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Africanews Novembre 2000 - Sud Africa: Anche i bianchi diventano poveri



AFRICANEWS - Versione Italiana
Nr.31  - NOVEMBRE  2000

Sud Africa
Anche i bianchi diventano poveri
Di David Thomas

Questa non e' la solita triste e deprimente storia riguardante il Sud
Africa. Si riferisce piuttosto agli effetti della ostinata ricerca di
capitalismo e razionalismo economico avvenuta nel paese.


E' in qualche modo sorprendente che la spinta capitalistica si sia
verificata in Sud Africa proprio sotto la guida del governo
dell'African National Congress (ANC), andato al potere nel 1994.
Durante i suoi anni di esilio ed opposizione l'ANC aveva viceversa
evidenziato forti propensioni socialiste anche e soprattutto perche'
aveva fatto molta strada a braccetto del Partito Comunista
Sudafricano. Comunque, una volta andato al governo, L'ANC ha
abbandonato molto rapidamente il suo proto-socialismo e si e' messo a
perseguire politiche neoliberali classiche di fine ventesimo secolo,
che comprendono privatizzazioni del settore pubblico, non molto
aggressive o con effetti di ridimensionamento particolarmente marcato.

Dal 1994 l'economia ha vivacchiato senza riuscire a mantenere la
promessa e la speranza di uno sviluppo conseguente alla fine
dell'apartheid, fornendo la spiegazione del fatto che l'apartheid
stesso aveva cessato di esercitare un'importante impatto sull'economia
parecchio prima che questa politica venisse abbandonata nel 1990. I
problemi dell'economia sudafricana risiedono solo in una certa misura
nella forte dipendenza dall'esportazione di materie prime, anche se
nel contempo sta avendo luogo una certa espansione dell'industria
manifatturiera. Questo stato di cose rende l'economia del Paese
vulnerabile alle incertezze e fluttuazioni dei mercati internazionali
delle materie prime, che regolarmente attraversano cicli di alti e
bassi.

Al riguardo, una delle analisi piu' significative dell'economia
sudafricana e' uscita all'inizio di quest'anno sotto forma di un
rapporto preparato da un gruppo di consulenti che prendono in
considerazioni dati dai censimenti del 1991 e 1996. L'analisi studia
gli effetti dei cambiamenti nella distribuzione dei redditi e, senza
grande sorpresa, dimostra che l'applicazione di forti politiche
economiche liberali produce l'arricchimento dei ricchi e
l'impoverimento dei poveri! L'unica differenza fra l'era pre-apartheid
e oggi e' che adesso i ricchi includono molti piu' neri ed i poveri
molti piu' bianchi.

Sotto l'apartheid il Sud Africa era noto per l'enorme scarto fra i
redditi medi dei bianchi e dei neri ed uno degli obiettivi piu'
importanti dell'ANC era quello di ridurre questa differenza, un
obiettivo in parte raggiunto, anche se c'e' ancora molta strada da
fare.

Uno degli autori del rapporto dei consulenti, Andrew Whiteford,
afferma che per la prima volta nel secolo c'e' stato uno spostamento
significativo di redditi dai bianchi, divenuti piu' poveri, verso
altri gruppi razziali. Percio', mentre fino al 70 i bianchi
guadagnavano 15 volte piu' dei neri, dopo il 96 questo rapporto si e'
ridotto a 9. Cio' e' stato causato da perdite di posti di lavoro, in
quanto, relativamente, sono stati persi piu' posti di lavoro da parte
dei bianchi che dei neri. Fra il 91 e il 96 sono stati persi
complessivamente 200.000 posti di lavoro dei bianchi, meno della meta'
dei neri e solo 16.000 di colorati e meticci.

Ne risulta che la componente bianca del totale dei redditi e' scesa da
circa il 60% dei 344 miliardi di rand del 91 a circa il 52% dei 398
del 96. La componente nera, viceversa, nello stesso periodo, e'
passata dal 30 al 35% del totale in questo stesso periodo. Un
risultato e' che mentre il reddito pro capite dei bianchi e' sceso da
40.490 a 39.050 rand (con una perdita del 3,5%) quello degli africani
e' salito significativamente del 25%.

Gli autori del rapporto hanno calcolato che fra il 91 e il 96  il
governo dell'ANC, con la sua politica economica, ha reso disponibili
circa 59 miliardi di rand per una ridistribuzione dei redditi. Questi
dati risultano essere ancor meno incoraggianti se analizzati in
dettaglio. Infatti un'indagine piu' accurata dimostra che dei 59
miliardi di rand ridistribuiti solo l'1,5%, ovverosia 870 milioni,
sono andati al 40% piu' povero di tutti i gruppi razziali, mentre il
61,4% corrispondente a ben 36 miliardi, e' andato al 10% delle
famiglie piu' ricche del paese.

In termini piu' specifici cio' significa che all'interno di ogni
gruppo di popolazione il 40% di famiglie piu' povero ha sofferto, in
gran parte, del declino economico e che il reddito medio delle
famiglie africane situate sul fondo della scala dei redditi ha visto
una diminuzione del suo reddito. Le famiglie bianche piu' povere a
loro volta hanno sofferto una contrazione del proprio reddito pari al
16%. Percio', malgrado gli sforzi di ridistribuire la ricchezza, uno
dei cambiamenti piu' appariscenti registratisi durante il periodo
della ricerca consiste nel fatto che i neri poveri sono piu' poveri
che mai, come risulta evidente dal calcolo dei redditi medi.

Si dovrebbe tenere presente che l'inflazione del Sud Africa viaggia,
oggi come oggi, all'8 - 9% annuo, che significa, naturalmente, che
mentre il 10% di redditi neri piu' alti ha fatto meglio
dell'inflazione, il 40% di redditi piu' bassi ne ha sofferto
largamente le conseguenze, ben di piu' di quanto indichino i dati. Le
cifre del rapporto riguardanti la popolazione bianca sono influenzate
da elementi quali la "discriminazione al contrario", i risultati
deludenti dell'economia e la crescita dell'impiego nel settore
pubblico. Quest'ultima ha offerto protezione lavorativa soprattutto a
lavoratori neri non qualificati, mentre molti bianchi con
qualificazioni simili venivano mandati a casa dal privato. Mentre il
numero di famiglie medie africane e' aumentato di circa l'80% da circa
220.000 a quasi 400.000 nei cinque anni studiati dal rapporto,
persistono tuttora enormi diseguaglianze, quali il fatto che piu' di
due terzi dei neri vive in poverta' contro meno di un decimo dei
bianchi.

Con il numero dei disoccupati destinato a raggiungere i 7 milioni, su
circa 40 milioni di abitanti, entro il 2003, il numero di bianchi
poveri aumentera' ed il futuro per i piu' deboli sul piano economico,
siano essi bianchi o neri, non si presenta affatto ricco di speranze,
soprattutto perche' l'economia sudafricana non e' in grado di
sostenere niente di simile ad un accettabile sistema di assistenza
sociale. I neri, grazie al robusto sistema della famiglia estesa che
gli e' peculiare, sono stati  in grado di far fronte alle difficolta',
cui sono storicamente avvezzi, di gran lunga meglio dei loro
concittadini bianchi. Questi ultimi, lasciati a casa dai
licenziamenti, si sono invece trovati in gravissima difficolta',
nonostante abbiano ricevuto sussidi economici da loro descritti come
"sussidi suicidi", in quanto, per mancanza di capacita' economico
gestionale, queste risorse sono state dissipate rapidamente, senza
trarne alcun beneficio reale. D'altronde coloro che versano in
poverta' estrema sono purtroppo senza speranza e non si possono
aspettare alcun  aiuto risolutivo dallo Stato o qualsivoglia altra
istituzione.

Niente di tutto cio', naturalmente, costituisce un segnale positivo
rispetto alla violenza e al crimine, l'altra disgrazia della vita
sudafricana di tutti i giorni. Tutto quanto si e' detto finora
sollecita a sua volta la domanda se il Sudafrica avrebbe potuto fare
una scelta economica diversa dal neo liberalismo, domanda alla quale
si potrebbe rispondere che e' difficile nuotare senza bagnarsi. In
altre parole che e' molto difficile, se non impossibile, per
qualsivoglia Paese al giorno d'oggi evitare gli effetti della
globalizzazione, trovandosi piuttosto costretto ad approntare
rapidamente adeguate politiche economiche per affrontarla. D'altronde,
e' vero, politiche di questo genere donano a certe economie, come
quella americana, una certa brillantezza di superficie sotto forma di
crescita del prodotto interno e mercati azionari in espansione, ma
comunque al prezzo di un crescente impoverimento di coloro che meno
possono sopportarlo, i poveri! Chi sa offrire alternative?



(Fonte dell'articolo: "National Outlook", rivista ecumenica di
prospettive cristiane su argomenti di attualita', pubblicata in
Australia.)

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