Re: Multiculturalismo e Islam: la Sharia contro le costituzioni europee





Il 27/03/07, Scienza per l'Uomo <scienzaperluomo at yahoo.it> ha scritto:

Resta l'incompatibilità tra Sharia e Costituzione.

Scusa ma proprio non ti capisco, invece di rispondere con delle argomentazioni ti rifugi in queste frasi apodittiche che, dette così, sono pure sbagliate. Cosa c'è di contrario alla Costituzione nel pregare cinque volte al giorno, nel non bere alcool  e nel non mangiare maiale, tutte  cose previste dalla sharia?
Ci saranno tuttalpiù singole norme  in contrasto, come succede con tutte le religioni, fino a prova contraria le nostre leggi permettono cose vietatissime dalla Chiesa cattolica come il divorzio e l'aborto. Questo significa forse che morale cattolica e Costituzione italiana sono "incompatibili"?

Se davvero l'Ucoi accettasse di adattare l'Islam alle leggi e usi occidentali, abolendo la poligamia, ammettendo la parità uomo donna anche nelle scuole e accettasse ad esempio che il velo è una tradizione araba e non un dettato islamico tout court, sarebbe un passo avanti ....

Quale passo avanti ? La poligamia è già vietata, in Italia puoi sposare una donna sola, se poi vuoi avere altre tre amanti ufficiali sono affari tuoi . Fortunatamente, con le donne di oggi sono pure (scusa la prosa) anche stracazzi tuoi ;-) ed infatti la poligamia è un fenomeno in netto regresso anche dove sarebbe permessa. La partità uomo e donna non è messa indiscussione  qui da noi, nè in teoria nè in pratica e, sinceramente, del fatto che l'hijab sia una tradizione araba piuttosto che un precetto islamico non ce ne può fregare di meno.

In Francia il velo ad esempio è vietato nei luoghi pubblici per permettere alle donne di avere relazioni paritarie con altre donne coetanee...

Scusa ma non è così, è vietato solo a scuola per salvaguardare la laicità dell'istituzione, è stato proibito in quanto simbolo religioso, insieme alla chippa e ai "crocefissi troppo evidenti".

In Italia c'è la proposta di vietarlo al di sotto dei 16 anni, il che potrebbe essere una buona mediazione per permettere alle donne di sceglierlo e di non subirlo, avendo un tempo sufficiente per confrontarsi e non sentirsi costretta ad accettarlo.

Senza offesa mi pare una scemenza, ce la vedi una sedicenne immigrata che si mette contro tutta la famiglia per non indossare un indumento che rappresenta valori in cui, tutto sommato, crede? E poi proibire il velo è come proibire i pantaloni a vita bassa, le argomentazioni a favore di questi divieti sono le stesse: salvaguardia della dignità della donna, difesa contro le pressioni della famiglia che ti vuole pudica/oppressa in un caso e della società che ti vuole liberata/ridotta a merce nell'altro.
Sono problemi seri, ma non si risolvono con i carabinieri.

Ci vorrebbe poi una legge di sostegno alle vittime di coercizioni religiose e una regolamentazione per fermare i matrimoni poligamici che avvengono nelle ambasciate in Italia....

Ok per la legge a favore delle vittime della  religione: sostegno alle ragazze pakistane che vogliono la minigonna  e alle coppie gay che vogliono sposarsi !!
L'altra proposta la trovo più problematica. Che facciamo? Arrestiamo tutti quelli che vivono con più di una donna?

Ciao
Gio

----- Original Message ----- ,
Sent: Tuesday, March 27, 2007 3:36 PM
Subject: Re: Multiculturalismo e Islam: la Sharia contro le costituzioni europee

Tanto mi fa piacere che cominci a dire qualcoda di tuo:
 
Io l'articolo l'ho letto molto bene, l'autore parlava di incompatibilità tra costituzioni europee e  islam (come se ce ne fosse uno solo) Quindi contrapporre al caso britannico quello italiano di segno opposto è del tutto pertinente. Se poi invece si voleva dire che tra i musulmani ci sono degli estremisti allora siamo d'accordo, ma è una scoperta dell'acqua calda. Quello che non mi sta bene è che venga estrapolato un caso particolare per dimostrare che l'islam come religione è una minaccia. Perchè in questo caso basterebbero le posizioni antisemite della Chiesa cattolica Polacca (Radio Maria in particolare) per condannare tutto il Cattolicesimo. Se poi parliamo del Cristianesimo senza ulteriori distinzioni (come si fa con l'Islam passando sopra alle differenze tra sciiti, sunniti ecc) allora troviamo, specie tra le sette protestanti, tutti i fondamentalisti, anche violenti, che vogliamo. Lo steso vale per induisti, buddisti, ebrei,sikh e atei.
 
La storia del doppio linguaggio è stata smentita più di una volta. ma, soprattutto.in questo caso non c'entra nulla essendo la bozza di Intesa un documento ufficiale di cui non possono esistere due versioni, una per la moschea e una per i media. 
 
Io non mi sono mai sognato di dire che condivido l'impostazione islamica dei rapporti uomo donna, in fatto di morale i musulmani mi sembrasno retrivi e oscurantisti quasi quanto i vescovi italiani. Io dicevo che la libertà assoluta di criticare le scelte di politica estera o interna del proprio governo è il primo dei diritti che le costituzioni liberali europee si sono preoccupate di affermare. Mi fa specie che chi lo esercita venga trattato da qualcuno come un traditore della patria.Specie se questo qualcuno si erge a difensore della civiltà occidentale.
 
Lo stesso vale per le scelte individuali, il pensiero liberale europeo ha sempre sostenuto che ognuno deve essere libero di indossare ciò che vuole: un hijab o una minigonna e, già che ci siamo. deve anche essere libero di sposare chi vuole anche una persona di diversa religione o di uguale sesso.
 
Non ti sembra che a persone come Samir e Magdi Allam, anche se dicono di difenderla, la nostra cultura liberale non piaccia affatto?
 
Ciao
Giovanni
 


 
Il 27/03/07, Scienza per l'Uomo <scienzaperluomo at yahoo.it> ha scritto:
se hai letto bene l'articolo si parla di GranBretagna e la proposta di separazione tra sessi a scuola  è reale (è di questi giorni).
In Italia in realtà l'Ucoii usa il doppio linguaggio tipico degli estremisti : moderato quando va sui mass media, e molto meno moderno quando fa richieste nelle scuole, nelle istituzioni e ancora meno nelle moschee.
Se leggi le traduzioni dei sermoni del venerdì in molte moschee Ucoii scoprirai che l'obiettivo prossimo è proprio quello di arrivare gradualmente ad applicare la sharia : poligamia, iniziando con la richiesta (assurda) di poter applicare la legge islamica almeno per gli islamici (come se in Sicilia la mafia chiedesse che per i delitti di onore non vigessero le leggi dello stato ma la tradizione dell'isola...), e altre simili cose.
Spesso gli insegnamenti spingono a non integrarsi nella società europea ma solo a sfruttarla per arrivare ai propri scopi.
Fortunatamente solo una piccola parte dei musulmani in Italia le frequenta (meno del 4%), e ancor meno quelli che si fanno influenzare.
 
Quello che dici sul fatto che tutte le idee e culture sono uguali è sbagliato,
non tutte le culture sono uguali, tutte hanno qualcosa di buono, e tutte hanno cose sbagliate, non voler ammettere che nell'islam i diritti umani spesso non vengono applicati e ammessi verso la donna è insensato e oscurantista.
Anche dimenticare che la poligamia è contro i diritti umani perchè svilisce la donna e nega il valore del matrimonio tra uomo e donna come rapporto paritario e complementare.
Queste dimenticanze ledono il desiderio delle donne arabe e musulmane di arrivare a una libertà che si meritano e che aiuterebbe l'islam a integrarsi nella società.

RIcorda anche che le prime vittime del terrorismo e dell'integralismo sono gli stessi musulmani moderati.
 
 
 
----- Original Message -----
Sent: Sunday, March 25, 2007 7:47 PM
Subject: Re: Multiculturalismo e Islam: la Sharia contro le costituzioni europee

 
Chi manda questi post è straordinario!
Riesce sempre a dare l'occasione per fare ragionamenti e segnalare fatti che danneggiano le tesi che propaganda:

a) A questo link http://www.islam-ucoii.it/intesa.htm potete trovare la bozza di intesa che l'Ucoii (l'organizzazione islamica italiana più numerosa e, secondo gli islamofobi nostrani, più pericolosa e integralista) ha presentato allo Stato Italiano. Non contiene nessuna richiesta di separazione dei sessi a scuola, e , a mio modesto avviso, niente che non sia compatibile con le leggi italiane e le costituzioni europee.

b) Voler portare un fazzoletto sui capelli o dimostrare  "compassione", "solidarietà" e anche "ira" di fronte ai conflitti che toccano il Kashmir, la Palestina, l'Iraq, l'Afghanistan" anche se il tuo governo è coinvolto in quei conflitti, sono comportamenti perfettamente conformi e non contrari alle costituzioni europee che prevedono il diritto alla libera espressione del dissenso nei confronti della politica del proprio paese. E anche quello a vestirsi o a svestirsi come meglio si crede.

Come Magdi Allam anche il falangista libanese Samir Khalil Samir si presenta come un difensore della democrazia e della civiltà europea, mentre entrambi ne sono dei nemici mortali perchè ne disconoscono la vera essenza, che è la libertà individuale e l'uguaglianza di fronte alla legge di tutte le idee, religioni e comportamenti.

Alla prossima
Gio

Il 25/03/07, Scienza per l'Uomo < scienzaperluomo at yahoo.it > ha scritto:
Multiculturalismo e Islam: la Sharia contro le costituzioni europee
di Samir Khalil Samir, sj
www.asianews.it
I problemi in Olanda e Danimarca. L'esempio della Gran Bretagna: decenni di multiculturalismo hanno portato a ghetti, chiusure e radicalismo delle comunità islamiche. Sempre penalizzate le donne. Essere cittadini europei implica avere dei doveri di integrazione. Terzo articolo di una serie.

 

Beirut (AsiaNews) – L'ideologia del multiculturalismo, cioè della tolleranza cieca verso qualunque cultura e tradizione, sta distruggendo l'Europa e bloccando ogni sviluppo in meglio dell'Islam. Una condanna di tale posizione è venuta da parte dell'intellettuale somala e deputata Ayaan Hirsi Ali, che, minacciata di morte da musulmani per la sua difesa dei diritti delle donne, stanca del multiculturalismo europeo, ha lasciato l'Olanda per andare in America lavorare a Washington all'istituto di ricerca "American Enterprise Institute". Essa ha accusato l'Olanda di troppa acquiescenza, di favorire l'immobilità delle comunità musulmane e perfino di farsi conquistare dall'Islam e dalla legge islamica.

Nel lasciare spazio alla Sharia c'è il rischio di un conflitto con le costituzioni europee. Un fatto interessante avviene in Danimarca, un paese all'avanguardia nella multiculturalità. Qui è nato un nuovo partito, il Siad, che fa questa proposta: chi cita versetti coranici contrari alla costituzione danese, deve essere punito perchè la costituzione è superiore a tutte le altre leggi.

E citano l'art. 67-69 della Costituzione danese che dice: "Autorizziamo la libertà di culto, purché esercitata dentro il quadro delle leggi danesi senza disturbare l'ordine pubblico".

Tutto questo è un chiaro segno che si comincia a riflettere sul possibile contrasto che esiste tra le costituzioni dei Paesi europei e alcune leggi del Corano.  Anche in Danimarca, sull'argomento esistono due tendenze: quella "di sinistra", o dei buonisti, che vuole rispettare la cultura degli altri dicendo che la nostra non è assoluta, o suggerendo che dobbiamo tollerare e dare un po' di tempo affinché i musulmani siano in grado con il tempo di fare questo passo; quella che non ammette deroghe, per cui chi non è capace di integrarsi, è meglio che vada a vivere altrove.

Ma il caso più significativo e problematico è quello della Gran Bretagna: qui, dopo decenni di multiculturalismo, le comunità islamiche, invece di integrarsi e di convivere, si stanno sempre più rinchiudendo in un ghetto, e stanno emergendo atteggiamenti fondamentalisti, pericolosi per tutta la società.

 

Scuola statale e morale islamica

 

L'associazione più rappresentativa dei musulmani britannici, il Consiglio musulmano di Gran Bretagna, ha chiesto che sia riconosciuto il diritto dei musulmani di applicare nella scuola statale la morale islamica. Il testo – un documento di 72 pagine – è stato presentato al governo e reso pubblico il 21 febbraio scorso, a nome di 400mila giovani musulmani che frequentano le scuole pubbliche nel Paese. Essi chiedono che il governo accetti le rivendicazioni di genitori e bambini musulmani in nome di una preoccupazione per la fede.

I musulmani partono dal loro concetto di pudore e dicono:

a) le studentesse hanno diritto di portare il velo o il hijab [non parlano però del niqab];

b) hanno diritto di non partecipare alle lezioni di educazione fisica, perché l'islam vieta il contatto tra i sessi in pubblico, perché si rischia di esporre anche in parte qualche nudità delle donne, vietata dalla sharia.

Essi esigono anche la separazione dei sessi nella scuola; il rifiuto della danza; l'educazione sessuale (che è affare della famiglia e non della scuola); disegni e libri di anatomia non devono rappresentare gli organi genitali. Per quanto riguarda poi la fede e la storia, chiedono una revisione di tutto il sistema d'insegnamento in nome della morale islamica.

Il ministero dell'educazione non ha ancora risposto in modo ufficiale, ma ha già detto che questa lista di richieste provocherà un passo indietro riguardo alla tolleranza che c'era.

 

Britannici o musulmani

 

La tendenza alla chiusura – frutto del multiculturalismo! – si manifesta anche ad un altro livello. Il 19 febbraio scorso, un sondaggio pubblicato sul Sunday Telegraph, mostra che il 40 % dei musulmani britannici è favorevole all'introduzione della sharia. Ciò manifesta la radicalizzazione di una folta parte della comunità islamica nel Paese. Il 60 % si sente estraneo alla società britannica e reputa necessario e normale condurre un modo di vita retto dall'etica islamica più radicale.

Un altro elemento che emerge è la distanza di queste persone dalla società britannica. Alla domanda "Cosa sentite rispetto alle vittime dei conflitti nel mondo?" la risposta è stata "compassione", "solidarietà" e anche "ira" di fronte ai conflitti che toccano il Kashmir, la Palestina, l'Iraq, l'Afghanistan. In pratica: essi si sentono vicini più ai musulmani che alla Gran Bretagna, la quale in alcuni di questi paesi è protagonista dei conflitti.

Dal punto di vista sociologico si deve dire che essi provengono da Pakistan, Bangladesh e India, appartengono a famiglie tradizionali, ma occorre sottolineare anche che essi sono in Gran Bretagna da almeno due generazioni. Mi sembra ovvio che le reazioni al 9/11, anziché creare più solidarietà mondiale attorno all'idea di lotta al terrorismo, ha invece radicalizzato i musulmani che si sono solidarizzati fra loro per difendere i correligionari.

L'11 settembre ha creato o rafforzato, in tutto il mondo islamico, una crisi d'identità : l'islam e i musulmani sono messi in questione. Di fronte a questa situazione, c'è chi riflette per discernere ciò che deve essere rivisto nell'insegnamento e nell'atteggiamento islamico, e c'è chi reagisce con chiusura e aggressività per affermare con più forza la radicale diversità dell'islam di fronte alla cultura circostante. Questo secondo atteggiamento è tipico di molti giovani della seconda o terza generazione, che non si riconoscono totalmente né nella tradizione islamica né in quella occidentale (pur avendola perfettamente assimilata).

Ad ogni modo, questa inchiesta e le richieste sulla scuola mostrano che in Gran Bretagna i musulmani si identificano sempre più con la loro religione, più che con la società e la cultura del luogo.

 

Il pudore per i maschi e la cittadinanza

 

I problemi sollevati dai musulmani, per esempio quelli di Gran Bretagna, sono reali. Esiste un problema di etica nella società, e dunque nella scuola. Un liberalismo esagerato, che consente ai giovani tutto, in particolare sul piano sessuale, col motivo che devono imparare a fare le loro scelte, non è certo accettabile né per la comunità musulmana, né per la comunità cristiana, né per la comunità umana tout court. Da qui ad impedire i contatti tra ragazzi e ragazze, o a impedire l'insegnamento di tutto ciò che è legato alla sessualità, c'è molta differenza. Qui non si tratta più di etica, ma di costumi e tradizioni, e questo non è più accettabile. In ogni paese vanno osservate le norme di quel paese, non quelle dei paesi di alcuni genitori !

Inoltre, ci si domanda perché, trattandosi di rapporti tra i sessi, è sempre la donna che deve essere nascosta o "osservare il pudore" come si dice ancora. Il pudore, se è una virtù – è lo è di fatto –, vale per il maschio come per la femmina. E siccome il pudore sembra essere più spontaneo nelle femmine, si dovrebbe piuttosto imporlo ai maschi ! In altri termini, pur con le migliore intenzioni, i musulmani tendono a confondere le usanze con l'etica. Le usanze sono legate a determinati gruppi (etnici, geografici, religiosi ...) e non valgono per la società civile nazionale. L'etica detta dei principi validi per ogni persona umana, indipendenti dal sesso e dalla religione, e perciò merita di essere difesa e si lotta per difenderla. É ora che tutti impariamo a difendere un'etica rispettosa della persona umana, cominciando ad insegnarla e praticarla a scuola, per tutti. Quanto a provvedere un trattamento particolare per un determinato gruppo, in nome della loro diversa cultura, questa è una deformazione di ciò che dovrebbe essere "l'autentico multiculturalismo", che impara a valutare le culture altrui e a migliorare la propria grazie a questo confronto.

Dietro a questo problema c'è la domanda: che significa la cittadinanza ? E' una carta, comoda da acquistare perché da dei vantaggi e pochi obblighi ? Oppure è una realtà profonda, frutto di una scelta ragionata, che può esigere anche grossi sacrifici culturali ?

Ancora : qual è l'identità di un cittadino italiano di origine egiziana o marocchina o cinese o albanese ? Se è egiziana, marocchina, cinese, albanese, allora mi domando che senso ha aver richiesto ed ottenuto la cittadinanza? Non è forse per approfittare dei vantaggi che offre il nuovo Paese, e poi tornare a vivere nel Paese di nascita o dei genitori? In questo caso io sono solo uno sfruttatore. Ma se significa una scelta cosciente, che implica dei cambiamenti d'atteggiamento, col desiderio di costruire con gli altri concittadini una società più giusta ecc., allora sì merito la cittadinanza. Penso che la società debba aiutare ognuno a fare queste scelte ponderate, aiutando e facilitando questo sforzo d'integrazione.




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Se c'e' una soluzione non e' il caso di preoccuparsi
Se non c'e' una soluzione preoccuparsi non serve a
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