rassegna stampa: LO ZIMBABWE RIFIUTA GLI AIUTI ALIMENTARI OGM



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" - 28/12/05
LO ZIMBABWE RIFIUTA GLI AIUTI ALIMENTARI OGM
"Finhè non si saprà qualcosa sul loro effetto a lungo termine, non ne
entrerà nemmeno un chicco" .
Il ministro della sanità dello Zimbabwe, David Parirenyatwa, ha dichiarato
lunedì a Harare che il suo paese non accetterà aiuti alimentari a base di
organismi geneticamente modificati (OGM).
"Non conosciamo gli effetti a lungo termine dei prodotti alimentari a base
di OGM e in mancanza di informazioni su quest'effetti, la nostra posizione è
non di accettare nemmeno un seme", ha dichiarato.
Ha sottolineato che questa decisione è conforme alla posizione sugli OGM
espressa dalla Communauté de développement de l'Afrique australe (SADC).
Parirenyatwa ha segnalato che lo Zimbabwe ha effettuato ricerche sui
prodotti alimentari a base di OGM. (Traduzione di Bianca Crivello)
Panapress, Zimbabwe via Jeune Afrique, 13 dicembre 2005 -
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AFRICANI, ATTENTI AGLI OGM
L’ONG Enda Tiers-monde raccomanda ai paesi africani di dotarsi di laboratori
in grado di individuare le contaminazioni OGM.
Nel corso di una giornata d’informazione "sulle vere sfide" degli OGM
tenutasi la settimana scorsa in Senegal, M. Ndiaga Sall ha dichiarato che i
prodotti derivati dagli OGM costituiscono un "vero pericolo per gli
agricoltori e le popolazioni africani".
Ha denunciato l’atteggiamento delle aziende che promuovo le sementi OGM,
sostenendo che le popolazioni hanno il diritto di conoscere l'origine di
questi quanto consumano."In tutto il continente africano, solo il Sud Africa
possiede un laboratorio in grado di individuare la contaminazione OGM nei
prodotti alimentati, ha aggiunto.

Un laboratorio d’analisi
M. Sall ha sostenuto che la lotta contro gli OGM dev’essere sostenuta dalle
organizzazioni della società  civile, trattandosi di un tema che interessa
pesantemente le prospettive di un’agricoltura sana e sostenibil".
Ha annunciato il prossimo lancio d’una campagna per indurre i governanti dei
paesi dell’Africa occidentale perché si dotino di un laboratorio in grado di
effettuare analisi per la determinazione degli OGM.
M. Sall ha anche anticipato che un progetto di legge concepito per
ostacolare la diffusione degli  OGM sarà  presto sottoposto al Parlamento
del Senegal.
La riunione di Dakar, organizzata dalla sezione senegalese della Coalition
pour la défense du patrimoine génétique africain (CPDGA), ha riunito i
rappresentanti delle organizzazioni contadine, della comunicazione e dei
ricercatori.(Traduzione di Bianca Crivello)
Panapress, 20 dicembre 2005
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OGM NEL PIATTO, GLI ITALIANI RESTANO SCETTICI
La presenza di questi prodotti negli alimenti è più diffusa di quanto non si
creda perché in percentuali basse non sussiste obbligo di inserirli nelle
etichette.
Gli italiani, come del resto gran parte degli europei, non vedono di buon
occhio gli alimenti modificati geneticamente (Ogm). Nonostante una parte
considerevole della comunità scientifica tenda a considerarli innocui,
l'opinione pubblica è comunque diffidente. Si preoccupa non tanto di ciò che
sappiamo, ma di quello che ancora non conosciamo e tende a preferire la
cautela, rimandando a data da destinarsi l'impiego su vasta scala di questi
prodotti (che negli Stati Uniti sono invece coltivati e mangiati
comunemente).
 La Commissione Europea sostiene la tesi della coesistenza fra le due
filiere, ma lascia agli stati membri la responsabilità di definire tempi e
modi per l'applicazione. L'Italia, come molte altre nazioni, tende per ora a
frenare il più possibile la diffusione degli Ogm sul proprio territorio.

Ciò non significa tuttavia che gli Ogm non siano presenti nei piatti degli
italiani. La legge attuale stabilisce infatti che debbano essere denunciati
sull'etichetta solo se la loro percentuale supera lo 0,9% di ogni specifico
ingrediente. Una soglia di tolleranza in parte legata alle difficoltà
tecniche di separare le filiere Ogm e non Ogm, che espone tuttavia i
cittadini alla possibilità di mangiare sostanze modificate geneticamente.
Una possibilità concreta?
I pareri divergono su questo punto. Ufficialmente i cibi Ogm sono quasi
inesistenti in Italia, ma sono in molti a suggerire che la loro presenza sia
più alta rispetto alle stime delle autorità.

I cibi che con più probabilità possono contenere Ogm sono quelli che contano
fra i propri ingredienti il mais e la soia. Questi due vegetali sono alla
base di moltissimi alimenti. L'industria alimentare ne estrae comunemente
amidi modificati, che vengono impiegati in moltissimi cibi diversi, fra cui
le merendine e i prodotti da forno. Altri derivati di soia e mais, come la
lectina di soia e lo sciroppo di glucosio, possono essere anch'essi estratti
da vegetali Ogm e venir poi impiegati rispettivamente nella preparazione di
piatti pronti e succhi di frutta.

E poi c'è la questione dei mangimi. Alcuni studi scientifici considerano
improbabile che gli Ogm impiegati per alimentare il bestiame e il pesce
possano attraversare la catena alimentare fino all'uomo. Anche la
prestigiosa Accademia dei Lincei si è espressa in tal senso nei mesi scorsi.
Ma molte associazioni che tutelano i consumatori sono convinte che gli studi
fin qui effettuati non siano sufficienti, perché troppo brevi e spesso
realizzati dalle stesse aziende che commercializzano i prodotti in
questione. Di fatto, il 90% degli Ogm importati in Italia sono impiegati
proprio per nutrire gli animali d'allevamento e sebbene la legge attuale
imponga anche per essi la denuncia sull'etichetta se la percentuale supera
lo 0,9%, non vi è al momento alcun obbligo di comunicare ai consumatori che
la carne che acquistano proviene da allevamenti alimentati con Ogm.

Determinare la presenza di Ogm nel cibo è tutt'altro che facile.
Il test attualmente utilizzato si chiama Pcr (Polymerase chain reaction), ma
è poco affidabile quando gli alimenti sono sottoposti a un intenso processo
di trasformazione. È anche a causa di questa difficoltà che le autorità
stanno introducendo regolamenti finalizzati a garantire la tracciabilità
fino al campo, in modo da poter determinare con più sicurezza l'eventuale
presenza di alimenti modificati geneticamente. Ma si tratta di un processo
tuttora in corso, che si scontra con molte difficoltà, fra cui l'alto costo
dei controlli sul territorio di produzione, che molto spesso si trova
all'estero.
Infine, non esiste al momento alcun archivio ufficiale che raccolga i
prodotti alimentari in commercio che contengono sostanze modificate
geneticamente.
Il Sole 24 Ore, 22 dicembre 2005
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altragricoltura at italytrading.com

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