rassegna stampa: STORIA DELLA COCA COLA E DI UNA MORTE SOSPETTA



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
-------------------------------------
tratto da "Green Planet" - 8/2/06
STORIA DELLA COCA COLA E DI UNA MORTE SOSPETTA.
Inchiesta sulla morte di V. Kamsan, il capo di un villaggio indiano che si è
opposto allo stabilimento dove si imbottiglia la Coca-Cola.
Il signor V. Kamsan era il presidente del gram sabha (consiglio di
villaggio) di Gangaikondan, nello stato meridionale indiano del Tamil Nadu,
proprio sulla punta meridionale dell'India. Lo scorso 23 agosto ha
presieduto una tempestosa riunione in cui il consiglio ha votato una
risoluzione contro uno stabilimento dove imbottigliare bibite con il marchio
Coca-Cola. Il 30 agosto il signor Kamsan è morto, all'ospedale di
Tirunelveli, il capoluogo di distretto. Ora la sua scomparsa è oggetto di
un'inchiesta, aperta dall'Alta Corte di Chennai (la città una volta nota
come Madras).
Mentre lo stabilimento continua a suscitare opposizioni a Gangaikondan. Il
progetto è della South India Bottling Company, che opera in franchising per
conto della Hindustan Coca-Cola (la filiale indiana della multinazionale che
ha sede a Atlanta, negli Usa). La ditta ha avuto la concessione per il suo
stabilimento nella «zona industriale» a una ventina di chilometri dal
villaggio di Gangaikondan, su terreno dell'ente per la promozione
industriale dello stato del Tamil Nadu.
Ma per imbottigliare le sue bibite, la compagnia attingerà circa 500mila
litri d'acqua al giorno dal fiume Thamirabani: ed è questo che ha suscitato
l'opposizione della comunità locale, espressa dai rappresentanti politici
della zona, gli eletti nel consiglio di villaggio, e numerosi attivisti
sociali. Temono che attingere acqua in quelle quantità industriali sarà un
danno per l'agricoltura nei distretti di Tirunelveli e Tuticorin, che
soffrono già di una cronica scarsezza d'acqua. Temono anche gli scarichi del
futuro stabilimento - gli abitanti di Gangaikondan attingono da quel fiume
l'acqua per tutte le necessità domestiche quotidiane, lavare, cucinare,
bere.

Dunque il gram sabha di Gangaikondan il 23 agosto aveva dichiarato tutta la
sua opposizione: «Poiché lo stabilimento provocherà rischi ambientali e
sanitari oltre a innescare un'acuta scarsità di acqua potabile, il governo
deve revocare l'autorizzazione concessa alla compagnia», diceva la
risoluzione approvata. Poi però sono avvenuti alcuni fatti strani - secondo
quanto ricostruisce la moglie del signor Kamsan, signora Santhanamary,
nell'esposto presentato all'Alta Corte di Chennai, che su questa base il 30
gennaio ha deciso di aprire un'indagine giudiziaria (lo riferisce il
notiziario on-line Environmental News Service, 2 febbraio). Dunque: 12 ore
dopo la riunione del consiglio di villaggio, Kamsan consegna un comunicato
al quotidiano The Hindu, uno dei maggiori quotidiani nazionali in lingua
inglese. Il comunicato dice tutto il contrario di quanto approvato dal
consiglio. Quando i cronisti gli chiedono perché, lui dichiara: «Sono sotto
un'immensa pressione da parte del pubblico, della polizia e di alcune altre
parti». La stessa sera - continua la moglie - si presentano a casa sua dei
rappresentanti della ditta in franchising Coca-Cola, e ordinano a Kamsan di
seguirli a Tirunelveli, il capoluogo. Lo riaccompagneranno a casa il 28
agosto, quattro giorni dopo: sta malissimo, racconta alla moglie di essere
stato trattenuto in un hotel, costretto a ingurgitare alcool nonostante la
sua itterizia, e imbottito di «raccomandazioni» a lasciar perdere la
risoluzione del villaggio e la sua opposizione allo stabilimento. Kamsan
entra in ospedale e là muore il 30 agosto. Molti hanno trovato assai
sospetta la successione degli eventi. Di questo si occuperanno ora i
magistrati.

Le proteste nel frattempo sono continuate. Alla fine di gennaio una nuova
riunione del gram sabha di Gangaikondan ha approvato una nuova risoluzione
di protesta, dopo un dibattito accesissimo: di nuovo, chiede al governo di
revocare la licenza allo stabilimento «perché inquinerà l'ambiente, le acque
di falda e il terreno». La Coca-Cola «parla molto delle sue buone relazioni
con le comunità, di trasparenza e responsabiità, ma la realtà è che è
coinvolta in dubbi tentativi di intimidire le comunità locali», dice T.
Fatimson della «Campagna per il diritto alla sicurezza alimentare», uno dei
gruppi che si oppongono allo stabilimento di Gangaikondan. Il conflitto
resta aperto. (fonte: Il Manifesto, 8 febbraio 2006)
---------------------------------
N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a
altragricoltura at italytrading.com


Altre notizie sul sito: www.altragricolturanordest.it

--
No virus found in this outgoing message.
Checked by AVG Free Edition.
Version: 7.1.375 / Virus Database: 267.15.7/259 - Release Date: 13/02/2006