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Re: Torino: Magdalene Sisters l'8 marzo
- Subject: Re: Torino: Magdalene Sisters l'8 marzo
- From: "associazione Amici di Lazzaro" <associazioneamicidilazzaro at yahoo.it>
- Date: Sat, 4 Mar 2006 17:23:03 +0100
Diario di uno spettatore - Magdalene, io cattolico indignato
di Vittorio Messori
Corriere della Sera - 14 settembre 2002
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Alla fine della proiezione di Magdalene , Leone d'oro a Venezia,
nel cinema milanese gli spettatori hanno applaudito. Mentre li guardavo
sfollare, immerso tutto solo nella poltrona, pensavo che - se mi avessero
riconosciuto - qualcuno mi avrebbe ingiunto, indignato, di vergognarmi di
dirmi ancora cattolico. In effetti, si sono ridotte a poche le minoranze
contro le quali la dittatura del «politicamente corretto» permette - anzi,
incoraggia - il disprezzo: fumatori, obesi, pedofili, nazisti, cattolici.
Anzi, le due ultime categorie sembrano ormai unite, come conferma la
locandina di quell'altro film, dove la croce di Cristo si trasforma nella
croce uncinata di Hitler. Forse (pensavo uscendo dal cinema) sarebbe tempo
che anche i cattolici mettessero in piedi ciò che gli ebrei, e giustamente,
hanno creato da tempo: un' Anti-defamation League , che rivendichi i diritti
della verità e la dignità delle persone. A cominciare da quelle suore - di
sadismo e depravazione da pasoliniana Salò -, esse pure femmine, ma che non
rientrano nei proclami del regista scozzese: «Ho voluto denunciare la
violenza imposta alle donne, a tutte le donne». Tranne a quelle, s'intende,
che hanno una croce sul petto, diffamate da Peter Mullan che, per coltivare
meglio lo scandalo, si dice «cattolico» solo perché battezzato in quella
Chiesa. A promemoria degli spettatori, tanto indignati per quanto visto
sullo schermo quanto ignari della realtà, andranno dunque precisate alcune
cose: 1) I Magdalen's Institutes , prima ancora che case religiose, erano
«Riformatorî giudiziari», «Case di correzione minorile», in diretto
collegamento con il ministero della Giustizia e la magistratura della
Repubblica d'Irlanda. La gestione, affidata a congregazioni religiose
(avviene tuttora anche in Italia, dove le suore sono ancora presenti nelle
carceri femminili e in molti altri, civilissimi Paesi del mondo), era
sottoposta al controllo degli ispettori dello Stato, che esigeva dalle suore
rigorosa sorveglianza e disciplina sulle ospiti e teneva le monache
responsabili in caso di fuga o rivolta. 2) La grande maggioranza delle
ricoverate era composta da giovanissime inviate negli Istituti con sentenza
dei tribunali minorili a causa di reati penali. A queste vere e proprie
detenute, degne ovviamente di compassione ma spesso turbolente se non
pericolose, Mullan non accenna affatto, concentrandosi su tre casi della
minoranza composta da ragazze ricoverate nelle Houses su richiesta esplicita
dei genitori. 3) Queste ospiti erano immediatamente dimesse se i genitori o
i tutori lo richiedevano, come ammette il film stesso, dove basta l'arrivo
di un fratello con la lettera del parroco del villaggio per permettere a una
delle ragazze di far subito le valigie. 4) Il lavoro manuale era imposto
dalla convenzione con lo Stato, sia per fini «rieducativi» che per intenti
economici: almeno parte della spesa per la gestione dei Riformatorî doveva
rientrare grazie all'attività delle lavanderie, i cui clienti erano
soprattutto Ferrovie dello Stato, accademie militari e altri enti
governativi. Dei soldi che, ossessivamente, è fatta contare dal regista, la
Superiora doveva rendere ragione al ministero della Giustizia oltre che alla
sua Congregazione religiosa. 5) Come ha ammesso Mullan stesso, in Gran
Bretagna le Case di correzione minorili (gestite, qui, dalla Chiesa
anglicana) non differivano da quelle irlandesi, quanto a regolamento
sostanzialmente carcerario. Nei mitici, esclusivi, costosi colleges , essi
pure anglicani - da Oxford, a Cambridge, a Eton - dove si allevavano i
rampolli delle migliori famiglie dell'Impero, i ragazzi non erano trattati
molto meglio: anche qui erano in vigore, tra l'altro, le punizioni
corporali, con fruste, bastoni, digiuni imposti, inginocchiamenti in
pubblico. 6) Non a caso Mullan ha scelto per il suo atto d'accusa il 1964.
Uno degli ultimi anni, cioè, dell' Ancien Régime : sia per la Chiesa, alla
vigilia della svolta del Postconcilio, sia per la società civile, prossima a
quel Sessantotto che avrebbe determinato un cambio totale di sensibilità e
di prospettive. Come al solito, anche qui si cade in quello che per gli
storici è il peccato mortale: giudicare con le categorie attuali, con la
vulgata corrente, una cultura passata, anche se solo da quarant'anni ma che
valgono secoli. 7) Ogni comunità umana ha le sue oscurità. Ma si offendono
gli spettatori, se si vuole far credere loro che delle suore potessero
dilettarsi a far mettere nude, prima di cena, le loro ospiti, giocando a
stabilire chi avesse i seni più grandi, le natiche più provocanti, il pube
più villoso. Vizi e deviazioni esistevano e esistono anche nelle famiglie
religiose, ma clandestini ( si non caste, tamen caute ): il semplice
sospetto di trastulli sessuali così esibiti, avrebbe provocato un'immediata
inchiesta canonica, portando alla dispersione della comunità. Altrettanto
assurdo, per chi conosca le regole religiose, il tocco sadico delle suore
che ogni giorno banchettano fastosamente davanti alle ragazze che
trangugiano la loro sbobba. 8) Tutto il film è costruito per dare allo
spettatore un senso di oppressione, il mancamento di aria e di libertà di
una società gravata dal peso dispotico, oscuro della Chiesa. Ma la storia
dell'Irlanda racconta qualcosa di diverso: per difendere quei suoi preti,
quelle sue suore, quei suoi vescovi, questo popolo ha sopportato secoli di
martirio inflitto dai protestanti inglesi e ancor oggi lotta nelle contee
del Nord. Questo popolo, di cui il non irlandese Mullan vorrebbe ricordarci
le sofferenze inflitte dalla casta clericale, in realtà ha disseminato la
sua fede, con ostinazione eroica, in un Commonwealth ostile, fondando la
Chiesa cattolica negli Stati Uniti, in Australia, nella Nuova Zelanda. Non a
caso la cattedrale di New York è dedicata a San Patrizio, patrono d'Irlanda.
Un popolo, questo, che, spinto da miseria e persecuzioni, è partito dalla
sua isola a villaggi interi, a stendardi dei santi spiegati, con alla testa
proprio il parroco e le suore. Magdalen's Sisters comprese.
[Corriere della Sera - 14 settembre 2002]
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