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il ritorno dei benpensanti
- Subject: il ritorno dei benpensanti
- From: "Disobbedienti " <disobbedientimolise at libero.it>
- Date: Thu, 29 Sep 2005 13:57:57 +0200
Il ritorno dei benpensanti Alberto Ronchey ieri ha scritto un articolo di fondo sul "Corriere della Sera" contro i graffitari. Lui dice che sono un problema grave e che sta ingigantendosi per colpa dell'indulgenza delle autorità. Distruggono le nostre città, rovinano il patrimonio artistico. Chi sono i graffitari? Sono dei ragazzi che scrivono sui muri o disegnano sui muri. Alcuni lo fanno per rabbia, per protesta, per sfregio. Magari scrivono delle grandi stupidaggini. Altri invece sono un po' artisti, un po' poeti, e coi loro disegni pensano ai murales, alle grandi opere di Siqueiros o di Diego Rivera. Vogliono esprimersi, vogliono dirci delle cose, cercano il bello. Oppure il brutto, lo sbrego. Voi credete che il grande problema delle città moderne siano i murales o i graffiti dei writers? Andatevi a leggere l'articolo che pubblichiamo oggi a pagina otto, su Napoli, rione Scampia, poi ne riparliamo. Sulla prima pagina di "Libero", ieri, c'era questo titolo: «Non è che sono le donne a farsi molestare?». Dietro il titolo c'è un concetto chiaro, riassumibile nella seguente considerazione filosofico-giuridica: "se una signorina riceve molestie, vuol dire che lei ha dato lo spunto. Vogliamo prendercela con il provocato - che ha pure le sue esigenze sessuali, e bisogna capirle - o con chi provoca? " Giorni fa un altro giornale di destra se la prendeva con i pacs, denunciando la fine del timor di Dio e descrivendo i "pacsisti" come gente favorevole al "libero amore". C'era scritto proprio così sull'indignato titolo di prima pagina: "libero amore". Poi ci sono quelli intellettualmente più sofisticati, a cominciare dai vescovi, dal papa, dai laici devoti, che vanno all'attacco contro il relativismo culturale, invocano la primazia della religione sulla umana politica, ci propongono la famiglia cristiana come modello per tutti. E i grandi giornali, e i politici, si inchinano. Cosa succede? E' cambiato in modo radicale il linguaggio degli ultimi 35 anni. Dal 1968 in poi nessuno più aveva osato presentarsi al pubblico dibattito vestito in modo talmente ostentato da benpensante! L'editoriale di Ronchey di ieri si poteva titolare così: «Signora mia, che tempi, che tempi!...». A me sembra di essere tornato a quando andavo al liceo e i preti un po' reazionari, i grandi giornali, le signore borghesi impellicciate e impaurite se la prendevano coi capelloni, gli zazzeruti, gli hippy, i contestatori, quelli dell'amore libero... Vi ricordate la canzone di Giovanna Marini e di Pietrangeli: "Sapesse contessa che cosa mi han detto... di libero amor facean professione...». In effetti mi ricordo che in quella fine degli anni sessanta uno dei giornali più perbenisti era la "Stampa" di Torino, degli Agnelli, che aveva per direttore un giovanotto che noi studenti di sinistra consideravamo il peggio del peggio del benpensantismo: era Ronchey. L'altro nostro bersaglio era il "Corriere" di Spadolini. Ma come può succedere che il linguaggio faccia un balzo del gambero di 40 anni? E cosa significa? Ce lo dobbiamo chiedere seriamente, e capire che se noi non ci diamo una svegliata questi vincono. Ve lo immaginate un giornale che accusa le donne di essere puttane, negli anni del femminismo? O i lamenti di Ronchey contro questa gioventù sporcacciona, quando i giovani erano organizzati, pesavano, facevano politica? 29 settembre 2005 Piero Sansonetti __________________________ L'autoritarismo ha bisogno di obbedienza, la democrazia di DISOBBEDIENZA
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