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"libertà di parola, libertà di dissenso"
- Subject: "libertà di parola, libertà di dissenso"
- From: "italo disabato" <italo.disabato at posta.rifondazione.it>
- Date: Tue, 22 Jan 2008 17:09:02 +0100
LIBERTA' DI PAROLA, LIBERTA' DI DISSENSO Una settimana segnata dal "caso" della mancata visita del Papa all'Università La Sapienza di Roma, dove il rettore lo aveva invitato a tenere un discorso, non si sa bene a quale titolo, in occasione dell''inaugurazione dell'anno accademico. Un gruppo di professori scrive una lettera al rettore giudicando tale visita inopportuna. Un gruppo di studenti si associa, manifestando il proprio legittimo dissenso in modo assolutamente pacifico. Davanti alla possibilità che nascano contestazioni, la visita viene annullata. Apriti cielo! La maggioranza dei media e tutto il mondo politico condannano, il fronte della destra e dei teodem si scatena: i "laicisti" hanno impedito al Papa di parlare! A nulla vale il richiamo alla realtà dei fatti, e cioè che la visita non è stata in alcun modo impedita ma è stata annullata proprio dal Vaticano, davanti alla possibilità che il discorso del Papa fosse oggetto di un qualche dissenso, e che se il Papa aveva diritto di parlare, anche gli studenti avevano il diritto di criticare e dissentire. La falsificazione viaggia su tutti i canali e prime pagine dei giornali. Il fatto è che l'immagine che il Papa vuole dare di sé è quella di sempre delle folle entusiaste e plaudenti, ed è evidente che la Santa sede non poteva permettere che le immagini della contestazione al capo della Chiesa cattolica facessero il giro del mondo. Quanto è distante il tempo in cui Sandro Pertini, in epoche di ben altre contestazioni, lanciava il suo messaggio di democrazia con lo slogan "Libero fischio in libero stato"! Durante il quarantennio democristiano la Chiesa aveva delegato alla DC la difesa dei propri interessi ideologici, politici e materiali, limitandosi a manovrare dietro le quinte. Oggi, che non c'è più un partito di massa che rappresenta l'unità dei cattolici e che può svolgere lo stesso ruolo della vecchia DC, e che sta prendendo corpo con sempre maggiore evidenza il disegno restauratore del Vaticano anche in campo sociale e politico, le gerarchie ecclesiastiche con sempre maggiore frequenza e protervia fanno politica in prima persona, saltando la mediazione del sistema dei partiti. Non è più quindi la politica che usa la religione a scopi che con la fede non hanno nulla a che vedere, schema a cui gli atei devoti nostrani sono tuttora fermi, ma è la religione, quella istituzionalizzata, che usa la politica. Si spiegano così le ricorrenti e dirette intromissioni vaticane nella vita politica e istituzionale in Italia, l'ultima delle quali è appunto la pretesa di intervenire alla Sapienza. Il prof. Massimo Zucchetti dell'Università di Torino così ha scritto il 18 gennaio sul Manifesto: "Da quando al soglio è salito il prof. Ratzinger, siamo di fronte ad un formidabile attacco alla laicità dello stato italiano e dei suoi cittadini, mediante una continua e incessante ingerenza sia negli aspetti pubblici della vita dello Stato, sia in quelli privati e privatissimi di ognuno dei cittadini. L'assolutismo con cui il prof. Ratzinger detta legge nei suoi discorsi ci riporta al periodo più buio e oscurantista della Chiesa. Era davvero tempo che qualcuno accennasse un moto di ribellione a questa tendenza, d'altra parte ben appoggiata dai molti teocon e teodem della politica e cultura italiana. Ben venga, quindi, come atto di coraggio e di coerenza, l'appello dei docenti della Sapienza e la mobilitazione degli studenti Š ". A Benedetto XVI, che naturalmente ha tutto il diritto di esprimere pubblicamente il suo pensiero, a patto di non farne un'arma impropria contro la laicità dello stato italiano, vorremmo - modestamente - dare un piccolo suggerimento: perché non chiede di parlare a uno qualsiasi dei funerali dei tanti operai che ogni giorno muoiono sul lavoro? Purtroppo, ce n'è un'ampia scelta. Italo Di Sabato P.S. Domenica c'è stata la grande manifestazione "riparatoria" in piazza S. Pietro. Il discorso del Papa e, soprattutto, la piazza non sono stati affatto concilianti. Il valore politico dell'evento era evidente. Assente la ministra Rosy Bindi, che ha detto: «Non ci sarò anche per non essere accomunata a chi, non andando mai a sentire l'Angelus, domani sarà invece presente allo scopo di strumentalizzare». Rosy Bindi è davvero una credente con la schiena diritta.
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