Torino: il prete, Pera e due scritte su un muro "sacro"



Il presidente del senato Marcello Pera ha esternato su Torino. 
È intervenuto su disoccupazione, carovita, repressione, cantieri infiniti, olimpiadi, Tav? Niente di tutto questo: Pera ha parlato di "scritte" sui muri di una chiesa. 
E intanto il CPT-lager di corso Brunelleschi raddoppia. La notizia è di quelle da rabbrividire.
Il cpt è il posto dove a Torino rinchiudono i migranti colpevoli di voler vivere in questa città, colpevoli di essere nati fuori dai confini della Fortezza Europa, colpevoli di essere nati. 
Da qui ogni giorno vengono deportati verso paesi dove li attendono la fame, la guerra, il carcere.

Se ne parla? Fa "notizia"? Ma figurarsi! Sulla stampa cittadina esce qualche articolo sulle proteste di quelli che abitano vicino al lager, da sempre disturbati da quella "cosa" piazzata vicino ad appartamenti pagati cari e che perdono prezzo per via di questa "esternalità negativa". Appartamento signorile, 3 camere, cucina abitabile, ampio terrazzo, "vista lager"… beh ammetterete che suona male! Meglio la proposta del fascistissimo prossimo candidato sindaco, il mazziere Agostino Ghiglia che i "clandestini" li vorrebbe fuori città, in un luogo isolato dove non possano arrecare offesa al "bon ton" dei torinesi. E dove, ma questo Ghiglia non lo dice, le forze del disordine statale possano agire indisturbate contro chi non accetta la galera e si ribella. 

Va beh… i quotidiani cittadini si sono scordati del lager, ma le notizie ghiotte non mancano lo stesso! A muoversi stavolta è stato nientemeno che il presidente del senato Marcello Pera, il quale è intervento sul "caso" Torino. 
Accipicchia! Parlerà di disoccupazione, carovita, repressione, cantieri infiniti, olimpiadi, Tav? Ma figurarsi! Parla di scritte sui "muri di una chiesa". Sì, sì avete capito bene "scritte"! Scandalo! Profanazione! Giunta inetta che permette lo scempio! Il parroco, tale Vitiello, in arte "Don", lancia invettive sulla cultura di morte che domina la città e, visto che ha un giornalista davanti, ne approfitta per fare una bella tirata sulla sperimentazione della pillola abortiva al S. Anna.
Il tutto per un paio di "nazi-ratzinger" e di "impiccheremo Pisanu con le budella dei preti". Sotto i riflettori soprattutto quest'ultima scritta che, ma i cronisti ovviamente lo ignorano, riprende il testo di una nota canzone anticlericale dell'inizio del secolo scorso "con le budella dell'ultimo prete impiccheremo quel boia del re!". A quei tempi bastava entrare in un'osteria delle barriere operaie di Torino per sentirla cantare, magari intercalata con qualche bell'epiteto in dialetto. Altri tempi, altra Torino.
Oggi se qualcuno, come è accaduto al corteo contro sgomberi e repressione di sabato scorso, mentre è imbottigliato da frotte si sbirri di ogni colore, traccia una scritta su un muro di chiesa viene accusato di… profanazione.
Quelli delle chiese non sono muri come gli altri, sono muri sacri, tanto sacri che a loro è permesso non pagare la tassa comunale sugli immobili.
A loro sono spalancate le porte delle scuole statali: 3077 nuove immissioni in ruolo per insegnanti di religione cattolica, nominati dalla curia ma pagati dalla collettività si aggiungono agli oltre 9000 dell'ultima estate. Gli altri, i precari laici in attesa da anni, possono aspettare ancora un po'.
Di questa vergogna non una parola sui giornali, non un politico di destra o di sinistra che apra bocca. 
D'altra parte in un paese dove i ministri vanno a presentare la finanziaria al cardinale Ruini, è normale che il presidente della Camera dei deputati si scomodi per due scritte su una chiesa a Torino. 
Una città dove c'è un lager per bambini e dove quello per adulti sta per raddoppiare. 
Ma questo non fa notizia e non suscita indignazione. 
Il male, diceva Arendt, è sempre banale, a farlo sono piccoli uomini comuni come Pera, Pisanu, Berlusconi, D'Alema, Chiamparino… ma soprattutto il male lo fanno i tanti che sanno, vedono e tacciono. Qualche volta addirittura applaudono.

Federazione Anarchica Torinese - FAI
Corso Palermo 46 - la sede è aperta ogni giovedì dalle ore 21,15
Info: fat at inrete.it; 011 857850 oppure 338 6594361

Sotto il testo del volantino che stiamo distribuendo in questi giorni in città.

Torino: medaglia d'oro per la repressione
Luci del varietà e galere
Il sindaco ha proclamato la tregua olimpica, condendola con spettacoli e lustrini. Ma dietro le luci del varietà c'è una città dove operai con le facce di chi viene da posti dove la sicurezza, il salario, le libertà sono un lusso, lavorano giorno e notte perché tutto sia pronto per la vetrina olimpica, uno scatolone di miliardi pubblici per interessi privatissimi.
Altri operai hanno sigillato le case occupate e sgomberate perché la Torino da bere del primo millennio non può tollerarle a due passi dalla piazza delle premiazioni olimpioniche.
Vogliono cambiare il volto di Torino, trasformarla in un baraccone per i pochi che possono pagare il biglietto di questo costoso Luna Park. Nel centro ripulito da migranti e poveri si moltiplicano i locali "trendy", mentre ai margini si fa fatica a campare.
Non c'è posto per i bambini negli asili, la sanità è allo stremo, il lavoro sempre più servitù malpagata, la libertà un miraggio che si perde dietro i blindati di polizia che pattugliano giorno e notte. E allora ecco l'operazione di "immagine", come direbbero quelli della pubblicità.
L'idea è semplice e folgorante: fare come i greci, proclamando la tregua olimpica in occasione dei giochi invernali del 2006. Una trovata che ci dice a chiare lettere che siamo in guerra.
Se non lo fossimo che bisogno ci sarebbe di proclamare una tregua? 

Il nostro bravo sindaco e con lui la giunta, i partiti della maggioranza e quelli dell'opposizione, hanno un'idea particolare di "tregua", che consiste nell'assicurarsi che tutti gli oppositori, quelli che non amano il razzismo, il fascismo, la devastazione ambientale, la servitù salariata, il TAV, le galere, i cpt-lager per migranti siano messi a tacere. Con le buone e, se necessario, con le cattive.
Non è il caso di stupirsi. Chi fa parte di un partito, i DS, che è pacifista solo con le guerre proclamate dagli altri (vedi "missione" in Iraq) e neppure tutte (vedi Afganistan), e che chiama le guerre che scatena "operazioni umanitarie" c'è da aspettarsi di tutto. I morti sotto i bombardamenti in Serbia e Kossovo tanto non vanno mica a votare. I torinesi, sia pure sempre meno, a votare ci vanno e ci andranno anche tra qualche mese. E allora? A Roma una volta si diceva "pane e circo". Di pane qui sotto la Mole a dire la verità non è che ce ne sia molto e allora vai con il circo! I giochi olimpici del 2006, un baraccone miliardario dove una montagna di soldi pubblici sono spesi per gli interessi dei soliti pochi, una vetrina promozionale per dare lustro ad una città che affonda peggio di New Orleans nella melma del dopo Fiat. Penosa la kermesse della "grande" Punto, perché è noto anche ai sassi che si tratta solo di prolungare l'agonia succhiando il più possibile da una citt!
à che 
di sudore e sangue sull'altare del profitto ne ha versato sin troppo.
Questa vetrina non la deve sporcare nessuno e allora, con l'ausilio di una suadente campagna di criminalizzazione mediatica, quest'estate sono partite le grandi manovre repressive. 20 inquisiti, di cui 9 agli arresti domiciliari e uno in carcere accusati di devastazione e saccheggio, resistenza e lesioni. La loro colpa? Aver tentato di manifestare in centro per denunciare l'aggressione fascista contro due occupanti del Barocchio feriti da una squadraccia fascista che mirava ad uccidere. Contro gli antifascisti e contro gli antirazzisti che un mese prima avevano manifestato in solidarietà ai migranti in rivolta al CPT di Torino, si è scatenata prima la polizia, poi la magistratura. Il potere politico e la stampa hanno fatto il resto. Il sindaco si è distinto nel chiedere lo sgombero dei posti occupati e dei centri sociali e le forze del disordine statale hanno prontamente risposto con otto sgomberi: Osservatorio ecologico per tre volte, LSO, Fenix, Alcova e Rrosalia. 

La "tregua" olimpica di Chiamparino e soci ha il volto della guerra, della guerra sociale.

Una guerra che mira a mettere la sordina sulla Val Susa, dove un'intera valle dice NO al TAV e dove i politici di ogni colore vogliono rompere la resistenza di gente che per difendere la propria vita e la propria salute sta bloccando da mesi i primi cantieri. 

Una guerra che vede i fascisti scorazzare per la città mentre gli antifascisti sono nel mirino di giudici e poliziotti. 

Una guerra che tratta da criminali coloro che si oppongono alle leggi razziste, alle galere per migranti, alle deportazioni ed al razzismo. Una guerra dove in un anno 4 migranti sono morti nel corso di "normali" controlli di polizia. A Torino, mica a Baghdad!
Si riempiono la bocca con le iniziative per i giovani, con i "centri sociali" comunali sotto naftalina, ma chiudono gli occhi e le frontiere di fronte ad altri giovani , quelli con una "g" sola, quelli che muoiono in mare, che vengono rinchiusi e deportati, che non hanno futuro in paesi devastati dalla feroce guerra per il dominio.
Quelli per cui la "tregua olimpica" è solo una beffa.

Una guerra in cui gli operai Fiat che fischiano il sindaco sono trattati come nemici mentre si sprecano sorrisi e strette di mano per i padroni della città.

Una guerra in cui agli anarchici fanno indossare gli abiti dei cattivi da perseguitare per mettere a tacere chi, in questi anni, si è opposto con determinazione e tenacia alla guerra, ai bombardamenti umanitari, all'occupazione militare dell'Iraq e dell'Afganistan… 

Chiamano tregua un po' di lustrini appesi, qualche dibattito con intellettuali new-global, un arco che già penzola un poco, qualche appello lanciato al vento. 

In questa guerra non c'è tregua. Chi pensa tuttavia che manganelli, galera e repressione possano fermare le lotte sociali non conosce il cuore di questa città che pretende di amministrare, non sa che se stato e padroni non danno tregua… saranno in molti a non darne loro.

Prossime iniziative
Novembre antimilitarista

Italiani brava gente?
Le guerre e le armi tricolori dai massacri in Libia a quelli in Kosovo, Iraq e Afganistan
4 novembre: assemblea sulla guerra, il ruolo dell'Italia, le basi e le industrie di morte, le campagne e le azioni di boicottaggio della macchina bellica e del suo apparato di propaganda. 
Introduce Pietro Stara.

11 novembre: film "Il leone del deserto", un film di guerra come tanti, di quelli fatti a Hollywood, ma che in Italia non è mai entrato perché è stato vietato… Vi si raccontano i crimini spaventosi commessi dall'Italia contro la popolazione libica sottoposta per 34 anni ad una dura occupazione.

E, per finire, il 18 novembre un film che è un classico della narrazione antimilitarista su celluloide "Uomini contro" di Francesco Rosi con Gian Maria Volontè. 
Tutte le iniziative si svolgeranno a partire dalle ore 21,15 in corso Palermo 46. 
Precederà aperitivo benefit pro antirazzisti ed antimilitaristi sotto inchiesta per devastazione e saccheggio.
e inoltre… smilitarizziamo Torino - l'antimilitarismo scende in strada.

Libertà per Mehmet Tarhan! 
Mehmet è un anarchico, gay e antimilitarista turco. Arrestato l'8 aprile scorso, più volte picchiato e messo in isolamento, è stato condannato a 4 anni di carcere per il rifiuto di fare il militare. In sciopero della fame contro i suoi aguzzini, rischia di morire. 
Chi vuole inviare lettere di protesta può scrivere all'ambasciata turca <turchia at turchia.it>

E poi… dicembre anticlericale. In programma: la cena antinatalizia, film e un'assemblea