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I: [JUGO] basta
- Subject: I: [JUGO] basta
- From: "Bassotto" <bassotto at bbs.olografix.org>
- Date: Sat, 30 Jun 2001 02:12:53 +0200
From:Fulvio To:jugocoord at egroups.com Cc:pinco pallino Sent:Saturday, January 06, 2001 11:14 AM Subject:[JUGO] basta Mi avevano raccontato che la rete è l'espressione della massima libertà, uno strumento democratico, uno strumento rivoluzionario. Ho visto che c'è più libertà in un villaggio palestinese incarcerato dal blocco israeliano, in un campo profughi da cui non si esce e che si bombarda a piacimento, nel lancio dei sassi di generazioni senza patria, terra, spesso casa, nome, amici, dietro le saracinesche del mercato arabo sotto coprifuoco, tra gli ulivi falciati dalle ruspe israeliane. E c'è anche più gioia di vivere, umorismo, autenticità, limpidezza che nelle nostre liste (quante sono? una superfetazione dissennata che forse serve a aumentare i galloni sulle spalline di un paio di persone). Di ritorno, ritornando nella lista, mi è parso di precipitare in un altro mondo, un mondo di panna montata, di casi umani, di onanismo politico, di tenebrose allusività di stampo massonico per stroncare e diffamare chi parla chiaro e se ne sbatte dei formalismi sotto ai quali si nascondono trame, meschinità, risentimenti, competitività nevrotiche, autoreferenzialità, un vortice in cui, lo ammetto, mi sono lasciato trascinare anch'io. Tocca andare in Palestina, tra altri posti, per riafferrare il bandolo della realtà, delle cose serie, dei nodi della politica e della vita: c'è più comunismo e rivoluzione nel sasso di quei ragazzi di 14 anni, nell'incrollabile fiducia e instancabile lavoro delle donne palestinesi per tenere in piedi il tessuto sociale, nel medico che insiste ad abitare in una casa per metà occupata dagli sgherri israeliani che gli pisciano in testa e dal suo tetto sparano su suoi fratelli, che in tante elucubrazioni lette in queste liste. C'era il CRJ, che ha fatto un gran lavoro durante la crisi bellica e politica, ma mi pare esaurito. Poi ci sono i profeti delle albe rivoluzionarie, i deliranti dei socialismi non in un paese ma su Marte o nel proprio comodino, quelli dei vili riferimenti obliqui alle "ragazze", quegli altri dalla prosa turgidamente rococò che farebbe impallidire Carducci, quelli che impartiscono bavagli e bachettate a partire dal proprio "personale", del proprio "vissuto", dal proprio circoletto "Forza e Coraggio". Atmosfere, tempeste in bicchieri d'acqua, velleità, frustrazione e opere pochissime. Mi ci riportavano in Palestina le donne pacifiste che facevano grandi riunioni su come insegnare ai palestinesi a fare la pace, amando i coloni, e che esprimevano "il mio profondo disagio" per tutte quelle armi che si vedevano nelle sfilate di Fatah e che, orrore, sparavano in aria. Bastava sentirne il lessico, guardarne le espressioni e i modi per capire di nuovo una semplice verità: la divisione tra pacifisti e non pacifisti è la stessa che distingue i proletari ed i popoli oppressi (e coloro che senza fare i grilli ideologici ed eurocentrici vi si identificano) dai borghesi, da chi sta bene, da chi ha molto da perdere. Ho l'impressione che la stessa distinzione corra tra chi blatera e chi fa, nel mondo, come lo chiamano? dell'antagonismo. Si arriva, a sconfitta archiviata e corresponsabilità nascosta, a segregare i disgraziati jugoslavi nella condanna storica del clanismo (ma che caduta di stile e di contenuto, caro e di solito apprezzato compagno), per emergere da tutto, sempre, come i più puri, i più astuti, quelli che la sanno sempre più lunga, quelli che hanno gli interlocutori davvero rivoluzionario, anche se centrano in un tinello. Dio, quanto vorrei che i soloni che ci hanno appestato con minestroni di banalità o di stravaganze per tanti mesi, andassero ad abbeverarsi qualche volta ai pozzi disseccati di Gaza, ai rubinetti inquinati di Pancevo, che insomma condividessero qualcosa con questi popoli che l'imperialismo e il capitalismo ammazzano, ma che, ohibò, mostrano fenomeni di corruzione (anche in Palestina i clan?), di deviazione ideologica, di commistioni nazionalborghesi. Quanta più autoironia ci vorrebbe tra questi fanatici della presa sul serio di se stessi, altro che "Addio mia bella addio", delle combriccole elitarie e presuntuose, dello stuzzicadenti conquistato e subito brandito come uno scettro e, nel mio caso, come un manganello. Ho un difetto, sono vecchio. Ho un pregio: ho vissuto e mi sono amato con palestinesi, libanesi, eritrei, irlandesi, vietnamiti, contadini thailandesi, jugoslavi, cubani, yemeniti. libici e, più di tutti, iracheni (ecco le mie "piume di pavone" delle quali qualcuna mi accusa). Che corazza mi hanno costruito contro i pipparoli, i saccenti, le fumisterie che annebbiano il cielo della lotta. Quelli che mentre vaticinano ogni mattina col caffè la nuova rivoluzione in atto, finalmente quella giusta, disprezzano chi per sopravvivere gioca con le debolezze e le contraddizioni dell'imperialismo e magari chiede una forza d'interposizione dell' ONU, o un intervento europeo contro lo sterminio nelle carceri che statutariamente, per merito di lotta di classe e spazi democratici conquistati, l'Europa sarebbe obbligata a effettuare. Quelli che sono peggio degli integralisti islamici, ebraici, cattolici e esigono dalla loro poltrona e dal tè preparato da mamma o sposa che si sia "coerenti", "puri", "intransigenti". Da Toni Negri e Adriano Sofri in giù sono nemici del popolo, dei popoli, degli oppressi. Altro che "ascendenze" cui, gesuiticamente, si fa riferimento (cosa s'intende? Lotta Continua, o il collegio dei gesuiti frequentato, o l'essere stato Balilla, o l'aver fatto il bersagliere, o l'aver lavorato in Rai, o l'essere in quel covo di rinnegati che è RC?). Cari compagni, chi diceva che la situazione è grave ma non è seria? Queste liste si estingueranno come tutto quello che traduce frustrazione e nevrosi in velleitarietà e settarismo. Queste liste sono zeppe di gente visceralmente anticomunista che si mimetizza sotto un'aggressività anti-PRC tagliata con l'accetta. I critici seri del PRC, come la Fondazione Pasti e le migliaia di ottimi compagni iscritti, non cadono in queste trappole e sanno disntiguere e collaborare: l'evento del 13 gennaio ne è una nuova prova. Ho visto i contributi migliori a queste liste assottigliarsi fino a sparire. Non sorprende. Mi risulta che la cannonata dei moderatori nei miei confronti abbia disilluso molti dei resistenti. Ha sparso Uranio 238. Quanto al CNJV, è stato demolito dall'interno, dai personalismi, dagli "aiutanti", dagli "autonomi", da chi vive di frazionismo e si sente pontefice massimo - e dogmatico - quando ha aggregato due amici e un cugino. Sono certo che quelli corretti e rispettosi degli oppressi tra noi daranno vita a qualcosa di più fattivo, sul piano della lotta all'imperialismo. Conto di restare in corrispondenza con costoro, dalla saggia Vittoria a Giorgio, da Puntorosso a Red Ghost, da Enrico a Tamara a Ivana a Andrea Catone,a tanti altri che ora sarebbe lungo elencare e pure a Moreno, col quale è sempre possibile discutere.Con questo mi tolgo dalle liste e resto raggiungibile attraverso il mio indirizzo personale, il PRC, il Tribunale Clark e la futura lista antimperialista. Ritengo che questo sia un contributo politico e abbia il diritto di andare in rete. bassotto. eGroups Sponsor Lista di discussione del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia vivrà" Italijanska Mreza "ZIVECE JUGOSLAVIJA" > Per i versamenti: > CCP cod. ABI 07601 CAB 02400 Numero 13437421 > intestato a Marchionni e Mazzola Tutti i messaggi sono archiviati su http://www.egroups.com/messages/jugocoord/ Per cancellare la sottoscrizione a questa mailing list basta mandare un messaggio a: jugocoord-unsubscribe at egroups.com
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