Africa, un continente senza acqua. Al via la sfida di Kofi Annan



Parte la campagna Onu per ridurre le stragi provocate dai pozzi inquinati
Sono 288 milioni le persone che attingono a fonti contaminate

Africa, un continente senza acqua
Al via la sfida di Kofi Annan

di FRANCESCA CAFERRI

OGNI giorno nelle strade dell'Africa viaggiano migliaia di taniche gialle. Servono per un'usanza arcaica, dimenticata da noi: trasportano acqua da pozzi lontani alle case dove vivono migliaia di persone. Percorrono chilometri, a volte compaiono all'improvviso, e come per magia le si vede avanzare nel bush o nella savana: ci vuole un secondo per capire che la tanica non cammina da sola, ma viaggia in bilico sulla testa di qualcuno, una donna o un bambino. E che se l'incantesimo sarà interrotto da un movimento brusco, o da una radice di troppo nel terreno, il portatore dovrà tornare indietro e ricominciare tutto daccapo.

Quante taniche viaggiano sulle strade d'Africa? Difficile dirlo, nessuno - neanche Ryszard Kapuscinski, che alle taniche ambulanti ha dedicato alcune delle pagine più belle del suo "Ebano" - le ha mai contate. Ma dire che sono migliaia è sin troppo facile: basta sapere che sono 288 milioni le persone - il 42% della popolazione totale - che nel Continente nero attingono l'acqua che usano ogni giorno da fonti contaminate o non protette.

Alle taniche gialle dell'Africa, come a quelle quasi nobili dell'India e a quelle di terracotta dell'America Latina, le Nazioni Unite dedicheranno da martedì prossimo un decennio intero di lavoro, il secondo nella loro storia. Obiettivo della "International decade for action", che lancerà Kofi Annan, sarà quello di ridurre drasticamente il numero di persone - oggi 1.1 miliardi nel mondo, il 17% della popolazione globale - che non hanno accesso all'acqua potabile. Una "rivoluzione blu", nelle parole del segretario generale, che viaggia in parallelo con quegli obiettivi di sviluppo del millennio su cui le Nazioni Unite puntano la loro strategia di azione da cinque anni ormai: "Non sconfiggeremo l'Aids, la tubercolosi, la malaria o nessuna altra malattia infettiva nei paesi in via di sviluppo finché non saremo in grado di vincere la battaglia per l'acqua potabile, la salute pubblica e la sanità di base".

Parallelo sin troppo intuitivo, quello di Annan: la metà delle morti da malattie debilitanti, secondo gli esperti, sono da ricondurre all'utilizzo di acqua sporca. Stragi silenziose, come quella delle 1.800.000 vittime che fa la diarrea ogni anno, il 90 per cento dei quali sono bambini, concentrati nelle nazioni in via di sviluppo. Ma soprattutto stragi evitabili: costruire un pozzo in Africa, secondo le stime di Amref, una delle ong italiane più impegnate in quella parte di mondo, costa 2000 euro e cambia la vita delle 300 persone che abitano in media un villaggio e, in particolare, quella di donne e bambine, su cui ricade il compito dell'approvvigionamento. "Una bambina che non deve camminare tutto il giorno può studiare e se studia potrà avere un lavoro, guadagnare e costruire una famiglia, dunque non più schiava del marito", dicono gli esperti dello sviluppo.

Se sull'obiettivo sono tutti d'accordo, quando si passa al metodo i pareri divergono. Non è un caso che alla vigilia della giornata Onu a Ginevra si stia svolgendo il Forum alternativo mondiale dell'acqua: al centro dei lavori, cui hanno preso parte personaggi come Danielle Mitterrand e Vandana Shiva, il problema della privatizzazione delle risorse idriche. Un fenomeno in aumento che alimenta il rischio di sostituire alle taniche gialle rubinetti a pagamento. Acqua pulita, ma per molti ugualmente inaccessibile.

(Repubblica on line 21 marzo 2005)

LINK

Il sito del Forum alternativo mondiale dell'acqua è
http://www.fame2005.org

Per la versione in italiano cliccare su
http://www.fame2005.org/rubrique.php3?id_rubrique=32