Re: Giovani musulmani in cerca di guide



Per un attimo ho pensato di essere d'accordo con Samir Khalil ed ero molto preoccupato .-)
infatti condivido in pieno la tesi della prima parte dell'articolo l'occidente non è affatto "invaso" da milioni di musulmani barbuti e fanatici. La maggior parte degli immigrati dai paesi di cultura islamica sono "musulmani sociologici" per cui la religione ha più o meno la stessa importanza che per noi. I problemi di queste comunità (delinquenza, violenza in famiglia, problemi di integrazione) hanno cause sociali e non religiose. Con buona pace di Magdi Allam
 
Poi però è tornato tutto a posto quando Khalil affronta la questione degli Imam: dal suo ragionamento pare che uno per diventare Imam debba avere il permesso di qualche NOSTRA autorità. Più o meno quello che succede in Cina con la Chiesa cattolica dove il governo riconosce solo la Chiesa Patriottica, i cui sacerdoti vengono "formati" da istituzioni controllate dal potere. Come direbbe un funzionario di Pechino: "i giovani cattolici cinesi hanno bisogno di guide spirituali che facciano da mediatori tra questa religione di origine straniera e la nostra cultura, non di preti formati a Roma ( e sappiamo che tipo di cultura religiosa ne ricevono) "
 
Sarei curioso di sapere se Khalil o Scienza sono d'accordo con l'immaginario funzionario cinese e, soprattutto, se si rendono conto delle similitudini tra il loro discorso e il suo.
Se no, mi pare cadano in una contraddizione grande come una casa, se sì mi stupisco alquanto, visto che qui da noi la Chiesa Cattolica non solo non ammette (peraltro giustamente) interferenze nella formazione dei suoi preti, ma addirittura pretende di dare il nulla osta a chi insegna religione nella scuola pubblica, assunto e pagato dallo stato. Proprio l'opposto di quello che sostiene Khalil per i musulmani.
 
Ciao
Gio
 
PS Appena riesco a trovare il tempo di vederela puntata di Annozero dico la mia anche su quello 
 


 
Il 04/04/07, Scienza per l'Uomo <scienzaperluomo at yahoo.it > ha scritto:
Giovani musulmani in cerca di guide
Si sente il bisogno di maggior accompagnamento spirituale e culturale

di padre Samir Khalil
 

Quanti sono i musulmani in Europa? Le stime parlano di 15 milioni, dei quali 5 milioni solo in Francia. In Italia si parla di 1,2 milioni. Il presupposto di tali calcoli è che gli immigrati provenienti da Paesi a maggioranza musulmani siano di fatto musulmani.
Il 28 febbraio scorso, l'agenzia France Presse ha pubblicato una «mappa dei credenti e dei non credenti in Francia», realizzata sulla base di oltre 90 mila interviste di francesi, rappresentanti tutte le classi sociali e delle varie regioni. La domanda era: «A quale religione vi sentite più vicini?». Il risultato è assai sorprendente: il 27,6 per cento si dichiara senza religione; il 64 cattolico, il 2,1 protestante, il 3 musulmano e lo 0,6 ebreo. Ora, se la popolazione francese è valutata in circa 60 milioni, il 3 per cento equivale a 1,8 milioni, ben lontani dai 5 milioni di musulmani presunti.
Come spiegare questa enorme differenza? Molti, «sociologicamente musulmani», in realtà non si riconoscono più in questa religione; esattamente come buona parte del 27,6 dei francesi, che si dicono atei pur essendo stati battezzati. Ciò dimostra che molte persone di origine musulmana si sono integrate nella società francese e che la libertà di coscienza si sta diffondendo.
A leggere i giornali, si direbbe che l'islam è onnipresente. In realtà, sono i fondamentalisti e i radicali (che rappresentano forse il 10 per cento dei musulmani, vale a dire lo 0,3 per cento della popolazione francese) che fanno chiasso.
«Il bene non fa rumore!». Se un certo islam fa paura, i musulmani invece non sono da temere. Hanno bisogno di essere aiutati per trovare il loro posto nella società europea. I nuovi arrivati hanno difficoltà a sentirsi a loro agio in una cultura così diversa dalla loro. I giovani nati in Italia si sentono divisi tra la cultura italiana e quella dei genitori. Chi li aiuterà? La società civile, nella misura in cui è laicista, fatica a capire i musulmani e ad aiutarli. Gli imam sono loro stessi - in maggioranza - incapaci di capire la società europea, meno ancora d'integrarsi; al contrario, tendono ad aumentare l'opposizione socio-culturale tra i musulmani e gli europei. Sono probabilmente più un ostacolo che un aiuto. Questo fatto deve essere preso seriamente in considerazione dai politici: è giusto riconoscere a persone inadatte a integrarsi in Italia il diritto di proclamarsi imam e di essere la guida di persone spesso fragili? Il buon senso dice:  «Medico, cura prima te stesso!». Sono gli imam che spesso diffondono odio contro chi non la pensa come loro, a cominciare dai musulmani liberali che considerano kuffâr, atei.
I tentativi finora fatti in Europa di dare una formazione adatta agli imam non hanno ancora portato frutti. Sapendo che gli imam sono quasi ovunque inadatti alla funzione di guida della comunità (sono certo capaci di guidare la preghiera, ma non è quello che si cerca), non devono essere ammessi a questa funzione. I giovani hanno un urgente bisogno di «padri spirituali» e di «guide culturali», di «mediatori tra le civiltà» più che di imam formati all'università di Al-Azhar in Egitto o in Arabia Saudita (e sappiamo che tipo di cultura religiosa ne ricevono!). Questi mediatori culturali dovrebbero avere come prima funzione quella di aiutare i giovani a sentirsi a casa in Italia, a discernere ciò che nella loro tradizione è giusto e buono da ciò che non è accettabile (come le discriminazioni tra i sessi o la chiusura sulla propria cultura religiosa).
La Chiesa e i cristiani sono probabilmente più vicini alla cultura musulmana e più disponibili. A condizione che la loro non sia un'opera di proselitismo, ma un accompagnamento fraterno. Molte cose accomunano cristiani e musulmani: in particolare il senso di Dio, il condividere valori religiosi e morali comuni, la sacralità della famiglia, il rispetto dovuto ai genitori, agli insegnanti, agli anziani, al povero, e tanti valori umani che la civiltà occidentale tende a dimenticare. Ma ci sono anche molti valori che la civiltà occidentale porta con sé e che la tradizione musulmana non sottolinea, come l'uguaglianza tra tutti, la solidarietà anche con chi non è della mia religione, il rispetto del diverso e della libertà altrui, ecc. Gli imam, nel mondo musulmano, hanno una funzione liturgica, ma non sono preparati all'accompagnamento culturale e spirituale, che invece è la priorità per i nostri amici musulmani. Chi risponderà a questo bisogno?

 

* Gesuita e islamologo




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