Gruppi di Acquisto Solidale: un questionario del Critical Wine



Per chi, come noi, sta facendo l'esperienza dei Gruppi di Acquisto Solidale,
o il percorso personale del consumo critico, risulterà interessante il
questionario,
con il relativo commento, realizzato dagli amici di "Terra e
Libertà/Critical Wine".
Ad una prima lettura i risultati del questionario ci sembrano confermare la
potenzialità, ancora non espressa, della proposta GAS e, nel contempo,
quanto questa
venga limitata dalla scarsa circolazione di informazioni sull'argomento e
dalla ristrettezza
dei GAS con un funzionamento di rete. Altra impressione che ricaviamo è che
questo modello
di esperienza di consumo critico sia ancora troppo determinata da aspetti,
per così dire,
ideologici a scapito di quelli determinati da situazioni e bisogni materiali
delle persone.
Un "modello", quindi, che vive molto del nostro immaginario e ancora con
poca capacità di
concretizzare un vivere quotidiano diverso e socializzato nella
produzione/distribuzione,
fruizione di alimenti e beni. Questo spunto di riflessione, per noi, è un
invito ad attraversare
l'esperienza dei Gruppi di Acquisto Solidali con un rinnovato impegno ed
energia, nella
consapevolezza che possono focalizzare una risposta efficace a contrastare
la condizione di bisogno
e di dipendenza a cui ci costringono le grandi imprese della distribuzione e
del settore agroalimentare.

A cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto dal sito "www.criticalwine.org"
Durante la tre giorni di Critical wine a Milano (Leoncavallo, dicembre 03)
abbiamo distribuito circa 500 questionari tra i consumatori che hanno
visitato la manifestazione. Di seguito riportiamo alcune note di lettura sul
sondaggio svolto.
(il testo del questionario si trova subito dopo le note di lettura)

Alla prima domanda sulla partecipazione ai gruppi d’acquisto, solo il 30,9%
dichiara di avervi  partecipato; il 39,4% non ha mai fatto quest’esperienza
e il 29,7% non sa nemmeno cosa siano. In un altro luogo, la percentuale di
persone che ha partecipato a gruppi d’acquisto potrebbe sembrare non
irrilevante. Si potrebbe infatti considerare che vi è comunque una
percentuale superiore al 30%  di persone che tenta o intende difendersi dai
prezzi alti e dalla scarsa qualità dei prodotti con sistemi di
autorganizzazione. Se però consideriamo il luogo in cui è stata svolta l’
inchiesta, il C.S. Leoncavallo, è davvero sorprendente che 7 persone su
dieci o non hanno mai tentato esperienza di autodifesa dal sistema
commerciale capitalistico o addirittura non sappiano cosa questo possa
significare e come possa avvenire. C’è d’altronde da considerare la
possibilità che il pubblico della Fiera dei particolari fosse in parte o in
maggior parte alieno dai canoni soliti di frequentazione dei centri sociali.
Le risposte alla seconda domanda ( Ti interesserebbe attivare o potenziare i
tuoi acquisti direttamente dai produttori?) sono state univoche: il 94%
affermative, solo l’1,4% negative e per il 4,6% indecise. Ciò indica la
possibilità ( e la responsabilità ) di continuare a lavorare con più tenacia
per ridurre la distanza alimentare. Abbiamo aperto un grande spazio di
iniziativa politica che sarebbe stupido abbandonare. Dall’inchiesta viene
confermato che la riduzione della catena alimentare è un obiettivo politico
della massima importanza perché consente tra l’altro di individuare e
scardinare i meccanismi di produzione e di distribuzione della ricchezza; un
obiettivo che ci consente inoltre di riporre al centro della nostra
riflessione teorica e della nostra battaglia politica la questione dei
rapporti di produzione che, è bene ricordarlo, costituiscono nient’altro che
il sistema di relazioni sociali vigenti.
La domanda numero 3 e 4  ( 3:Quando acquisti un vino, badi alle informazioni
fornite dall’etichetta, dalla bottiglia e dal tappo?; 4: Se ci badi, ritieni
che le informazioni inscritte nell’etichetta siano sufficienti indicatori di
qualità?) segnala una grande attenzione dei consumatori, ma nel contempo
permette di intuire la loro frustrazione; infatti, l’86,1% prima di
acquistare tenta di carpire, attraverso ciò che c’è scritto nell’etichetta,
informazioni che lo aiutino nella scelta, ma a fronte di quest’attenzione vi
è la consapevolezza ( 85,5%) che ciò che si legge non permette di avere dei
buoni indicatori di qualità. Anche in questa discrasia tra attenzione e
frustrazione dobbiamo cogliere lo spazio di azione pratica. La nostra idea
di protocollo di responsabilità autoprodotto interviene in questa zona
oscura nella quale oramai l’etichetta è divenuto un luogo di chiacchiere per
polli.
Alla domanda numero 5 ( Il vino lo bevi prevalentemente:    ) quasi la metà
( 48,6%) dichiara di berlo ovunque, il 37, 9% usa berlo in casa e il 13,5%
al ristorante. Stupisce che nessuno abbia indicato come luogo privilegiato
di consumo il bar.
 Dalle risposte alla domanda numero 6 ( Quando compri una bottiglia di vino,
ti interessa sapere se è stata messa in commercio direttamente dal
produttore?)  risulta come ben il 34,9% è consapevole che in Italia non è
possibile da ciò che viene scritto sull’etichetta sapere se il vino è stato
messo in commercio dal produttore. Ciò ci induce a pensare che il campione
presente al criticalwine del Leoncavallo sia ben informato. Sempre alla
sesta domanda il 37,9% dichiara il proprio interesse a conoscere se è stato
il produttore direttamente a commercializzare il vino, mentre solo il 7,2% è
indifferente alla questione.
Che tra le persone a cui è stato consegnato il questionario vi siano molti
conoscitori della filiera di produzione e di distribuzione del vino risulta
anche dalle risposte alla domanda numero 7 ( Rispetto al prezzo che paghi
per una bottiglia di vino, hai idea di quanto denaro vada al produttore? ):
il 32,9% risponde infatti affermativamente, il 67,1% negativamente.
Più controverse del dovuto risultano invece le risposte alla domanda numero
8 ( Ritieni che la tracciabilità dei vini sia proporzionale alla loro
qualità? ). Anche se poco meno dei due terzi ( 64,2%) ritiene che vi sia un
legame forte tra informazioni e qualità del prodotto, vi è un’alta
percentuale ( il 30%) che lo esclude, mentre il 5,8% non lo sa ( da
segnalare che per obbligare a una risposta secca, la voce: non lo so, non
era stata inserita, per cui ciascuno degli indecisi l’ha aggiunta da solo).
Infine, alla domanda sul prezzo sorgente ( Vorresti che sull’etichetta
venisse indicato il prezzo sorgente dei vini?), la risposta è stata
pressocché unanime ( 87,4% di si, 2,8% di no e 9,8% non lo so). Ciò che
sorprende non è tanto la risposta, ma la capacità di metabolizzare un
messaggio ( quello del prezzo sorgente ) che tutti hanno avuto la
possibilità di ascoltare per la prima volta al Leoncavallo. Ancora oggi per
molti compagni che pure hanno organizzato l’iniziativa il discorso del
prezzo sorgente non è chiaro. Essere riusciti, malgrado ciò, a chiarirlo a
chi lo ascoltava per la prima volta è riflesso della forza del messaggio e
nel contempo della capacità di farlo veicolare.


Questionario anonimo CONSUMATORI

1. Hai mai partecipato a gruppi d’acquisto?
 1.1  Sì
 1.2  No
 1.3  Non cosa siano.

 2   Ti interesserebbe attivare o potenziare i tuoi acquisti direttamente
dai produttori?
 2.1  Sì
 2.2  No
 2.3  Non lo so.

 3   Quando acquisti un vino, badi alle informazioni fornite dall’etichetta,
dalla bottiglia o  dal tappo?
 3.1  Sì
 3.2  No.

 4   Se ci badi,  ritieni che le informazioni inscritte nell’etichetta siano
sufficienti indicatori di qualità
 4.1  Sì
 4.2  No
 4.3  Non lo so.

 5   Il vino lo bevi prevalentemente:
 5.1  In casa
 5.2  Al ristorante
 5.3   Al bar
 5.4  Ovunque.

 6   Quando compri una bottiglia di vino, ti interessa sapere se è stata
messa in commercio direttamente dal produttore?
 6.1  Sì
 6.2  No
 6.3  Non lo posso sapere.

 7  Rispetto al prezzo che paghi per una bottiglia di vino, hai idea di
quanto denaro vada al produttore?
 7.1  Sì
 7.2  No

 8     Ritieni che la tracciabilità dei vini (indicazione dei terreni, dei
metodi di produzione, di conservazione ecc.) sia proporzionale alla loro
qualità?
 8.1  Sì
 8.2  No
 8.3  Non so

 9   Vorresti che sull’etichetta venisse indicato il prezzo sorgente (cioè
il prezzo pagato al produttore) dei  vini?
 10  Sì
 11  No
 12  Non so
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