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"Se il fine non è l'uomo i cristiani diranno no" - Chiesa e Stato
- Subject: "Se il fine non è l'uomo i cristiani diranno no" - Chiesa e Stato
- From: "associazione Amici di Lazzaro" <associazioneamicidilazzaro at yahoo.it>
- Date: Thu, 29 Sep 2005 11:13:53 +0200
Il Messaggero,
28 settembre 2005
SE IL FINE NON È L'UOMO I CRISTIANI DIRANNO NO di FRANCESCO PAOLO CASAVOLA DA ALCUNE parti si va considerando in questi ultimi anni come indebita ingerenza in materie di competenza del dibattito politico e del potere legislativo la presa di posizione della Chiesa cattolica. I termini della censura vanno decantati dal loro umore polemico. Ingerenza significa invasione di una sfera altrui. I temi della bioetica, della famiglia, della morale sessuale, sono forse monopolio dello Stato e dei partiti? Ovviamente nessuno oserebbe negare che questi sono problemi della società, in tutta la estensione delle componenti della società, che la rappresentanza democratica è tenuta ad ascoltare rispettando la libertà di manifestazione di tutte le opinioni, per poi dibattere ed eventualmente elaborare proposte di riforme o di innovazioni legislative. La Chiesa è una componente della società? L'interrogativo è retorico. Una comunità di fede religiosa è una espressione della società. Ma permane purtroppo anacronistica, in un immaginario collettivo tenuto artificiosamente in funzione, l'idea che la Chiesa sia una sorta di Stato antagonistico, che attenta ai diritti e ai poteri dello Stato laico. Il principio costituzionale supremo della laicità dello Stato stabilisce che lo Stato non professi alcuna religione, ma non è indifferente od ostile rispetto alle religioni professate dai cittadini, così come non è estraneo all'esigenza di tutelare la libertà di coscienza fino a comprendervi anche la miscredenza o l'ateismo. Non è perciò violazione della laicità dello Stato se la coscienza religiosa della società, nella parte in cui si raccoglie nella Chiesa cattolica, chiede di essere ascoltata dallo Stato laico. E' anzi applicazione del principio di laicità. Se lo Stato si rifiutasse all'ascolto, questo sì sarebbe comportamento di discriminazione per motivi di religione. E allora, dove sta la causa di tanta indignazione contro la pretesa ingerenza della Chiesa? Proviamo a rintracciarne alcuni profili. Malgrado si discuta e si discetti nei media, in convegni, conferenze, libri, su laicità e fede, su laici e cattolici, è sempre più evidente che la comprensione della religione cristiana non è univoca. La fede cristiana non è storicamente una fede nascosta e privata. La storia della civiltà occidentale non sarebbe stata così come si è svolta se i cristiani avessero vissuto la loro fede nel segreto delle coscienze e delle pareti domestiche. La religione cristiana è stata pubblica e collettiva. Religione comunitaria, non di isolati individui. E' stata invocata e impiegata talora come religione civile. Si è combinata con la politica e per secoli è stata addirittura religione di Stato. La sua rigenerazione nel mondo moderno le ha restituito la duplice dimensione della missione fondativa, di essere proiettata verso il regno di Dio ed insieme di essere incarnata nella storia degli uomini. Come si può misconoscere che in questa missione la comunità dei credenti debba essere guidata dai suoi pastori per vivere in una società che preservi spazi di libertà di coscienza e regole e istituzioni che non rovescino modelli irrinunciabili di vita di relazione? Il primo principio che il cristianesimo ha irradiato nella cultura occidentale è che la persona umana è il fine per l'organizzazione sociale. Non che la persona sia una funzione della società. Di conseguenza non ogni mutazione della società può essere consentita se la persona può subirne una degradazione. Ma strettamente annodato a questo principio è l'altro, che la persona non può essere accettata come una singolarità individuale, esaurita nell'orizzonte dei suoi egoismi privati, ma al contrario ha valore e si realizza nella solidarietà sociale e nella fraternità e finanche nel sacrificio a vantaggio di ogni altro essere umano. Quella parte della società, nella morfologia composita delle odierne società pluralistiche, sia dal punto di vista delle culture, sia da quello delle religioni, che manifesti pubblicamente istanze di conservazione o di correzione dell'ordine sociale, ha diritto di parola, quale che siano la grammatica e la sintassi adoperate. E lo Stato laico ha il diritto di vagliare la portata democratica di siffatte istanze, sottoponendole quando occorresse alla verifica del consenso dei cittadini o dei loro legittimi rappresentanti. |
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