Torino 19 gennaio: tutti in strada!
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- Date: Fri, 18 Jan 2008 17:47:28 +0100
Torino 19 gennaio: tutti in
strada! In questi ultimi giorni i
media e i politici si sono distinti nel dipingere a fosche tinte il corteo
“rompere il silenzio!” del 19 gennaio. Lega e AN sono giunti ad
interpellare il ministro contro il corteo del 19: violenti, fomentatori d’odio
contro gli immigrati, pronti a difendere sempre i poteri forti, a scagliarsi
contro i metalmeccanici in lotta, a promuovere iniziative contro i poveri, i
senza casa, i senza lavoro, si ergono a difensori di un’idea di “sicurezza” che
è solo ipocrisia e menzogna. Credono forse che nessuno ricordi le squadracce
leghiste che danno fuoco ai ricoveri dei barboni sotto il Ponte Mosca? Credono
forse che il cuore antifascista di questa città abbia cessato di battere,
dimenticando le coltellate agli antifascisti dell’11 giugno 2005 e i tanti
episodi di violenza con i quali marcano il loro agire
politico? Criminalizzare gli
organizzatori è la sola risposta che hanno saputo trovare per nascondere le
ragioni di chi manifesterà per le vie di Torino. Di seguito il volantino che
distribuiremo domani, una giornata che vogliamo sia all’insegna della
comunicazione, del rapporto con la città. Con i negozi aperti e la
voglia di parlare. In modo diretto, faccia a faccia, per rompere il silenzio che
avvolge chi muore di lavoro, chi viene condannato per antifascismo, chi vede la
sua roulotte bruciata dalla squadracce fasciste… Rompere il
silenzio! Viviamo in guerra e
facciamo come se fosse una festa con lustrini e giochi per
tutti. Torino, la nostra città,
porta inciso nella carne questo destino, inciso a forza da chi ci governa,
badando agli affari dei soliti pochi e trasformando in faccende di ordine
pubblico una questione sociale che è bestemmia persino
nominare. Torino, dove si lavora e si
muore come nell’800. Torino, luci d’artista e
sbornia post olimpica, dove si progettano scintillanti grattacieli e devastanti
TAV, dove c’è chi all’una di notte, quando in cento locali scorre la movida,
crepa orrendamente. Il fatto è che non è solo, il fatto è che tutti i giorni,
tutte le ore, tutti i minuti, c’è chi per vivere rischia di morire, scambiando
il rischio della propria morte con il tozzo di pane che gli permette di
continuare a vivere: e a rischiare di morire. Chiamano benessere e
ricchezza nazionale i profitti dei padroni. Sarebbe tempo di cambiare il senso
alle parole ed alla storia e chiamare ricchezza la salute, il benessere e la
libertà di tutti. A 7 operai di Torino è stato cancellato il futuro in una
fiammata straziante. A noi tutti lo cancellano ogni giorno, ora per ora, mentre
lavoriamo per il profitto di lor signori. Torino, dove la strage alla
Thyssenkrupp ha mostrato la cruda realtà di ogni giorno.
Ovunque. Torino, dove i fascisti
bruciano con le molotov un campo rom, i media falsificano, minimizzano, arrivano
a incitare all’odio. Fuori, tra la gente, c’è anche chi applaude, mentre i più,
soffocati dall’indifferenza, tacciono. Torino, dove una donna che
accompagna i figli a scuola viene picchiata per strada. Un fatto che non diventa
neppure una notizia: la donna è rom. Torino, dove in soli tre
anni otto immigrati sono morti durante controlli di polizia, mentre si
moltiplicano i comitati razzisti e fascisti, che alternano le manifestazioni di
piazza alle ronde notturne contro immigrati, rom,
tossici. Torino dove, l’11 giugno
del 2005, i fascisti accoltellarono, entrando di notte nella loro casa, due
anarchici. La settimana successiva il corteo, indetto per rompere il silenzio
intorno alla gravissima vicenda, venne caricato dalla polizia.
Il 10 dicembre 2007 gli
antifascisti sono stati condannati a pene tra i 9 mesi e l’anno e 8 mesi per
“resistenza”. Erano stati accusati di “devastazione e saccheggio”, lo stesso
reato per il quale a Milano e a Genova sono stati condannati decine di
manifestanti. Un reato da tempi di guerra per manifestazioni di piazza. Decine
di anni di galera per impedire la libertà di
manifestare. Storie come queste accadono
ogni giorno. Siamo sull’orlo di un baratro ma i più continuano a vivere come se
nulla accadesse: così il baratro si avvicina. Le nostre vite sono sempre
più insicure, perché i tassi crescono e il mutuo non si paga più, perché il
welfare familiare non regge, tra pensioni da fame e precarietà senza fine,
perché respiriamo veleni e mangiamo merda, perché i soldi per le nostre vite li
spendono per ammazzare qualcuno in Afganistan. Eppure la colpa è di chi sta
peggio di noi, di chi arriva da uno dei tanti sud di questo pianeta piagato e
piegato, dove campare è un terno al lotto che vincono in pochi, la libertà un
sogno da supermarket, il benessere un lavoro da schiavi senza tutele né
garanzie. Viviamo tempi terribili.
Tempi segnati dal silenzio, dalla ferocia, dalla
paura. Occorre rompere il
silenzio, resistere alla ferocia. E serve farlo subito, in tanti, senza deleghe
ad alcuno, perché stiamo scivolando in un baratro. Hanno cominciato dagli
ultimi, dai poveri, dagli immigrati, dai lavoratori, dagli oppositori politici,
ma se non li fermiamo andranno avanti. Oggi siamo in piazza per
raccontare le storie che nessuno racconta, per portare in piazza le vicende dei
rom, degli antifascisti, di chi muore di lavoro, di chi lotta contro il Tav, di
chi vuole tagliare le basi alla guerra, di chi crede che un mondo altro sia
possibile e terribilmente urgente. Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo 46 – la sede
è aperta ogni giovedì dalle 21 fat at inrete.it |
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