Torino 19 gennaio: tutti in strada!



Torino 19 gennaio: tutti in strada!

 

In questi ultimi giorni i media e i politici si sono distinti nel dipingere a fosche tinte il corteo “rompere il silenzio!” del 19 gennaio.

Lega e AN sono giunti ad interpellare il ministro contro il corteo del 19: violenti, fomentatori d’odio contro gli immigrati, pronti a difendere sempre i poteri forti, a scagliarsi contro i metalmeccanici in lotta, a promuovere iniziative contro i poveri, i senza casa, i senza lavoro, si ergono a difensori di un’idea di “sicurezza” che è solo ipocrisia e menzogna. Credono forse che nessuno ricordi le squadracce leghiste che danno fuoco ai ricoveri dei barboni sotto il Ponte Mosca? Credono forse che il cuore antifascista di questa città abbia cessato di battere, dimenticando le coltellate agli antifascisti dell’11 giugno 2005 e i tanti episodi di violenza con i quali marcano il loro agire politico?

Criminalizzare gli organizzatori è la sola risposta che hanno saputo trovare per nascondere le ragioni di chi manifesterà per le vie di Torino.

Di seguito il volantino che distribuiremo domani, una giornata che vogliamo sia all’insegna della comunicazione, del rapporto con la città.

Con i negozi aperti e la voglia di parlare. In modo diretto, faccia a faccia, per rompere il silenzio che avvolge chi muore di lavoro, chi viene condannato per antifascismo, chi vede la sua roulotte bruciata dalla squadracce fasciste…

 

Rompere il silenzio!

Viviamo in guerra e facciamo come se fosse una festa con lustrini e giochi per tutti.

Torino, la nostra città, porta inciso nella carne questo destino, inciso a forza da chi ci governa, badando agli affari dei soliti pochi e trasformando in faccende di ordine pubblico una questione sociale che è bestemmia persino nominare.

 

Torino, dove si lavora e si muore come nell’800.

Torino, luci d’artista e sbornia post olimpica, dove si progettano scintillanti grattacieli e devastanti TAV, dove c’è chi all’una di notte, quando in cento locali scorre la movida, crepa orrendamente. Il fatto è che non è solo, il fatto è che tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti, c’è chi per vivere rischia di morire, scambiando il rischio della propria morte con il tozzo di pane che gli permette di continuare a vivere: e a rischiare di morire.

Chiamano benessere e ricchezza nazionale i profitti dei padroni. Sarebbe tempo di cambiare il senso alle parole ed alla storia e chiamare ricchezza la salute, il benessere e la libertà di tutti. A 7 operai di Torino è stato cancellato il futuro in una fiammata straziante. A noi tutti lo cancellano ogni giorno, ora per ora, mentre lavoriamo per il profitto di lor signori.

Torino, dove la strage alla Thyssenkrupp ha mostrato la cruda realtà di ogni giorno. Ovunque.

 

Torino, dove i fascisti bruciano con le molotov un campo rom, i media falsificano, minimizzano, arrivano a incitare all’odio. Fuori, tra la gente, c’è anche chi applaude, mentre i più, soffocati dall’indifferenza, tacciono.

Torino, dove una donna che accompagna i figli a scuola viene picchiata per strada. Un fatto che non diventa neppure una notizia: la donna è rom.

Torino, dove in soli tre anni otto immigrati sono morti durante controlli di polizia, mentre si moltiplicano i comitati razzisti e fascisti, che alternano le manifestazioni di piazza alle ronde notturne contro immigrati, rom, tossici.

 

Torino dove, l’11 giugno del 2005, i fascisti accoltellarono, entrando di notte nella loro casa, due anarchici. La settimana successiva il corteo, indetto per rompere il silenzio intorno alla gravissima vicenda, venne caricato dalla polizia.

Il 10 dicembre 2007 gli antifascisti sono stati condannati a pene tra i 9 mesi e l’anno e 8 mesi per “resistenza”. Erano stati accusati di “devastazione e saccheggio”, lo stesso reato per il quale a Milano e a Genova sono stati condannati decine di manifestanti. Un reato da tempi di guerra per manifestazioni di piazza. Decine di anni di galera per impedire la libertà di manifestare.

 

Storie come queste accadono ogni giorno. Siamo sull’orlo di un baratro ma i più continuano a vivere come se nulla accadesse: così il baratro si avvicina.

Le nostre vite sono sempre più insicure, perché i tassi crescono e il mutuo non si paga più, perché il welfare familiare non regge, tra pensioni da fame e precarietà senza fine, perché respiriamo veleni e mangiamo merda, perché i soldi per le nostre vite li spendono per ammazzare qualcuno in Afganistan. Eppure la colpa è di chi sta peggio di noi, di chi arriva da uno dei tanti sud di questo pianeta piagato e piegato, dove campare è un terno al lotto che vincono in pochi, la libertà un sogno da supermarket, il benessere un lavoro da schiavi senza tutele né garanzie.

Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio, dalla ferocia, dalla paura.

Occorre rompere il silenzio, resistere alla ferocia. E serve farlo subito, in tanti, senza deleghe ad alcuno, perché stiamo scivolando in un baratro. Hanno cominciato dagli ultimi, dai poveri, dagli immigrati, dai lavoratori, dagli oppositori politici, ma se non li fermiamo andranno avanti.

 

Oggi siamo in piazza per raccontare le storie che nessuno racconta, per portare in piazza le vicende dei rom, degli antifascisti, di chi muore di lavoro, di chi lotta contro il Tav, di chi vuole tagliare le basi alla guerra, di chi crede che un mondo altro sia possibile e terribilmente urgente.

 

Federazione Anarchica Torinese – FAI

Corso Palermo 46 – la sede è aperta ogni giovedì dalle 21

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