I servizi russi sull'Iran



I servizi russi sull’Iran
Maurizio Blondet
28/03/2007
Lo spionaggio militare russo riferisce di un febbrile aumento di attività delle forze armate USA a ridosso dei confini dell’Iran.
Lo riferisce la Novosti: «I più recenti dati di intelligence militare sottolineano un’aumentata preparazione militare per operazioni aeree e terrestri contro l’Iran».
Secondo gli esperti di Mosca, il Pentagono non ha ancora preso una decisione definitiva sulla data dell’attacco.
Sta ancora studiando «come sferrare un colpo che metta il Paese in ginocchio al minimo costo». (1)
Tuttavia, lo stato di «preparedness» è tale, da non poter essere mantenuto a lungo.
Tre portaerei USA sono ormai nel Golfo, impegnate in un’esercitazione che simula affondi aerei al limite dello spazio iraniano (certamente per «accendere» i radar di puntamento del nemico); ad esse si è aggiunta la portaerei francese «Charles De Gaulle», accompagnata da una fregata contraerea, due fregate antisom, un sommergibile e una nave-appoggio.
Anche i francesi si stanno dedicando ad una «esercitazione» subito fuori dalle acque del Golfo.
Lo spazio marino disponibile è infatti estremamente limitato.
Basti pensare che le acque territoriali dell’Iran non si estendono oltre le 12 miglia dalla costa, perchè poi comincia l’esiguo  corridoio internazionale affollato di petroliere e largo in certi punti poche centinaia di metri, e più a sud le acque territoriali degli Emirati.
Dodici miglia è a malapena il raggio di virata di una portaerei.
Il personale americano impiegato nelle «esercitazioni» è di 10 mila uomini.
Secondo il generale Leonid Ivashov, oggi vicepresidente dell’Accademia di Scienze Geopolitiche, una simile concentrazione aero-navale non s’era vista dal 2003, nell’immineza dell’invasione dell’Iraq.
La nuova portaerei sul teatro sarebbe la «Stennis», con 3.200 uomini d’equipaggio e 80 caccia e caccia-bombardieri, F-18 Hornet e Super-Hornet.
La squadra di supporto è composta da otto navi di superficie e quattro sottomarini nucleari.
Gli USA, secondo i russi, hanno anche piazzato nella regione una rete di missili Patriot.
Il corpo dei Marines ha richiamato 1.800 riservisti.

A causa di queste manovre pre-belliche, il prezzo del barile è cresciuto a 62,94 dollari, un aumento del 13,5 % in una settimana.
Ma a questo proposito arriva una notizia interessante: la Cina ha cominciato a pagare il petrolio iraniano in euro anziché in dollari, su richiesta di Teheran.
Più precisamente, il cliente cinese è l’azienda di Stato, Zhuhai Zhenrong Corp., che è il massimo acquirente mondiale di greggio iraniano al ritmo di 240 mila barili al giorno.
L’ente cinese acquista da solo oltre un decimo della produzione dell’Iran, che è il quarto produttore mondiale. (2)
Contemporaneamente, gli staterelli del Golfo hanno annunciato di «alleggerire» le loro riserve in dollari diversificandole con un 10 % di euro.
E che in futuro accetteranno pagamenti in yuan cinesi.
Intanto il principe giordano Hassan Bin Talal ha denunciato a Bruxelles, nel corso di un convegno sulla «convivenza di civiltà», l’intenzione di Israele di scatenare quella che ha chiamato «una guerra dei cent’anni».
Il principe, terzo in successione sul re di Giordania, è un intellettuale e analista di fama internazionale.
Egli ha ricordato il progetto israeliano di smembrare l’Iraq per linee etniche e religiose, e così tutti gli Stati arabi, in modo da «fare di Israele la minoranza dominante in una regione di minoranze».

Maurizio Blondet


Note
1)
«Russian intelligence sees Us military build-up on Iran borders», RIA Novosti, 27 marzo 2007.
2) Chen Aizu, «China shifts to euro for Iran’s oil», Scotsman, 27 marzo 2007.
3) «Prince Hassan: Iraq break-up will lead to a 100 years war», Zaman, 20 marzo 2007.


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