Darfur, rapporto Amnesty: cresce la rabbia mentre si aggrava l'insicurezza per i bambini profughi



#  Questa lista per la distribuzione delle informazioni
#  e' gestita dalla Sezione Italiana di Amnesty International.
#  Questo messaggio viene elaborato e inviato automaticamente. Si
#  prega di non rispondere a questo messaggio di e-mail in quanto non
#  vengono controllate eventuali risposte inviate al relativo indirizzo

COMUNICATO STAMPA
CS08-2008

SUDAN, NUOVO RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SUL DARFUR: CRESCE LA
RABBIA MENTRE SI AGGRAVA L'INSICUREZZA PER I BAMBINI PROFUGHI

Al termine della terza settimana di operazioni dell'Unamid (la Forza delle
Nazioni Unite in Darfur), Amnesty International ha reso noto che la
situazione della sicurezza per gli sfollati e' in bilico, sottolineando
che una generazione di darfuriani sta crescendo in un clima di estrema
paura e insicurezza in campi profughi pieni di armi: una combinazione
potenzialmente esplosiva.

Con questo duro monito, Amnesty International ha lanciato il suo nuovo
rapporto Sfollati in Darfur - Una generazione di rabbia, in cui descrive
l'attuale stato di insicurezza nei campi profughi nell'area, le potenziali
conseguenze e le possibili soluzioni.

'La maggior parte dei campi profughi in Darfur e' piena di armi. La
situazione della sicurezza dentro e fuori dai campi continua a peggiorare,
mentre le speranze di una soluzione politica al conflitto in Darfur si
riducono e le ostilita' tra il governo e i gruppi armati seguitano a
intensificarsi' ha dichiarato Tawanda Hondora, vicedirettore del Programma
Africa di Amnesty International. 'Il benessere degli sfollati continua a
essere ignorato mentre i gruppi armati e il governo litigano e impediscono
il completo spiegamento dell'Unamid. Non ci potra' essere una pace
duratura senza la garanzia che la sicurezza e i diritti umani di queste
persone siano rispettati e sostenuti'.

I gruppi armati continuano a usare i campi per reclutare combattenti,
inclusi i bambini.

'I giovani del Darfur vivono in una realta' dove non sembra esserci una
speranza ne' per il presente ne' per il futuro. Arrabbiati e frustrati,
alcuni di loro si uniscono ai gruppi armati' - ha proseguito Hondora,
facendo l'esempio di 'Ali'', uno sfollato del campo di Abu Shouk, che ha
detto ad Amnesty International: 'I ragazzi di 18 anni sono sfiduciati. Non
hanno lavoro, soprattutto i laureati, e vivono con gli aiuti umanitari'.

Gli sfollati del Darfur sono stati lasciati perlopiu' indifesi. La forza
dell'Unione africana, pensata per proteggere i profughi, e' stata
surclassata dalla superiorita' in uomini e armi delle milizie
filo-governative janjawid e dei gruppi armati d'opposizione.

'La stessa sorte tocchera' all'Unamid a meno che non si mandino chiari
segnali alle parti in conflitto che non sara' ammesso alcun attacco
all'Unamid e alla popolazione' ha detto Hondora. 'In aggiunta, devono
essere adottate urgenti misure per assicurare che il governo del Sudan
rimuova tutti gli impedimenti al completo spiegamento dell'Unamid. La
comunita' internazionale deve, inoltre, adeguatamente rinforzare l'Unamid,
anche attraverso la fornitura di un equipaggiamento di terra e di
trasporto aereo'.

L'esercito e la polizia sudanesi, che dovrebbero in teoria proteggere i
civili, sono considerati dagli sfollati come nemici piuttosto che
difensori, dal momento che spesso li arrestano arbitrariamente fuori dai
campi profughi, in base al sospetto che appartengano a gruppi armati
d'opposizione.

Alcuni campi, ad esempio quello di Kalma, ospitano persone appartenenti ad
almeno 29 differenti gruppi etnici. La gran parte dei residenti possiede
armi. Amnesty International ha appreso che molti giovani hanno costituito
gruppi di vigilantes su base etnica. Tra il 16 e il 22 ottobre 2007, le
Nazioni Unite hanno registrato piu' di 10 casi di scontri a fuoco in
questo campo, affermando che 'molti episodi di violenza sono stati
attribuiti al gruppo armato Fur, che comprende dei bambini, contro altri
gruppi etnici nel campo'.

'La presenza di armi nei campi ha peggiorato una situazione di sicurezza
gia' precaria per tutti' - ha detto Hondora. 'In alcuni campi profughi, si
puo' comprare una pistola con soli 25 dollari e cio' contribuisce a
spiegare i numerosi episodi di furto e aggressione'. In questo ambiente
carico di rabbia, paura, insicurezza e disaccordo politico, i litigi
spesso sfociano in tragedia.

Le donne sfollate sono esposte al costante pericolo di stupro quando si
avventurano al di fuori dei propri campi per cercare legna da ardere o
cibo. Sebbene la maggior parte delle vittime di stupro accusi le milizie
janjawid, ad Amnesty International sono pervenute notizie di stupri
commessi anche dall'esercito sudanese, dalla polizia e da altri gruppi
armati d'opposizione, compreso l'Esercito di liberazione del Sudan
(Sla/Mm). Le donne denunciano di essere state violentate, a volte, anche
dagli sfollati maschi all'interno del campo.

'Mahmud', uno sfollato nel campo di al-Jeneina, ha detto ad Amnesty
International: 'Le donne continueranno a uscire dal campo per raccogliere
legna da ardere. Anche se questo e' pericoloso perche' possono essere
violentate, noi le lasceremo andare perche' gli uomini che raccolgono
legna da ardere possono essere uccisi'.

Amnesty International si e' rivolta anche all'Unamid affinche' garantisca
la protezione degli sfollati, attraverso lo stazionamento di unita' in
prossimita' di ciascun campo e con un pattugliamento costante, compresa la
scorta delle persone che escono per raccogliere la legna da ardere.

'L'Unamid deve essere dotata di risorse per assicurare la piena protezione
di tutti i civili in Darfur' - ha concluso Hondora. 'Ciascuna parte
coinvolta nel conflitto deve, inoltre, interrompere immediatamente gli
attacchi ai civili e agevolare lo spiegamento dell'Unamid in tutte le aree
colpite'.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 22 gennaio 2008

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it





#  Le comunicazioni effettuate per mezzo di Internet non sono affidabili e
#  pertanto Amnesty International non si assume responsabilita' legale per i
#  contenuti di questa mail e di eventuali allegati. L'attuale infrastruttura
#  tecnologica non puo' garantire l'autenticita' del mittente ne' dei
#  contenuti di questa mail. Se Lei ha ricevuto questa mail per errore, e'
#  pregato di non utilizzare le informazioni in essa riportate e di non
#  portarle a conoscenza di alcuno. Opinioni, conclusioni e altre
#  informazioni contenute in questa mail rappresentano punti di vista
#  personali  e non, salvo quando espressamente indicato, quelli di Amnesty
#  International.