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Africanews dicembre 2000



AFRICANEWS - Versione Italiana
Nr.32  - DICEMBRE  2000


SOMMARIO

- Kenya
   Un prete scomodo anche da morto

- Sudan
   Un centro commerciale nel cimitero cristiano

- Kenya
   Una piccola rete benefica

- Zimbabwe
   Un sistema sanitario da incubo

- Malawi
   Educare le vittime dei mariti


EDITORIALE

Il trentaduesimo numero di Africanews in lingua italiana comincia con
un atricolo anonimo. Anonimo per forza di cose, anonimo per garantire
la sicurezza dell'autore. In moltissimi stati africani, troppi,
scrivere la verita' che da fastidio al potere diventa spesso fonte di
guai, guai seri. In questo caso si tratta del Kenya ma ogni mese si
possono trovare situazioni in cui la liberta' di stampa viene
brutalmente stroncata. Il caso del Kenya riguarda l'assassinio del
missionario statunitense John Kaiser che da anni inchiodava il regime
di Daniel Arap Moi alle sue responsabilita'.

Il Kenya e' sempre stato una delle nazioni predilette dalle potenze
occidentali, sia per la sua posizione strategica geograficamente,
essendo baluardo a contatto del mondo arabo musulmano, sia per le basi
militari inglesi che vi sono installate. Sta di fatto che Moi, al
potere dal 1978, ha potuto agire indisturbato violando la legalita'.
All'epoca delle prime elezioni multipartitiche del 1992 ci furono
scontri etnici con migliaia di morti, scontri provocati ad arte da
elementi governativi, eccidi che padre Kaiser aveva denunciato.

Sono situazioni come queste, situazioni tollerate dalle grandi potenze
che contribuiscono a prolungare lo stato di sfacelo in cui versano
molte nazioni africane. Qualcuno potrebbe obiettare che dando il
benservito a tipi come Moi non si risolverebbe nulla perche'
arriverebbe una nuova etnia, una nuova lobby, un nuovo partito a
depredare il Kenya. Non e' vero! In Africa, nonostante il quadro
desolante che presenta, la societa' civile in questi ultimi anni e'
cresciuta e potrebbe dire la sua parola.

Il secondo articolo di questo numero potrebbe sembrare frutto di
un'allucinazione: le autorita' sudanesi, nel caso il governatore di
Karthoum, hanno deciso che nel cimitero cristiano della citta' c'era
posto per creare un centro commerciale. Il disturbo ai poveri morti,
molte salme sono state esumate e spostate, sarebbe ripagato con i
nuovi muri di cinta e altri servizi che ora mancano. Le reazioni
violente a questo sconcertante progetto non sono arrivate soltanto
dalla parte cristiana ma anche da musulmani rispettosi della religione
altrui.

Nell'inferno creato in molti stati africani dal diffondersi dell'Aids,
sono sorte oasi di speranza e di sollievo per gli ammalati. Sono le
organizzazioni create dalle piccole comunita' cristiane che visitano i
sofferenti a domicilio portando conforto morale e medicine. Operando
soprattutto sulla costa di Mombasa, questi cristiani si trovano a
contatto soprattutto con musulmani che sono in stragrande maggioranza
in quella zona. Cio' ha causato qualche malinteso ma ha anche reso
piu' forti certi legami fra persone di religioni differenti e,
soprattutto, di buona volonta'.

Dal Malawi arriva invece un rapporto sulle violenze domestiche.
Vittime ne sono naturalmente le donne che devono subire i soprusi dei
mariti per due motivi principali. Il primo di carattere economico, se
lasciano la casa non sanno dove andare e cosa mangiare e il secondo di
carattere culturale: queste donne, specie nelle aree rurali, non sono
consapevoli, non conoscono i diritti loro spettanti. Associazioni sui
diritti civili stanno cercando di educarle ma mancano anche i pochi
soldi che servono per girare le campagne. Inoltre, anche in Malawi,
come da noi, i tempi della giustizia sono cosi' lunghi da scoraggiare
le vittime dei soprusi che, alla fine, si astengono dal ricorrervi.




Africanews staff italiano
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