CS Tradewatch: Il De profundis della Wto



Cari amici,
con la dichiarazione di oggi del segretario generale della Wto Pascal Lamy,
per il quale il negoziato di Doha viene "congelato" fino a data da
destinarsi, si apre una nuova stagione per i movimenti sociali.
Il Round "per lo sviluppo", la retorica che ci stava dietro, l'empasse
oramai strutturale che dura da alcuni anni mostra come la Wto sia
un'organizzazione inadeguata per la gestione della globalizzazione
economica; potrebbe essere il momento per mettere in campo forze ed energie
sia a livello intergovernativo che non governativo per porre le basi per un
superamento del sistema di ingiustizie ed iniquità su cui si era radicato
il sistema Wto. Potrebbe essere venuto il momento per rilanciare uno spazio
realmente multilaterale all'interno del quale questioni sociali, ambientali
ed economiche diventano elementi di confronto per una reale lotta alla
povertà e alla sperequazione.
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Un caro saluto
Alberto Zoratti
[fair]
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IL DE PROFUNDIS DELLA WTO



Tradewatch accoglie con favore la sospensione dei negoziati della Wto a
Ginevra e chiede una radicale revisione delle regole del commercio
internazionale



Roma, 24 luglio 2006 - La sospensione dei negoziati del “Round dello
sviluppo” della Wto, a quasi cinque anni dal loro avvio a Doha nel novembre
2001, viene salutata positivamente dal Tradewatch, l’osservatorio italiano
sul commercio internazionale.



“Siamo alla resa del liberismo a livello internazionale. Anche
l’istituzione principe dell’iniqua globalizzazione liberista si è
definitivamente fermata. Questa volta per salvare il Doha Round non sono
bastati nemmeno i metodi poco democratici dei negoziati ristretti tra pochi
Paesi forti. La sospensione delle trattative è un atto dovuto nei confronti
dei milioni di cittadini del pianeta che si sono battuti da Seattle in poi
per la giustizia internazionale e contro le regole imposte dalla Wto, ma
soprattutto verso la stragrande maggioranza dei Paesi in via di sviluppo,
le cui istanze non sono mai state ascoltate dalla Wto e dai poteri che la
controllano” afferma il Tradewatch.



I principali attori del negoziato accusano l’amministrazione Bush di essere
rimasta inamovibile in merito alle sue posizioni e di aver portato
all'impasse finale. Come sottolineato da diversi dei sei governi che hanno
condotto un negoziato serrato nelle ultime ore, il futuro del Doha Round
diventa sempre più incerto e la sua conclusione è rimandata di molti mesi,
se non di anni.

“L'Agricoltura è stata il maggior scoglio negoziale di questo supposto
Round per lo sviluppo, rilevando come la pretesa di creare un mercato
globale dei prodotti agricoli imperniato su regole liberiste fosse un mero
trucco ideologico. I movimenti dei contadini e dei pescatori, che in questi
anni si sono battuti contro la mercificazione dell'agricoltura, sono
riusciti a smascherare questa finzione ideologica, imponendo ai governi del
Sud una gerarchia diversa che ponesse il cibo prima del commercio. La Wto
ha terminato la sua corsa, o l'agricoltura esce dalla sua agenda e ritorna
di competenza di altre istituzioni internazionali all'interno del sistema
delle Nazioni Unite, oppure rimarrà la causa principale dello stallo dei
negoziati commerciali a livello multilaterale” afferma Antonio Onorati del
Centro Internazionale Crocevia, presente in questi giorni a Ginevra.



“La storia dei negoziati commerciali internazionali ci insegna che dei
cambiamenti sono sempre possibili, ma il collasso della Wto di oggi
conferma che il mondo e i poteri economici sono profondamente mutati.
Riteniamo inaccettabile l’ipocrisia di Ue e Stati Uniti, che da tempo
spingono aggressivi negoziati su scala bilaterale e regionale, in barba a
qualsiasi principio multilaterale, per forzare condizioni ancora più
capestro di quelle della Wto sui Paesi in via di sviluppo, mettendo una
seria ipoteca sulla loro possibilità futura di uno sviluppo sostenibile” ha
dichiarato Antonio Tricarico della CRBM.



La sospensione dei negoziati mette a serio rischio la credibilità della
stessa Wto, già provata dal sonoro fallimento di Cancun alla conferenza
ministeriale del 2003.



Secondo Monica Di Sisto dell'organizzazione equa e solidale Fair "Il
fallimento degli ultimi negoziati dimostrano come il sistema Wto sia
totalmente inadeguato a far fronte alle sfide della globalizzazione. Come
movimenti sociali siamo chiamati a dare il nostro contributo per la
costruzione di un sistema realmente multilaterale più equo, che superi un
Wto ormai in crisi e che tenga in debita considerazione le istanze delle
popolazioni, dell'ambiente ed i diritti umani".



“A questo punto i governi membri del Wto, e in particolare quelli europei
tra cui l’Italia, traggano una valida lezione da quanto accaduto a Ginevra
e si muovano subito per la definizione di nuove regole del commercio
internazionale basate sulla realizzazione dei diritti fondamentali dei
popoli del pianeta, e non sull’apertura indiscriminati dei mercati”
sostiene Roberto Sensi di Mani Tese.



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italiano sul commercio internazionale promosso da Centro Internazionale
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