Re: tanto clamore per il biodiesel



Carissimi,
il ragionamento di Lazzari non fa una piega. Ha perfettamente ragione e ragionevolmente smonta quelle prospettive di cd. modernizzazione ecologica che a proposito dell'automibile ritengono di poter risolvere i problemi attraverso innovazioni tecniche. Voglio dire, ben vengano le innovazioni, e tuttavia il problema resta il numero delle auto in circolazione. La questione principale, e tra l'altro spesso Guido Viale l'ha spiegata, e' la riduzione del numero di automobili private e l'uso privatistico del mezzo di trasporto che implica il possesso del mezzo. Si puo' invece salvaguardare la funzione di mobilita' riducendo il numero di automobili... car sharing...car pooling...affitto su chiamata...taxi collettivi ... oltre beninteso servizi pubblici. Va bene allora la colza, ma fino ad un certo punto e ben al di sotto di una potenziale diffusione che sarebbe clamorasamente distruttiva...
ciao

Osvaldo Pieroni
----- Original Message ----- From: "Lazzari" <larcara at aliceposta.it>
To: <consumocritico at peacelink.it>
Sent: Thursday, May 19, 2005 5:56 PM
Subject: tanto clamore per il biodiesel


.....ma se facessimo un po' di conti??
Non varrebbe la pena evidenziare che è il mezzo pubblico e non il tentativo
di sostituire il carborante la SOLUZIONE del problema trasporti?
----------------------
BIODIESEL: un po' di conti




L'interesse suscitato dal  biodiesel è  senz'altro encomiabile, sia perché
si tratta di un combustibile da biomassa (quindi relativamente rinnovabile),
sia perché consente un relativo "riciclo" della CO2.

Ma  il  consumo di combustibili è oggigiorno talmente elevato che un breve
calcolo dimostra la impossibilità di risolverne il problema con un uso
statisticamente significativo del biodiesel.

Un calcolo molto approssimato, ma sufficiente a chiarire gli ordini di
grandezza in gioco,  consente facilmente di verificare  quanto sopra.

Attualmente un ettaro di colza, girasole (o altri semi oleaginosi) produce
circa 1000 litri di biodiesel, che sono in grado di far marciare un
automezzo per circa 10 000 km.

Se ipotizziamo che un auto consumi solo 10 000 km in un anno, possiamo dire che un'auto "consuma" l'equivalente di un ettaro coltivato a biomassa all'
anno.

Se pensiamo che il numero di auto in circolazione nel comune di Ravenna è
sull'ordine delle 100 mila  unità, ciò significa che "consumerebbero" 100
000 ettari: ma l'intero territorio comunale di Ravenna è di 65 400 ha, cioè
anche destinando tutto il territorio comunale, ma proprio tutto (campi
coltivati ed incolti, case strade fabbriche ospedali cimiteri valli e
pinete!) ci mancherebbero ancora più di trentamila ettari.

Una valutazione ancora più pessimistica,ma realistica, ci viene dal consumo
effettivo di carburanti per trazione, che il Primo rapporto sull'ambiente,
edito dalla Provincia di Ravenna, quantifica per il 1996 in poco meno di 400
000 tonn, in questo caso avendo a disposizione  186 000 ettari totali di
superficie.



In teoria per far andare a biodiesel le sole auto dei ravennati si dovrebbe
rinunciare a tutto il grano, alla carne alla frutta alla verdura, al vino,
ecc. piantando colza o girasole anche nelle aiuole, sui tetti delle case e
delle fabbriche fino alle pinete, alle valli e, per assurdo, in decine di
migliaia di ettari di coltivazioni "marine", visto che la terraferma non
basterebbe.

Come anticipato, queste stime sono approssimate, ma l'ordine di grandezza
resta però  un dato di fatto.

A favore del biodiesel si possono prevedere alcuni scenari futuribili: una
resa per ettaro migliore (quanto? del 30, 50% o più?), un consumo per auto
minore  (quanto ? qui  in realtà sembra possibile fare ancora molto), un
minore numero di auto in circolazione (auspicabile ma al momento
improbabile), per cui la superficie necessaria diminuirebbe abbastanza, ma
questa è appunto una ipotesi futuribile.

Per andare in quella direzione occorre che le rese agricole per ettaro siano
effettivamente molto maggiori delle attuali, le case automobilistiche ed i
petrolieri lancino sul mercato motori a bassissimo consumo, la cultura
individuale privilegi i mezzi pubblici, ecc. ecc.

Il problema dunque consiste nelle dimensioni industriali del consumo
energetico; e non è neppure  pensabile di risolvere "industrialmente" il
problema di una eco-agricoltura energetica con la messa a coltura di qualche
migliaio di ettari di  terreni incolti. Non dimentichiamoci, tra l'altro,
che la Comunità Europea ha promosso e sta finanziando il set-aside (messa a
riposo dei terreni agricoli) proprio per motivi ecologici, e quindi di
interesse pubblico generale



Conclusione: il biodiesel potrà risolvere il problema dell'energia per
trazione solo in una percentuale molto bassa e per usi "dedicati" (come la
motonautica, la stessa agricoltura, ecc.) , ma non deve assolutamente
costituire un comodo alibi per chi sostiene la sostenibilità dello sviluppo, perlomeno come è stato inteso finora (cioè come aumento quantitativo di beni
consumati).

In ultima analisi, se si vuole fare  passare il biodiesel per la soluzione
meravigliosa del futuro energetico, i conti proprio non tornano,  ettari
alla mano.





Giorgio Lazzari

Ravenna, 21.12.2002
----- Original Message ----- From: "C@C@O Quotidiano" <quotidiano at alcatraz.it>
To: <consumocritico at peacelink.it>
Sent: Thursday, May 19, 2005 9:22 AM
Subject: [giornalisti] Comunicato stampa di Jacopo Fo


In edicola con L'Unita' il libro "Olio di Colza e altri 30 modi per
risparmiare" di Jacopo Fo.
Questo libro e' una grossa opportunita' per far finalmente arrivare a
amministratori e associazioni un messaggio chiaro sulle possibilita' di
risparmio economico ottenibili grazie al taglio dello spreco energetico.
Inoltre se questo libro avra' successo sara' possibile sperare che
L'Unita' sia interessata a distribuire altri nostri lavori. Il che
vorrebbe dire poter finalmente entrare nel circuito di distribuzione
delle edicole.
Chiediamo quindi a tutti di voi, amati lettori, di darci una mano per
far circolare l'informazione. Ecco una presentazione e un capitolo di
assaggio del libro.
E un grazie anticipato a chi vorra' appoggiare questa campagna
pubblicitaria autogestita!

Presentazione

Risparmiare fa bene alle tue tasche e all'ambiente.

L'unico pianeta che abbiamo e' questo. L'olio di colza non e' l'unico
modo col quale puoi spendere meno. Questo libro ti racconta come
risparmiare piu'' di di uno
stipendio all'anno. Lo sapevi che a Bolzano ci sono appartamenti di 80
metri quadrati che costano in energia elettrica e riscaldamento 100 euro
per 12 mesi?
Tu quanto spendi?
Puoi risparmiare fino al 10% del carburante semplicemente modificando il
modo di passare da una marcia all'altra mentre guidi. E in nove casi su
dieci puoi diminuire
drasticamente la quantita'' di detersivi. Puoi smettere di comprare
acqua minerale
in bottiglia e dimezzare l'acqua che usi facendoti la doccia e azionando
lo sciacquone
del wc. E puoi avere aria pura in casa circondandoti di alcune piante
selezionate appositamente dalla Nasa.
Tutto questo e molto altro sul libro "Olio di colza e altri 30 modi per
risparmiare,
proteggere l'ambiente e salvare l'economia italiana" di Jacopo Fo, con
contributi di Dario Fo, Franca Rame, Simone Canova, Maurizio Fauri,
Maurizio Pallante,
Maria Cristina Dalbosco.
In vendita in edicola con l'Unita' a euro 5,90.

Un manuale pratico pieno di dati, informazioni e consigli pratici su
come una famiglia, un condominio, un'azienda o un'amministrazione
pubblica possono tagliare da subito i costi energetici. Ad esempio,
secondo una ricerca del Politecnico di Milano, una famiglia che abita in
Lombardia negli ultimi 30 anni ha buttato via
in calore e energia l'equivalente del valore della propria casa. Questo
perche'
le nostre abitazioni sono isolate poco o niente, utilizziamo
prevalentemente impianti di riscaldamento e refrigerazione individuali e
inefficienti, non razionalizziamo il consumo di acqua e di elettricita'.
In Italia si arriva a consumare 3 volte il massimo stabilito dalla legge
in paesi freddi come la Germania. Siamo seduti su un'enorme ricchezza: i
soldi che buttiamo via. Forse e' arrivato il momento di spenderli per
qualche cosa di utile.
Smettere di inquinare risparmiando e' piacevole.

Ecco un capitolo del libro

Tutta la verita' sull'olio di colza

Una bella mattina milioni di italiani, guardando la televisione, hanno
scoperto l'impensabile: il loro diesel poteva essere alimentato anche
con olio di colza.
E, aspetto ancor piu' stupefacente della questione, quest'olio vegetale
veniva venduto in alcuni supermercati a 0,65 euro al litro. Poco piu'
della meta' del diesel normale.
Il giorno dopo l'olio di colza spariva da tutti i supermercati del Nord
Italia e passeggiando per le strade si sentiva uno strano odore di
pop-corn. Ma per capire cosa sia successo e perche', dobbiamo fare un
passo indietro, a quando inizio' tutta questa storia, piu' di cinque
anni fa.
Un giorno mia madre, Franca, parlando con un gruppo di socie della
Puliscoop di Forli', scopri' che queste donne avevano avuto un'idea
geniale. Il loro lavoro consisteva nella manutenzione dei giardini
pubblici e con i loro mezzi agricoli si trovavano a lavorare in mezzo ai
bambini che giocavano e si erano accorte che li asfis-siavano
con i gas di scarico. E questo sembrava loro insensato (cuori di mamme).
"Possibile che non ci sia qualche cosa di meno puzzolente e velenoso per
far andare un trattore o un camion?"
Si erano informate e avevano trovato la soluzione sostituendo il diesel
con biodiesel, una miscela formata dal 90% di olio di semi (generalmente
colza, ma tutti gli olii vegetali vanno bene, e' solo una questione di
prezzo) e 10% di alcool. Cosi' non gasavano piu' i bambini. A mia madre
sembro' una cosa incredibile.
"I diesel vanno a olio? Tutti?" esclamo' sbalordita e inizio' a
informarsi.
Il Comitato "Un Nobel per i Disabili" aveva ricevuto una generosa
sponsorizzazione da Autogerma (Volkswagen). Quindi Franca telefono'
chiedendo di poter parlare con i loro tecnici. Fu stupefatta nello
scoprire che tutte le auto del gruppo Volkswagen erano omologate per
essere alimentate a biodiesel. Non solo, si trattava di un carburante
talmente migliore del gasolio che la squadra di rally della Volkswagen
aveva scelto di alimentare le auto durante le gare, vincendo i
campionati mondiali di quell'anno (1999). E cosi' scoprimmo che molti
motori diesel (tedeschi, francesi, svedesi) erano gia' omologati per
funzionare con il biodiesel visto che lo si utilizzava da tempo nel
resto d'Europa. Scoprimmo anche che le altre auto, nell'usare il
biodiesel, avevano solo problemi provocati da tubi e guarnizioni che si
scioglievano a contatto con l'olio di semi.
Ma alcuni meccanici avevano iniziato da tempo a eseguire modifiche per
ovviare a questo inconveniente con una spesa intorno ai centodieci euro.
Nessuno di noi aveva mai sentito parlare di questo biodiesel e ben
presto ci rendemmo conto che era una possibilita' per ridurre
l'inquinamento quasi sconosciuta in Italia, almeno dal grande
pubblico. Quando se ne parlava la gente ti guardava spesso come se fossi
un marziano ubriaco: "Olio nel motore?!?"
Allora per dimostrare che il biodiesel funzionava mia madre si fece dare
da Volkswagen un'auto omologata per questo carburante, installo' un
serbatoio di biodiesel in giardino e inizio' a spargere odore di
pop-corn in tutta la riviera romagnola.
Inizio' cosi' una campagna d'informazione portata avanti tramite Cacao,
il quotidiano delle buone notizie, assemblee e manifestazioni. Mio padre
incontro' personalmente una decina di sindaci della Romagna cercando di
convincerli ad adottare questo carburante meno inquinante. Molte persone
si interessarono al problema e sostennero questa campagna. Il biodiesel
inquina di meno, e' ottimo per il motore, non aggiunge anidride
carbonica nell'atmosfera, ha un rendimento superiore del 3% rispetto al
gasolio, e' piu' pulito
e percio' non intasa i filtri e non lascia residui e incrostazioni.
Inoltre si incendia difficilmente, non e' tossico e se per un incidente
si disperde nell'ambiente non crea disastri perche' e' completamente
biodegradabile.
Una nave cisterna di questo olio vegetale, se si rovescia in mare, non
inquina centinaia di chilometri di spiaggia. Ingrassa solo i pesci.

Inoltre la colza e' una pianta molto fruttifera e facile da coltivare.
Si possono ottenere due raccolti all'anno e sarebbe ottima per mettere a
frutto i terreni che per accordi con l'Unione Europea siamo obbligati a
non coltivare con piante alimentari (in Europa si produce troppo cibo).
Invece di finanziare i contadini per non coltivare la terra potremmo
produrre colza come si faceva un secolo fa, quando le lampade a olio, in
tutta Europa, erano alimentate con l'olio ottenuto da questa pianta.
Ma ci sarebbero altri vantaggi: l'Italia spende ogni anno grandi cifre
di denaro per finanziare un inefficiente servizio di smaltimento degli
olii usati da privati e ristoranti per friggere. Una quantita' di decine
di migliaia di tonnellate di olio saturo che potrebbe essere filtrato e
utilizzato per produrre biodiesel invece di finire nelle fogne e nei
mangimi del bestiame.
Oltre all'uso del biodiesel come propellente non inquinante, nel resto
d'Europa si iniziavano a vedere raccoglitori di olio fritto nei quali le
massaie versavano la loro frittura ottenendo in cambio un buono per
acquistare biodiesel alla pompa di carburante. Era il 2000. Si sarebbe
potuto realizzare la stessa innovazione anche in
Italia. Invece ancora si sprecano soldi per "smaltire" questa ricchezza:
buttarla via e' un costo per le casse dello stato.
Chiaramente il biodiesel da solo non e' in grado di risolvere tutti i
problemi dell'inquinamento, ma mentre aspettiamo l'auto elettrica, a
idrogeno o ad aria
compressa, nonche' trasporti pubblici efficienti, puo' aiutarci a
diminuire il disastroso impatto dei combustibili fossili.

--
Mailing list Consumo Critico dell'associazione PeaceLink.
Per CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html
Se non riesci, scrivi a nicoletta at peacelink.org
inserendo "cancella" nel Soggetto.
Si sottintende l'accettazione della Policy Generale:
http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html




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