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Protesta a RaiSport su Ocalan
- Subject: Protesta a RaiSport su Ocalan
- From: "francesco" <ultrared at libero.it>
- Date: Thu, 18 May 2000 14:17:39 +0200
----- Original Message ----- From:francesco To:raisport at rai.it Cc:pck-diritti at peacelink.it Sent:Thursday, May 18, 2000 1:45 AM Subject:I: protesta Spett.le Redattore, Durante la telecronaca di Arsenal-Galatasaray, finale di coppa UEFA, in onda su Raitre il telecronista, Stefano Bizzotto, ha riferito di un episodio riguardante Abdullah Ocalan, che come tutti sanno è prigioniero politico in Turchia. Con un tono scherzoso ha fatto riferimento alla sua richiesta di una televisione in carcere per vedere la partita, e lo ha definito come "capo del movimento terrorista curdo". Sento di esprimere la mia ferma protesta e la più viva indignazione circa il fatto che, davanti a milioni di persone, si bollino delle persone col termine di "terrorista": è infatti noto a tutti, tranne forse a chi ha scelto per mestiere quello di informare, che Amnesty International ha denunciato la sistematica violazione dei diritti umani nel sistema istituzionale, giudiziario e carcerario di quella Turchia che definisce "terrorista" chiunque si batta contro di esso; è noto a tutti che le stesse istituzioni italiane hanno dovuto, benché in grave ed irreparabile ritardo, riconoscere i presupposti dell'attribuzione dello status di rifugiato politico allo stesso Ocalan; è noto a tutti che persino le istituzioni della Comunità Europea, di solito più attente alle ragioni monetarie che ai diritti umani, stentino a riconoscere la Turchia come proprio membro in considerazione della situazione di brutale repressione di milioni di "terroristi" curdi nel Kurdistan turco, ecc. Tutto questo è stato incomprensibilmente dimenticato e semplificato con un disonorante appellativo appioppato a chi si è battuto contro quel sistema, che da tempo ha escluso l'opportunità di metodi violenti per rispondere alla sistematica e violenta oppressione del regime turco, e che forse avanzava la richiesta della televisione (se è vera...) con ben altri intenti che quella di "godersi" la partita, come è stato abilmente insinuato: intenti tuttavia subito comprensibili a chi, non certo grazie alla "corretta" informazione radiotelevisiva, per altri versi conosce, anche solo un poco, le vicende di quel paese. E' stigmatizzabile il comportamento di chi irresponsabilmente non si rende conto di ciò che comporta il proprio lavoro, e non sente neppure il bisogno di correggersi o almeno di avanzare il dubbio su di una possibile diversa lettura di ciò che avviene. Se ciò è accaduto, può senz'altro attribuirsi, se non ad un intento provocatorio di disinformazione, ad una ostentata incompetenza e scorrettezza del professionista che, se consapevole di conoscere poco della materia di cui parlava, sapendo di non star parlando al bar, poteva anche avere la sagacia di stare zitto e continuare a parlare di pallone; e la Rai (ma questa è speranza ancora più vana) di ristabilire la verità dei fatti, di correggere il suo avventato ed ignorante dipendente e di adoperarsi per evitare che in futuro popoli interi, i loro movimenti di liberazione ed i loro esponenti siano così gratuitamente ed ingiustamente infamati. Cordialità. dott. Francesco Fanizzi - Monopoli (Ba)
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