Disabili: «Ecco tutto ciò che non fanno per noi»
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- Date: Sun, 18 Mar 2007 21:43:16 +0100
Disabili: «Ecco
tutto ciò che non fanno per noi»
di antonella Mariani Francesco oggi ha 17 anni e mezzo, non vede bene, non tiene su la testa,
cammina a stento e sorreggendosi a qualcuno e non sopporta i rumori forti; la
diagnosi per lui è "tetraparesi spastica associata a epilessia generalizzata".
La prossima udienza del processo di appello della causa legale intentata dai
genitori per accertare se ci sono state negligenze durante e dopo la nascita è
stata fissata per il 2011. Francesco allora avrà quasi 22 anni, i genitori
avranno superato i 50 e dovranno, allora come ogni giorno dalla sua nascita,
assisterlo 24 ore al giorno. La famiglia ruota intorno a Francesco, ai suoi
bisogni, alle sue necessità di essere stimolato di continuo di giorno e
sorvegliato anche di notte, per cogliere il segno di eventuali crisi
respiratorie. Oggi Abc ha sette sedi in Italia, un migliaio di famiglie associate, è membro
del Forum delle associazioni familiari ed è in prima linea per affermare il
diritto della famiglia dei bambini disabili a instaurare un rapporto di
collaborazione alla pari con le istituzioni. Il che vuol dire, ad esempio,
scegliere i percorsi riabilitativi di comune accordo tra genitori e servizi
socio-sanitari. «Ai nostri figli – racconta Petri – vengono proposte un paio
d’ore di riabilitazione alla settimana. Ma non domiciliare: dovremmo portarli
noi in un centro in giorni e ore prestabiliti. E questo, nelle condizioni in cui
si trovano, è molto difficile. Oltre a ciò, spesso gli operatori non sono in
grado di valutare la capacità e le potenzialità del bambino. le attività
proposte sono del tuto inutili, se non dannose. No, l’unico modo per aiutare
davvero i disabili gravissimi come i nostri figli è valorizzare la famiglia». È
quanto stabilisce la legge 162 del 1998, che prevede finanziamenti per progetti
individuali: ma la scarsità dei fondi a disposizione, la dispersione in mille
rivoli e le lungaggini burocratiche spesso vanificano gli sforzi profusi dalle
famiglie. È quanto accaduto allo stesso Petri: «. Due anni fa avevamo presentato
un progetto per Davide, che comprendeva l’utilizzo di ausili per la visione,
musicoterapia e altro. Dopo diversi incontri avevamo ricevuto il via libera
dalla Regione Veneto, che ci assicurò un finanziamento di 5 mila euro. Abbiamo
avuto un colloquio con la Asl, poi passarono sei mesi e poi un altro colloquio
con lo specialista che avrebbe dovuto effettuare l’intervento con Davide. Poi
più nulla. Ci siamo sentiti presi in giro. Ora chiediamo: che fine hanno fatto i
soldi che erano stati assegnati a Davide? Dove sono stati dirottati? Ce li ha
ancora la Asl?». |
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