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(Fwd) Istanbul, XI 2002: resoconti d'esperienza vissuta




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Subject:        	Istanbul, XI 2002: resoconti d'esperienza vissuta
Date sent:      	Tue, 14 Jan 103 11:11:31 +0000


                                   Istanbul, XI 2002: resoconti
                                   d'esperienza vissuta

L' Associazione ?Verso il Kurdistan? di Alessandria, che da anni
svolge una intensa attivita' di sostegno alle vittime della
repressione in Turchia (gli "Affidi", o "Adozioni"), si e' resa
protagonista, nel mese di novembre 2002, di un Viaggio-Delegazione in
Turchia, di cui si riporta qui di seguito la Relazione: "Viaggio in
Kurdistan, Viaggio nei Diritti. Resoconto del viaggio degli 
affidatari
alessandrini a Istanbul: 15.11.02-19.11.02". Gli affidatari
alessandrini che hanno effettuato tale viaggio a Istanbul (si': il
Kurdistan e' anche ad Istanbul, in seguito alla massiccia emigrazione
interna provocata dalla sistematica distruzione dei villaggi kurdi
operata dal Regime) sono alcuni dei cittadini che da anni
intrattengono relazioni di affido a distanza con i detenuti
incarcerati in Turchia per motivi politici e di opinione, o meglio,
per lo piu' con le loro famiglie, in quanto private (a causa
dell'imprigionamento del capofamiglia) di ogni mezzo di sostentamento
economico. Ma l'affido a distanza non e' solo sostegno economico,
bensi' anche relazione interpersonale e spesso di amicizia, tra
famiglie italiane e famiglie kurde, relazione che si nutre di un
continuo scambio epistolare, e ora anche di questi viaggi, preziose
occasioni di incontri e di colloqui, utilissimi sia per rinsaldare i
vincoli di amicizia e di comunicazione, sia per avere un quadro
aggiornato e documentato di quanto sta accadendo oggi in Turchia. E'
in funzione di questa duplice valenza, di testimonianza umana e
personale, e di informazione socio-politica, che la Relazione di
questa Delegazione viene qui proposta ai lettori della Kurdish 
Mailing
List.

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Verso il Kurdistan - Onlus - Alessandria
Viaggio in Kurdistan

Resoconto del viaggio degli affidatari alessandrini a Istanbul

15.11.02 -  19.11.02

Hanno partecipato:

Franco Casagrande, Mara Mayer, Lucia Giusti, Paolo Nano, Antonio
Olivieri 

Rapporto da Istanbul

Il viaggio in Turchia della delegazione di ?affidatari?, organizzata
dall?associazione "Verso il Kurdistan", si è svolto come previsto dal
15 al 19 novembre. La delegazione, composta da Franco Casagrande,
Lucia Giusti, Mara Mayer, Paolo Nano e Antonio Olivieri, si è
incontrata con le famiglie ?in affido? e con varie organizzazioni
democratiche, raccogliendo molte drammatiche testimonianze sulla
situazione attuale e una ricca documentazione fotografica. 

In queste pagine il loro resoconto dell?esperienza vissuta.

??I militari volevano che diventassimo 'guardiani del villaggio' 
(cioè
kurdi collaborazionisti), ma noi non abbiamo accettato - ci racconta
Muhsine Ozhan, una rifugiata che incontriamo al Göç-Der,
l'Associazione profughi di Istanbul. - Allora l'esercito ha occupato
il villaggio per quindici giorni, ha evacuato la popolazione e ha
incominciato a bruciare case, animali, alberi da frutto... Abbiamo
perso tutto. Durante l'incendio della nostra casa, siamo scappati e
siamo venuti qui a Istanbul: in una grande metropoli è più facile
nascondersi".

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"Dopo la distruzione del nostro villaggio siamo scappati nella città
di Mardin, con i nostri tre bambini - racconta Hamdiye Belge sempre 
al
Göç-Der. - Mio marito è stato arrestato e trattenuto in carcere per 7
anni, perché accusato di essere un simpatizzante del Pkk. Per tutti
questi anni ho pulito case e fatto piccoli lavori negli atelier. Ora
mio marito è fuori dal carcere, ma è molto ammalato e non riesce a
trovare lavoro. In primavera torneremo al nostro villaggio, anche se 
è
ridotto a un ammasso di macerie. Siccome il governo non fa la
ricostruzione e neppure ci aiuta economicamente, ci accampiamo nel
villaggio con le tende: così possiamo fare i lavori nella campagna e
allevare il bestiame. Ma i terreni intorno sono pieni di mine e di
bombe messe dall'esercito. Abbiamo inoltrato un appello affinché il
governo ripulisca almeno la zona dalle mine, ma non siamo stati
ascoltati".

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Kotranis è un villaggio distrutto in provincia di Hakkari: qui 
insieme
alle case sono bruciati anche 148 cavalli e 48.000 pecore. Tayyar
Yasar del Göç-Der è stato arrestato ed è in prigione per aver
dichiarato che quelle distruzioni erano opera dei soldati.

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Eva è una giovane e bella ragazza, bruna,con gli occhi neri. E' 
uscita
di recente dal carcere femminile di Sivas. La incontriamo nella sede
del Tuad, l'associazione dei familiari dei detenuti politici di
Istanbul attiva dal 1996. Ci dice: "Ho scontato 9 anni e 6 mesi di
carcere, con l'accusa di essere simpatizzante del Pkk. In quella
prigione erano rinchiuse anche molte minorenni". E parla del dramma
dei prigionieri politici: il governo sta trasformando le carceri tipo
E in carceri tipo F, con celle da uno a tre detenuti, con l'obiettivo
di isolare i carcerati. Nello sciopero della fame contro le carceri
tipo F sono già morti 101 detenuti della sinistra turca, nella quasi
totale indifferenza del mondo."Le luci in cella sono sempre accese, 
ci
sono irruzioni continue della polizia - racconta Mustafà Caliskan,
presidente del Tuad di Istanbul. Suo fratello è stato condannato a 18
anni e mezzo di carcere per motivi politici, torturato più volte, è
tuttora rinchiuso nella prigione di Umranye.

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Hanin Sen di Mersin, una bella donna vestita nel suo abito
tradizionale, ha fatto venti ore di viaggio in pullman per
incontrarci. Ha un marito in carcere, condannato a 36 anni per motivi
politici, che soffre di una rara malattia della pelle che gli copre 
il
corpo di piaghe, ma non riceve le cure di cui ha bisogno. Hanin ha 
due
figli. L'ultima si chiama Newroz, perché è nata il 21 marzo di 10 
anni
fa, il primo è Ismail di 13 anni. Vive a Mersin in una casa d'affitto
e lavora saltuariamente nella coltivazione e raccolta delle arance.
"La vita è molto difficile, ma siamo obbligati a vivere" conclude
rassegnata.

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Un ragazzo si fa avanti e ci mostra l'orecchio tumefatto per una
bastonata ricevuta dai guardiani del carcere di Diyarbakir: da allora
non sente più nulla e sta sempre male. Dopo il carcere avrebbe dovuto
svolgere il servizio obbligatorio di leva per 18 mesi in Kurdistan, 
ma
ha fatto obiezione di coscienza. Sono numerosi in Turchia gli
obiettori che sfidano repressione e carcere rifiutando il servizio
militare.

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Queste e altre storie drammatiche, di prigioni e di pulizia etnica,
hanno ascoltato le famiglie alessandrine della nostra delegazione
incontrando le famiglie dei profughi e dei detenuti politici in
affido, ma anche le associazioni della società civile e i partiti
democratici.E' stata raccolta una ricca documentazione fotografica su
come i profughi, accampati in tende tra le rovine della case
bombardate, riprendono a coltivare la terra e ad allevare il bestiame
nei villaggi distrutti e disseminati di mine e bombe inesplose (che
loro raccolgono tanto che ci hanno portato un vasto campionario da
vedere e toccare con mano!...). Nell'incontro tenuto nella sede del
Göç-Der, abbiamo appreso che la direttrice dell'associazione, Sefika
Gorbuz, insieme a Mehmet Baruf, sociologo dell'Università di 
Cukurova,
è stata denunciata con l'accusa di separatismo, per la ricerca
effettuata sulla migrazione forzata in Turchia, una ricerca 
finanziata
dalla Provincia di Alessandria, il cui testo tradotto in italiano sta
per essere pubblicato a cura dell'Ics (Istituto per la cooperazione
allo sviluppo) pure di Alessandria.Cattive nuove anche dalla Ihd,
l'Associazione per i diritti umani: Eren Keskin, l'avvocata che 
dirige
l'associazione, sta subendo una valanga di procedimenti e di attacchi
personali per le sue divulgazioni in Europa in ordine ai diritti 
umani
e alle violenze sulle donne in Turchia: è stata sospesa dalle sue
funzioni di avvocato per un anno, e interdetta dall'incontrare i
propri assistiti in carcere. Inoltre, Kiraz Bicici, attuale 
presidente
Ihd di Istanbul, è stata denunciata con l'accusa di vilipendio allo
stato, per un'intervista rilasciata su  Media Tv.Altri incontri sono
avvenuti con il segretario generale del Kesk (sindacato a base 
kurda),
Mustafà Avci, con Sevgi Gögçe, segretaria delle donne del Kesk, che
fra l'altro aveva partecipato al congresso Cgil di Rimini, e con il
presidente del partito filokurdo Hadep di Istanbul, l'avvocato Dogan
Erbas, membro del collegio difensivo di Oçalan. Con loro gli 
argomenti
sono stati: le recenti elezioni vinte dal partito islamista Akp, una
sorta di Dc turca con tendenze fortemente neoliberiste; le 
prospettive
di ingresso della Turchia nell'Unione europea; e la preparazione 
della
guerra anglo-americana  contro l'Iraq nella quale la Turchia dovrebbe
svolgere il ruolo di testa di ponte.

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Concludiamo con il commento di una di noi, la fotografa Mara Mayer,
che ha visitato la baraccopoli di Ayalma: "Ma come fa un paese del
genere ad aspirare a entrare in Europa? Ho visto il campo profughi di
Ayalma, alla periferia di Istanbul, dove vivono rifugiati e profughi
kurdi in condizioni di estrema povertà e precarietà, 1500-2000 
persone
senz'acqua potabile, senza cibo né medicine, con i bambini che non
vanno a scuola per fare i lustrascarpe e gli ambulanti per le strade
di Istanbul. Hanno solo tanta dignità che a noi, che abbiamo
decisamente molto, dovrebbe insegnare qualcosa".

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a cura dell?associazione Verso il Kurdistanversoilkurdistan@libero.it

Per informazioni: 335/7564743 (Antonio)

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Allegato 1

IL SINDACATO KESK

Incontro con Mustafà Avci, segretario generale del Kesk e Sevgi 
Gögce,
segretaria donne Kesk

Il sindacato Kesk, sindacato dei dipendenti pubblici, è nato in
Turchia nel 1995, ha 100.000 iscritti ed è suddiviso in 11 categorie.

Le donne rappresentano il 44% degli iscritti e il 28% della sua base 
è
di etnia kurda. Il kesk mantiene rapporti con tutti i sindacati
europei.

La crisi economica

Le cause della grave crisi economica che ha investito il Paese sono
state dettate dalle politiche del Fondo Monetario Internazionale, dal
costo della guerra civile sopportato nel Sud-Est anatolico e dalla
Guerra del Golfo del ?91, a cui ha fatto seguito l?embargo.

Per far fronte alla crisi, il Governo ha richiesto un ulteriore
prestito di 16 miliardi di $ al F.M.I., che però sta ponendo
condizioni capestro.

I costi della crisi si sono così tradotti in aumento del numero dei
disoccupati che oggi sono 9 milioni (più 2 milioni all?inizio della
crisi), i salari sono praticamente bloccati contro un aumento 
costante
dei prezzi di beni e servizi (se prima uno stipendio di un impiegato
valeva 400$, oggi ne vale 250).

La guerra

C?è il rischio di una nuova devastante guerra in Iraq, contro la 
quale
il sindacato Kesk si oppone fermamente. 

Il primo dicembre, a Istanbul, si è tenuta una grande manifestazione
contro la guerra.

Le organizzazioni sindacali in Turchia

Quattro sono le organizzazioni sindacali in Turchia:

KESK (dipendenti pubblici)	Iscritti dichiarati   400.000
TURK-IS (nazionalista)	Iscritti dichiarati   600.000
HAK-IS (islamista)	Iscritti dichiarati   300.000
DISK (sinistra moderata)	Iscritti dichiarati   150.000

Solo con il Disk esistono rapporti comuni.
Gli impiegati in Turchia sono 1.500.000, ma in questa cifra sono
compresi poliziotti e militari. Se calcoliamo che per 300.000 di loro
è vietata l?iscrizione al sindacato (militari e poliziotti), se ne
deduce che il Kesk, nel settore pubblico, rappresenta, in termini di
iscritti, il 30% degli addetti. Per il futuro Kesk si pone 
l?obiettivo
di raggiungere i 700.000 iscritti, ovvero il 60% della forza lavoro
del pubblico.

La confederazione Kesk è divisa in 11 categorie:

-	EGITIM-SEN (sindacato insegnanti) 200.000 iscritti. Tra gli
insegnanti non è presente il sindacato nazionalista, né quello
islamista -	SES (sindacato della sanità): 50.000 iscritti -	BES
(sindacato della stampa) : 40.000 iscritti -	TUM BEL SEN (sindacato
dei dipendenti pubblici): 28.000 iscritti -	YAPI YOL SEN (sind.
addetti alla costruzione di strade): 11000 iscritti -	HABER SEN
(sindacato dei giornalisti): 8. 000 iscritti -	ESM: dati iscritti non
disponibili -	KULTUR SEN (sindacato cultura e spettacolo): dati
iscritti non disponibili -	DIVES: (dati iscritti non disponibili)
-	BTS: (dati iscritti non disponibili) -	TAR IM ORIC SEN (sindacato
addetti all?agricoltura): dati iscritti non disponibili

Il finanziamento al sindacato avviene con il sistema della trattenuta
percentuale in busta paga che si aggira intorno ai 4 milioni di Lire
turche (2.5 _). Lo stipendio di un insegnante è di 600 milioni di 
lire
turche mensili (350 _), ma l?affitto si porta via oltre un terzo 
dello
stesso (si aggira intorno a 250 milioni di lire turche, pari a 156 
_).

A differenza dei settori privati, per i dipendenti pubblici, non
esiste in Turchia il diritto di sciopero. Nonostante ciò, si fanno
rivendicazioni e si organizzano grandi manifestazioni: Kesk ha
richiesto al Governo un aumento del 40% dei salari (raggiungimento di
un miliardo di lire turche), ma la risposta è stata negativa.

Il 17 ottobre 2002 c?è stata una grande astensione dal lavoro (seppur
illegale), con cortei e manifestazioni in tutta la Turchia: ci sono
stati 20.000 arresti, tra cui il segretario generale del Kesk, che ci
sta parlando. Il sindacato Kesk è sottoposto a continue repressioni,
incarceramenti, chiusura di sedi. Questo è dovuto al fatto che nel
Kesk sono organizzati molti kurdi, per cui la repressione contro le
manifestazioni è più forte.

Il Kesk ha un motto che è così riassumibile:
lottare-lottare-lottare/resistere-resistere-resistere.

I progetti

I sindacalisti del Kesk hanno avviato dei progetti di collaborazione
con altri sindacati europei. Ad esempio, insieme al sindacato tedesco
DGB, è stata avviata una ricerca sulle condizioni dei giovani
lavoratori in Turchia.

Un altro progetto riguarda l?avvio di corsi di lingua kurda,
autorizzati dal Parlamento con le riforme del 3 agosto, i cui costi
sono però totalmente a carico dei partecipanti. Cinque sono le città
individuate per l?apertura dei corsi: Diyarbakir, Mersin, Urfa,
Istanbul, Izmir. Per l?avvio di tali corsi sono richiesti
finanziamenti e sottoscrizioni alla solidarietà internazionale.

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Allegato 2

IL PARTITO HADEP (Partito della Democrazia del Popolo) 

incontro con Erbas Dogan, presidente di Hadep - Istanbul

L?Hadep è l?unico partito legale filo-kurdo che alle recenti elezioni
in Turchia ha raccolto il 6,2% dei voti. Il partito è composto, per 
il
90% da kurdi.

Negli ultimi anni molti kurdi sono immigrati ad Istanbul: si
ipotizzano cifre di 1.500.000-2.000.000, forse 3.000.000 di profughi.
A Istanbul, la formazione Dehap (nata dalla fusione di Hadep, Enep e
Sdp) ha ricevuto il 6% dei consensi (alle precedenti elezioni l?Hadep
avevav totalizzato il 4% dei voti). C?è da calcolare che molti kurdi
non hanno potuto votare perché non hanno un indirizzo fisso, cioè si
spostano continuamente.

C?è una grande burocrazia che sovrintende ogni cosa: per poter votare
i cittadini residenti devono risultare iscritti alle liste elettorali
delle proprie circoscrizioni. C?è un tempo limitato, pari a 20 
giorni,
per effettuare tale verifica ed, eventualmente, per iscriversi. C?è
poi un altro problema: la gente che ha lo stesso indirizzo da dieci
anni non ha controllato se i propri nomi sono iscritti regolarmente
nell?elenco circoscrizionale e così si sono trovate delle sorprese!

Fino all?ultimo il Governo ha sostenuto che Dehap non poteva
partecipare alle elezioni: l?autorizzazione è arrivata a sole due
settimane dal voto! La stampa e i media hanno molto

propagandato il partito islamista AKP, ma non si è scritto quasi 
nulla
su Dehap. L?immagine di Hadep è di un partito separatista e kurdo.
Anche per questo l?Hadep ha costruito la coalizione tra Dehap con gli
altri due partiti turchi, per rompere l?isolamento. Inoltre, il
Governo ha disposto il finanziamento pubblico per la campagna
elettorale di quei partiti che alle passate elezioni avevano superato
la soglia del 7%: nulla pertanto è stato riconosciuto ad Hadep. 

Il successo dell?islamista AKP è dovuto al fatto che si è presentato
sulla scena politica come una nuova speranza per il popolo. Per 
alcuni
versi è stato anche fortunato: si è trovato una soluzione già pronta
sul problema di Cipro; ora intravede qualche speranza di risolvere
pacificamente la questione della guerra all?IRAQ; infine si profila 
la
possibilità di entrare in Europa.

In questa formazione politica ci sono molti punti di vista diversi.
Non si tratta di un vero e proprio partito islamico: è un po? come è
stata da noi la vecchia Democrazia Cristiana, che cercava di
comprendere tutto. L?islam è solo una facciata; il partito 
rappresenta
un?anima islamista moderata che gli U.S.A. utilizzano contro
l?integralismo. Al fondo, c?è un programma economico fortemente
neo-liberista. Non si prevede, invece, nessuna apertura per quanto
riguarda amnistia, ritorno dei profughi e democratizzazione del 
paese.

ABDULLAH OCALAN

?Di recente alcuni passi sono stati fatti: l?abolizione della pena di
morte è stata un passo gigantesco, insperato e inspiegabile fino a
pochi anni fa? ? ci dice Erbas Dogan ? ?Si aprirà una grande campagna
a livello mondiale per la liberazione di Ocalan, il ?nostro Mandela
Kurdo?. ?Ma in Turchia bisogna aspettare un po?. Noi abbiamo bisogno
di tempo? ? conclude ? ?perché il tempo fa la gente più saggia?.

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Allegato 3

PROGETTO IHD

Per la prima volta in Turchia c?è una biblioteca sui Diritti Umani
aperta al pubblico. Si trova nel locale sottostante l?attuale sede di
IHD. Il progetto deve essere ampliato: l?IHD ha acquistato uno 
stabile
in una zona centrale di Istanbul per realizzare, su più piani,
biblioteca, caffetteria, luogo d?incontro e centro di documentazione
sui Diritti Umani. E? certamente un progetto valido, ma anche molto
ambizioso: per farlo vivere c?è bisogno di materiali di
documentazione, ma soprattutto servono soldi per completarne la
realizzazione. A questo progetto hanno già dato l?adesione molte
associazioni europee, per l?Italia, anche la nostra.


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