L'imbroglio delle "guerre giuste", dalle crociate all'Ucraina. La lettera di don Milani ai cappellani militari oggi andrebbe riscritta e inviata al PD



Le guerre sono state sempre un giallo: cominciano in un modo e poi finiscono in un altro. 

Le guerre si sono burlate degli uomini che ne hanno seguito gli stendardi

Anche le crociate cominciarono con l'obiettivo della liberazione del Sacro Sepolcro e poi finirono con la conquista di Costantinopoli.

Pensiamo alla prima guerra mondiale che cominciò con l'obiettivo di "liberare" gli italiani del Trentino e poi si giunse a "conquistare" il sud Tirolo in cui si parlava tedesco

Don Milani scrisse una lettera ai cappellani militari per denunciare questa bugia della storia. Abbiamo combattuto per Caporetto e oggi Caporetto, sacro suolo patrio, non è più italiana e non si parla più italiano. Molti non lo sanno. Molti non sanno che sono stati mandati tanti italiani a morire per niente. Questa cosa non la sentirete nei discorsi ufficiali del 4 novembre, che dovrebbe essere giorno di lutto nazionale, non di celebrazione.

Le frontiere!

Non sfugge neanche questa guerra in Ucraina alla logica delle frontiere, delle ingannevoli frontiere per cui tanti sono molti per nulla. Ed eccole queste scivolosissime frontiere che si ripresentano in tutta la loro ambigua sacralità, in questa guerra delle bugie e delle narrazioni depistanti.
 
E così la guerra, questa guerra, ha cambiato pelle, mentre continuavamo a parlare di "difesa dei poveri ucraini": li manderemo a morire con le nostre armi per attaccare la CrimeaL'ipocrisia oggi gronda sangue.

La guerra - diciamocelo anche noi pacifisti perché i militari ce lo stanno dicendo da settimane - ha mutato natura è non è più quella del 24 febbraio. Adesso è una guerra di attacco per arrivare in Crimea con i lanciamissili Himars forniti dagli americani.

La lettera di don Milani ai cappellani militari oggi andrebbe riscritta e inviata al PD e a tutti coloro che stanno sostenendo la guerra.