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R: R: Fw: [gas] lotta all
- Subject: R: R: Fw: [gas] lotta all
- From: "daniele" <danscapo at email.it>
- Date: Mon, 21 Mar 2005 22:18:17 +0100
----- Original Message ----- From: Patrizio <patsuppa at inwind.it> To: <consumocritico at peacelink.it> Sent: Sunday, March 20, 2005 11:32 PM Subject: Re: R: Fw: [gas] lotta all "la sperimentazione la facciamo noi. e più la facciamo girare e meglio è. se siamo intossicati dal consumismo (nostro malgrado), dobbiamo uscirne gradualmente, come per smettere di fumare. e il consumismo ci mette alle corde, costringendoci, magari, ad accettare un lavoro a 50 km da casa, o a farci comprare libri che non abbiamo il tempo di leggere, o... fate voi... così ci sentiamo in colpa, siamo frustrati perchè non riusciamo ad essere come vorremmo e arriviamo alla conclusione di dire "ma chi me lo fa fare, tanto..." diamoci da fare, per quello che possiamo oggi, e facciamolo con il sorriso sulla faccia..." Mi piace molto l'immagine del disintossicarsi...rende bene l'idea del percorso di consapevolezza passo dopo passo che nella società attuale non può andare a balzi. Seguendo la metafora del disintossicarsi.......fino ad una decina di anni fa c'era una legge che faceva scegliere ai detenuti per tossicodipendenza tra il carcere o la comunità con programma di disintossicazione. Le comunità erano piene di tossicodipendenti che sfuggivano al carcere....d'altra parte però solo chi trovava una vera ragione di rimanerci riusciva ad andare avanti nel programma e "uscire" dalla tossicodipendenza. Molti di coloro che ci sono entrati in quegli anni, in una comunità, e ne sono usciti disintossicati, non lo avrebbero mai fatto se in qualche modo non avessero dovuto scegliere tra carcere e comunità. Un altro esempio che mi viene in mente è di Don Giulio Battistella (Beati i costruttori di pace), che più di dieci anni fa invitato ad un corso sullo sviluppo sostenibile, chiarì con un esempio se il cambiamento doveva venire imposto dall'alto (una legge) o se invece doveva essere maturato nella coscienza individuale (comportamento volontaristico). Don Giulio ci parlò della recente legge sull'obbligo di portare il casco: "portare il casco è un atto che io sapevo da tempo che era un bene per la mia salute: può salvarmi la vita...eppure nonostante questo confesso che molte volte, per fatica o fastidio, non lo mettevo. Poi è arrivata la legge, adesso so che qualsiasi vigile mi può multare e non dubitate che non me lo scordo". Concludeva Don Giulio: ci vogliono entrambi gli aspetti: maturare la consapevolezza che un comportamento "faticoso" è "giusto" ma anche la legge che ti ricorda di attuarlo. Riporto questi esempi per aprire un altro tema che rimane secondo me strategico nel cambiamento del mondo in cui viviamo. Il consumo critico è un percorso individuale e volontaristico in cui un individuo (con il sorriso sulle labbra come dice patrizio) sceglie di consumare meno e in maniera diversa. I diversi percorsi individuali uniti insieme (bilanci di giustizia, gas) formano una strada, la "sperimentazione". C'è però un problema di tempi: sono convinto che se ci limitiamo alla "sperimentazione" di gruppi che hanno anche il difetto (secondo me) di essere autoreferenziali e comunicare poco con l'esterno, non faremo in tempo a convincere l'altro 98% della popolazione (ma forse a stimare il 2% di consumatori critici sono stato ottimista!). Allora? Allora non basta la sperimentazione di "avanguardie", è necessario che queste avanguardie più che dibattere tra loro, dibattano con il resto della popolazione, con i rappresentanti politici, con il mondo dell'impresa, con precisi programmi e precise richieste. Per dirlo in altre parole per alcuni è sufficiente la presa di coscienza spontanea, per altri (attualmente la stragrande maggioranza) ci vogliono le norme e chi le faccia rispettare (legge e vigile). Ecco che allora questo ragionamento mi porta pericolosamente verso lo stesso pericolo che avevo indicato, e che Patrizio ha ben ampliato nelle parole di Alex Langer: il cambiamento deve essere desiderabile! Come se ne esce? Io credo solo intensificando gli sforzi verso l'esterno, verso la maggioranza della popolazione, verso coloro che popolano i centri commerciali di domenica, verso le imprese che investono in pubblicità più che nelle materie prime, verso le imprese che non rispettano i diritti dei lavoratori.........non basta fare rete tra di noi: dobbiamo usare la rete per aprire brecce nella società di consumo...e sono i modi in cui questo sarà fatto che possono segnare il successo o l'insuccesso: se saremo eccessivamente radicali, se non sapremo essere anche premianti verso quegli attori che si muovono nella giusta direzione (anche se non sono ancora arrivati laddove noi vorremmo), allora temo che le brecce aperte si richiuderanno fatalmente e noi rimarremo nel nostro orticello sobrio, felice, ma anche staccato dal resto del mondo. D'altra parte questa azione è propedeutica alla stessa azione normativa: dove mai potremo trovare un politico che proponga leggi sulla limitazione e correzione dei consumi, se questo politico non avrà un elettorato che condividendo questo programma lo possa portare in parlamento? Insomma il problema non è tanto trovare il politico che proponga la legge quanto trovare (prima) chi lo voti........... Rileggendo quello che ho scritto dubito che qualcuno riesca a seguirne il filo.......chiedo scusa per l'irruzione nelle vostre caselle di posta...ma se non lo faccio qui...dove? saluti daniele -- Email.it, the professional e-mail, gratis per te: http://www.email.it/f Sponsor: Ascolta le migliori suonerie per il tuo cellulare Clicca qui: http://adv.email.it/cgi-bin/foclick.cgi?mid=3113&d=21-3
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