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Su don Vitaliano Della Sala e Giovanni Sarubbi



Sul n. 90 di Adista, del 25 dicembre 2000 è apparso questo articolo che
rigiro alla lista. La rivista è accessibile nell'internet (www.adista.it),
anche se il sito in diverse parti è ancora in costruzione.
L'abbonamento costa 100.000 lire annue, ma se si desidera un'informazione
priva di censure bisogna rinunciare alle inserzioni pubblicitarie (nel caso
di un sito internet ai "banner") e questo diventa il prezzo da pagare.
Tuttavia, quando penso che è il prezzo della libertà, rinuncio volentieri ad
una cena al ristorante. Ciao a tutti,

Giacomo
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COLPEVOLE DI LIBERTÀ DI PAROLA. ORA DON VITALIANO È SOTTO SORVEGLIANZA

DOC-1036. SANT'ANGELO A SCALA (AV)-ADISTA. Parlare apertamente e scrivere
senza reticenze, nella Chiesa, è ancora reato. Se ne sono accorti don
Vitaliano Della Sala, parroco a Sant'Angelo a Scala, e Giovanni Sarubbi,
giornalista del "Ponte" (il settimanale cattolico dell'Irpinia), il primo
sospeso a divinis nel territorio della diocesi di Sant'Angelo dei Lombardi e
costretto al silenzio dal suo vescovo, il secondo dimessosi dall'ufficio
comunicazioni sociali e dal settimanale della sua diocesi (v. notizia
successiva). È il bilancio finale di una vicenda iniziata lo scorso 23
novembre, ventesimo anniversario del terremoto dell'Irpinia, ma che in
realtà covava già da molto tempo.

I fatti: il 23 novembre, nella sala consiliare del Comune di Sant'Angelo dei
Lombardi, uno dei paesi maggiormente colpiti dal sisma del 1980, si è svolta
una commemorazione dell'avvenimento a cui hanno partecipato, fra gli altri,
mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo di Sant'Angelo dei Lombardi e assiduo
commentatore delle partite della Reggina nella trasmissione di Rai2 "Quelli
che il calcio", e il presidente del Senato Nicola Mancino. Durante la
cerimonia, don Vitaliano e un gruppo di giovani dei centri sociali della
Campania già presenti nella sala, hanno interrotto il discorso di Mancino
issando uno striscione ("Terremoto infinito, affare di Stato"), chiedendo
conto della "malaricostruzione" dell'Irpinia (per la quale, come riferiscono
anche vari articoli del quotidiano dei vescovi italiani "Avvenire"
pubblicati il 22-23-24/11, "dal 1980 ad oggi sono state 382 le persone
arrestate per gravi reati connessi agli appalti e ai lavori legati al
terremoto, 102 i politici e gli amministratori locali finiti in manette, 86
gli affiliati ai clan camorristici, 78 gli imprenditori e i dirigenti
d'impresa") e suscitando per questo le ire di mons. Nunnari che, sul
momento, lo ha rimproverato ("Vitaliano guardami, sono il vescovo. Vitaliano
esci dal salone. Vitaliano ubbidisci al vescovo", "Il Mattino", 24/11) e, il
giorno dopo, ha scritto di suo pugno il provvedimento di sopensione,
accusandolo di aver assunto "un atteggiamento indecoroso e alieno dallo
stato clericale". "Mi piacerebbe tanto sapere di cosa mi dovrei vergognare -
chiede don Vitaliano in una lettera (presente sul sito internet della
parrocchia di san Giacomo a Sant'Angelo a Scala all'indirizzo
www.donvitaliano.it) a mons. Nunnari -. Sono forse colpevole di aver girato
l'Irpinia per rendermi conto di persona di quanti non hanno ancora una casa
e vivono in cancerogene baracche? Devo essere condannato per aver cercato di
smascherare l'impostura nascosta dietro un'ipocrita commemorazione di
vittime e un farisaico ringraziamento di volontari, dietro una cerimonia
utile essenzialmente a eludere, ancora una volta, le responsabilità? Mi
dovrei vergognare di prestare la mia immagine e la mia voce a chi non ha
nessuna possibilità di essere ascoltato?".

La vicenda ha avuto un'ulteriore coda. Il 7 dicembre si è riunita, a
Benevento, la Metropolìa sannita (una delle tre articolazioni della
Conferenza episcopale campana, formata dalle 4 diocesi dell'Irpinia, dalle
diocesi di Sant'Agata dei Goti e di Cerreto Sannita) con all'ordine del
giorno, fra le altre cose, il caso-don Vitaliano. Nei confronti di
quest'ultimo, mons. Nunnari, presentatosi all'incontro con un voluminoso
dossier giornalistico a riguardo, continuava a sollecitare una sospensione a
divinis generalizzata e non più limitata solo al suo territorio; ma, messo
in minoranza dagli altri vescovi, concordi nel "bacchettare" il parroco di
Sant'Angelo a Scala ma non con la sospensione, la Metropolìa ha unicamente
invitato l'abate benedettino di Montevergine dom Tarcisio Nazzaro, diretto
superiore di don Vitaliano, a ricordargli il vincolo dell'obbedienza e a
formalizzargli (con valore di "ammonizione" ufficiale) il divieto di
allontanarsi dalla parrocchia, di partecipare a manifestazioni pubbliche, di
pubblicare articoli e rilasciare interviste senza il suo consenso.

Pubblichiamo di seguito due documenti: il provvedimento di sospensione
firmato da mons. Nunnari e una lettera di solidarietà a don Vitaliano
(sottoscritta, fra gli altri, da Ettore Masina, Ottavio Di Grazia, Sergio
Tanzarella, Tonino Drago, Domenico Gallo, il direttore del Cipax don Gianni
Novelli, il pastore metodista Antonio Squitieri, quello battista Nicola
Lella e quello valdese Teodora Tosatti, i francescani p. Pio Falcolini e p.
Alessandro Parrella, la redazione di "Tempi di Fraternità"), pubblicata
anche dal "Ponte" lo scorso 2 dicembre.

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"LA PUNISCO PER I SUOI INCONSULTI GESTI". FIRMATO, MONS. NUNNARI

Rev. signore don Vitaliano Della Sala,

lo scorso 23 novembre 2000 irrompendo nella sala del castello di S. Angelo
dei Lombardi nella quale si svolgeva un consiglio comunale straordinario in
occasione del 20.mo anniversario del terremoto, alla presenza del presidente
del Senato e dei rappresentanti del volontariato venuti da altre regioni,
Lei ha assunto un atteggiamento indecoroso e alieno dallo stato clericale
inveendo con ingiurie nei confronti di rappresentanti di pubbliche
istituzioni.

Nonostante il mio paterno ma anche fermo ammonimento a lasciare l'aula, Lei
ha perseverato nella Sua condotta indirizzando frasi ingiuriose anche nei
miei confronti. Ha poi ripetuto l'indecoroso spettacolo a Lioni in occasione
dell'inaugurazione del parco, suscitando grave scandalo fra la gente e paura
presso i bambini della scuola elementare.

Tutto ciò ha suscitato grave scandalo fra la gente. A motivo di ciò con la
presente Le significo che non Le consento la celebrazione dei Sacramenti né
la facoltà di predicare (cfr. can. 96 '2, 764) in tutto il territorio della
mia diocesi.

Confido che la presente restrizione canonica La faccia riflettere
riportandola sulla via della comunione ecclesiale tante volte rotta dai suoi
inconsulti gesti.

24/11/2000 Padre Salvatore Nunnari

Arcivescovo di Sant'Angelo dei Lombardi

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UN'AZIONE DI GIUSTIZIA. LA SOLIDARIETÀ A DON VITALIANO

Il 23 novembre 2000, in occasione dei vent'anni dal terremoto, per le
cerimonie ufficiali e civili che si sono svolte a Lioni e a Sant'Angelo dei
Lombardi, si è scelta la commemorazione delle vittime e il ringraziamento
dei volontari. Una celebrazione che ha fatto appello a doverosi sentimenti
di rispetto e di riconoscenza. Ma organizzata come se si potesse commemorare
qualcuno, onorarne la memoria senza che sia resa piena giustizia.
Stemperando il passato - un passato sicuramente documentato, non inventato e
nemmeno gonfiato: l'"Avvenire", il 24 novembre a pagina 7 ha pubblicato una
notizia secondo la quale 902 amministratori comunali sono stati colpiti da
provvedimenti giudiziari per reati relativi alla ricostruzione, ben 382 sono
stati gli arrestati tra cui ben 102 politici e amministratori, 86 camorristi
e 78 imprenditori - e nascondendo il presente, quello dei prefabbricati e
dell'amianto che vi si respira, che respirano i bambini che ci vivono
dentro, che ci giocano intorno: i bambini, vittime designate del futuro.

Poteva andare tutto liscio. Poteva risultare una sobria e composta
manifestazione, come le parate del primo maggio sulla piazza Rossa, come le
immense processioni coi gagliardetti comunali, quelli delle associazioni
religiose e la bandiera della Dc. Avrebbe potuto essere una bella
manifestazione di regime e nessuno, o forse pochi, se ne sarebbero accorti.
Invece qualcuno, come don Vitaliano Della Sala, ha osato pensarla in modo
diverso ritenendo che fosse ingiusto nascondersi dietro le ombre dei morti e
la generosità dei volontari per chiudere una disonesta partita, ha osato
ricordare e, indesiderato e forse inaspettato ospite, è intervenuto alle
commemorazioni e ha manifestato il suo dissenso. Sparuti, facinorosi,
schiamazzanti e fuori luogo, profanatori del sacrario della memoria ci si è
affrettati a etichettare don Vitaliano e i ragazzi con lui. Solo perché
hanno cercato di farsi sentire. È tragico: nel 2000, in Italia, fanno
scandalo le proteste. Ci chiediamo: può essere considerato un reato civile o
canonicamente perseguibile l'atto di interrompere il presidente del Senato
per chiedere che vengano fatti i nomi di quelli che hanno speculato sulla
ricostruzione?

Don Vitaliano e quel "manipolo" di ragazzi non sono degli esaltati, non sono
degli estremisti esasperati, non sono degli isolati. Ci sono ancora molti
cittadini che non hanno voglia di seppellire il passato e credono che la
giustizia sia un degno modo per onorare la memoria dei morti e valorizzare
il sacrificio di quanti si sono generosamente impegnati nell'opera di
solidarietà.