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Peppe Sini, al quarto giorno di sciopero della fame nell'anniversario dell'inizio della guerra dei Balcani
- Subject: Peppe Sini, al quarto giorno di sciopero della fame nell'anniversario dell'inizio della guerra dei Balcani
- From: aercoli at mail.pelagus.it (sandro ercoli)
- Date: Thu, 30 Mar 2000 00:59:27 +0200
Dichiarazione del responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, Peppe Sini, al quarto giorno di sciopero della fame ad un anno dall'inizio della guerra dei Balcani cui anche l'Italia prese parte Cari amici ed egregi signori, la recente barbara, terroristica guerra della Russia contro la popolazione della Cecenia è evidentemente stata incoraggiata dal "precedente" della guerra della Nato contro la Jugoslavia: da essa ha tratto una sorta di ignobile pretesa di giustificazione: poiché il male produce sempre altro male, ed ogni criminale adduce a suo favore gli analoghi crimini precedentemente da altri commessi. Poiché alla Nato fu consentito di portare strage su un paese sovrano al di fuori del territorio dell'alleanza atlantica, i gerarchi russi si sono proclamati autorizzati a portar strage in un'area che fa parte della CSI. Tutto ciò è talmente drammatico e aberrante che a tutti risulta evidente che questa logica, e questo agire, sono totalmente criminali, disumani, inammissibili sotto ogni profilo etico e giuridico. Ma questo è l'orrore presente e cogente: ed infatti la cosiddetta comunità internazionale, dominata dai signori della guerra, si è limitata a qualche generica deplorazione e si è ben guardata dal protestare energicamente ed opporsi efficacemente (e dire che gli strumenti per far cessare il massacro li aveva: la nomenklatura della Russia di Eltsin e di Putin ha un bisogno estremo dei finanziamenti internazionali, ed una volta tanto la minaccia reale di taglio dei crediti avrebbe avuto un'efficacia immediata). E l'esempio russo non è il solo: si pensi alla violenza terroristica dispiegata dalla Turchia contro i Kurdi (alla quale Turchia l'Italia fornisce armi). O anche: si pensi alla "pulizia etnica" in corso da parte dell'UCK in Kosovo. E gli esempi, tragicamente, potrebbero moltiplicarsi. La guerra distrugge, devasta e degrada tutto; è un morbo contagioso e pervasivo; da una guerra altre traggono alimento e forza. Per questo non esiste "guerra giusta": lo sapeva già Erasmo da Rotterdam. Peraltro gli strumenti di distruzione hanno raggiunto un tal grado di sviluppo tecnologico e ve ne sono in tal quantità sul pianeta, che come osservava anni fa l'indimenticabile padre Balducci l'umanità è ormai unificata da un unico destino di vita o di morte, l'ideale della pace coincide ormai con l'istinto di conservazione, la guerra è uscita per sempre dalla sfera della razionalità. Occorre dunque far cessare le guerre, con concrete politiche di autentico disarmo, con il ripristino ed il consolidamento del diritto internazionale e della democrazia, con la scelta della cooperazione, della difesa e promozione dei diritti umani praticata con metodi coerenti. Occorre abolire altresì quei sistemi di "guerra con altri strumenti" come sono ad esempio gli embargo che stanno strozzando il popolo iracheno ed il popolo jugoslavo, con il risultato tremendo che le vittime degli autocrati muoiono di fame e di stenti, e i regimi assassini ovvero i sistemi di potere criminali ovvero i governi dittatoriali e nazionalistico-autoritari prosperano. Ed occorre infine un passo decisivo: la promozione della nonviolenza a tutti i livelli. Solo con la nonviolenza si può contrastare la guerra, solo con la nonviolenza si può costruire la pace. Cordialmente, Peppe Sini responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo tel. e fax 0761/353532 Viterbo, 26 marzo 2000 -- Sandro e Roberta Ercoli Via C.P. La Fontaine 69 01100 Viterbo tel. 0761 290037
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