Iran: morte per lapidazione, una pena grottesca e inaccettabile



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COMUNICATO STAMPA
CS06-2008

IRAN: MORTE PER LAPIDAZIONE, UNA PENA GROTTESCA E INACCETTABILE

Nove donne e due uomini in Iran aspettano di essere uccisi a colpi di
pietra: Amnesty International ha chiesto oggi alle autorita' iraniane di
abolire la morte per lapidazione e di imporre una moratoria immediata su
questa orribile pratica, appositamente studiata per provocare la massima
sofferenza nella vittima.

In un nuovo rapporto pubblicato oggi, l'organizzazione ha rivolto un
appello urgente al governo iraniano chiedendo di modificare il codice
penale del paese e, nel frattempo, assicurare il rispetto della moratoria
sulla lapidazione imposta dal Capo dell'autorita' giudiziaria nel 2002.

'Accogliamo con favore i recenti passi verso le riforme e la notizia che
il parlamento sta esaminando emendamenti al codice penale che
permetterebbero la sospensione di alcune condanne alla lapidazione nei
casi in cui sia ritenuto opportuno', ha affermato Malcom Smart, Direttore
del programma Medio Oriente e Nord Africa di Amnesty International.
'Tuttavia, le autorita' devono andare oltre e adottare le misure
necessarie per assicurare che il nuovo codice penale non permetta la
lapidazione ne' contempli l'esecuzione per il reato di adulterio con altri
metodi'.

Il codice penale iraniano prevede l'esecuzione tramite lapidazione.
Secondo l'articolo 102, gli uomini devono essere sotterrati fino alla
vita, le donne fino al petto. Con riferimento al reato di adulterio,
l'articolo 104 afferma che le pietre da usare dovrebbero essere 'non cosi'
grandi da uccidere la persona con uno o due colpi, e nemmeno cosi' piccole
da non poter essere definite pietre'.

Il sistema giudiziario iraniano presenta gravi lacune che spesso sfociano
in processi iniqui, anche nei casi di pena capitale. Nonostante la
moratoria del 2002 e le smentite ufficiali sulle esecuzioni tramite questa
pratica crudele, Amnesty International e' venuta a conoscenza di alcuni
casi di lapidazione. Ja'far Kiani e' stato lapidato il 5 luglio 2007 ad
Aghche-kand, nella provincia di Qazvin. Era stato condannato a morte per
aver commesso adulterio con Mokarrameh Ebrahimi, condannata alla
lapidazione per lo stesso reato, dalla quale aveva avuto due figli. La
condanna e' stata eseguita nonostante un ordine di sospensione
dell'esecuzione e in spregio alla moratoria del 2002.

Si e' trattato della prima lapidazione confermata in via ufficiale dopo la
moratoria, sebbene esistano notizie sulla morte per lapidazione di un uomo
e una donna a Mashhad, nel maggio del 2006. Si teme che Mokarrameh
Ebrahimi possa subire la stessa sorte. La donna e' rinchiusa nella
prigione di Choubin, nella provincia di Qazvin, sembra con uno dei suoi
figli.

Amnesty International e' ugualmente preoccupata per otto donne e due
uomini che rischiano la lapidazione e i cui casi sono evidenziati nel
rapporto diffuso oggi.

Sono le donne a essere piu' di frequente condannate a morire per
lapidazione, spesso a causa del diverso trattamento che subiscono davanti
alla legge e nei tribunali, in aperta violazione degli standard
internazionali sul giusto processo. Sono in particolar modo vittime di
processi iniqui perche' meno istruite rispetto agli uomini e per questo
motivo indotte piu' facilmente a firmare confessioni di crimini mai
commessi. Inoltre, la discriminazione cui vanno incontro in altri aspetti
della loro vita fa si' che siano piu' soggette a condanne a morte per
adulterio.

Nonostante questa cupa realta', ci sono fondate speranze che la morte per
lapidazione venga completamente abolita in Iran. Sforzi coraggiosi sono
stati compiuti dai difensori iraniani dei diritti umani che, in seguito ai
due casi del 2006, hanno lanciato la campagna 'Stop alla lapidazione per
sempre!'. La loro azione ha contribuito a salvare quattro donne e un uomo:
Esmailvand, Soghra Mola'i, Zahra Reza'i, Parisa A e suo marito Najaf.
Inoltre, un'altra donna, Ashraf Kalhori, ha ottenuto una sospensione
temporanea dell'esecuzione.

'Sollecitiamo le autorita' iraniane a prestare attenzione alle nostre
richieste e a quelle degli iraniani che si stanno battendo senza tregua
per mettere fine a questa orrenda pratica', ha dichiarato ancora Malcom
Smart.

Questi sforzi, pero', hanno un prezzo elevato. Gli attivisti per i diritti
umani in Iran continuano a subire pressioni e intimidazioni da parte delle
autorita'.

Asieh Amini, Shadi Sadr e Mahboubeh Abbasgholizadeh, esponenti di 'Stop
alla lapidazione per sempre!', erano tra le 33 donne arrestate nella prima
settimana di marzo 2007 a Teheran durante le proteste contro il processo
di cinque attivisti per i diritti delle donne; 31 di esse sono state
rilasciate il 9 marzo. Dieci giorni dopo, anche Mahboubeh Abbasgholizadeh
e Shadi Sadr sono state rilasciate dietro il pagamento di 200 milioni di
tuman (piu' di 145.000,00 euro). E' probabile che le due donne verranno
processate con accuse quali 'disturbo dell'ordine pubblico' e 'atti contro
la sicurezza dello Stato'.

I difensori dei diritti umani in Iran ritengono che la pubblicita'
internazionale e la pressione a sostegno degli sforzi locali possano
contribuire a portare un cambiamento nel paese.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 15 gennaio 2008

Il rapporto Iran: end executions by stoning e' disponibile in lingua
inglese all'indirizzo:
http://www.amnesty.org./ e presso l'Ufficio stampa di Amnesty
International Italia.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it



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