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(Fwd) CS 140-2000 - Bangladesh/Tortura




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From:           	"Amnesty International" <press@amnesty.it>
To:             	stampa@amnesty.it
Date sent:      	Wed, 29 Nov 2000 13:15:22 +0000
Subject:        	CS 140-2000 - Bangladesh/Tortura
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BANGLADESH: LA TORTURA COME ISTITUZIONE

 Nell'ambito della campagna globale contro la tortura, Amnesty
 International lancia oggi un rapporto specifico sul Bangladesh. Il
 documento mette in risalto come fin dall'indipendenza del 1971 la
 tortura sia stata praticata in modo diffuso e sistematico con
 l'assenso o la complicita' delle istituzioni. Per trent'anni la
 tortura e' stata accettata dai vari governi che si sono succeduti 
come un fenomeno assolutamente normale.

 Le vittime sono soprattutto dissidenti politici e sospetti criminali,
 ma anche donne e bambini rischiano torture e maltrattamenti. Si sono
 registrati numerose morti in custodia a seguito di torture. I metodi
 variano dalle percosse all'elettroshock. Molti gli stupri dietro le
 sbarre. La tortura non avviene solo a porte chiuse. La polizia
 picchia brutalmente i manifestanti e non esita a colpire fotografi e
 giornalisti. Nella maggior parte dei casi la tortura e' applicata 
per far confessare ad innocenti crimini che non hanno commesso. 
Spesso i poliziotti sono coinvolti in loschi affari di droga e 
corruzione e usano la tortura a fini personali di persuasione e 
minaccia.

 Il Bangladesh ha ratificato la Convenzione Contro la Tortura nel
 1998. La tortura e' proibita dalla Costituzione ed e' un reato per 
il Codice Penale. Ma sono ancora in vigore leggi che di fatto la
 incoraggiano, come per esempio quella che consente la detenzione
 senza mandato di arresto.

 Amnesty International chiede al governo dl Bangladesh di prendere
 provvedimenti immediati contro la tortura che non deve piu' essere 
una costante della vita del paese.
FINE DEL COMUNICATO

Roma, 29 novembre 2000


Ufficio Stampa 
Amnesty International

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