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lettera di Karl e novita'
- Subject: lettera di Karl e novita'
- From: "Olivier Turquet" <turquet at dada.it>
- Date: Thu, 18 May 2000 16:58:52 +0200
- Priority: normal
Ciao a tutti, agli amici della lista di karl vorrei ricordare i due milioni di detenuti in America e i 3500 condannati a morte in attesa di esecuzione. Molti di loro, come Karl, probabilmente sono innocenti e non hanno la possibilita' di difendersi. Stiamo sempre lavorando perche' Karl abbia i soldi necessari ad assumere un avvocato decente e per diffondere, attraverso il suo libro e queste mail, la conoscenza di quello che e' la piu' grande vergogna del sistema giudiziario americano - il massiccio imprigionamento dei propri cittadini per interesse economico - la negazione dei diritti umani in nome del dollaro! Buone notizie: da giugno il tritacarne sara' nelle librerie di tutta italia! una buona occasione per rilanciare le iniziative del Comitato: aspettando dunque vostre notizie vi trascriviamo qui sotto l'ultima lettera ricev uta da Karl. un saluto a tutti Daniela & Olivier Comitato per Karl Guillen e la Giustizia negli USA http://www.pegacity.it/cultura/sistampi/karl/ -------------------------------------------------------- Il punto nel quale la distinzione cambia ... Io sono sette-sette-sei-uno-quattro. Mia designazione attuale: detenuto. Mi sono ritrovato inavvertitamente prigioniero nel sistema giudiziario americano, e in quanto tale sono a carico di chi paga le tasse. Su grande scala gravo il mondo con la mia stagnazione forzata. La mia casa è una scatola quadrata di otto piedi, e i miei vicini sono una mescolanza di insani, o ci stanno per diventare. Non potendo lasciare mai questa recinzione di cemento e acciaio, il mio corpo si è evoluto. Vedo le mie ossa avvolte in viticci verdi, e sono accecato dal sole, per quanto ho avuto solo due occasioni in sette anni su cui basare questa teoria. Il mio sistema interno rifiuta l'acqua, la base della vita, ma i miei carcerieri medicano e consolano, assicurandomi che sto bene. Sono un prodotto da un milardo di dollari l'anno e il vergognoso catalizzatore di milioni di lavoratori: avvocati, giudici, poliziotti, amministratori carcerari, senatori, legislatori, industrie edilizie, industrie di computers, dottori, industrie farmaceutiche e ogni i tipo di lavoro interlacciato alla crescente industria americana delle prigioni. La loro esistenza deriva dalla mia cattività, non dalle mie azioni, perché non esistono i crimini su cui sono basate le sentenze che mi hanno condannato a 26 anni e a 18 anni e nove mesi. C'e' poco da meravigliarsi che tali abusi prosperino durante i processi, l'indagine di polizia e l'impacchettamento del prodotto umano. Sicuro, crimini vengono commessi, ci sono vittime, ci sono innocenti, e c'e' la colpevolezza. Ma siamo tarpati dalla nostra creativita' legislativa e giuridica che rinchiude i nostri concittadini, che pianta altri semi per la prossima raccolta fiscale di tasse. Molti di coloro che approdano dietro i cancelli di acciaio e cemento sono quelli capitati nella carta moschicida della opulenta industria giuridica americana, dove le porte scolastiche sono sostituite da nuove scintillanti porte di celle, e dove invece di ricevere insegnamento e riabilitazione riceviamo e generiamo istituzionalizzazione. Non e' difficile ritrovarsi negli ingranaggi del tritacarne, dove con ogni comoda valutazione il governo trova molti e vari metodi per acquisire il prodotto. C'e' un interesse nazionale nel tenermi in prigione, che permea e corrompe la giustizia reale che vorremmo servire. La dicotomia e' complessa. Senza l'industria delle prigioni il monopolio di miliardi di dollari andrebbe perso, ma fronteggiare questa bestia vorrebbe dire affrontarne i denti per raggiungerne la gola e stringere al cuore il mostro. Crimine o punizione, riabilitazione o istituzionalizzazione, repressione o insegnamento, vendetta o perdono. Le scelte in genere sono chiare, a volte infangate dai dibattiti politici o dalle lacrime delle vittime. Ma la maggior parte delle voci sono cieche alle ingiustizie che trascendono gli occhi velati da processi e appelli, perché si fermano allo stadio iniziale. All'arresto, quando i resoconti sono sostenuti da bugie. All'accusa, dove il pubblico ministero porta accuse molto più severe che l'effettivo crimine o intento. Quando il difensore arriva alle fasi preliminari del processo possono essere state richieste decine, o centinaia, di anni di pena. Questi processi sono l'arma usata da ogni pubblico ministero in America per colpire i non-cosi'-colpevoli o anche gli innocenti nelle grinfie della pena concordata. Tutti questi "crimini" spariscono, si dissolvono nell'aria sottile una volta che il patto e' fatto, come se non fossero esistiti. E qualche volta non lo erano. Guai a chi rifiuta il patteggiamento, perche' non c'e' coscienza in questo gioco, dove la classe media dei pubblici ministeri controlla la vita delle classi inferiori o sfortunate, e dove i giudici sono spesso tenuti fuori dal giro fino al processo, o finche' sono costretti da alleanze elettorali o favori a prendere decisioni che raramente riflettono il senso della giustizia. E' stato dimenticato quello che e' effettivamente il giorno e la notte in una prigione, e in questa sottile ignoranza i giudici distribuiscono anni come giorni, decadi come anni, e morte come ai cristiani nel primo secolo a Roma. Questi stessi giudici sono stati forzati a diventare politicanti per essere rieletti, e in queste acque si sono corrotti, concedendo favori ai donatori delle loro campagne elettorali, spesso unioni di pubblici ministeri e altri squali con le proprie agende. Io sono su un altra strada ancora, in via di costruzione, dove uno vive ma non lascia, esiste ma non respira. Ma la strada percorsa non e' la strada presa. Io sono un esausto ostinato viaggiatore, fuggente dall'incubo della morte, che scappa dagli occhi marrone scuro di mio padre che li ha fissati su di me in uno scuro mattino estivo nel 1988. Ho toccato la sua guancia, troppo tardi per fermare la morfina che ha usato per volare via dal cancro che consumava il suo corpo. E questo volo io l'ho osservato svolgersi ma mi ha lasciato l'anima scavata, lo spirito pesante. Quel conforto che posso aver dato mi ha lasciato esausto, impedito, ciecamente smarrito - guidato dal fato crudele- nelle trappole del sistema giudiziario americano. La mia carne e' stata lacerata e il mio cervello malmenato, in questi anni e anni di confino solitario. La mia pelle non sa cosa sia un contatto, e ho perso memoria di ogni connessione con gli esseri umani, sia fisicamente che spiritualmente. Il mio futuro e' un immenso deserto, incerto, sempre piu' vago mentre passano gli anni. Le mie mani sono state spezzate per meno parole di queste, mentre la giustizia volta i suoi ciechi occhi, ma io devo continuare a combattere finche' la follia o la morte mi bloccheranno la gola e spegneranno la mia voce. Indosso le cicatrici di centinaia di battaglie, e ogni giorno mi sveglio al suono della morte che affila la sua falce. Animali vagano intorno, i loro versi e gemiti infettano la mia forza mentale. A ogni momento che passa le speranze di grazia mi stuzzicano, un fantasma che non appare ne' parla, ma esiste, in forma di appelli e accordi post processuali. E ancora lo stato e il governo federale cercano di potare via queste illusioni, in nome dell'economia. La giustizia sia dannata per il 5-15 percento degli esseri umani innocenti che sono diventati il prodotto della vera industria delle prigioni che spinge e stringe i politicanti marionette. Mi confondo nello sciame dei non garantiti. Mi lancio senza rete senza paura come i miei ragionamenti. Io semplicemente chiedo cosa hanno coloro fuori da questi box di ferro e cemento? E' la paga settimanale che e' cosi' cara, e la pace cosi' dolce, da essere acquisita al prezzo di catene e eventi impressionanti, prigione e politici ubriachi del potere dato dai frutti dell'assolutismo. Il mio nome e' Karl Louis Guillen, ma nessuno mi ha chiamato col mio nome in dodici anni. Sono prigioniero per crimini per i quali non e' mai esistita prova del loro accadere. Ne' potevano esistere. Un giorno, dicono, potro' essere rilasciato di nuovo nel mucchio, e con le mie cicatrici e invisibili lividi sembrarvi spaventevole, vi chiedo pazienza, perche' non posso sapere se questa insanita' potra' essere fermata, o evitata. Se da questa tomba di roccia nascessi di nuovo, saro' purificato dal fuoco dell'inferno che ho attraversato, non avro' paura, perche' le mie ali avranno gia' affrontato il piu' spaventoso uragano, e gia' sentito, con ogni comando, le funi di migliaia di lacci sul mio spirito. Mi chiamano "il peggio dei peggiori", "mostro", "stupido", "frivolo" e "il "rifiuto della societa", anche se non ho li mai combattuti o minacciati. Ma questo atteggiamento tiene coloro che servono i maestri, l'industria delle prigioni, in buono spirito, con uno scopo e un nemico, al di la' del fatto che siamo uno e lo stesso. Esseri umani. Sono stato marginalizzato con milioni di altri, che non abbiamo visto il punto indicato dal sistema giudiziario americano. La liberta' non e' libera, ne' facile da mantenere, per gli errori commessi nella usurpante natura umana di governare, di cercare altro potere. Comunque una tale evoluzione deve essere monitorata con vigilanza prima che raggiunga il punto nel quale la distinzione cambia, da giustizia a ingiustizia, da polizia a stato poliziesco, da liberta' a fascismo. Karl Louis Guillen # 77614 ASPC-EYMAN-SMU II P.O. Box 3400 Florence AZ 85232 - 3400 USA
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