[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Discorso di Roque, Ministro Esteri di Cuba, alla Commissione dei Diritti Umani a Ginevra
- Subject: Discorso di Roque, Ministro Esteri di Cuba, alla Commissione dei Diritti Umani a Ginevra
- From: "Pierluigi Ferrara" <p.ferrara12 at virgilio.it>
- Date: Sun, 20 Mar 2005 23:16:14 +0100
Discorso pronunciato da Felipe Pérez Roque, Ministro delle Relazioni Estere della Repubblica di Cuba, al Segmento di Alto Livello del 61° Periodo di Sessioni della Commissione dei Diritti Umani Ginevra, 16 marzo 2005 Eccellenze, la Commissione dei Diritti Umani - nonostante gli sforzi di coloro che come noi credono onestamente nella sua importanza e lottano per farla tornare allo spirito di rispetto e di cooperazione dei suoi fondatori - ha perso legittimità. Non è credibile. Permette l'impunità dei potenti. Ha le mani legate. Abbondano la menzogna, la doppia morale e i discorsi vuoti di quelli che, mentre godono la loro opulenza, dissipano e inquinano, guardano da un' altra parte e fingono di non vedere come viene violato per milioni di esseri umani il diritto alla vita, il diritto alla pace, il diritto allo sviluppo, il diritto a mangiare, a imparare, a lavorare, infine il diritto a vivere con decoro. Tutti sapevamo che la Commissione dei Diritti Umani era vittima della manipolazione politica dei suoi lavori, poiché il Governo degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno usato la Commissione come se fosse di loro proprietà privata, e l'hanno trasformata in una sorta di tribunale inquisitore per condannare i paesi del Sud e, in particolar modo, quelli che si oppongono attivamente alla loro strategia di dominazione neocoloniale. Ma nell'ultimo anno sono accaduti due avvenimenti che cambiano la natura del dibattito che sosterremo in questi giorni. In primo luogo, vi è stato il rifiuto dell'Unione Europea a coopatrocinare e a votare a favore del progetto di risoluzione che proponeva di indagare sulle massicce, flagranti e sistematiche violazioni dei diritti umani che oggi vengono ancora commesse contro oltre 500 prigionieri nella base navale che gli Stati Uniti mantengono, contro la volontà del popolo cubano, nella Baia di Guantánamo. L'Unione Europea, che sempre si era opposta alle mozioni che portavano all'inattività, questa volta era disposta a essere quella che la presentava per evitare almeno un'indagine contro il suo alleato. Era il colmo dell'ipocrisia e della doppia morale. Che cosa farà quest'anno, dopo che sono state pubblicate le orribili immagini delle torture nel carcere di Abu Ghraib? Il secondo fatto è stata la pubblicazione della relazione presentata dal "Gruppo di alto livello sulle minacce, le sfide e il cambiamento", stabilita per iniziativa del Segretario Generale delle Nazioni Unite. In essa, si afferma categoricamente che "la Commissione non può essere credibile se si considera che applica due misure distinte quando si tratta di questioni di diritti umani". C'è forse da aspettarsi allora che i rappresentanti degli Stati Uniti e i loro complici facciano autocritica davanti a questa assemblea plenaria e si impegnino a lavorare con noi - i paesi del Terzo Mondo - per riscattare la Commissione dei Diritti Umani dal discredito e dal confronto? Signor Presidente, oggi la garanzia del godimento dei diritti umani dipende dal fatto se si vive, o meno, in un paese sviluppato e dipende, inoltre, dalla classe sociale alla quale si appartiene. Per questo motivo, non ci sarà un godimento reale dei diritti umani per tutti finché non conquisteremo la giustizia sociale nelle relazioni tra i paesi e dentro gli stessi paesi. Per un piccolo gruppo di nazioni qui rappresentate - Stati Uniti e altri alleati sviluppati - il diritto alla pace è già conquistato. Saranno sempre gli aggressori e mai gli aggrediti. La loro pace poggia nel loro potere militare. Hanno già conquistato lo sviluppo economico, basato sulla spoliazione delle ricchezze degli altri paesi poveri, in altri tempi colonie, che soffrono e si dissanguano affinché quelli dissipino. Tuttavia, all'interno di questi paesi sviluppati, e benché sembri incredibile, i disoccupati, gli immigranti, i poveri non godono dei diritti che i ricchi sì hanno garantiti. Può un povero negli Stati Uniti essere eletto Senatore? No, non può. La campagna costa, in media, 8 milioni di dollari. Vanno i figli dei ricchi all'ingiusta e illegale guerra in Iraq? No, non vanno. Nessuno dei 1.500 giovani nordamericani che sono caduti in questa guerra era figlio di un miliardario o di un ministro. I poveri muoiono lì difendendo gli interessi privilegiati di una minoranza. Se si vive in un paese sottosviluppato la situazione è peggiore, perché è l'immensa maggioranza quella che, povera e diseredata, non può esercitare i suoi diritti. Come paese non ha diritto alla pace. Può essere aggredito sotto l'accusa che è terrorista, che è un "avamposto della tirannia" o sotto il pretesto che sarà "liberato". Lo si bombarda e lo si invade per liberarlo. Neanche il Terzo Mondo - oltre 130 paesi - può esercitare il diritto allo sviluppo. Al di là dei suoi sforzi, il sistema economico imposto al mondo lo impedisce. Non hanno accesso ai mercati, alle nuove tecnologie, sono ammanettati da un debito oneroso che hanno già pagato più di una volta. Hanno solo diritto a essere paesi dipendenti. Viene fatto loro credere che la loro povertà è il risultato dei loro errori. All'interno di questi paesi, i poveri e gli indigenti, che sono la maggioranza, non hanno neppure diritto alla vita. Per questo motivo muoiono ogni anno 11 milioni di bambini minori di cinque anni, una parte dei quali potrebbe essere salvata solo con un vaccino o dei sali reidratanti orali, e muoiono anche, di parto, 600.000 donne povere. Non hanno diritto a imparare a leggere e a scrivere. Sarebbe pericoloso per i padroni. Vengono mantenuti nell'ignoranza per mantenerli docili. Per questo motivo oggi riempiono di vergogna questa Commissione quasi mille milioni di analfabeti nel mondo. Per questo motivo, in America Latina patiscono un crudele sfruttamento 20 milioni di bambini che lavorano ogni giorno invece di andare a scuola. Il popolo cubano crede fervidamente nella libertà, nella democrazia e nei diritti umani. Gli è costato molto raggiungerli e conosce il loro prezzo. È un popolo che è al potere. È la sua differenza. Non ci può essere democrazia senza giustizia sociale. Non c'è libertà possibile se non è sulla base del godimento dell'educazione e della cultura. L'ignoranza è il pesante ceppo che attanaglia i poveri. "Essere colti è l'unico modo di essere liberi!" - questa è la massima sacra che noi cubani abbiamo imparato dall'Apostolo della nostra indipendenza. Non c'è godimento reale dei diritti umani se non ci sono uguaglianza ed equità. I poveri e i ricchi non avranno mai uguali diritti nella vita reale, benché siano proclamati e riconosciuti sulla carta. Questo è ciò che noi cubani abbiamo compreso già da tempo e per questo motivo abbiamo costruito un paese diverso. E siamo solo all'inizio. L'abbiamo fatto nonostante le aggressioni, il blocco, gli attacchi terroristici, le menzogne e i piani per assassinarci Fidel. Sappiamo che questo dà fastidio all'Impero. Siamo un esempio pericoloso: siamo un simbolo che solo in una società giusta e solidale - vale a dire, socialista - si può avere la possibilità di godere di tutti i diritti per tutti i cittadini. Per questo motivo, il Governo degli Stati Uniti cerca di farci condannare qui alla Commissione dei Diritti Umani. Teme il nostro esempio. È forte militarmente ma debole negli aspetti morali. E la morale, non le armi, è lo scudo dei popoli. Forse quest'anno il Presidente Bush troverà qualche Governo latinoamericano - dei pochi docili che sono rimasti - per presentare la nota risoluzione contro Cuba. O magari ritornerà a un Governo dell'Europa Orientale nello stile di quello ceco, che gode come nessuno la sua condizione di satellite di Washington e di cavallo di Troia nell'Unione Europea, o magari la presenterà lo stesso Governo degli Stati Uniti, che in questi momenti ricatta, minaccia e conta gli appoggi per sapere se otterrà la condanna di Cuba. Tutto il mondo sa in questa sala che non c'è ragione per presentare una risoluzione contro Cuba in questa Commissione. Non esiste a Cuba, né mai ci sono stati in 46 anni di Rivoluzione, un'esecuzione extragiudiziaria, un desaparecido, uno solo! Che qualcuno presenti il nome di una madre cubana che sta ancora cercando i resti di suo figlio assassinato! O quello di una nonna che cerchi suo nipote consegnato a un'altra famiglia dopo l'assassinio dei suoi genitori! Che venga presentato qui il nome di un giornalista assassinato a Cuba, e in America Latina sono stati assassinati, solo nel 2004, 20 giornalisti! Che venga presentato il nome di un torturato! Uno solo! Che venga presentato il nome di un detenuto vessato dai suoi carcerieri, di un prigioniero messo in ginocchio, in preda al terrore, davanti a un cane addestrato a uccidere! Eccellenze, il Presidente Bush ha un piano per Cuba, ma noi cubani abbiamo un altro piano. Noi cubani abbiamo chiara la nostra rotta. E nessuno ci allontanerà da essa. Costruiremo una società ancora più giusta, più democratica, più libera e più colta. Alla fine, più socialista. E la faremo benché il Presidente Bush ci minacci di aggressione, di fare ritornare Cuba alla condizione di colonia, di togliere ai cubani le loro case, le loro terre e le loro scuole, per restituirle agli antichi padroni batistiani che rientrerebbero dagli Stati Uniti. La faremo, nonostante il suo piano per privatizzare la salute e per trasformare i nostri medici in disoccupati; la faremo nonostante il piano per privatizzare l'educazione e per renderla accessibile solo all'élite, come nel passato; la faremo nonostante il piano peri consegnare a prezzo di svendita le nostre ricchezze e il patrimonio di tutto il popolo alle multinazionali nordamericane. Nonostante il piano per togliere la pensione ai nostri pensionati per obbligarli a tornare a lavorare, secondo il cosiddetto Piano "per l'assistenza a una Cuba libera". Il popolo cubano ha diritto a difendersi dall'aggressione e lo farà. E devo dirlo chiaramente: non permetteremo a Cuba la formazione di organizzazioni e di partiti di mercenari finanziati e al servizio del Governo degli Stati Uniti. Non permetteremo giornali e catene di televisione finanziate dal Governo degli Stati Uniti per difendere tra noi le sue politiche di blocco e le sue menzogne. A Cuba, la stampa, la radio e la TV sono proprietà del popolo e servono e serviranno i suoi interessi. Non coopereremo con la Rappresentante dell'Alto Delegato né con la spuria risoluzione che le dà origine. Perché non si nomina una tanto prestigiosa giurista Rappresentante Speciale dell'Alto Delegato per la Base Navale di Guantánamo? Perché non viene chiesto di indagare sulle flagranti violazioni ai loro diritti che patiscono cinque valorosi e puri giovani cubani detenuti nelle carceri degli Stati Uniti e le loro famiglie? Perché non si può. Perché si tratta di violazioni dei Diritti Umani commesse dagli Stati Uniti e questi sono intoccabile. Contro la piccola Cuba sì, ma contro gli Stati Uniti no. Ma Cuba non si stancherà di lottare, Eccellenze. Né si arrenderà. Né farà concessioni, né tradirà i suoi ideali. E vedremo se può essere sconfitto un popolo libero, colto e unito! Vedremo se si può abbattere un Governo del popolo i cui leader camminano tra il popolo con l'autorità morale data dall'assenza totale di corruzione e dalla piena consacrazione ai loro doveri! Vedremo se si può ingannare tutto il mondo, per sempre! Eccellenze, La Commissione dei Diritti Umani che oggi ci riunisce riflette il mondo ingiusto e disuguale in cui viviamo. Non rimane oramai niente in lei dello spirito fraterno e rispettoso che riunì i suoi fondatori, dopo la vittoria sul fascismo. Pertanto, la delegazione cubana non insisterà sul fatto che dobbiamo trasformare la Commissione. Quello che dobbiamo cambiare è il mondo. Andare alle radici. Una Commissione dei Diritti Umani dove non esistano selettività, politicizzazione, doppia morale, ricatti e ipocrisia sarà possibile solo in un mondo diverso. Cuba non crede che sia una chimera, bensì una causa per la quale vale bene la pena di lottare. Per questo motivo lotta e continuerà a lottare. Grazie.
- Prev by Date: Mangiati non digeriti....
- Next by Date: Africa, un continente senza acqua. Al via la sfida di Kofi Annan
- Previous by thread: Mangiati non digeriti....
- Next by thread: Africa, un continente senza acqua. Al via la sfida di Kofi Annan
- Indice: