Torino: Magdalene Sisters l'8 marzo



Mercoledì 8 marzo alle 21 in corso Palermo 46 proiezione di 

"MAGDALENE" 

di Peter Mullan (2002)
Leone d'Oro al Festival di Venezia 
Durata: 114 minuti
Interpreti: Nora-Jane Noone, Dorothy Duffy, Anne Marie Duff, Geraldine Mc Ewan

Bernardette è un'orfana che, secondo la sua direttrice, ha il destino dell'ammaliatrice e per questo deve essere raddrizzata. Rose è una giovane madre senza marito, peccato mortale, per cui le sarà sottratto il figlio. Margaret è stata violentata dal cugino, anche lei non può più essere una donna come le altre nella cattolica Irlanda degli anni sessanta. 
Le tre ragazze sono così condannate alla reclusione in un istituto privato gestito dalle suore di Maria Maddalena che, attraverso un regime di duro lavoro, privazioni, umiliazioni e preghiera, perseguiranno la salvezza delle loro anime sotto la sadica guida di Sorella Bridget. Una realtà in cui i tratti autoritari e le frustrazioni della vita religiosa danno una cruda rappresentazione dei crimini cristiani contro la donna e il suo corpo. Una realtà ben lungi dall'essere scomparsa se pensiamo che oggi, a distanza di dieci anni dalla chiusura delle case Magdalene, le donne che lavorano come dipendenti per il Vaticano percepiscono stipendi di un terzo più bassi rispetto a quelli dei colleghi maschi, oltre a non avere copertura in caso di malattia e di assistenza sanitaria. 
La visione della donna che la Chiesa ci propone è d'altra parte ben nota e raffigurata dal mito biblico del Peccato Originale: Eva è una creazione secondaria, complementare e funzionale alla riproduzione dell'uomo; Eva è la debolezza del corpo, riluttante all'autorità morale; Eva è la tentazione e il peccato, responsabile della miseria mondana che tutti accomuna. Una visione che trova conferma nelle ingerenze clericali sulla vita delle donne di cui il governo si fa fedele interprete. Non si contano i tentativi di criminalizzare una scelta già di per sé difficile quale l'aborto, per non dire della legge sulla procreazione assistita che nega alla donna le libertà più elementari riducendola a fabbrica e contenitore di una vita sacra e astratta o, per citare un episodio più recente, nel riconoscimento di attenuanti verso chi stupra una ragazzina che, tanto, non era nemmeno vergine. 
In un'epoca segnata dallo scontro tra civiltà cristiana e mondo musulmano, quando nessuno si astiene dal puntare il dito contro l'oppressione femminile dei regimi autoritari islamici, Peter Mullan ha certamente il merito di aver puntato i riflettori contro una realtà nascosta, scomoda e terribile che stride con le parole di libertà di cui l'occidente liberale si fa gran vanto.

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