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Secondo giorno di sciopero della fame di Peppe Sini



Vi inviamo un comunicato del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo del
7 luglio 2000.

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Comunicato stampa del 7 luglio 2000

Dichiarazione di Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la
pace" di Viterbo, al secondo giorno di digiuno di solidarietà con i
detenuti, per il ripristino della legalità costituzione e dei diritti umani
in Italia, per l'abolizione dei campi di concentramento, per un
provvedimento di clemenza e di giustizia verso chi soffre

Mentre digiuno, certo, penso.

Penso a chi digiuna non per scelta ma per costrizione.

Penso agli innocenti reclusi nei campi di concentramento istituiti nel 1998
da un governo e un parlamento che hanno ripristinato strutture che credo in
Italia non esistessero più dall'epoca della dominazione nazifascista,
strutture in cui in questi ultimi anni e mesi immigrati innocenti hanno
trovato la morte.

Penso alle decine di migliaia di schiave e di schiavi che le istituzioni
italiane potrebbero liberare in un soffio se solo volessero (don Oreste
Benzi ha dimostrato che è possibile farlo, se solo se ne ha la volontà):
invece loro continuano a soffrire atrocità indicibili, e le istituzioni (e
tanti italiani) continuano ad essere complici del racket schiavista.

Penso agli immigrati detenuti perché hanno avuto processi farsa
praticamente senza avvocati (difesi da algidi burocrati annoiatamente,
ritualmente pappagalleggianti "mi appello alla clemenza della corte"), e
quindi condannati e incarcerati senza neppure poter sapere perché; ne ho
visto qualcuno in corte d'appello al Palazzaccio a Roma anni fa di questi
processi, che ogni volta che ci ripenso ancora ne tremo.

Penso a coloro che il governo vorrebbe ricacciare nei paesi da cui sono
fuggiti, esponendoli al rischio di essere uccisi dai persecutori da cui
fuggivano. Questa sorta di omicidi bianchi non sono una novità per
l'Italia; io ricordo ancora il trattamento fatto agli albanesi ai tempi
della ministra craxiana Boniver: quanti dei fuggiaschi che furono con
l'inganno e la violenza ricacciati in Albania sono andati incontro alla
morte?

Penso ai tanti ragazzi che sono in carcere a causa della scellerata follia
della vigente legislazione sulle sostanze psicotrope; ai tanti ragazzi che
questa legislazione idiota e assassina ha portato alla morte.

E penso a questo odierno paradosso: che una personalità religiosa propone
un ragionevole e necessario provvedimento di clemenza, ed il governo coglie
l'occasione per predisporre una proposta legislativa caratterizzata da più
ferocia, più violenza, più disumanità.

Penso a tutto ciò e penso alla sconfitta di tutto ciò per cui insieme a
tanti altri mi sono battuto negli ultimi trent'anni, e vedo l'Italia che
sempre più imbarbarisce: prima della guerra del Golfo non avrei creduto che
l'Italia potesse partecipare a una guerra in flagrante violazione della
Costituzione repubblicana; prima del '98 non avrei creduto che, fallite le
trame golpiste degli anni settanta, un governo cosiddetto di centrosinistra
potesse restaurare i campi di concentramento in cui recludere e far morire
persone innocenti; prima delle stragi dello scorso anno non avrei creduto
che l'Italia potesse divenire punta di lancia e base di attacco di una
guerra onnicida.

E ne provo orrore.

E dunque esprimo il mio dolore e la mia solidarietà alle vittime, così:
digiunando. E digiunando per veder chiaro in me stesso e nella situazione
presente; per trovare la forza di chiedere a tante persone di volontà buona
di dire e di fare insieme qualcosa per fermare il trionfo nazista nel
nostro paese e nel mondo; per esprimere un sostegno sincero -quale che
possa essere la sua efficacia- alla proposta di opporre alla violenza
l'umanità, di difendere la legalità con la solidarietà, di promuovere i
diritti umani per tutti.

Conosco alcuni parlamentari che sono autentiche brave persone: vorrei che
anche loro si sentissero interpellati da questa tragica situazione, e con
gli strumenti e la responsabilità che sono loro attribuiti, anch'essi
ponessero mano all'impegno necessario: contrastare la schiavitù e i poteri
criminali, difendere la democrazia e la legalità costituzionale, far valere
in Italia i diritti umani, abolire i campi di concentramento, far tornar
libere persone insensatamente detenute, riprendere il programma di abolire
la miseria, promuovere e deliberare un provvedimento legislativo di
clemenza, di umanità, di giustizia.

Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
tel. e fax 0761/353532

Viterbo, 7 luglio 2000