RE: Scolarette, vecchi e moschee



L'operazione "bussa sul tetto", lungi dall'essere un metodo per salvaguardare l'incolumità dei civili, è soltanto una tecnica di guerra psicologica per terrorizzare vieppiù la popolazione di Gaza già provata dai massacri dei lanzichenecchi di Tsahal.
Prima si era iniziato con circa 90.000 telefonate che avvertivano i Palestinesi di uscire dalla loro casa perchè stava per essere distrutta, poi si è proseguito con i volantini. Talvolta - come ricorda proprio B'tselem - il tempo per scappare era di ben 5 (cinque!) minuti, molto più spesso l'allarme era falso con il risultato di provocare panico inutile e di far scendere in strada la gente, magari per massacrarla meglio.
Perchè i bombardamenti, che ora provengono dall'aria, dal cielo e dal mare sono così intensi che molta gente non va neppure in ospedale per curarsi e i volontari di Medici senza Frontiere devono andare a curarli casa per casa.
E questa non è becera propaganda come la vostra, sono i notiziari.
In Libano molta gente, anche se voleva scappare non poteva farlo, perchè si trattava di anziani, perchè avevano paura, perchè non avevano i mezzi per farlo.
E nonostante i volantini morivano come le mosche grazie ai bombardamenti criminali e indiscriminati.
Lo stesso accade a Gaza.
E cosa è questa fandonia degli "scudi umani"?
Il 28 dicembre, intorno alle 7 di sera, un missile centrava la casa di Abdallah Keshko, distruggendola e uccidendo la figlia Ebtihal di 7 anni e la cognata Maysa, 22enne: erano a casa loro, non facevano da scudo a nessuno...
Il giorno successivo, intorno a mezzanotte, un altro missile israeliano massacrava 5 ragazzine della stessa famiglia, Jawaher, Dena, Samar, Ekram e Tahreer Ba'lousha, rispettivamente di 4, 7, 12, 13 e 17 anni. Dormivano, forse facevano scudo ai loro letti...
Un'ora dopo, sempre nel sonno, a essere maciullati erano tre ragazzini della famiglia al-Absi, Sudqi, 4 anni, Ahmad, 12 anni, Mohammad, 13 anni, e neanche loro risulta stessero facendo scudo ad alcuno.
E così via, di massacro in massacro.
Il vero è che l'offensiva cast lead si svolge in spregio ai principali basilari del diritto umanitario che sono quelli della proporzionalità e della distinzione, e si configura sempre più come un unico, ininterrotto e bestiale crimine contro l'umanità.
Sempre più gli israeliani assomigliano ai nazisti, anche nelle tecniche di propaganda come questa, degna del miglior Goebbels.
E che si rilanci la propaganda dei criminali nelle stesse ore in cui muoiono donne e bambini inermi e indifesi è davvero ripugnante.



From: scienzaperluomo at yahoo.it
To: conflitti at peacelink.it
Subject: Scolarette, vecchi e moschee
Date: Mon, 5 Jan 2009 17:05:53 +0100


che situazione brutta:

Scolarette, vecchi e moschee

Hamas ha inventato e perfezionato l’uso tattico dei civili in battaglia
Bussare sui tetti – “roof knocking” – è il nome in codice utilizzato dall’esercito israeliano per alcune operazioni: quando una telefonata registrata avverte prima di un raid gli abitanti della casa presa di mira. E’ una strategia già utilizzata nelle azioni del 2006 su Gaza (in Libano, lo stesso anno, l’aviazione lanciava volantini). Due anni fa, però, Hamas ha organizzato con la sua rete di moschee e stazioni radio gruppi di scudi umani chiamati a proteggere gli edifici sotto il tiro dell’Idf, abitati da miliziani e comandanti o nascondiglio per armi, spesso entrambe le cose. Sfruttando quei dieci minuti di tempo tra la telefonata e l’attacco, il movimento riuniva gruppi di civili sui tetti degli edifici a rischio, forzando l’Idf a sospendere il raid. Nel 2006, durante l’operazione israeliana nella Striscia all’indomani del rapimento di Gilad Shalit, fu Nizar Rayyan, il leader di Hamas ucciso da un missile pochi giorni fa, a iniziare l’era degli scudi umani civili a Gaza e a chiedere alla popolazione di assieparsi sui tetti delle abitazioni nel mirino dell’esercito che, come nel suo caso, avvertiva del raid con una chiamata.
Hamas lo ricorda sul suo sito con toni di lode come “il padre del metodo degli scudi umani”; il giorno dell’attacco che gli è costato la vita non ha fatto sconti alla famiglia: non ha lasciato l’abitazione e nemmeno lo ha permesso alle quattro mogli e ai dodici figli. Con lui sono morti in dieci. Sarit Michaeli, portavoce di B’tselem, organizzazione israeliana per i diritti umani, ricorda come sia “proibito per i miliziani utilizzare civili per proteggersi”, come nessuna legge internazionale accetti una simile tattica perversa, contraria alla Convenzione di Ginevra. Hamas tesse invece le lodi della strategia presentandola come “pacifismo”. La sua emittente al Aqsa esalta l’utilizzo di civili in difesa di obiettivi militari e in un recente servizio raccontava come il movimento abbia riunito un gran numero di persone a proteggere la casa di un suo affiliato, Abu Bilal al Jabeer. Fathi Hamad, membro di Hamas e del Comitato legislativo palestinese, in un comizio nel 2008 davanti alle telecamere locali legittimava l’utilizzo di scudi umani civili: “Per il popolo palestinese, la morte è diventata un’industria in cui le donne eccellono, e così tutto il resto della popolazione di questa terra: i vecchi eccellono, i combattenti del jihad eccellono, i bambini eccellono. Perciò i palestinesi hanno creato scudi umani con donne, bambini, vecchi e combattenti contro la macchina dei bombardamenti sionista. Come per dire al nemico sionista: vogliamo la morte quanto voi desiderate la vita”. Ricordava poi incensandoli gli eventi del 2006.
Due anni fa, a novembre, decine di donne velate risposero alla chiamata radiofonica di Hamas e si diressero a piedi verso la moschea al Nasr di Beit Hanoun in cui si erano barricati alcuni miliziani. Era in corso la più importante operazione di Tsahal nella Striscia da mesi. Il fuoco iniziò quando gli uomini armati corsero fuori dalla moschea e si unirono al gruppo di donne, scrive il Times. Una di loro rimase uccisa, molte furono ferite. Tsahal accusò i membri del movimento islamista di essersi fatti scudo con civili; Hamas accusò Israele di aver sparato sulla folla. Negli stessi giorni, Mohammed Baroud, comandante dei Comitati di Resistenza Popolare, milizia di Gaza coinvolta nel sequestro del caporale Shalit, ricevette la chiamata che lo intimava a lasciare l’abitazione con la famiglia. Racconta la Bbc che invece di evacuare l’edificio Baroud corse alla moschea, chiedendo ai vicini di assieparsi sul tetto di casa sua per prevenire il bombardamento. L’Idf non portò a termine il raid. Su quel tetto a Beit Lahiya, nel nord della Striscia, il miliziano non si era fatto scrupoli a portare anche giovani scolare in uniforme.
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