Foglio di Collegamento n. 100



Cari amici,
                  vi invio nel corpo di questo messaggio e in allegato Word
il numero 100 del nostro Foglio di Collegamento. In esso troverete molti
spunti di partecipazione e coinvolgimento.

Date un'occhiata alle segnalazione dei libri, a cominciare dalla novita'
assoluta "America letale"

Aiutate i detenuti comprando un volumetto di poesie, partecipando ad una
petizione in Internet!

Cordiali saluti
Loredana Giannini

N. B. Si puo' chiedere in qualsiasi momento la cancellazione dalla lista
per l'invio del F. d. C.
          Se non volete ricevere l'allegato Word dal prossimo numero in
poi, fatecelo sapere

**********************
FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero 100  -  Settembre 2002


Sommario:


1 ) Ucciso James "Rex" Powell
2 ) I miseri prigionieri di Guantanamo rischiano la morte
3 ) Grave cedimento dell'Europa sul Tribunale internazionale
4 ) George  Ryan vuole concedere la grazia a 160 condannati a morte
5 ) Avaro il Texas nel concedere i test  del DNA,  ucciso Jesse Patrick
6 ) In Florida ordine di esecuzione per i due condannati piu' deboli
7 ) Altre notizie di atrocita' in Iran
8 ) Fortissima tensione sulle lapidazioni in Nigeria
9 ) Delazione e ritrattazione nel caso di Anthony Graves
10) Delitto e castigo, ordinaria amministrazione in Texas
11) America letale: un libro eccezionale di Bianca Cerri
12) Aiutiamo Kenneth  acquistando il suo libro di poesie !
13) Firmate la petizione di Anthony
14) Avete letto "Il Tritacarne"?
15) Quanti stracci bianchi per ottenere almeno uno straccio di pace?
16) Notiziario: Arabia Saudita, California, Cina, Filippine,Giappone,
      Kentucky, Myanmar, New York, Texas, Usa


1)  UCCISO JAMES "REX" POWELL

L'amicizia di Rex ci era stata lasciata in eredità da Paul Rougeau. Con lui
ci sono stati intensi scambi di corrispondenza e lunghi silenzi. Era uno
dei detenuti più decisi a lottare contro la propria condanna a morte. Negli
ultimi tre anni Secondo Mosso di Torino e sua figlia Silvia avevano
allacciato con lui un affettuoso rapporto epistolare proprio mentre il suo
caso giudiziario scivolava verso la tragica conclusione e il morale del
prigioniero veniva fiaccato da fratture negli affetti più cari, fino alla
dolorosa agonia e alla morte per cancro della sua unica figlia.
   Nonostante le richieste in extremis - cui ha partecipato anche il nostro
Comitato - di sospendere l'esecuzione per consentire a Powell di sottoporsi
ad un test del DNA che poteva scagionarlo, nonostante il forte impegno -
profuso fino all'ultimo minuto - del suo avvocato Nick Trenticosta, le
autorità del Texas hanno provveduto, come programmato, ad uccidere Rex la
sera del primo giorno di ottobre. I giornali locali, con articoli di
routine, hanno dipinto a fosche tinte il suo caso riportando dichiarazioni
spietate dei parenti della vittima. Hanno raccontato l'esecuzione senza
mostrare un barlume di compassione nei riguardi di colui che veniva ucciso,
a freddo, dallo stato.
   Con quella di James Powell, sono 29 le esecuzioni portata a termine in
Texas e 54 negli Stati Uniti d'America nel corso del 2002. Dalla
reintroduzione della pena di morte (1977) vi sono state 803 esecuzioni
negli USA. Il macabro traguardo delle 800 esecuzioni è stato raggiunto il
24 settembre con l'uccisione di Rex Mays in Texas.
   Un affettuoso abbraccio a Secondo e a Silvia dagli amici del Comitato
Paul Rougeau.



2)  I MISERI PRIGIONIERI DI GUANTANAMO RISCHIANO LA MORTE

Un quotidiano di Ottawa il 9 settembre ha ricordato che un cittadino
canadese quindicenne, catturato dagli Americani in Afghanistan il 27
luglio, rischia la pena di morte. Omar al-Khadr è detenuto dai militari
statunitensi in base all'Ordine emanato il 13 Novembre 2001 da George W.
Bush per "la detenzione, il trattamento e il giudizio di determinati
cittadini stranieri nella guerra al terrorismo."
   Come ha sottolineato Francis Boyle, professore di legge dell'Università
dell'Illinois, l'Ordine presidenziale consente di mandare il ragazzo
davanti ad un 'tribunale canguro' e condannarlo a morte, senza garanzie di
una seria difesa legale, senza l'assistenza consolare del Canada ed
eventualmente in segreto. "Qualsiasi cosa può accadere" ha affermato Boyle
ricordando che le 'commissioni militari' istituite da Bush violano le leggi
americane così come le leggi internazionali, a cominciare dalla Terza
Convenzione di Ginevra sui Prigionieri di guerra. Per ora il Governo
canadese rimane inattivo in attesa che l'Autorità militare americana
notifichi le prove raccolte contro Omar al-Khadr. Tuttavia tale notifica
potrebbe non arrivare mai mentre il ragazzo può essere tradotto in
qualsiasi momento e lasciato languire nella base di Guantanamo o condannato
a morte.
   Le preoccupazioni manifestate per Omar al-Khadr sono valide per tutti i
prigionieri di guerra in Afghanistan e in particolare per quelli detenuti
nel Campo Delta di Guantanamo nell'isola di Cuba. Peraltro l'opinione
pubblica sembra essersi dimenticata della vergogna di Guantanamo (così come
delle condizioni di detenzione dei talebani in mano all'Alleanza del Nord
in Afghanistan, del tutto simili a quelle tristemente famose di Auschwitz).
Un articolo scritto il 16 settembre dal giornalista inglese Richard
Wallace, inviato del Daily Mirror, costituisce il primo ed unico sguardo su
questo disonorevole campo di concentramento che le autorità americane
cercano di tenere il più possibile isolato dalla stampa e da qualsiasi
controllo internazionale (*).
   Wallace - che ha visitato il campo sempre sotto pesante scorta - ha
avuto una estrema difficoltà a raccogliere informazioni dal personale, al
di là di quelle fornite ufficialmente dal Comando. E' stato colpito dal
silenzio irreale e dal volo circolare degli avvoltoi. Il giornalista
riferisce che nel Campo Delta  sono oggi detenuti "598 sospetti di
appartenere a Al-Qaeda o ai Talebani, di 38 nazionalità, inclusi 6
britannici, senza accuse, senza diritti legali e, alcuni, senza speranza."
Costretti in celle di poco più di 4 metri quadrati (più piccole delle
famose gabbie del Campo X-Ray) per 167 delle 168 ore che formano una
settimana, molti compiono atti di autolesionismo o manifestano gravi
disturbi mentali (depressione, stress post traumatico, disordini della
personalità, delirio e tendenza suicida). Almeno 30 prigionieri hanno
tentato il suicidio. Il Comando del campo sostiene però che i disturbi
mentali dei detenuti erano precedenti alla cattura e derivanti dalla loro
vita disgraziata. Per nessuno si sarebbero aggravati durante la permanenza
a Guantanamo.
   Nei contenitori metallici il caldo è insopportabile e si sono verificati
casi di grave disidratazione. Il Comando tuttavia asserisce che ciò è colpa
dei detenuti che non bevono acqua a sufficienza.
   In cella il detenuto non ha quasi nulla da fare, legge il Corano, prega
cinque volte al giorno e può scrivere un massimo di quattro lettere e due
cartoline  al mese. Può usare un cesso aperto nel pavimento e stendersi su
un bassissimo lettino metallico coperto da uno stuoino spesso un pollice.
Quando esce dalla cella è sempre incatenato alle braccia, alla vita e alle
gambe e  scortato da almeno due guardie che gli serrano le braccia. Sono
previsti, nella settimana, due volte un esercizio fisico di un quarto d'ora
e una volta una doccia di 15 minuti, quando viene consegnato il cambio
dell'uniforme arancione.
   I prigionieri subiscono a turno interrogatori più o meno lunghi durante
i quali devono restare incatenati. Nel corso di questi interrogatori, senza
l'assistenza di un avvocato, essi forniscono informazioni che potrebbero
costituire le uniche prove per la loro condanna a morte.
   Vige l'assoluta proibizione di parlare ad alta voce facendosi sentire
dagli altri detenuti. La violazione di questa regola comporta punizioni
pesantissime. La peggiore delle quali è la chiusura in un loculo sempre
illuminato (dotato di aria condizionata) nel quale l'individuo può appena
rigirarsi. I detenuti 'collaborativi' vengono premiati con qualche razione
proveniente dal McDonald che serve gli Americani.
   Un prigioniero era già cristiano all'arrivo, altri 5 si sono convertiti
al cristianesimo con l'aiuto di un cappellano che è lì più che altro in
qualità di assistente spirituale del personale americano. A loro è stata
fornita una Bibbia tradotta in arabo.
   Il Campo Delta, designato ad essere una prigione permanente, al momento
risulta pressoché saturo ma è già stato approvato il progetto preliminare
per portare la sua capienza a 2000 posti. E' costituito da 10 blocchi di
contenitori metallici, circondati da fittissime reti verdi che li
proteggono dagli sguardi indiscreti e sorvegliati da sette torrette
d'avvistamento su cui si alternano tiratori scelti. E' illuminato giorno e
notte da una luce accecante prodotta da lampade ad arco.
   I prigionieri - sradicati dal loro contesto familiare, sociale e
culturale - chiedono continuamente che cosa sarà di loro, chiedono un
avvocato, un filo di speranza. I guardiani non rispondono. Noi ci
domandiamo se e quanti di essi verranno condannati a morte, quanti
moriranno negli anni in conseguenza delle pessime condizioni di detenzione.
________________
(*) La forma giuridica del Campo di Guantanamo è pressoché identica a
quella dei campi di concentramento istituiti dalla Germania nazista
all'indomani della presa del potere da parte di Hitler. Tali "Campi
('Lager' in tedesco) di custodia protettiva" furono normati dal Decreto del
28 febbraio 1933 con cui - vincendo l'opposizione della Magistratura - si
autorizzava la detenzione illimitata senza accuse di persone semplicemente
"sospette" di ostilità contro lo stato. I lager furono progressivamente
isolati da ogni controllo esterno fino ad essere affidati alla
responsabilità esclusiva delle SS nel 1936.


3)  GRAVE CEDIMENTO DELL'EUROPA SUL TRIBUNALE INTERNAZIONALE

Dopo molti ondeggiamenti l'Unione Europea ha completamente fallito il
compito di sostenere il neonato Tribunale Penale Internazionale (TPI) che,
ancora prima di aver cominciato a lavorare, si sta sgretolando sotto gli
attacchi degli Stati Uniti. Infatti l'U.E. non si è opposta, come auspicato
dalle organizzazioni per i diritti umani, alla stipulazione di accordi
bilaterali proposti dagli Stati Uniti agli stati dell'Unione, accordi che
sottraggano al TPI eventuali Americani responsabili di crimini contro
l'umanità (v. n. 99). Le linee guida proposte ai Membri dell'Unione Europea
il 30 settembre consentono infatti ai paesi dell'U. E. di stipulare gli
accordi bilaterali, concedendo l'immunità agli Americani che vengano
catturati in paesi che hanno adottato il TPI,  a condizione che gli Stati
Uniti si impegnino a perseguire in patria "ove appropriato" gli imputati
che verranno loro consegnati, senza l'obbligo di restituire al TPI o ai
paesi di provenienza i criminali che non venissero adeguatamente processati
negli USA.


4)  GEORGE  RYAN VUOLE CONCEDERE LA GRAZIA A 160 CONDANNATI A MORTE

L'attuale Governatore dell'Illinois, George Ryan, che concluderà il suo
mandato nel prossimo mese di gennaio, rimarrà nella storia per aver dato un
enorme aiuto al movimento abolizionista pur non avendo mai dichiarato
apertamente di essere contrario alla pena capitale.
   Egli ha sospeso tutte le sentenze capitali all'inizio dell'anno 2000
dopo che 13 liberazioni di condannati a morte, a fronte di 12 esecuzioni
effettuate nello stato, avevano fatto sorgere in lui il fondato sospetto
che vi fossero degli innocenti nel braccio della morte. Contemporaneamente
ha insediato una commissione di esperti che sottoponesse ad uno scrupoloso
esame il sistema della pena di morte in Illinois. La Commissione ha
concluso quest'anno il suo lavoro suggerendo di introdurre 85 modifiche
nelle norme vigenti per assicurare che non vengano condannati a morte degli
innocenti. Alcune di queste modifiche sono molto incisive e una volta
approvate costituirebbero un robusto freno all'emissione di sentenze
capitali. I più convinti sostenitori della pena di morte si sono scagliati
contro tali modifiche, in particolare contro la proposta di videoregistrare
gli interrogatori della polizia e dei pubblici accusatori e contro la
proposta di non considerare più come  delitti capitali tutti i gli omicidi
di "fellonia", cioè gli omicidi compiuti congiuntamente ad un altro reato.
Queste resistenze pongono un serio ostacolo all'iter parlamentare di una
riforma organica del sistema della pena capitale: una commissione
senatoriale ha già espresso un parere contrario sulla revisione degli
omicidi di fellonia.
   Nel marzo scorso George Ryan ha anche manifestato l'intenzione di
commutare in carcere a vita tutte le sentenze capitali ancora pendenti in
Illinois prima di lasciare il suo incarico. All'inizio di settembre il
Governatore ha dato il via all'operazione disponendo un rapido riesame da
parte della Commissione delle Grazie di tutte le 160 sentenze capitali
pendenti. La revisione è programmata nei giorni che vanno dal 15 al 18
ottobre nelle città di Chicago e Springfield e per ciascun detenuto è
prevista una udienza di soli 15 minuti. Ricevute le proposte della
Commissione delle Grazie, George Ryan comincerà il suo studio personale dei
casi intenzionato a concedere la grazia a tutti i condannati a morte o a
nessuno.
   Contro la revisione delle sentenze, è insorto il Pubblico accusatore
della Contea di Cook, Richard Devine, che da solo ha perseguito la metà dei
casi capitali, e il Ministro della Giustizia Jim Ryan, candidato alla
carica di Governatore. Il Ministro ha avviato due procedimenti legali per
bloccare la mossa del Governatore suo omonimo. Jim Ryan è un pericoloso
inflessibile sostenitore della pena di morte. E' noto per aver fatto
condannare a morte due ispanici che poi risultarono innocenti (Rolando Cruz
e Alejandro Hernandez sono stati liberati grazie ad un test del DNA dopo
aver passato sette anni nel braccio della morte) e per la pervicacia con
cui ancor oggi difende il suo procedimento d'accusa e la sua opposizione al
rilascio dei condannati allorquando erano emerse molte prove a loro favore.
    Si  è parlato della possibilità che George Ryan receda dalla
commutazione delle condanne a morte in cambio di un via libera del
Parlamento alla riforma completa del sistema della pena capitale. Ma questa
offerta potrebbe essere solo una mossa tattica del Governatore per portare
dalla propria parte un certo numero di parlamentari.
   Della commutazione delle sentenze capitali e della riforma del sistema
penale discutono i due candidati alla carica di Ministro della Giustizia,
la democratica Lisa Madigan e il repubblicano Joseph Birkett. Anche se
entrambi riconoscono che il sistema deve essere emendato, Birkett si mostra
più duro e dice che la moratoria imposta da Ryan deve essere subito rimossa.
   E' indubbio che George Ryan abbia inferto un duro colpo alla pena di
morte nello stato dell'Illinois. Di questo sono costretti a prendere atto
tutti i candidati alla nuova Amministrazione che si insedierà a gennaio.
Dipenderà da chi verrà eletto se lo stato proseguirà un rapido cammino
verso l'abolizione della pena capitale.


5)  AVARO IL TEXAS NEL CONCEDERE I TEST DEL DNA, UCCISO JESSE PATRICK

Il 17 settembre alle ore 18 e 10, quando Jesse ha cominciato a respirare a
fatica e a sbavare, sua moglie Hester ha ululato: "Bastadi!".  Poi per
qualche minuto, prima che il dottore dichiarasse morto il prigioniero, ha
denunciato amaramente la pena di morte e la giustizia del Texas: "Sarete
soddisfatti ora - ha concluso - dovreste vergognarvi di voi stessi."
   Hester, una inglese, era una pen pal di Jesse Joe Patrick, condannato a
morte in Texas, un uomo accusato di un delitto brutale e probabilmente di
intelligenza inferiore alla media. Ma Hester si innamorò, ricambiata, di
Jesse. Lo sposò nel 1997 di là da un vetro nel vecchio braccio della morte
di Huntsville.
   Da quel momento Hester ha lottato con tutte le sue forze per strappare
suo marito alla morte. L'ultima sua speranza risiedeva in un test del DNA
che provasse che non era lui il violentatore di una anziana signora
barbaramente uccisa nel 1989. C'erano molte prove contro Patrick ma un
risultato favorevole del test del DNA avrebbe scombussolato l'impianto
accusatorio.
   L'anno scorso è stata approvata in Texas una legge che prevede test del
DNA a carico dello stato nei casi capitali in cui vi sia un problema di
identificazione e in cui un test - mai  eseguito in precedenza - sia
suscettibile di provare l'innocenza di un condannato a morte. Nel 2001 la
Giudice distrettuale competente, Karen Greene,  rifiutò di concedere a
Patrick un test del DNA pagato dallo stato in quanto il test non poteva
dimostrare la sua innocenza. Permise però l'esecuzione del test con fondi
privati. Hester raccolse i soldi per pagare il test. La pubblica accusa si
oppose ed ottenne la sospensione del test da parte della Corte Criminale
d'Appello del Texas (TCCA). A febbraio di quest'anno l'accusa e la difesa
sono state ascoltate dalla TCCA che si è riservata di pronunciarsi in
merito al test.
   Approssimandosi la data dell'esecuzione di Patrick, molte sollecitazioni
sono state rivolte alla TCCA perché si pronunciasse riguardo ai test del
DNA, fornendo una chiara interprestazione della legge del 2001, anche
perché, nel frattempo, erano stati 'giustiziati' tre detenuti che avevano
chiesto e non ottenuto il test del DNA. L'11 settembre la TCCA ha deciso
con una maggioranza di 5 conto 3 che un Giudice distrettuale non ha la
facoltà di concedere il test del DNA ad un condannato che non abbia
diritto, in base alla legge del 2001, ad un test pagato dallo stato.
    Dopo l'esecuzione, Hester Patrick ha scritto una lettera al quotidiano
Houston Chronicle protestando per il fatto che i giornali si fossero
riferiti a suo marito chiamandolo uno "stupratore condannato". "Non c'è
giustizia neanche nella morte, per coloro che finiscono nel braccio della
morte del Texas" -  ha concluso. In effetti Jesse Joe Patrick non era stato
riconosciuto colpevole di violenza carnale.


6)  IN FLORIDA ORDINE DI ESECUZIONE PER I DUE CONDANNATI PIU' DEBOLI

Il Governatore Jeb Bush all'inizio del suo mandato cercò, senza riuscirci,
di dare un impulso alle esecuzioni capitali in Florida, in seguito il suo
atteggiamento nei riguardi della pena di morte è divenuto più moderato.
Ora, avvicinandosi le elezioni di novembre nelle quali egli cerca la
rielezione, ha ritenuto opportuno riaffermare il suo sostegno alla 'massima
punizione' e, per essere più credibile, ha firmato due ordini di
esecuzione, interrompendo una moratoria di fatto.
    La sentenza della Corte Suprema federale del 24 giugno scorso, che
attribuisce alle giurie popolari anziché ai giudici la facoltà di
determinare le sentenze capitali, ha posto in discussione lo 'statuto'
della pena capitale in nove stati (v. n. 98) ed ha determinato in Florida
una moratoria di fatto delle esecuzioni. Infatti, fino al momento in cui
non verrà chiarito se, e in che modo, si debba modificare lo statuto della
pena di morte della Florida per adeguarlo alla sentenza della Corte Suprema
federale, la Corte Suprema dello stato si è dimostrata incline ad accettare
tutte le richieste di sospensione delle esecuzioni. Per tale motivo Jeb
Bush, ritenendo inutile chiedere le esecuzioni delle sentenze dei
condannati forniti di un avvocato, ha pensato bene di mandare a morte due
detenuti che, desiderando l'esecuzione della sentenza, avevano interrotto
gli appelli e licenziato i rispettivi avvocati.
   Pertanto è estremamente probabile che il 2 ottobre riceverà l'iniezione
letale Rigoberto Sancez Velasco mentre il 9 ottobre sarà uccisa Aileen
Wournos. Entrambi pluriomicidi, hanno affermato di sentirsi inclini al
delitto e di desiderare la morte.
  Gli altri due candidati alla carica di Governatore non hanno voluto
commentare il comportamento di Jeb Bush. Si tratta dei democratici Bill
McBride, che sostiene al pena di morte ma è favorevole ad una legge che
imponga la moratoria di tutte le esecuzioni, e di Janet Reno, ex Ministro
della Giustizia federale, che è contraria alla pena capitale ma disposta ad
applicarla se verrà eletta.


7)  ALTRE NOTIZIE DI ATROCITA' IN IRAN

Negli ultimi anni in Iran si sono verificati episodi di particolare
efferatezza e sembra che le Autorità giudiziarie islamiche di quel paese
non manchino di fantasia nel decretare supplizi raccapriccianti.
   Si ha notizia di almeno due lapidazioni e una decapitazione compiute nel
2001, anno in cui si sono verificate come minimo 139 esecuzioni capitali.
Nello scorso numero abbiamo parlato di una condanna a morte da eseguire
mediante precipitazione in un sacco, seguita eventualmente da impiccagione.
   Al levar del sole del 29 settembre cinque giovani, appartenenti ad una
banda accusata di aver compiuto oltre una decina di stupri e rapine, sono
stati 'giustiziati' in pubblico a Tehran davanti a migliaia di persone in
due separati eventi. Allo spettacolo sono stati invitati i corrispondenti
della stampa sia nazionale che estera. I cronisti riferiscono che
l'atmosfera era festosa come in un carnevale con i venditori di biscotti
che facevano i migliori affari.
   Tre condannati sono stati uccisi nella piazza Lavizan e due nella piazza
Azari. In ciascuna piazza si accalcavano oltre 5000 persone, comprendenti
migliaia di donne e parecchi bambini.  Gli spettatori erano arrivati per
prendere i posti migliori fin dalla notte precedente. I più intraprendenti
potevano godersi lo spettacolo arrampicati sui lampioni.  La folla, che
istericamente eccitata urlava "Allah è grande!," è stata contenuta da
centinaia di poliziotti che in piazza Lavizan  hanno fatto uso di gas
lacrimogeni.
   I disgraziati, sollevati lentamente da corde sostenute da piccole gru
sistemate su autocarri, hanno impiegato oltre cinque minuti per morire
asfissiati. Due di essi avevano dichiarato alla stampa la propria innocenza.


8) FORTISSIMA TENSIONE SULLE LAPIDAZIONI IN NIGERIA

Safiya Hussaini, divenuta quasi una star dopo l'annullamento della sua
condanna a morte per lapidazione, al centro di festeggiamenti a Roma,
cullando muta e beata sua figlia ha ricevuto il 9 settembre da Walter
Veltroni la cittadinanza onoraria della Città eterna. Il Colosseo si è
illuminato per lei. In una successiva conferenza stampa, Safiya ha parlato
brevemente. La sua dichiarazione, tradotta prima in inglese e poi in
italiano, è stata riportata così dalla stampa: "Ora che sono libera vorrei
pregare con tutte le forze che Amina venga risparmiata e chiedo al Sindaco
di Roma e alle altre autorità che si sono interessate al mio caso di
aiutare anche lei." L'Ambasciatore della Nigeria, Etim Jack Okpoyo, per la
verità, è apparso piuttosto spaventato dalla prospettiva che le pressioni
fatte per Safiya si ripetano per Amina Lawal.  "Abbiamo un processo in
corso - ha ricordato - che deve essere fatto in Nigeria per mantenere la
pace. Amina deve passare attraverso questo processo, ma speriamo che alla
fine ella sarà libera come Safiya." Ed ha aggiunto: "Vi prego, non scrivete
così tante lettere, non chiamate al telefono come avete fatto per Safiya.
Apprezziamo la vostra preoccupazione e vi diciamo che anche Amina sarà
libera un giorno o l'altro per grazia di Dio."
   Il caso di Amina Lawal condannata alla lapidazione per adulterio, di cui
abbiamo parlato nel numero 99, è perfettamente analogo a quello di Safiya
Hussaini ma la sorte di quest'ultima è sempre più  incerta.  Il caso Lawal
si affianca ad altri 3 casi di persone condannate a morte  in Nigeria negli
ultimi mesi in base al codice islamico della Sharia. Una coppia di amanti,
Ahmadu Ibrahim e Fatima Usman, sono stati condannati alla lapidazione per
adulterio nello stato centrale del Niger alla fine di agosto dopo che il
padre di lei, che è incinta, aveva presentato ricorso per motivi di
interesse contro una pena di cinque anni di reclusione. Sempre in base al
codice della Sharia, in maggio era stato condannato alla lapidazione tale
Sanusi Mohammed Baranda - che la difesa asserisce essere un minorato
mentale - per violenza carnale nei riguardi di una bambina di 9 anni.
L'appello per Baranda si è tenuto il 5 settembre ma la sentenza non è stata
annullata.
   Ormai tutti i commentatori guardano alle condanne alla lapidazione in
Nigeria come ad una aperta prova di forza degli stati poveri a maggioranza
musulmana -che lamentano lo scarso sostegno economico ricevuto da parte del
Governo centrale nigeriano - contro il presidente Obasanjo.
   Il caso di Amina, come quello di Safiya, ha suscitato grande scalpore:
per lei il 27 agosto Amnesty International ha presentato una petizione
sottoscritta da un milione di persone, vi sono stati energici  interventi
di governanti - tra cui il Presidente del Messico e il Primo Ministro
Norvegese - e dell'Unione Europea. Vi è stata perfino la minaccia di
boicottaggio - fortemente pubblicizzata dai media -  dell'Elezione di Miss
Mondo in programma per il 30 Novembre ad Abuja, capitale della Nigeria.
   Contro le orrende condanne a morte per lapidazione ha giocato anche la
particolare diffidenza con cui è visto il mondo islamico nel contesto della
"guerra al terrorismo." Le sentenze dei tribunali islamici non sono state
deplorate soltanto dagli attivisti per i diritti umani ma anche dai
neoconservatori e perfino da alcuni accaniti sostenitori della pena capitale.
   Il presidente Olosegun Obasanjo, i suoi ministri e sua moglie Stella,
assai imbarazzati, sono stati costretti a rilasciare alla stampa  numerose
dichiarazioni per rassicurare l'opinione pubblica mondiale sul fatto che
Amina non verrà mai lapidata. Tuttavia la condanna di Amina e quelle degli
altri tre individui sotto minaccia di lapidazione, rimangono in piedi.
   A sei mesi dalle elezioni il Presidente Obasanjo si guarda bene dal
preannunciare un intervento federale che vada al di là della concessione di
una buona difesa legale ad Amina (per altro a due settimane dalla
presentazione del nuovo appello nessun difensore si era ancora fatto vivo
dalla capitale). Anzi Obasanjo, in una intervista rilasciata nella seconda
metà di settembre, ha assicurato che: "Abbiamo la legge della Sharia nella
nostra Costituzione. La Sharia è sempre stata parte della nostra vita in
Nigeria."
   Speriamo che in futuro Obasanjo, una volta ottenuta la rielezione, si
dimostri più deciso nell'interpretare il ruolo che gli compete.


9)  DELAZIONE E RITRATTAZIONE NEL CASO DI ANTHONY GRAVES

Nell'articolo "L'assassino della porta accanto", pubblicato sul numero 98,
Bianca Cerri ci ha fatto un dettagliato resoconto del caso giudiziario di
Anthony Graves, condannato a morte per un orrendo omicidio plurimo, sulla
base della testimonianza fornita da un altro imputato per lo stesso
crimine, Robert Earl Carter. Quest'ultimo, a qualche settimana dalla
propria esecuzione, aveva poi ritrattato in una dichiarazione giurata la
sua deposizione contro Graves.
   Purtroppo, mentre tanto valore era stato dato alla sua testimonianza
iniziale, la ritrattazione di Carter non è stata neanche discussa.
   Pare assurdo che il sistema giudiziario americano non consideri con
estremo sospetto, e anzi sfrutti subito senza riserve, le testimonianze
contro presunti altri colpevoli fornite da criminali detenuti.
   Per fortuna ogni tanto i media attirano l'attenzione del pubblico su
questo problema. Proprio sul caso di Anthony Graves, si è tenuto il 4
settembre un dibattito televisivo in Texas (organizzato dalla NPR News, nel
corso della trasmissione All Things Considered). In questo dibattito sono
intervenuti lo stesso Graves (con una intervista registrata), l'avvocato
dell'accusa Charles Sebesta, una componente della giuria che condannò a
morte Graves, un esponente del Centro per le condanne ingiuste presso
Scuola di Legge dell'Università di Chicago, il Consigliere generale
dell'Associazione degli Accusatori del Texas e un compagno di carcere di
Carter.
   La reporter Janet Heimlich ha brevemente ricordato il crimine che nel
1992 provocò la morte di 6 persone, fra cui 4 bambini, che furono prima
accoltellate e poi bruciate. Il padre di una delle vittime, Carter, che
aveva riportato delle ustioni durante la strage, confessò la sua
colpevolezza e fece un patto con i suoi accusatori: egli coinvolse Graves
nell'omicidio e testimoniò contro di lui, ottenendo in cambio di non essere
interrogato sul possibile coinvolgimento nel crimine di sua moglie.
   Vickie Hansen, che fece parte della giuria, durante la trasmissione ha
dichiarato che Carter fu molto convincente nella sua testimonianza:
sembrava che egli si sentisse in dovere di rilasciare questa accusa contro
Graves per sistemare le cose con la sua coscienza, visto che, tra l'altro,
egli aveva partecipato all'uccisione di una sua figlia.
   Rob Warden, l'esponente del Centro che esamina le Condanne Ingiuste, ha
asserito che nessun giornale del Texas, nonostante tutte le possibili
pecche, prenderebbe per buona e pubblicherebbe una notizia basata sul
genere di informazione che i delinquenti usano per ottenere dei vantaggi
nelle aule dei tribunali. Il Centro a cui appartiene, esaminando i casi
degli oltre 100 condannati a morte negli Stati Uniti che sono stati
successivamente scagionati,  ha scoperto che nel 40 per cento di questi
l'accusa aveva ottenuto la condanna capitale utilizzando testimonianze di
altri criminali.
   Warden ha detto ancora che l'Assemblea Generale dell'Illinois che si
riunirà in novembre, vuole presentare una proposta di legge per ridurre
l'utilizzo di testimonianze provenienti da altri criminali nei casi
capitali. Si chiederebbe ai giudici di tenere udienze antecedenti al
processo vero e proprio per verificare la credibilità dei delinquenti
prima che testimonino.
   Negativa e fulminea è stata la reazione di  Rob Kepple membro
dell'Associazione degli Accusatori del Texas: "Non penso che questa sia una
buona idea", ha affermato. "In qualità di accusatore io raccolgo le prove
ovunque riesco ad ottenerne. Se qualcuno mi chiama dalla prigione e dice:
'Ehi, il mio compagno di cella mi ha appena detto di aver davvero stuprato
questa donna e di aver poi fatto finta di essere malato di mente per
cavarsela' - un caso, questo, che fra l'altro è reale - potete scommettere
che io userò quella testimonianza se posso verificarla e lascerò che sia
poi la giuria a valutarne la credibilità."
   La reporter Heimlich ha ribadito che però nel caso di Graves la
testimonianza di Carter è stata messa in forte dubbio, perché un paio
d'anni dopo il processo a Graves, Carter disse ai suoi compagni di prigione
che aveva mentito sul banco dei testimoni. Uno di coloro che sentì questa
ammissione fu il detenuto Kerry Cook, in seguito scagionato e liberato.
Cook è stato intervistato durante la trasmissione è ha confermato che la
dichiarazione di Carter coincideva con quanto Graves aveva sempre sostenuto.
   Successivamente Carter firmò una dichiarazione giurata, rilasciò delle
registrazioni video e diede varie disposizioni nel tentativo di scagionare
Graves. Nella dichiarazione finale che fece al momento dell'esecuzione,
Carter disse: "Sono stato io e io soltanto. Anthony Graves non ha avuto
nulla a che fare con il crimine. Ho mentito sul suo conto al processo".
   Vickie Hansen, la componente della giuria presente all'intervista ha
detto che, mentre a suo tempo era sicura al 100% della colpevolezza di
Graves, a questo punto si chiede se la giuria fece la scelta giusta.
   Tuttavia l'avvocato dell'accusa Sebesta ha lottato per impedire a Graves
di ottenere un nuovo processo, affermando, anche se non può provarlo, di
ritenere che la moglie di Carter, Cookie, fosse stata un terzo complice e
che Carter con la sua dichiarazione in extremis abbia tentato di evitare
che lei venisse perseguita.
   Anthony Graves sostiene che non si tratta più di innocenza o di
colpevolezza, ma soltanto di politica. "... Il sistema", sostiene Graves,
"si è ridotto a questo. Andare in aula e vincere le cause a tutti i costi,
ottenendo una condanna. Non è più una questione di innocenza." E Graves
sembra proprio avere ragione: i suoi sforzi per ottenere un appello sono
stati vani. La Corte d'Appello Criminale del Texas ha respinto la
ritrattazione di Carter dicendo che questa dichiarazione era in conflitto
con altre risultanze presentate al processo. Il caso è adesso in esame
presso la Corte Federale distrettuale. (Grazia)


10)  DELITTO E CASTIGO, ORDINARIA AMMINISTRAZIONE IN TEXAS

Nella seguente nota di agenzia (A.P. - 10/9/2002) viene riportata una
esecuzione 'qualsiasi' in Texas.
   Noi non vogliamo rassegnarci al fatto che orrendi delitti e orribili
castighi diventino fatti di ordinaria amministrazione, liquidati dalla
cronaca con un commento di routine, quasi che la ferita inferta dal
criminale sia riparata dalla sua esecuzione e in tal modo venga
ripristinata la normalità. Chi in Italia, in occasione di crimini di
particolare gravità - compiuti anche da minorenni - invoca l'inasprimento
delle pene e perfino la pena di morte, invece di cercare nel nostro modo di
vivere le radici della violenza, e di rimuoverle dalla società, non si
accorge di tendere verso il modello americano, cioè verso un futuro
squallido in cui crimini oggi rari potrebbero diventare usuali.
   "Giustiziato un uomo che uccise una anziana coppia. Con una lacrima che
attraversava la sua faccia, un uomo del nord est del Texas condannato per
aver violentato e ucciso a botte una donna di 66 anni, in una aggressione
in cui anche suo marito fu ammazzato, è stato giustiziato martedì sera. In
una breve dichiarazione finale, Tony Lee Walker ha detto addio ad un amico
in Svizzera, che ha chiamato Diego, e ad una persona in Inghilterra che ha
chiamato Fiore Selvaggio: "Vi amo e non vi dimenticherò mai." "E alla mia
famiglia - ha aggiunto trattenendo il pianto - nulla." Quando i veleni
hanno cominciato a fluire, Walker ha recitato il Padre Nostro. Arrivato
alle parole "Venga il tuo regno" si è fermato. Ha guardato il cappellano
che stava ai piedi del lettino e ha detto: "Cappellano, aiutami." Il
cappellano ha continuato a dire la preghiera mentre Walker ha ansimato e
sputato diverse volte. Quando il prigioniero ha smesso di respirare, una
lacrima è rotolata dal suo occhio destro ed ha attraversato la faccia. E'
stato dichiarato morto alle 18 e 16', 8 minuti dopo l'inizio dell'infusione
dei farmaci. In una dichiarazione scritta, Walker si è detto addolorato per
il crimine e ha chiesto alla famiglia delle vittime se loro potevano
'trovare nel cuore il perdono per me, se non possono, comprendo' (...)."


11)  AMERICA LETALE: UN LIBRO ECCEZIONALE DI BIANCA CERRI

E' uscito a fine settembre il libro: "America letale" scritto
appassionatamente in solo otto mesi da Bianca Cerri. Bianca è riuscita a
fissare per iscritto una grande quantità di storie, di sentimenti, di
passioni di cui si è fatta carico - a prezzo di un notevole stress - in
questi anni in cui è stata in contatto con tanti condannati a morte negli
Stati Uniti. L'opera di Bianca ci parla della vita e della morte di uomini
e di donne che solo in pochi casi sono riusciti a sfuggire dal "sofisticato
sistema di produzione di morte che ha trasformato in un gesto banale
l'uccisione di un essere umano." Ma dalle sue storie, da un'infinità di
fatti, di date, di nomi, emerge una denuncia politica e sociale chiara e
tagliente. Bianca entra in particolare risonanza con i detenuti
'irriducibili' che, ribellandosi in continuazione, non hanno concesso mai
nulla al 'sistema', neanche la facoltà di ammazzarli in modo ordinato,
silenzioso e tranquillo. Qualcuno potrà giudicare "America letale" un libro
esasperato, di 'estrema sinistra'. Qualcuno potrà contestare delle
inesattezze conseguenti alla stesura velocissima del libro, al difficile
riordino del materiale, alla traduzione di una grande quantità di documenti
autentici, di lettere spesso scritte in un americano scorretto e con una
grafia incerta. Riteniamo tuttavia necessario che tutti coloro che sono
impegnati sul fronte abolizionista prendano atto di questa opera, ricevano
questa testimonianza. Lo stile è vivace, il libro è coinvolgente: si fa
leggere con progressivo interesse.
In libreria: Bianca Cerri: "America letale" - Derive Approdi, settembre
2002, pagg. 215 - * 13.


12)  AIUTIAMO KENNETH  ACQUISTANDO IL SUO LIBRO DI POESIE !

Kenneth Eugene Foster Jr. è un giovane afro-americano ora venticinquenne,
rinchiuso dal 1997 nel braccio della morte. Si stava specializzando in
Psicologia e stava cercando di aiutare alcuni giovani, recuperandoli dalle
strade, quando fu coinvolto in un omicidio compiuto da un ragazzo nero che
Kenneth aveva accompagnato in macchina. Ci fu un diverbio, una
colluttazione e uno sparo. Il bianco ucciso era figlio di un noto avvocato
di Austin ed anche Kenneth finì condannato a morte, benché si trovasse a
bordo della sua auto ad oltre 25 metri dal luogo dell'incidente.
   In carcere Kenneth è riuscito a superare la frustrazione iniziale e il
desiderio di reagire con violenza ed ha intrapreso un cammino spirituale
che lo ha portato ad analizzare con umiltà se stesso e la sua vita.
   Ora egli spera di riuscire ad ottenere un nuovo processo, grazie
all'aiuto di una brava avvocatessa.
   Occorrono però mezzi finanziari per nuove indagini.
   Kenneth ha scritto numerose poesie, che sono state raccolte in un libro,
dalle quali traspare la sua anima e la sua personalità ricca di sentimento.
Ha dedicato queste poesie ai suoi nonni, che definisce i migliori genitori
del mondo, alla sua figlioletta di 7 anni, che egli ama appassionatamente,
ad alcuni suoi amici più cari e, sorprendentemente, ai sostenitori della
pena di morte. Infatti costoro gli hanno permesso di combattere nella
tribolazione contro la rabbia che voleva sopraffarlo, di ritrovare il suo
io e la sua anima. Queste le sue parole: "Vi ringrazio di essere stati la
mia avversità, che io ho vinto."
   Paolo Scanabucci, socio del Comitato, è da anni corrispondente di
Kenneth. Insieme a Tiziana Riva ha pubblicato in italiano le sue poesie che
ora sono disponibili in una raccolta intitolata "Gli occhi della
tribolazione". L'offerta per questo piccolo libro è libera, bastano anche 5
Euro a copia. Tutti i proventi derivanti dalla vendita andranno interamente
a Kenneth per aiutarlo nella sua difesa legale. (Grazia)
   Vi invitiamo a chiedere il libretto a: Paolo Scanabucci - Via Esino
145/C - 60020 Torrette Di Ancona oppure, via e-mail, al suo indirizzo:
p.skanna at libero.it
Le offerte 'pro Kenneth' dovranno essere versate sul c.c. postale 45648003
intestato al Comitato Paul Rougeau, Viale Pubblico Passeggio, 46, 29100
Piacenza, ricordandosi di precisare la causale.
Un grazie di cuore da parte di Kenneth!


13)  FIRMATE LA PETIZIONE DI ANTHONY

Charles Anthony Nealy, nero condannato a morte in Texas, si proclama
innocente e lotta con tutte le sue forze per scampare alla morte di stato.
Inasprito dalla sua tremenda esperienza è entrato in conflitto - a torto o
a ragione -  con i suoi avvocati.  Anthony critica fortemente anche le
organizzazioni abolizioniste. Se le sue critiche ci appaiono ingenerose,
dobbiamo tener conto che molto spesso la situazione di isolamento e di
stress fa perdere ai detenuti del braccio della morte una visione
realistica del mondo fuori dal carcere... e li mette in rotta di collisione
con persone ed organizzazioni che potrebbero dare loro qualche aiuto.
Anthony, tramite la socia Francesca Gemma, prega di pubblicare questo suo
appello in cui - tra l'altro -  ci chiede di sottoscrivere una petizione da
lui indirizzata ai Parlamentari perché si interessino del suo caso
( http://www.anthonynealy.com/petition.htm  )

Il mio nome è Charles Anthony Nealy, e ho bisogno del tuo aiuto. Sono stato
condannato per un crimine che non ho commesso e sono nel Braccio della
Morte nello stato del Texas. Provengo dalla Contea di Dallas, dove si è
tenuto il mio processo; questo processo fu notato dal quotidiano Dallas
Morning News come "il più rapido processo di condanna a morte nella storia
del Texas".
   Sfortunatamente, ho incontrato avvocati d'ufficio che semplicemente mi
hanno consegnato all'accusa. Sono un Afro-Americano, e questi avvocati di
fatto aiutano l'accusa a sbarazzarsi dei potenziali giurati Afro-Americani.
Il mio avvocato ha aiutato l'accusa a scegliere una giuria di soli bianchi.
Mi ero dichiarato "non colpevole", e anche se le prove mostravano
chiaramente che io non fossi colpevole, sono stato accusato e condannato a
morte.
   Il testimone dello Stato diede la stessa descrizione parecchie volte; e
questa descrizione venne trasmessa in tutti i notiziari locali. Questi non
mi scelse da alcuna lista dopo parecchi tentativi, mentre al banco
descrisse una persona che non mi somigliava affatto, quando fu interrogato
su come facesse a sapere che fossi io la persona indagata per aver commesso
il crimine, affermò che "mentre erano all'aeroporto l'investigatore
dell'accusa aveva detto che il tipo che aveva sparato sarebbe stato
nell'aula giudiziaria". Infatti il testimone in aula mi indicò come una
delle persone coinvolte nel crimine.
   Le implicazioni qui sono serie. Io ero l'unica persona nera nell'aula
giudiziaria. Gli avvocati nominati dalla Corte non hanno seguito nessuna
delle informazioni che avrebbero potuto provare la mia innocenza senza
alcun dubbio. In questo momento sono senza un avvocato e non mi è permesso
di presentare ricorso alla Giurisdizione Federale [...]
   Lo stato ha giustiziato i ritardati mentali, i minorenni e sì, anche
alcuni che sono stati dichiarati innocenti dopo l'esecuzione.
Contrariamente alla credenza popolare, molti dei gruppi o delle
organizzazioni che avrebbero potuto aiutarmi si sono semplicemente
sviluppate in entità politiche. Quelle che vedete sono organizzazioni come
la NAACP e la Urban League che individuano e scelgono particolari casi
nazionali e li usano solo per dar maggior valore al loro nome. [... Con] i
milioni di dollari che queste organizzazioni raccolgono, un'assistenza
legale potrebbe facilmente essere fornita alla gente povera che loro
sostengono di rappresentare. Ma loro non lo fanno e, come ho constatato,
non rispondono mai alle lettere che chiedono loro aiuto.
   Io non ho il supporto di attori famosi. Io non conosco alcuna persona
ricca, e ovviamente non posso dipendere dal sistema giudiziario americano
perché è formato da politici che basano le loro decisioni sull'ideologia
dei partiti, invece che su ciò che è giusto secondo la Costituzione.
   Se non riuscirò a trovare un avvocato propenso a volersi occupare del
mio riesame di legittimità, io sarò legalmente ucciso dallo stato del
Texas. E così io ti chiedo di aiutarmi in qualunque modo possibile. Un sito
web è stato creato per me da alcuni splendidi amici in Inghilterra e in
questo sito ci sono molte informazioni riguardo la mia situazione, e ancor
più importante, c'è una petizione che può essere firmata on-line. Ti chiedo
per favore di entrare nel mio sito Web e di firmare la petizione e di
divulgare il più possibile questa informazione. So che molte persone non
hanno un computer, e così ti chiedo di mandarmi una lettera in cui si
chieda di approfondire il mio caso in modo che io possa presentarla al
Membro del Congresso al quale ho chiesto di incontrarmi. Mi piacerebbe
ricevere delle lettere di sostegno da tante persone - e se me ne darete il
permesso - inoltrerò alcune di queste lettere alle persone in Gran Bretagna
che si occupano del mio sito web. [...]
   Per favore se c'è una qualunque cosa che tu possa fare per aiutarmi, i
tuoi sforzi saranno enormemente apprezzati. Ti ringrazio per il tempo che
mi dedichi e che Dio possa benedirti.
Charles Anthony Nealy #999289 - Polunsky Unit, 3872 FM 350 South -
Livingston - Texas, 77351 (USA)
Indirizzo Web:  www.anthonynealy.com


14)  AVETE LETTO "IL TRITACARNE" ?

Karl Louis Guillen ha 35anni e da 13 è in prigione in Arizona. Conseguito
l'annullamento della sua condanna a morte, ha avuto una pesante pena
detentiva. Ora cerca di dimostrare la sua innocenza. Karl è uno dei due
milioni di cittadini americani attualmente detenuti, e come tanti altri,
non avendo potuto pagarsi un avvocato e non avendo conoscenza dei propri
diritti civili e legali, è stato condannato ad una pena ingiusta o
ingiustamente severa. Tra gli abolizionisti è noto un libro autobiografico
scritto da Karl tre anni fa nel braccio della morte: "Il Tritacarne". E' un
libro forte, pieno di vita, di sofferenza e di sentimenti, ma anche di
riflessioni sulla società,  in cui l'autore ha voluto riversare con
crudezza gli estremi esasperati della sua vita caotica e sfortunata, il
turpiloquio, il sesso, l'amore, l'amicizia e la violenza.
   Elisabetta Menini ci ha inviato la seguente recensione del Tritacarne,
che volentieri pubblichiamo.

Il libro inizia con la descrizione dell'arresto dell'autore, continua con
una vivida e dettagliata cronaca della vita in carcere e spiega i motivi
economici e politici della massiccia incarcerazione dei cittadini americani
nelle "fabbriche della prigione", la ricchissima e redditizia industria
carceraria, dove i diritti umani e civili sono totalmente ignorati, per non
parlare dei sentimenti, dell'umanità, dell'integrità degli individui, che
vengono regolarmente e metodicamente distrutti. L'autore fa continui
flashback, passando dalla sua adolescenza in collegio agli abusi dei
secondini del carcere, dalla naja in Corea ai suicidi in carcere,
ripercorrendo tutta la storia della sua vita, scritta in un momento in cui
sembrava che l'unico epilogo potesse essere il lettino per l'iniezione
letale. In cui il fatto stesso di scrivere era l'unica via d'uscita dal
continuo rumore di scarponi dei secondini sul metallo, dai miseri pasti,
sempre più magri, passati dall'amministrazione carceraria, dallo sconforto
di sapere che l'avvocato d'ufficio è, potenzialmente, il proprio peggior
nemico, di non potersi permettere niente di meglio e di dover assistere
impotente alla valanga di menzogne che si sono abbattute, e si abbatteranno
come un terremoto sulla propria vita.
   Eppure il libro di Karl non è un libro di disperazione, non è un urlo
angoscioso, sembra piuttosto un ottimo racconto poliziesco, si visualizza
come un film d'azione, i personaggi si delineano vividi sia nelle buie e
puzzolenti celle che nelle assolate highway, intrecciano i propri dialoghi
e azioni con un ritmo trascinante; spesso ci si dimentica che la storia è
una storia vera, ancora in attesa di un finale e che Karl l'ha scritta
oltre che per se stesso - anzi soprattutto - per farci conoscere quella che
è la terribile realtà nascosta sotto la patina scintillante di buonismo del
cosiddetto paese della libertà.
   Il Tritacarne è un libro scritto con l'anima, col cuore, coi denti, con
un naturale e avvincente istinto letterario e si conclude con una
struggente poesia di addio e un invito  ad "agire contro il sistema e
contro quei politici la cui ipocrisia minaccia gli ideali fondamentali
della giustizia stessa" e con l'immagine di Bill Clinton che passeggia in
piazza Tien An Men dieci anni dopo il massacro.

   Il Tritacarne è uno strumento prezioso di testimonianza e di denuncia
per tutti coloro che lottano contro la pena di morte, è preceduto da una
presentazione del vice presidente di Amnesty International Marco De Ponte e
da una prefazione di Massimo Carlotto; è edito dalla Multimage e per averlo
si può telefonare allo 055 580422, inviare un e-mail a turquet at dada.it o
richiederlo a:  www.umanisti.it/karl
   La traduzione in italiano e la pubblicazione del libro, curata dal
Comitato per la Difesa di Karl Louis Guillen e i cui proventi vanno
totalmente all'Autore affinché possa pagarsi un avvocato decente, ha già
prodotto un grande risultato: la commutazione della condanna a morte in una
pena di 20 anni (Karl dovrebbe uscire il 15 agosto 2013). Per ulteriori
informazioni sul caso: www.umanisti.it/karl


15) QUANTI STRACCI BIANCHI PER OTTENERE ALMENO UNO STRACCIO DI PACE?

In un momento come questo non possiamo disinteressarci del tema della pace.
Infatti, come abbiamo osservato più volte, tra guerra e pena di morte ci
sono forti legami. Sia perché la logica e la pratica della guerra
costituiscono un ostacolo formidabile per il rispetto e per il progresso
dei diritti dell'uomo, sia perché l'abolizione della pena di morte acquista
un significato preciso se vista come il primo passo per ottenere
l'eliminazione a tutti i livelli della violenza nei rapporti fra gli esseri
umani.
    Pertanto ci fa piacere rilevare che l'appello contro la guerra
dell'associazione umanitaria Emergency ha avuto un insperato successo: nel
giro di qualche settimana ha raccolto circa 200 mila adesioni. Da molti
soci ci è arrivato il semplice ed incisivo testo intitolato "Fuori l'Italia
dalla guerra" (vedi www.emergency.it ) con l'invito a pubblicizzarlo, cosa
che abbiamo fatto nei limiti del possibile a titolo personale.
   Ora, con l'ovvia precisazione che non si tratta di un'iniziativa
ufficiale del Comitato Paul Rougeau ma dell'inoltro di una proposta che
ciascun socio può valutare autonomamente, vi informiamo della campagna "Uno
straccio di pace" che è il prolungamento visibile dell'appello di
Emergency. Scrive dunque Gino Strada:
   "Siamo convinti - e ne abbiamo ogni giorno nuove conferme - che la
grande maggioranza dei nostri concittadini sia contraria alla guerra, in
particolare alla nuova guerra contro l'Iraq che è ormai all'orizzonte.
   Per rendere visibile questa "opinione pubblica" che crediamo trascurata
e oscurata da molti giornali e televisioni, chiediamo un gesto, una
testimonianza: appendere stracci bianchi, bandiere di pace, alle finestre e
ai balconi delle nostre case e dei luoghi di lavoro ma anche annodare un
piccolo straccetto bianco al polso, alla borsetta, allo zaino, alla
bicicletta, al guinzaglio del cane: ovunque sia visibile.
   Uno straccio di pace è un modo semplice per far sapere che vogliamo
trovare nuove forme di stare insieme, nuovi modi per risolvere i problemi
che non siano la violenza, il terrorismo, la guerra.
   O riusciamo a tenere "Fuori l'Italia dalla guerra" o non sarà possibile
neppure tenere la guerra fuori dall'Italia.
   E' un impegno che vi chiediamo, è la prima di tante iniziative che,
insieme con altre organizzazioni, vi proporremo per i prossimi mesi.
   Tenere l'Italia fuori dalla guerra è davvero nelle nostre mani."

Invitiamo i soci che esporranno straccetti bianchi sulle loro auto,
biciclette, porte, finestre, borse, zainetti... a COMUNICARCI il NUMERO di
straccetti esposti (via e-mail o al nostro indirizzo postale). Per quanto
ci riguarda ci impegniamo a comunicare tra un mese ad Emergency il TOTALE
raggiunto. Crediamo infatti che se si renderanno noti al pubblico, tramite
Emergency e altre organizzazioni, risultati QUANTITATIVI anche parziali
dell'iniziativa, le persone si sentiranno più incoraggiate ad aderirvi.
Forse è un sogno, ma pensate a intere città invase da stracci bianchi, in
barba ai giornali che tacciono!!! (Grazia)


16)  NOTIZIARIO

Arabia Saudita. Furono torturati due occidentali sospetti dinamitardi. Il
canadese William Sampson e l'inglese Alexander Mitchell furono condannati a
morte in Arabia Saudita nell'ottobre 2001 per aver partecipato ad un
attentato con un'auto bomba che uccise un uomo il 17 novembre 2000.
Sostengono di essere innocenti, hanno confessato ma poi ritrattato.  Due
loro appelli sono stati respinti. E' atteso in queste settimane il responso
della Corte Suprema Reale sull'ultimo ricorso presentato in luglio.
L'avvocato difensore ha fatto trapelare il contenuto del ricorso in cui si
dice cha la loro confessione  seguì un periodo di 10 giorni di veglia
forzata, le mani e i piedi legati, con pugni in faccia e nel corpo, con
sospensioni a testa in giù e bastonature nelle piante dei piedi, con
minacce di rappresaglia nei riguardi dei familiari se non avessero
confessato.

California. Sentenza contro il divieto di accesso dei detenuti ad Internet
tramite i pen pal. La Corte federale distrettuale di San Francisco,
accogliendo un ricorso dell'Unione Americana per le Libertà Civili (ACLU),
ha ordinato all'Amministrazione carceraria di ritirare un'ingiunzione che
proibiva ai detenuti di usare indirettamente Internet per corrispondere con
persone al di fuori del carcere. La Corte ha sentenziato che
l'Amministrazione carceraria non ha fornito convincenti prove che vi
fossero ragioni di sicurezza per vietare ai detenuti l'esercizio del
diritto costituzionale alla libera espressione. All'inizio di settembre,
dopo la lettera ultimativa dell'ACLU alle autorità carcerarie dell'Arizona
(v. n. 98), al stessa ACLU e tre associazioni che sostengono i detenuti
(CCADP, CUADP, SPR) hanno avviato formali procedimenti legali contro lo
Stato dell'Arizona chiedendo che la legge HB2376 del 2000, che impedisce di
riportare i casi dei condannati a morte in Internet, venga dichiarata
incostituzionale.

Cina. Esentati dalla pena di morte due minorenni. All'inizio di settembre
si è appreso che il 27 agosto due giovanissimi, Liu e Song, appartenenti a
una banda che ha dato fuoco ad un café Internet provocando la morte di 25
persone, sono stati condannati al carcere a vita. Per loro non è stata
chiesta la pena di morte in quanto sono minorenni. Una ragazza complice ha
avuto una pena di 12 anni e un tredicenne è stato mandato in un carcere
minorile.

Filippine. Sospese tutte le esecuzioni. Anche in settembre nelle Filippine
è proseguita l'alternanza di decisioni pro e contro la pena di morte (v. n.
99). Il 30 settembre il Ministro degli Esteri Blas Ople ha comunicato agli
ambasciatori dell'Unione Europea che la Presidente ha sospeso tutte le
esecuzioni capitali dal momento che il Congresso sta esaminando la
possibilità di abolire la pena di morte.

Giappone. Eseguite due impiccagioni in segreto. Il 18 settembre sono state
eseguite in segreto in Giappone le impiccagioni di Yoshiteru Hamada e
Tatsuya Tomoto suscitando la viva indignazione del Consiglio d'Europa nel
quale il Giappone ha lo status di Osservatore. Il presidente dell'Assemblea
parlamentare del Consiglio d'Europa, Peter Schieder, ha dichiarato tra
l'altro: "...I 44 stati membri del Consiglio d'Europa si oppongono
inequivocabilmente alla pena di morte. Quale Osservatore
dell'Organizzazione il Giappone è chiamato a condividerne i valori e i
principi fondamentali. A giugno l'Assemblea ha chiesto al Giappone di
istituire una moratoria delle esecuzioni [...] pena la messa in discussione
dello status di Osservatore. Queste esecuzioni dimostrano che il Giappone è
determinato ad ignorare tale richiesta."

Kentucky. Minorenne all'epoca del delitto potrebbe essere salvato dalla
Corte Suprema. Essendo giunto al termine di un lungo e complesso iter
giudiziario, Kevin Nigel Stanford, che ora ha 40 anni, rischia l'esecuzione
a breve per un omicidio con stupro e rapina commesso all'età di 17 anni.
Sul suo caso vi è anche una storica sentenza della Corte suprema federale
del 1989 che giudicava non incostituzionale l'esecuzione di persone che
avevano 16 o 17 anni all'epoca del delitto. Un robusto movimento che si
batte per la salvezza di Stanford spera che 'l'evoluzione degli standard di
decenza' recepita in una nuova sentenza della Corte Suprema federale lo
possa salvare.

Myanmar. Condanne a morte per tentativo di golpe. Nei paesi dittatoriali la
pena di morte ha una precisa funzione: serve per scoraggiare e
possibilmente eliminare gli avversari politici. Il 26 settembre un
tribunale speciale ha condannato a morte in Myanmar (Birmania) il genero e
tre nipoti dell'ex dittatore Ne Win, accusarti di un tentato golpe. Ne Win
che ha ora 91 anni ed è agli arresti domiciliari, andato al potere con un
colpo di stato nel 1962, aveva governato con pugno di ferro il paese fino
al 1988 quando le dimostrazioni del movimento per la democrazia lo
indussero a dimettersi, poco prima che un gruppo di militari occupasse a
sua volta il potere con un colpo di stato.

New York. Giuliani si offre come boia. In un suo libro uscito il primo
ottobre, Rudolph Giuliani, personaggio politico assai discusso, decretato
dall'opinione pubblica eroe nazionale per l'impegno profuso come Sindaco di
New York in occasione degli attentati dell'11 settembre 2001, scrive che
sarebbe felice di fungere da boia nell'eventuale esecuzione di Osama Bin
Laden. Ha raccontato che Bush il 14 settembre 2001 gli aveva chiesto che
cosa potesse fare per lui. In quella occasione, Rudoph Giuliani chiese di
essere nominato boia.

Texas. Si cerca di rimuovere alcuni ostacoli per un equo processo a Calvin
Burdine. Il 19 settembre la Giudice Joan Huffman ha ceduto alle pressioni
dei colleghi ed ha spostato al 3 marzo l'inizio del secondo processo contro
Calvin Burdine. La data precedentemente fissata dalla Huffman, con soli tre
mesi di anticipo, era il 7 ottobre cosicché la nuova avvocatessa di
Burdine, Danalynn Racer, non avrebbe fatto in tempo a consultare gli atti
(v. n. 99). Ricordiamo che Danalynn Racer difende gratuitamente Calvin
Burdine dopo che la Giudice Huffman si è rifiutata di nominare come
difensore d'ufficio l'avvocato Rober McGlasson che ha patrocinato il
condannato negli ultimi anni. Contro i rifiuti di posporre il processo e di
nominare McGlasson, l'ACLU ha intentato un'azione legale a metà settembre.
In conseguenza dell'azione dell'ACLU il Giudice federale David Hittner ha
ordinato alla Huffman di spiegare i motivi per i quali non intende nominare
McGlasson. Se non lo farà, Hittner chiederà un intervento della Corte
federale distrettuale.

Usa. Ashcroft vuole controllare anche gli uffici statistici giudiziari. Gli
enti istituiti dal Congresso per monitorare la criminalità, il Bureau of
Justice Statistics e il National Institute of Justice - che in precedenza
svolgevano in modo del tutto indipendente le loro ricerche - dopo
l'emanazione della legge antiterrorismo detta Atto Patriottico USA
nell'ottobre 2001, vengono controllati in modo sempre più pressante dal
Ministro della Giustizia Ashcroft e da personaggi da lui nominati creando
il malcontento dei ricercatori e fondate preoccupazioni per l'indipendenza
e la validità scientifica dei dati sulla criminalità raccolti, elaborati e
diffusi dagli uffici.

Usa. Bocciate dal Senato le nomine di due giudici federali
ultraconservatori. La Commissione Giustizia del Senato si è rifiutata di
ratificare le nomine, decise da George W. Bush di due giudici
ultraconservatori nelle corti federali. Tali giudici, Charles Pickering,
ricusato in marzo e Priscilla Owen bocciata in settembre, pur essendo stati
protagonisti di uscite discutibili nel corso della loro carriera,
promettevano di essere fedeli interpreti dell'ideologia della Casa Bianca.
George W. Bush, che si è detto "veramente deluso" dalle ricusazioni,
raccogliendo enormi fondi per la prossima campagna elettorale, vuole
assicurarsi una maggioranza repubblicana al Senato e soprattutto la nomina
di senatori 'leali' nei suoi riguardi.


ADERISCI AL COMITATO !!!
 Il Comitato Paul Rougeau riesce ad aiutare e sostenere i condannati a
morte, ad organizzare iniziative e a promuovere la cultura abolizionista
solo grazie all'azione dei suoi aderenti. Per migliorare il nostro lavoro
occorrono NUOVI ADERENTI.
   Le spese sostenute vengono pagate con le quote associative versate da
ciascuno di noi. I soci in regola con la quota annuale hanno diritto alla
ricezione della versione cartacea del Foglio di collegamento.
   Le quote associative annuali sono le seguenti:
Socio Ordinario   *  25
Socio Sostenitore *  50
Socio Giovanile (fino a 18 anni
o a 26 anni se studente)  *  15
Abbonamento al bollettino cartaceo(non soci) * 15
   L'edizione e-mail del bollettino è gratuita per soci e simpatizzanti,
richiedetela a: prougeau at tin.it
   Per aderire al Comitato Paul Rougeau scrivici una lettera (o un e-mail a
prougeau at tin.it) con una  breve autopresentazione e con tuoi dati:
indirizzo, numero di telefono e, se posseduti, indirizzo e-mail e numero di
fax.
   Le quote associative devono essere versate sul  c.c.p. n.  45648003,
intestato a: Comitato Paul Rougeau, Viale Pubblico Passeggio 46, 29100
Piacenza, specificando la causale.
   Responsabile dei contatti con i soci è Loredana Giannini (Tel. 055 474825).
   Il nostro indirizzo postale è: Comitato Paul Rougeau C.P. 11035, 00141
Roma Montesacro.
Dalla redazione: il Foglio di collegamento di norma viene preparato
nell'ultima decade di ogni mese.  Pertanto chi vuole far pubblicare
articoli, appelli, notizie, comunicati, iniziative, lettere o riflessioni
personali deve far pervenire i testi in tempo utile a un membro del
Consiglio Direttivo o, preferibilmente, inviare un mail a  prougeau at tin.it

Questo numero è stato chiuso l' 1 ottobre 2002