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LETTERA AI VETERANI DI GUERRA E ALLE ORGANIZZAZIONI DEI RIFUGIATI DI BRATUNAC E SREBRENICA
- Subject: LETTERA AI VETERANI DI GUERRA E ALLE ORGANIZZAZIONI DEI RIFUGIATI DI BRATUNAC E SREBRENICA
- From: "Anna Draghetti" <draghettan at libero.it>
- Date: Tue, 27 Aug 2002 14:15:48 +0200
Nel mese di luglio, le Donne in Nero di Belgrado e altre donne di Serbia hanno organizzato un convoglio per andare a Srebrenica ma il loro passaggio fu impedito dalla polizia della Repubblica Srpska. Avete già ricevuto la Lettera Aperta delle DiN in relazione a questo fatto. In seguito ad essa un periodico di Belgrado ha pubblicato una lettera dei veterani di guerra che, tra le altre cose, accusavano le DiN di occuparsi solo delle vittime musulmane delle guerre e giustificavano l'azione della polizia contro di loro. Le DiN hanno risposto: LETTERA AI VETERANI DI GUERRA E ALLE ORGANIZZAZIONI DI RIFUGIATI DI BRATUNAC E SREBRENICA_15-7-02 LETTERA AI VETERANI DI GUERRA E ALLE ORGANIZZAZIONI DEI RIFUGIATI DI BRATUNAC E SREBRENICA Con tutto il rispetto dovuto, attraverso un'informazione della Tanjug siamo state informate della lettera aperta da voi inviataci, in relazione alla nostra intenzione di rendere omaggio alle vittime del massacro di Srebrenica, nella quale giustificate il comportamento della Polizia della Repubblica Srpska, e sollevate sospetti sulla nostra onestà, criticando la nostra ambivalenza, e ci invitate a manifestare la stessa attitudine verso le vittime serbe e musulmane. Siamo state informate troppo tardi del vostro invito a visitare lo scenario dei massacri di Zalesje, Sase e Zagoni il 12 luglio per poterlo accettare; questo non significa che avremmo rifiutato l'invito e speriamo che con determinate condizioni e con la vostra cooperazione, potremo realizzare questa visita. Vi scriviamo con buona volontà e con la speranza che riuscirete a vincere i pregiudizi profondamente radicati nella maggioranza della popolazione di tutti i paesi che hanno partecipato, in un modo o nell'altro, alle guerre del 1991-1999. Questi pregiudizi sono la conseguenza sia di manipolazioni intenzionali che hanno portato voi e i vostri nemici al disastro, alla tragedia e spesso alla ignominia, sia della mancanza di informazione tra una gran numero di abitanti della Repubblica Srpska sulle motivazioni e gli obiettivi delle attività di pace di noi, Donne in Nero, e delle persone, di tutte le regioni che componevano quel che prima era il nostro paese, che ci appoggiano. Per noi, tutte le vittime hanno lo stesso valore ed ogni crimine è un crimine e merita eguale condanna e pena. Ci siamo sempre opposte energicamente ad accettare qualsiasi gerarchia delle vittime qualsiasi siano i fondamenti su cui si basi. Allo stesso modo, respingiamo tutti i tentativi di ottenere l'amnistia per i crimini commessi da una delle parti o di confrontarli e soppesarli in relazione ai crimini commessi dall'altra o da una terza parte. Voi probabilmente non siete al corrente del fatto che, dall'inizio delle nostre attività (1991), noi Donne in Nero abbiamo aiutato le persone rifugiate di tutte le nazionalità; sembra anche che non sappiate che siamo state tra le poche organizzazioni di Serbia che, nell'agosto del 1995, hanno fatto il possibile per aiutare la popolazione cacciata dalla Krajina (non è necessario ricordarvi, certo, che si trattava di uomini, donne, bambini/e di nazionalità serba). Probabilmente non sapete che in quei giorni, alcune nostre attiviste stavano lavorando nei posti di frontiera tra la Repubblica Srpska e la Serbia, disposte a fare il possibile per cercare di aiutare la gente esiliata e provvedere alle loro necessità di base (mentre la maggioranza dei patrioti della grande Serbia non ha offerto al disperato popolo della Krajina nemmeno un bicchier d'acqua). Non esponiamo questi fatti per enfatizzare i nostri meriti, ma perché siamo convinte che quei falsi patrioti, che vogliono presentarci come traditrici dei Serbi, hanno taciuto su questi fatti. Chiunque li conosca sa molto bene che non facciamo discriminazioni tra vittime serbe e non-serbe, né tra i criminali di guerra serbi e coloro che che hanno trasformato uomini e donne serbi in vittime. Un criminale è un criminale perché il crimine non ha nazionalità. Tuttavia, pensiamo che, come organizzazione di pace attiva nel territorio di Serbia e fondata a Belgrado, dove, durante tutti gli anni precedenti sono state pianificate le attività belliche di maggior ampiezza nei Balcani (il che non diminuisce minimamente la responsabilità e colpevolezza di tutte le altre parti che hanno partecipato alla pulizia etnica e ad altri tipi di crimini organizzati contro l'umanità), è nostro compito suscitare un senso di responsabilità per questa parte del male dal quale erroneamente ci si esonera con il pretesto che è stato compiuto nell'interesse della nazione serba. Allo stesso modo, il compito principale delle organizzazioni di pace, gruppi o individui di qualsiasi parte, è assumere la responsabilità per il male che è stato commesso in nome dei loro stati e delle loro comunità. Se ci limitiamo a denunciare le atrocità commesse contro gli uomini e le donne della nostra etnia, non usciremo mai dal circolo vizioso dentro cui siamo stati gettati da quelli che hanno alimentato la loro ricchezza e il loro potere con il sangue e le lacrime dei loro e dei nostri concittadini e concittadine, con le tombe di vittime innocenti, con le distruzioni delle case vostre e dei vostri vicini, con le gambe amputate dei veterani di guerra disprezzandoli come idioti ignoranti che servono per nascondere i problemi reali e permettere loro di mantenere i loro posti di potere. Siamo coscienti che è diffícile per le vittime dirette della guerra, tra le quali sicuramente si trova la maggioranza di voi, accettare la verità che ci sono state anche altre vittime e che tra quella gente vi sono quelli che proclamano di aver partecipato alla guerra con l'unico motivo di difendere il loro popolo, quelli che hanno commesso orribili crimini contro i prigionieri di guerra, donne, bambini/e e anziani, o che hanno approfittato della situazione per saccheggiare e abusare delle persone indifese. Se non affrontiamo questa dolorosa realtà, non ci sarà futuro per nessuno in questa regione. Vi invitiamo ad opporvi a quelli tra di voi che desiderano che voi continuiate ad essere gli eredi dei criminali delle loro/nostre file e vi invitiamo anche ad una riconciliazione basata sulla condanna di tutti i criminali e di tutti i crimini. E' compito tanto vostro che nostro cominciare a denunciare i crimini commessi in nome della nazione serba, allo stesso modo che le forze pacifiste e le vittime della guerra di altre nazionalità dovrebbero denunciare i crimini commessi dai loro, i criminali croati, bosniaci o albanesi. Non ci sono ragioni per la solidarietà con i loro criminali né per chiudere gli occhi davanti al fatto che, a fianco della maggioranza di coloro che tentarono di difendere il loro popolo in un modo onorevole, ci sono stati anche individui che hanno violato i principi fondamentali dell'umanità. Non permettete che quegli individui parlino in vostro nome. Il futuro non sarà nell'impegnarsi in una falsa solidarietà delle vittime con i criminali, ma nella solidarietà di tutte le vittime che hanno capito quali sono le radici del male e che rifiutano di obbedire a quelli che li hanno portati al disastro. Vogliamo esprimere la nostra solidarietà con quelli che dalla Federazione di Bosnia Erzegovina hanno reso omaggio alle vittime dei criminali bosniaci e croati. Certo, non esprimiamo la nostra solidarietà con quelli che vedono il male solo nell'altra parte e desiderano continuare a vivere come eredi dei crimini commessi da altri. Crediamo che ci troveremo dallo stesso lato, dal lato della verità, della giustizia e della riconciliazione, dalla parte opposta di quanti continuano a giustificare il crimine. Questa è l'unica línea di demarcazione che esiste oggi. Con questa idea e con rispetto, A nome delle Donne in Nero - Belgrado Stasa Zajovic Belgrado, 15 luglio 2002.
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