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I MAISCOLTORI VENETI ROVINATI DALLA CONCORRENZA SUDAMERICANA E DELL'EST
- Subject: I MAISCOLTORI VENETI ROVINATI DALLA CONCORRENZA SUDAMERICANA E DELL'EST
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Mon, 21 Feb 2005 11:22:49 +0100
a cura di AltrAgricoltura Nord Est ------------------------------- I MAISCOLTORI VENETI ROVINATI DALLA CONCORRENZA SUDAMERICANA E DELL'EST. «Dalla Romania arriva mais a cinque euro al quintale, dal Brasile e dall'Argentina a sette euro» (F.P.) Vent'anni di prezzi omogenei. Il Polesine "granaio d'Italia", come veniva definito nella prima metà del secolo scorso, non aveva mai dato segni di cedimento così evidenti. «Invece è da un anno che ci pagano anche sei euro in meno per quintale», esordisce Danilo Pigato, presidente del consorzio cerealicolo "San Martino di Venezze". Perché? «Le importazioni dall'Est Europa ci fanno una concorrenza spietata. Stanno rovinando il mercato. Se continua così rischiamo di trovarci alla prossima campagna col 40\% di cereali ancora in magazzino. Il fatto è che a noi chiedono qualità, niente ogm, controlli sul prodotto e tracciabilità. Ma da là arriva di tutto. Come possiamo garantire il nostro prodotto dal campo alla trasformazione se poi va mischiato con la roba che arriva dall'Est?». «Ma la qualità sarà la nostra unica arma in futuro - fa eco Carlo Stocco, direttore del consorzio Maiscoltori di Villadose - Grandi aziende come Cerestar e Amadori ci chiedono tracciabilità ed effettuano controlli accurati personalmente. Solo i liberi commercianti rischiano di andare fuori mercato». Stocco spiega che è dal 1992 che si sapeva che i prezzi del mais con la Pac sarebbero crollati. «Mi risulta che dalla Romania arrivi mais a cinque euro al quintale. Dal Brasile e dall'Argentina a sette euro». Chi è a diretto contatto con la crisi sono i produttori. «Il calo dei prezzi lo sente chi ha il frumento in magazzino perché non trova a chi venderlo - aggiunge Roberto Branco, coltivatore dell'Altopolesine - L'unica speranza è un'inversione di tendenza, ma credo che il prezzo non risalirà più. Noi comunque siamo troppo divisi e senza programmazione. Dovremmo fare come in Francia dove c'è un'unica grande cooperativa di produttori». Rimane controversa anche l'opzione sulla tracciabilità che per Dario Nicolin, presidente della coop di Villadose, «sta caricando di costi l'azienda con regole rigide solo per i coltivatori locali». Segno della crisi è l'esempio che porta in campo Stocco: «Dieci anni fa con un quintale di mais si pagavano tre quintali di urea, uno dei concimi più comuni. Oggi servono tre quintali di mais per comprare un quintale di urea». Della contrazione dei prezzi dovrebbero godere interi settori come quello zootecnico. «Non è così semplice - spiega Domenico Zanotto, allevatore di Buso - Il prezzo basso dei mangimi rischia di corrispondere anche a bassa qualità del prodotto. Io cerco la qualità e punto sulla programmazione. Sono capisaldi che alla lunga pagano sempre». L'analisi dei numeri chiarisce meglio i problemi. «Per una produzione di 100 quintali a ettaro si ricavano poco più di mille euro - spiega Stocco - 400 euro se ne vanno in semine, altrettanti in servizi e lavorazioni, 100 euro di spese d'azienda e tasse. Restano 100 euro. Senza i 450 euro della Pac non ci si vive. E senza contare che da due anni nessuno fa più di 75 quintali per ettaro». Il gazzettino, 10 febbraio 2005 -------------------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com -- No virus found in this incoming message. Checked by AVG Anti-Virus. Version: 7.0.300 / Virus Database: 265.8.8 - Release Date: 14/02/05 -- No virus found in this outgoing message. Checked by AVG Anti-Virus. Version: 7.0.300 / Virus Database: 266.1.0 - Release Date: 18/02/05
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