R: R: Fw: [gas] lotta all



----- Original Message -----
From: Patrizio <patsuppa at inwind.it>
To: <consumocritico at peacelink.it>
Sent: Sunday, March 20, 2005 11:32 PM
Subject: Re: R: Fw: [gas] lotta all

"la sperimentazione la facciamo noi. e più la facciamo girare e
meglio è.
se siamo intossicati dal consumismo (nostro malgrado), dobbiamo
uscirne gradualmente, come per smettere di fumare.
e il consumismo ci mette alle corde, costringendoci, magari, ad
accettare un lavoro a 50 km da casa, o a farci comprare libri che
non abbiamo il tempo di leggere, o... fate voi...
così ci sentiamo in colpa, siamo frustrati perchè non riusciamo ad
essere come vorremmo e arriviamo alla conclusione di dire "ma chi
me lo fa fare, tanto..."

diamoci da fare, per quello che possiamo oggi, e facciamolo con il
sorriso sulla faccia..."

Mi piace molto l'immagine del disintossicarsi...rende bene l'idea del
percorso di consapevolezza passo dopo passo che nella società attuale non
può andare a balzi. Seguendo la metafora del disintossicarsi.......fino ad
una decina di anni fa c'era una legge che faceva scegliere ai detenuti per
tossicodipendenza tra il carcere o la comunità con programma di
disintossicazione. Le comunità erano piene di tossicodipendenti che
sfuggivano al carcere....d'altra parte però solo chi trovava una vera
ragione di rimanerci riusciva ad andare avanti nel programma e "uscire"
dalla tossicodipendenza. Molti di coloro che ci sono entrati in quegli anni,
in una comunità, e ne sono usciti disintossicati, non lo avrebbero mai fatto
se in qualche modo non avessero dovuto scegliere tra carcere e comunità.
Un altro esempio che mi viene in mente è di Don Giulio Battistella (Beati i
costruttori di pace), che più di dieci anni fa invitato ad un corso sullo
sviluppo sostenibile, chiarì con un esempio se il cambiamento doveva venire
imposto dall'alto (una legge) o se invece doveva essere maturato nella
coscienza individuale (comportamento volontaristico). Don Giulio ci parlò
della recente legge sull'obbligo di portare il casco: "portare il casco è un
atto che io sapevo da tempo che era un bene per la mia salute: può salvarmi
la vita...eppure nonostante questo confesso che molte volte, per fatica o
fastidio, non lo mettevo. Poi è arrivata la legge, adesso so che qualsiasi
vigile mi può multare e non dubitate che non me lo scordo". Concludeva Don
Giulio: ci vogliono entrambi gli aspetti: maturare la consapevolezza che un
comportamento "faticoso" è "giusto" ma anche la legge che ti ricorda di
attuarlo.

Riporto questi esempi per aprire un altro tema che rimane secondo me
strategico nel cambiamento del mondo in cui viviamo.
Il consumo critico è un percorso individuale e volontaristico in cui un
individuo (con il sorriso sulle labbra come dice patrizio) sceglie di
consumare meno e in maniera diversa. I diversi percorsi individuali uniti
insieme (bilanci di giustizia, gas) formano una strada, la
"sperimentazione". C'è però un problema di tempi: sono convinto che se ci
limitiamo alla "sperimentazione" di gruppi che hanno anche il difetto
(secondo me) di essere autoreferenziali e comunicare poco con l'esterno, non
faremo in tempo a convincere l'altro 98% della popolazione (ma forse a
stimare il 2% di consumatori critici sono stato ottimista!). Allora? Allora
non basta la sperimentazione di "avanguardie", è necessario che queste
avanguardie più che dibattere tra loro, dibattano con il resto della
popolazione, con i rappresentanti politici, con il mondo dell'impresa, con
precisi programmi e precise richieste. Per dirlo in altre parole per alcuni
è sufficiente la presa di coscienza spontanea, per altri (attualmente la
stragrande maggioranza) ci vogliono le norme e chi le faccia rispettare
(legge e vigile).
Ecco che allora questo ragionamento mi porta pericolosamente verso lo stesso
pericolo che avevo indicato, e che Patrizio ha ben ampliato nelle parole di
Alex Langer: il cambiamento deve essere desiderabile!
Come se ne esce?
Io credo solo intensificando gli sforzi verso l'esterno, verso la
maggioranza della popolazione, verso coloro che popolano i centri
commerciali di domenica, verso le imprese che investono in pubblicità più
che nelle materie prime, verso le imprese che non rispettano i diritti dei
lavoratori.........non basta fare rete tra di noi: dobbiamo usare la rete
per aprire brecce nella società di consumo...e sono i modi in cui questo
sarà fatto che possono segnare il successo o l'insuccesso: se saremo
eccessivamente radicali, se non sapremo essere anche premianti verso quegli
attori che si muovono nella giusta direzione (anche se non sono ancora
arrivati laddove noi vorremmo), allora temo che le brecce aperte si
richiuderanno fatalmente e noi rimarremo nel nostro orticello sobrio,
felice, ma anche staccato dal resto del mondo.
D'altra parte questa azione è propedeutica alla stessa azione normativa:
dove mai potremo trovare un politico che proponga leggi sulla limitazione e
correzione dei consumi, se questo politico non avrà un elettorato che
condividendo questo programma lo possa portare in parlamento? Insomma il
problema non è tanto trovare il politico che proponga la legge quanto
trovare (prima) chi lo voti...........

Rileggendo quello che ho scritto dubito che qualcuno riesca a seguirne il
filo.......chiedo scusa per l'irruzione nelle vostre caselle di posta...ma
se non lo faccio qui...dove?

saluti

daniele





 
 
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