Aborto: fa scuola il «metodo Mangiagalli»
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- Date: Fri, 18 Jan 2008 23:18:22 +0100
Aborto: fa scuola il «metodo
Mangiagalli»
di Francesca Lozito Mettersi insieme per lavorare a un unico obiettivo: creare un sostegno alle
gravidanze difficili. È un’originale esperienza di "rete" in cui sono coinvolti
soggetti pubblici e privati, con una partecipazione significativa del mondo del
volontariato, quella rappresentata da "Scegliere di scegliere", il gruppo di
lavoro messo in piedi a Carpi, in provincia di Modena, nel contesto dell’Unità
operativa dell’ostetricia e ginecologia dell’ospedale Ramazzini. Tra le iniziative messe in campo da "Scegliere di scegliere" c’è l’assegno
maternità, quello per il nucleo familiare, il prestito d’onore a tasso zero
(fino a un massimo di 5000 euro) e "un anno in famiglia", ovvero l’integrazione
dello stipendio per l’astensione facoltativa dal lavoro con un contributo di
circa 360 euro per 6 mesi. Le donne che sono state aiutate negli ultimi tre anni
e che hanno scelto di non abortire sono state una decina, su un totale di 1700
parti all’anno effettuati nel reparto di ostetricia e ginecologia del nosocomio
carpigiano (le nascite qui sono più che raddoppiate in dieci anni). Tra il 2005
e il 2006 il numero di aborti è calato del 7%. Il Servizio accoglienza alla vita di Cavezzo, un comune che gravita dal punto
di vista sanitario attorno al nosocomio carpigiano, per bocca del presidente
Rodolfo Barbieri ammette che «un grosso vantaggio di questo gruppo di lavoro è
quello di venire a contatto con casi che altrimenti ci sarebbero sfuggiti,
perché naturalmente in ospedale è più semplice venirne a conoscenza. Un aspetto
positivo è quello che, a differenza di altre realtà in Italia, qui non ci sono
pregiudizi fra esperienze di matrice diversa». Classici gli strumenti di aiuto
alla maternità dei Centri aiuto alla vita, come l’attivazione del progetto
"Gemma": «Il bello di questo progetto è che le varie "maglie" della rete legate
assieme possono fare molto, di certo tutto quello che prese singolarmente non
riuscirebbero a fare». Ad ammetterlo è Gianluca Gualdi, medico e membro del
consultorio diocesano per la famiglia: «Oltre al discorso della prevenzione –
afferma – era preoccupante, quando abbiamo iniziato questo gruppo, il fenomeno
della reiterazione dell’aborto tra le donne straniere». http://www.avvenireonline.it/Vita/Articoli/News/20080117.htm
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