p.c. L'insostenibile pesantezza della repressione



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Date sent:      	Tue, 27 Nov 2001 21:14:41 +0100
From:           	El Paso
Subject:        	documento


L’insostenibile pesantezza della repressione

E' sotto gli occhi di tutti il progressivo inasprimento e allargamento 
del controllo sociale, che col passare degli anni si dota sempre più di 
nuovi strumenti e di nuovi metodi. 
Oggi ci troviamo nella condizione in cui non è più il solo poliziotto a 
svolgere mansioni di controllo (pedinamenti, appostamenti, etc.) e 
repressione ma gli sono state affiancate altre figure, che potrebbero 
essere, ad esempio, un dipendente della Telecom o delle poste. 
Il controllore di turno è stato inoltre dotato di strumenti 
tecnologicamente avanzati come microspie, rilevatori satellitari, 
microfoni direzionali, telecamere che lo aiutano sempre di più nel 
suo schifoso lavoro. 
Un posto di rilievo in questa opera di controllo e repressione lo 
occupano anche i mass-media che, attraverso l'accanimento 
periodico su determinate notizie, spianano la strada a tutte quelle 
leggi che attaccano sempre più violentemente le già misere libertà 
individuali, ricoprendo così un vero e proprio ruolo di avanguardia del 
meccanismo repressivo. 
Come non notare, infatti, che l'eccessiva attenzione mediatica su un 
particolare fenomeno "criminale" precede sempre l'applicazione di 
ulteriori leggi restrittive. 
Un esempio potrebbe essere il martellamento operato un po' di 
tempo fa sulla questione della pedofilia. Si era arrivati al punto che 
sembrava che nessun bambino potesse più uscire da solo perché 
orde di pedofili assatanati invadevano le strade di mezzo mondo. La 
risposta dello stato non si fece attendere: poliziotti alle uscite delle 
scuole, nuove leggi su intercettazioni telematiche, ostracismo sociale 
con tanto di nomi pubblicati sui giornali. 
Poi di punto in bianco siamo diventati tutti terroristi, in special modo 
subito prima, durante e dopo il G8 di Genova, ed ecco le leggi che 
prevedono l'allungamento a 24 mesi delle indagini preliminare e 
della custodia cautelare, la proposta di applicare il 41 bis (carcere 
duro) ai condannati per reati di terrorismo, le perquisizioni a tappeto 
in tutta Italia per arrivare poi all'esecuzione di Carlo Giuliani a 
Genova. 

Se questo fenomeno era già di per se preoccupante, lo scenario che 
si propone e si prospetta in quest'ultimo periodo è a dir poco 
apocalittico. 
Infatti ai nostri cari governanti è piovuta dal cielo un ricca manna, 
sotto forma di aerei, che ha dato loro la possibilità di avviare una 
nuova campagna di terrore globale che prevede l'utilizzo massiccio 
di leggi speciali, arresti indiscriminati per tutti quelli che hanno un 
colore della pelle diverso dal bianco e quindi sospetti, ulteriori 
restrizioni della libertà personale e, ciliegina sulla torta, l'inizio di una 
guerra santa (del bene sul male) che avrebbe addirittura lo scopo di 
combattere e sconfiggere il così definito "terrorismo mondiale". 
Adesso con il timore psicologico indotto all'opinione pubblica di 
ulteriori attentati e del bioterrorismo a base di antrace, hanno 
praticamente carta bianca per permettersi di massacrare migliaia di 
afghani o di fare qualsiasi porcata senza nessun tipo di impedimento 
politico e sociale. 
Infatti tutti coloro che non si allineano al modello economico 
occidentale e, conseguentemente, al suo sistema, vengono 
considerati terroristi e vengono combattuti con ogni mezzo. 
Di fatto a tal scopo la politica repressiva messa in atto contro chi si 
ribella a questo stato di cose si allarga, intensifica e accomuna, in 
questo momento storico, a quella contro il "musulmano terrorista" 
(vedi le dichiarazioni di Bush e dello stesso Berlusconi). 
Questa ennesima guerra di espansione imperialista, camuffata, 
come abbiamo già detto, da lotta internazionale contro il "terrorismo 
mondiale", nell'evolversi degli eventi viene sempre più ad assumere 
connotati razzisti nel momento in cui identifica qualsiasi musulmano 
come seguace di Bin Laden (vedi le indagini attualmente in corso sui 
partecipanti o promotori delle varie organizzazioni religiose 
islamiche sui territori internazionali). 
Guerra religiosa e culturale quindi che, in effetti, malamente cela le 
reali mire di interesse economico e militare. 
Tutti sappiamo che le aberrazioni del regime talebano nei confronti 
della popolazione afghana erano in atto prima del famoso 11 
settembre senza che ciò disturbasse nessuno. Siamo tutti coscienti 
del fatto che un eventuale regime guidato dall'Alleanza del Nord non 
migliorerebbe di certo le condizioni culturali, economiche e politiche 
di questo popolo. Così come sappiamo che Bin Laden e i Talebani 
sono stati finanziati ed armati dall'America nel periodo della guerra 
afghana contro l'Unione Sovietica: quindi essi stessi erano in un non 
lontano passato, complici e uomini del potere americano. Quello 
stesso potere che ancora oggi applica la pena di morte in nome 
della giustizia dell'etica e della morale cristiana, che ammazza 
migliaia di civili iracheni da più di dieci anni, che supporta e trae 
profitti economici dall'industria delle armi in svariati conflitti mondiali, 
non ultimo quello israeliano-palestinese. 
Quello stesso potere che, alla faccia della tanto sbandierata e civile 
libertà democratica, vieta (addirittura!) l'ascolto di canzoni contro la 
guerra. Quello stesso potere che non si differenzia da nessun altro in 
quanto avente le stesse bieche mire di accentramento, di dominio e 
di ricchezza, fautore di leggi economiche per cui intere popolazioni 
vengono affamate e/o sterminate da epidemie causate da 
sperimentazioni farmaceutiche. Leggi regolate da organizzazioni 
mondiali governative non riconosciute come terroriste ma che in 
realtà lo sono pienamente, come per esempio il WTO o l'OMS. 
Ed il potere, in questo preciso momento storico, ha necessità di 
rafforzarsi militarmente, politicamente, culturalmente ed 
economicamente in modo globale e territoriale e di incrementare 
misure di controllo atte anche a garantire l'incolumità, l'impunità e la 
tranquillità di chi detiene il potere: troppe conflittualità, troppo 
dissenso, troppa merce in sovrapproduzione. 

Ecco quindi che la guerra dell'Occidente nei confronti dei pericolosi 
terroristi islamici serve, parallelamente ed in maniera evidente, a 
giustificare tutte quelle azioni repressive, presentate all'opinione 
pubblica come necessarie per sedare la paura dell'attacco terrorista, 
anche contro i ribelli "nostrani". 
L'opposizione a questi due "fenomeni" rappresenta il pilastro su cui 
si basa l'attuale sistema repressivo occidentale, che anche grazie 
all'utilizzo del terrore sociale generalizzato, crea le condizioni per la 
promulgazione di leggi sempre più liberticide. 
Le nuove leggi contro il terrorismo internazionale, infatti, nascondono 
la volontà di applicare le stesse a qualsiasi forma di dissenso 
radicale interno ad ogni stato. 
Come prima accennato, per dare libero corso all'attuazione di leggi 
come quella di cui sopra, viene utilizzato lo strumento mediatico che, 
attraverso la diffusione continua ed assillante di messaggi pseudo-
culturali e sociali, tende a sottolineare ed esaltare la giustezza della 
superiorità della civiltà occidentale rispetto a tutte le altre. 
La paura del terrorista, o degli attacchi biologici, crea nell'opinione 
pubblica una forte richiesta di sicurezza che viene prontamente 
accontentata con una massiccia militarizzazione del territorio (è 
recente la notizia che 4000 militari saranno impiegati per sorvegliare 
obiettivi "sensibili" quali musei, aeroporti, ambasciate, uffici postali, 
etc.) con l'installazione di centinaia di telecamere nelle città e anche 
con l'utilizzo massiccio di leggi speciali. 
Questo metodo ha accelerato ed esasperato un processo già in atto 
che viene portato avanti dalla magistratura e dai reparti speciali della 
polizia e dei carabinieri (Ugicos, ROS) attraverso l'utilizzo 
dell'articolo 270 (associazione sovversiva), ed ultimamente con i 
nuovi 270 ter e quater. 
Molti di noi, infatti stanno vivendo sulla propria pelle le conseguenze 
di questo metodo inquisitorio. Centinaia di anarchici e comunisti 
sono indagati e molti processi sono in corso. Altre inchieste 
aleggiano sulle nostre teste, non ultima quella portata avanti dalla 
procura di Milano nei confronti di decine di anarchici accusati di 
appartenere all'organizzazione "Solidarietà Internazionale" che ha 
rivendicato varie azioni in appoggio alla lotta contro il FIES (regime 
di carcere duro spagnolo). 
Ci sono stati anche vari arresti, come ad esempio a Milano, dove tre 
comunisti sono stati arrestati per aggressione a dei fascisti il 25 
aprile scorso, a Roma dove altri tre sono stati arrestati con l'accusa 
di aver compiuto vari attentati alle sedi D.S. durante la guerra in 
Kosovo e ultima una compagna anarchica a Bergamo accusata 
anch'essa di aver compiuto attentati. 
Tutto ciò avviene anche con l'avallo e la collaborazione di una parte 
di quel movimento che dichiara di combattere questo sistema: il 
famigerato movimento dei vari Social Forum che a tutti gli effetti 
ricopre il ruolo di controllore e mediatore, o almeno ci prova, di tutte 
quelle forme spontanee di dissenso radicale e rivoluzionario. 
Insomma una vera e propria nuova polizia che bisogna combattere 
con la stessa determinazione con cui si combatte quella vecchia. 
Il tentativo, chiaro e lampante, è quello di accerchiare ed isolare, per 
colpire più facilmente, tutte quelle realtà che si oppongono in 
maniera radicale al processo politico ed economico in atto. 

E noi non possiamo rimanere in silenzio. La nostra risposta deve 
essere quanto più immediata ed incisiva possibile, tenendo ben 
presente che l'apparato repressivo è costituito da persone e strutture 
contro cui è possibile opporsi. 
Non possiamo agire in maniera meramente difensivistica, in quanto 
perderemmo gran parte del nostro tempo a rintuzzare gli attacchi 
repressivi senza, così, potere esprimere i nostri contenuti. 
Bisognerebbe agire in maniera attiva e netta con lo scopo di rendere 
sempre più incisiva la nostra lotta. 
Per questo proponiamo e auspichiamo uno sviluppo e una crescita 
dei rapporti interpersonali tra i compagni e tra le varie realtà che 
permetterebbero di sviluppare, in maniera sempre più forte il nostro 
modo di agire e altresì ci permetterebbero di dotarci di quegli 
strumenti pratici e teorici che possano aiutare la nostra lotta.


gruppo anarchico per l'azione diretta globale 
individualità anarchiche romane

Napoli, 27/11/01


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Giorgio Ellero 
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