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NIGRIZIA 1/2001 - L' EDITORIALE




L' Editoriale

NON CHIUDIAMO QUELLA PORTA


Che cosa c'entra la composta tristezza di una bambina sudafricana,
impossibilitata a curarsi perche' le medicine costano troppo e percio'
ridotta in fin di vita dall'aids, con l'efficienza e l'orgogliosa dedizione
di uomini e di donne europei o americani - dai top manager ai ricercatori
agli operai - che costruiscono i profitti multimiliardari in dollari delle
imprese multinazionali padrone incontrastate dei farmaci.

Che cosa c'entra il pianto senza lacrime di donne etiopiche o eritree o
congolesi per i figli persi in guerra, con i risparmi di un curato della
campagna veneta o di un sindacalista di Napoli o di un insegnante di Roma,
risparmi depositati in una banca che appoggia operazioni connesse con l'
esportazione di armi.

Che cosa c'entra la mancanza di scuole e di insegnanti, di ospedali e di
medici in Camerun piuttosto che in Uganda, con le privatizzazioni e i tagli
ai bilanci dello stato imposti dalla Banca Mondiale ai governi e con il
debito estero che sempre si promette di tagliare e mai si taglia.

Che cosa c'entra l'arrivo nelle nostre contrade di immigrati africani, anche
clandestini, con il pozzo di esclusione e di degrado in cui sono precipitati
(e vengono mantenuti e dimenticati) alcuni paesi dell'Africa.

Che cosa c'entra l'aprire, ogni tanto, il portafoglio di fronte a qualche
emergenza africana, con il costante disinteresse verso le politiche di
cooperazione allo sviluppo che l'Italia e l'Europa (non) fanno.

Che cosa c'entra tutto cio' con l'anno giubilare che si conclude
ufficialmente il 6 gennaio, con la simbolica chiusura della porta santa?

C'entra, perche' il giubileo comunque lo si voglia valutare nel suo
svolgimento certo non privo di aspetti problematici (per esempio, i militari
hanno avuto quel che agli obiettori di coscienza e' stato negato) ha
costretto tutti a confrontarsi con i temi della giustizia, della pace, della
riconciliazione; meglio, ha fatto capire (a chi ha voluto capirlo) che pace
e riconciliazione sono frutto della giustizia.
Ma la giustizia ancora non c'e' e allora siamo tutti chiamati a rilanciarne
l'urgenza, facendo di tutto perche' il giubileo del 2000 non sia mortificato
nel 2001 dalle nostre troppe distrazioni, dimenticanze, giustificazioni,
pigrizie. Prendiamoci le nostre responsabilita' e raccordiamo la nostra
quotidianita' con quella dei bambini sudafricani, delle donne congolesi,
degli insegnanti ciadiani, degli immigrati marocchini. Raccordiamoci con la
societa' civile africana che cerca giustizia e dignita'.

Insomma, non chiudiamo quella porta. buon giubileo.





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