in maniera evidente. Roma e Milano presentano situazioni di estremo disagio e degrado, mentre un caso che ha fatto molto discutere riguarda via Anelli a Padova, un quartiere ad alto tasso di criminalità formato da alcuni grandi palazzi abitati perlopiù da cittadini stranieri che, dopo una serie di problemi di ordine pubblico, è stato circondato da una barriera in metallo lunga 80 metri e larga 3 metri, con un check point all'entrata presidiato dalle forze dell'ordine. La decisione dell'autorità comunale ha incontrato il favore dei cittadini della zona e suscitato le proteste di molte associazioni anti-razziste, che considerano la barriera un vero e proprio "simbolo di segregazione" urbana. Per quanto riguarda invece la scuola, il Rapporto Raxen mette in evidenza le contraddizioni e le aporie del nostro sistema educativo italiano che è generalmente giudicato inclusivo. Eppure i ragazzi stranieri continuano ad essere svantaggiati. Basta ricordare i dati. Nell'anno scolastico 2005/2006 la percentuale di studenti stranieri nelle scuole italiane si è attestata sul 4.8% del totale della popolazione scolastica, con grandi differenze in termini di distribuzione tra le regioni (7.8% nelle regioni del nord-ovest, 8.4 nel nord-est, 6.4 al centro, 1.2 al sud e 1.0% nelle isole). Secondo i dati del Ministero dell'Istruzione, gli studenti stranieri sono caratterizzati da forte ritardo nelle loro carriere scolastiche. All'inizio della scuola primaria, uno studente straniero su dieci è iscritto in una classe più bassa rispetto alla sua età e la situazione peggiora ai livelli scolastici più alti. Al primo anno della scuola media, circa la metà degli studenti non italiani ha un ritardo di uno o più anni nella carriera scolastica, mentre nella scuola superiore questa percentuale sale al 75%. La sproporzione nel tasso di promozione non è molto diversa. Nonostante il ministero dell'Istruzione richieda alle autorità scolastiche di iscrivere gli studenti non italiani nelle classi corrispondenti alla loro età (ad eccezione di un limitato numero di casi), le iniziali difficoltà nella lingua che incontrano gli studenti nati all'estero e che non hanno iniziato la scuola in Italia vengono usate come giustificazione da molte istituzioni scolastiche per iscriverli in una o più classi inferiori rispetto a quella corrispondente alla loro età anagrafica. (pan) © Copyright Redattore Sociale ----------------------- A Firenze tre cittadini su quattro ostili ai rom Rapporto Raxen. La società ''Freni Ricerche Sociali e Marketing'' ha condotto un sondaggio. Alla base dell'atteggiamento c'è uno stigma: i nomadi sono visti come autori di furti o di danni alle proprietà e che godono di una certa impunità ROMA - Secondo la società "Freni Ricerche Sociali e Marketing", che ha condotto un sondaggio telefonico sull'atteggiamento dei fiorentini nei confronti dei rom, anche in relazione allo smantellamento dell'insediamento abusivo del campo Masini e l'assegnazione da parte del comune di abitazioni costruite espressamente per i rom, su un campione di 253 residenti 3 su 4 sono ostili ai rom. Alla base dell'atteggiamento conflittuale vi è uno stigma che ai nomadi viene associato: sono visti come autori di furti o di danni alle proprietà e che godono di una certa impunità. Quasi un fiorentino su 2 si è espresso per impedire l'ingresso dei rom in Italia e per espellere quelli già presenti. Ne ha dato notizia oggi il Cospe in occasione della presentazione del Rapporto Raxen sulle discriminazioni razziali in Italia (vedi lanci precedenti). © Copyright Redattore Sociale ---------------------- In un anno in Italia registrati 203 casi di violenza Rapporto Raxen. Episodi verificatisi tra settembre 2005 e settembre 2006. Di questi, in 94 casi si è trattato di violenze verbali, in 15 casi si è trattato di sentenze. In altri 94 casi si è trattato di violenze fisiche vere e proprie ROMA - Nel rapporto europeo annuale Raxen 2007 sulle discriminazioni etnico razziali in Italia e in Europa presentato oggi dal Cospe, nel nostro Paese risultano complessivamente 203 episodi di razzismo. I casi di violenza razzista vera e propria - dal settembre 2005 al settembre 2006 - sono stati appunto in tutto 203. Di questi, in 94 casi si è trattato di violenze verbali, in 15 casi si è trattato di sentenze di tribunali o della cassazione. In altri 94 casi si è trattato di violenze fisiche vere e proprie. I casi di antisemitismo registrati in quel periodo sono stati 36, mentre 28 sono stati i casi di islamofobia. In 117 casi si è registrato il coinvolgimento di stranieri, immigrati, figli di coppie miste, clandestini. 22 sono stati invece i casi di discriminazione che hanno avuto come oggetto i rom. Per quanto riguarda le violenze verbali, in 40 casi si è trattato di offese, ingiurie, discorsi discriminatori da parte di esponenti politici. In 10 casi sono stati registrati insulti e manifestazioni razziste da parte di tifoserie e in generale sportivi. Nello stesso anno sono stati scoperti 38 casi di scritte, immagini o vignette razziste, antisemite o islamofobiche. Per quanto riguarda invece i 94 casi di violenza fisica, si è trattato per 39 casi di episodi legati a maltrattamenti, aggressioni, per 16 casi di abusi e violenze da parte delle forze di polizia. In 26 occasioni diverse si sono manifestati maltrattamenti, aggressioni e scelte politiche discriminatorie. Nel corso del 2006 ci sono state 13 morti che sono in qualche modo ascrivibili alla violenza razzista. Preoccupante anche la scheda che è stata diffusa oggi dal Cospe sui soggetti responsabili delle discriminazioni e delle violenze: 85 sono individui singoli (o in gruppo), 40 attori istituzionali, 19 i casi che hanno coinvolto le forze dell'ordine, 9 le tifoserie, 27 esponenti di estrema destra, 23 esponenti della Lega Nord. (pan) © Copyright Redattore Sociale
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