Quanti sono i musulmani in
Europa? Le stime parlano di 15 milioni, dei quali 5 milioni solo in
Francia. In Italia si parla di 1,2 milioni. Il presupposto di tali calcoli
è che gli immigrati provenienti da Paesi a maggioranza musulmani siano di
fatto musulmani. Il 28 febbraio scorso, l’agenzia France Presse ha
pubblicato una «mappa dei credenti e dei non credenti in Francia»,
realizzata sulla base di oltre 90 mila interviste di francesi,
rappresentanti tutte le classi sociali e delle varie regioni. La domanda
era: «A quale religione vi sentite più vicini?». Il risultato è assai
sorprendente: il 27,6 per cento si dichiara senza religione; il 64
cattolico, il 2,1 protestante, il 3 musulmano e lo 0,6 ebreo. Ora, se la
popolazione francese è valutata in circa 60 milioni, il 3 per cento
equivale a 1,8 milioni, ben lontani dai 5 milioni di musulmani presunti.
Come spiegare questa enorme differenza? Molti, «sociologicamente
musulmani», in realtà non si riconoscono più in questa religione;
esattamente come buona parte del 27,6 dei francesi, che si dicono atei pur
essendo stati battezzati. Ciò dimostra che molte persone di origine
musulmana si sono integrate nella società francese e che la libertà di
coscienza si sta diffondendo. A leggere i giornali, si direbbe che
l’islam è onnipresente. In realtà, sono i fondamentalisti e i radicali
(che rappresentano forse il 10 per cento dei musulmani, vale a dire lo 0,3
per cento della popolazione francese) che fanno chiasso. «Il bene non
fa rumore!». Se un certo islam fa paura, i musulmani invece non sono da
temere. Hanno bisogno di essere aiutati per trovare il loro posto nella
società europea. I nuovi arrivati hanno difficoltà a sentirsi a loro agio
in una cultura così diversa dalla loro. I giovani nati in Italia si
sentono divisi tra la cultura italiana e quella dei genitori. Chi li
aiuterà? La società civile, nella misura in cui è laicista, fatica a
capire i musulmani e ad aiutarli. Gli imam sono loro stessi - in
maggioranza - incapaci di capire la società europea, meno ancora
d’integrarsi; al contrario, tendono ad aumentare l’opposizione
socio-culturale tra i musulmani e gli europei. Sono probabilmente più un
ostacolo che un aiuto. Questo fatto deve essere preso seriamente in
considerazione dai politici: è giusto riconoscere a persone inadatte a
integrarsi in Italia il diritto di proclamarsi imam e di essere la guida
di persone spesso fragili? Il buon senso dice: «Medico, cura prima
te stesso!». Sono gli imam che spesso diffondono odio contro chi non la
pensa come loro, a cominciare dai musulmani liberali che considerano
kuffâr, atei. I tentativi finora fatti in Europa di dare una
formazione adatta agli imam non hanno ancora portato frutti. Sapendo che
gli imam sono quasi ovunque inadatti alla funzione di guida della comunità
(sono certo capaci di guidare la preghiera, ma non è quello che si cerca),
non devono essere ammessi a questa funzione. I giovani hanno un urgente
bisogno di «padri spirituali» e di «guide culturali», di «mediatori tra le
civiltà» più che di imam formati all’università di Al-Azhar in Egitto o in
Arabia Saudita (e sappiamo che tipo di cultura religiosa ne ricevono!).
Questi mediatori culturali dovrebbero avere come prima funzione quella di
aiutare i giovani a sentirsi a casa in Italia, a discernere ciò che nella
loro tradizione è giusto e buono da ciò che non è accettabile (come le
discriminazioni tra i sessi o la chiusura sulla propria cultura
religiosa). La Chiesa e i cristiani sono probabilmente più vicini alla
cultura musulmana e più disponibili. A condizione che la loro non sia
un’opera di proselitismo, ma un accompagnamento fraterno. Molte cose
accomunano cristiani e musulmani: in particolare il senso di Dio, il
condividere valori religiosi e morali comuni, la sacralità della famiglia,
il rispetto dovuto ai genitori, agli insegnanti, agli anziani, al povero,
e tanti valori umani che la civiltà occidentale tende a dimenticare. Ma ci
sono anche molti valori che la civiltà occidentale porta con sé e che la
tradizione musulmana non sottolinea, come l’uguaglianza tra tutti, la
solidarietà anche con chi non è della mia religione, il rispetto del
diverso e della libertà altrui, ecc. Gli imam, nel mondo musulmano, hanno
una funzione liturgica, ma non sono preparati all’accompagnamento
culturale e spirituale, che invece è la priorità per i nostri amici
musulmani. Chi risponderà a questo bisogno?
* Gesuita e
islamologo |