Re: A che serve ora il consumo critico?




Qualcosa è sempre meglio di nulla. Forse la nostra scelta di cambiare il mondo in maniera pacifa può apparire un'utopia, è un cammino molto lento e faticoso, a volte capita anche di pensare che con la lotta armata si ottengano risultati più velocemente ma tutto ciò che si conquista con armi e violenza bisogna poi mantenerlo con gli stessi mezzi. E' con immensa gioia è un po' di occhi lucidi che vi invio questo estratto da "Il cacao della domenica" newsletter redatta da Iacopo Fo. Spero che vi aiuti a riprender fiducia nelle vostre capacità.

*L'articolo della settimana - Lettera ai pessimisti*

Fino a ieri chi come noi continuava a dire che le cose, anche se non sembra, stanno migliorando, poteva essere facilmente zittito con mille argomenti catastrofisti.
Da oggi invece abbiamo le prove indiscutibili.
In effetti mesi fa il Pentagono ci fece un regalo insperato: la realizzazione di uno studio sulla situazione dell'inquinamento e l'effetto serra. Fin che eravamo noi ecologisti radical-chic a piangere per il collasso dell'atmosfera terrestre la gente poteva continuare a sprecare il petrolio. Ma adesso che il Pentagono ha certificato che nei prossimi anni il disastro ambientale farà più vittime e danni delle guerre e del terrorismo messi assieme, inizia un'epoca in cui nessuno può far più finta che la questione non esista. E se osservate il peso che in tv ha ormai il discorso ecologico vi rendete conto che mai è stato citato con tanta frequenza. Si sta superando il livello di attenzione che negli anni '80 portò alla messa al bando dei gas che danneggiavano lo strato dell'ozono. Recentemente, e anche questa è una buona notizia, gli scienziati hanno osservato che stiamo uscendo finalmente dall'emergenza ozono. Ci vorranno secoli (sul cacao di venerdì dicevamo che sarà a posto nel 2050) per ripristinare la situazione naturale ma abbiamo smesso di distruggerlo. E questo dimostra che il problema umano è l'informazione. Quando finalmente ci si rende conto dei problemi, si riesce a affrontarli. E appunto per questo la ricerca del Pentagono è una pietra miliare della battaglia per salvare il pianeta. Sapere che abbiamo dalla nostra parte l'esercito più potente del mondo dovrebbe farci piacere. E, appunto, già le cose andavano perciò molto meglio, quando, in questi giorni, sono saltate fuori due notizie spettacolari.

Io credo che i popoli decidano in base a concetti elementari di convenienza. Molto concreti anche se un po' miopi. E da questo punto di vista il capitalismo è stato, per i ceti medi dei paesi occidentali, un ottimo affare. Un indicatore per tutti la dice lunga su quanto la "società moderna" sia stata conveniente: per decenni ogni quattro anni la vita media aumentava di un anno per i cittadini dell'Europa Occidentale, Nord America, Australia e Giappone. E questo nonostante l'inquinamento, lo stress, le malattie mentali e la violenza. In termini di macro numeri quel che perdevamo con le morti causate da una vita insana lo guadagnavamo in termini di benessere generale. Che importa se, come sostiene Der Spiegel (dell'8 aprile 2005, fonte Internazionale n. 585), ogni anno 65.000 persone muoiono di inquinamento dell'aria.
Comunque, a conti fatti, conviene.
Bene, la prima buona notizia è che non è più così.
Il capitalismo ha iniziato a non offrire più un conto in attivo.
Internazionale (n. 583) riporta una ricerca pubblicata dal New England Journal che dimostra che l'aspettativa di vita degli statunitensi ha ormai smesso di allungarsi e anzi è diminuita di 4-9 mesi! Da tempo alcuni studi rilevavano che l'aspettativa di vita aveva smesso di crescere ed era stabile. Ma ora ha iniziato a diminuire!!! E la previsione è che continuerà a diminuire se non cambiano le abitudini alimentari. Non è un mistero che la sovralimentazione a base di cibo spazzatura sia legata anche a stati psicologici di disagio. Se mettiamo insieme questa informazione con l'aumento dei suicidi tra gli adolescenti e quello spaventoso del consumo di tranquillanti, antidepressivi, sonniferi, stimolanti, abbiamo il quadro di una situazione esistenziale insostenibile. Grazie alla globalizzazione ben presto anche da noi arriveranno disastri simili. Già il 20% degli inglesi è sovrappeso.... Insomma anche questa non è proprio una buona notizia. Ma è una notizia destinata a far ragionare la gente. Certo non sarà immediato. I TG non hanno aperto con il titolo "Il capitalismo non conviene più."
Ma questo è un fatto, ormai.
Nei prossimi anni assisteremo al balletto delle contro ricerche. E' già successo con le stragi di stato, Ustica, l'ozono, l'effetto serra, i proiettili all'uranio impoverito... Ma dategli tempo e alla fine anche il Pentagono ci darà ragione. Anche perché i generali, con le porcherie chimiche che rifila l'esercito, saranno i primi ad accorgersi che la vita media ha iniziato ad accorciarsi. Avete idea di quanto s'incazzeranno? E cosa ne sarà dell'esercito americano quando le mense militari inizieranno a servire cibo biologico vegetariano?
Saranno più educati mentre torturano la gente?

Ma se fosse tutto qui...
Invece mi sono tenuto per ultimo il colpo più grosso: la Nike!
Hai avuto un orgasmo leggendo i giornali giovedì mattina?
Io ne ho avuti due. Non godevo così da quando i Gruppi di acquisto Solidale (Gas) hanno importato il latte in polvere per neonati ed è scoppiato il bubbone della truffa farmaceutica legalizzata. Beh, se devo essere sincero ho goduto anche quando l'olio di colza è andato esaurito nei supermercati del nord Italia... Sì, devo dire che è un periodo caldo... Ma quelle sono state vittorie nazionali. La Nike è una roba mondiale!
Per i distratti riassumo l'evento epocale.
La Nike ha reso pubblico un rapporto realizzato dai suoi stessi analisti, sulle condizioni di lavoro nelle 700 fabbriche che costruiscono le loro scarpette. Porca miseria, quanti anni sono che rompiamo le palle al mondo con questa storia? Un sacco di benpensanti che ci dicevano che esageravamo a dire che erano dei criminali. Per non parlare dei compagni che ci ripetevano che col nostro boicottaggio degli acquisti non avremmo concluso niente... E adesso la Nike conferma tutte le accuse: violenze fisiche, condizioni di lavoro inumane e tossiche (1), lavoro minorile, ipersfruttamento, aggressioni ai sindacalisti, licenziamenti punitivi. Insomma sono delle bestie. Ora promette di voltare veramente pagina. E lo fa grazie al movimento del consumo etico. Intendiamoci, non credo a una riga delle loro promesse. Sono solo cannibali senz'anima e senza cervello. Prima che mi compri una sola stringa, da loro, devono come minimo salvare più bambini di Madre Teresa di Calcutta. E non li vogliamo solo salvi e ben pasciuti, li vogliamo anche laureati all'Università di Stanford. Ma il fatto che oggi, su tutti i giornali del mondo, ci sia, per la prima volta in termini così totali, la resa incondizionata di una multinazionale davanti a un mare di accuse è strepitoso! Una multinazionale è arrivata a spendere alcuni milioni di euro per certificare in modo incontrovertibile la propria colpevolezza su tutti i capi di accusa. Se non è una vittoria storica questa... Da oggi nessuno può più dire che le nostre accuse alle multinazionali sono insensate. E chi si dichiarava progressista indossando Nike forse si farà delle domande sulla sua opposizione verbosa e inetta ai mali del mondo. Questo risultato lo abbiamo ottenuto con la partecipazione di pochi. Cosa succederebbe se i 7 milioni di italiani che hanno esposto la bandiera della pace iniziassero a usare i propri acquisti come arma di dissuasione pacifica? La capacità dei consumatori di provocare cambiamenti sociali sostanziali è a questo punto un fatto certificato dagli eventi. Resta solo da verificare la misura dei risultati che si possono ottenere coinvolgendo milioni di persone. Forse dovremo aspettare che il Pentagono dica che i consumatori responsabili sono la più forte potenza politica del mondo prima che i vertici della sinistra italiana lo capiscano... Ma chiunque abbia un po' di testa può ormai comprendere che, come disse parecchi anni fa Padre Alex Zanotelli, "voti ogni volta che fai la spesa"! Ma quando voti un politico rischi che non cambi niente. Quando smetti di comprare un prodotto e inizi a chiedere a tutti: "Perché hai comprato le Nike? Non sai che sono sotto boicottaggio?" allora fai paura alle multinazionali. Ed è una grandissima soddisfazione. Non è la prima volta che si vince. Vi ricordate la campagna di Gesualdi contro la Del Monte? Lì si trattava di una storia tutta italiana, anche se, grazie al coinvolgimento della Coop, le ricadute sono state il cambio delle condizioni di vita in tutte le piantagioni Del Monte.
Ma adesso è una roba più grossa.
Tutti i consumatori del mondo sanno che uno dei quattro loghi più noti del mondo è sporco di sangue. Che faranno adesso alla Disney, alla Coca Cola e alla McDonald's?
Ma sapete come stanno male?
Tutti i manager urlano in tutti i telefoni: "La Nike è impazzita! Si sono autoaccusati! Ma checcavolo gli viene in mente?" Vorrei poter parlare con questa gente in questo momento. Vorrei potergli dire la verità.

Caro manager, ormai che la Nike ha ceduto, ti resta una sola cosa da fare: adeguarti. Perché se non dimostri che sei capace di fare del bene all'umanità e non espii tutte le tue colpe con buone azioni, allora sei nei guai. Perché succede che quel piccolo numero di consumatori rompiscatole che vanno in giro dicendo che i tuoi prodotti portano sfiga perché sono sporchi di sangue inizia a essere ascoltato. Sono dei vigliacchi perché non si limitano a sputtanare le tue semplici strategie industriali. Alludono, in modo subdolo e vigliacco, al fatto che comprare prodotti sporchi di sangue porti sfiga e abbassi la libido sessuale. Lo so che la sfiga non esiste e che sono tutte idiozie... Ma che ci vuoi fare, sono superstizioni che se si diffondono poi sono dure da estirpare. Capisci, caro manager, è così che funziona il mondo ormai. Tutti i miliardi che hai speso in pubblicità spariscono davanti a un ecologista che è scocciato per il fatto che le operaie di Saigon vengono stuprate dai capireparto sulle cataste delle suole delle scarpe. Cioè un pessimo karma da portare ai piedi. E così tutto il tuo bel tran tran, le tue azioni che salgono, i tuoi indici di crescita vanno a farsi benedire. E tu ti devi svegliare mezz'ora prima per andare a leggere sul vocabolario cosa vuol dire "etica". Povero sfigato, che vita dura. Adesso dovrai occuparti anche degli asili nido dei dipendenti dei tuoi partner produttivi. Che grande scocciatura. Ma ormai non hai via di scampo. Lo sai, appena una multinazionale cede le altre si devono adeguare. Sennò sei fuori dal gioco e gli azionisti reclamano la tua testa. Si chiama capitalismo, baby, e tu hai sempre sostenuto che è il miglior sistema possibile. Adesso impari una cosa che non sapevi: le leggi del marketing non hanno pietà per nessuno. Neanche per te.
Sei costretto a diventare buono.
Lo so che per te è una cosa orribile ma non hai scelta.


*Nota 1*
Fra dipendenti e società appaltatrici sono 650mila le persone che lavorano per la Nike. La maggior parte sono donne tra i 16 e i 25 anni di età. La settimana lavorativa supera le 60 ore settimanali nel 50% degli stabilimenti asiatici. Punte del 90% in Cina. In molte delle aziende c'è il divieto di andare in bagno e perfino di bere durante tutto l'orario di lavoro.
Il rapporto completo si trova su http://www.nikeresponsibility.com/reports
(Fonte: Repubblica di giovedì 14 aprile)