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parole al vento?



Recupero parole illuminate di qualche tempo fa.

Saluti
Joe


I SOGNI DEL CARDINALE


di Giovanni Colombo (da "Appunti" novembre 1999 )

Il Cardinale Martini ha sognato. E i suoi sogni li ha raccontati al Sinodo
dei Vescovi Europei nel pomeriggio del 7 ottobre scorso. Otto minuti di
intervento in seduta plenaria.

Non pare che il suo esempio sia stato contagioso. Anzi, secondo il Cardinale
Tettamanzi, nessuno, proprio nessuno l'ha seguito. "L'intervento del
Cardinale Martini non ha avuto nessuna eco tra i padri sinodali" ha
affermato seccamente l'arcivescovo di Genova durante la conferenza stampa
finale. Nella Chiesa anche sognare è diventato imbarazzante. Un segno come
minimo di debolezza. Eppure, come scrisse una volta Tonino Bello, Vescovo
non dimenticato: "Una Chiesa che non sogna non è una Chiesa, è solo un
apparato". Non può recare lieti annunzi chi non viene dal futuro. Quindi
Tettamanzi può dire quello che vuole ma noi prendiamo sul serio le parole di
Martini perché le sentiamo vive e profetiche.

La Chiesa arriva alla fine del millennio logorata. Finita l'era degli stati
cristiani, tramontata anche la certezza dello stato diffuso di cristianità
condivisa, come si legge nel documento preparatorio del Sinodo, la barca di
Pietro naviga in un mare pieno di foschia. Più aumentano gli applausi ai
trionfi mediatici di Papa Wojtyla, più si accentuano i segnali di
allontanamento dai valori del cristianesimo, proprio in quel continente che
è stato culla e colonna della Chiesa cattolica nella sua dimensione di
istituzione universale. Com'è dunque possibile rivitalizzare la presenza
della Chiesa?

La Chiesa può riprendere il suo slancio solo se non sarà confusa con una
multinazionale del sacro ma se sarà fino in fondo comunità di credenti
liberi e convinti . Ciò significa innanzitutto prendere atto della mutazione
epocale con cui finora l'istituzione ecclesiastica non ha fatto pienamente i
conti: la spinta radicale all'autodeterminazione dell'individuo. Poco
importa che questa autodeterminazione sia poi manipolabile nei fatti (e lo
è) e che porti a esiti nichilisti, resta il raggiungimento di una libertà di
credere, di muoversi, di decidere che in tali dimensioni di massa non è mai
esistita nella società del passato e che rappresenta ormai un punto di non
ritorno. Di fronte alla porta dell'uomo moderno che vuole decidere da sé il
suo destino la Parola può soltanto bussare e aspettare ("sto alla tua porta
e busso", dice l'Apocalisse). La Bibbia, il libro del futuro del continente
europeo, può essere offerta solo gratis, senza fanatismi, senza imposizioni
perché solo una Parola accolta nella libertà produce cammini di liberazione,
sprigionando tutta la sua forza e infiammando il cuore.

Per essere una comunità credibile non si può più rinviare ulteriormente ed
evitare la riflessione sulle forme e sul governo interno alla Chiesa.
Martini presenta l'utilità, quasi la necessità di uno strumento collegiale
più universale e autorevole del sinodo stesso. Infatti novecento milioni di
fedeli sparsi in tutto il mondo, alle ricerca di nuove rotte in tema di fede
e di morale, non possono essere governati da un apparato centrale per quanto
composto da personalità colte, intelligenti e pie ( e non tutti lo sono: la
cura al bromuro degli ultimi quindici anni ha dato esiti devastanti sulle
nomine episcopali). Cercare insieme, decidere insieme, agire insieme è
invece il grido sommesso che sale da tante parti della Chiesa Cattolica
d'Europa così come dagli altri continenti. Qualcosa di dovrà pur fare perché
il malessere non si trasformi in abbandono. La storia dell'Islam e del
Buddismo dimostra del resto che l'annuncio di una buona notizia non è legato
necessariamente ai poteri imperiali di una istituzione centrale. E non è
scontato ricordare che il simbolo del cristianesimo non è mai stato una
cattedra ma una tavola il cui rito consiste nel pasto comune. Soltanto alla
tavola comunitaria i fratelli divisi del cristianesimo potranno ritrovare
l'unità per una testimonianza sincera. Soltanto così potranno essere un
segno efficace per una società stordita, che cerca Dio nel basso dei cieli.







Il testo integrale dell'intervento del Card. Martini al Sinodo


Leggere la Bibbia ,rivitalizzare le parrocchie, discutere dei veri problemi
della Chiesa in modo collegiale



"Ho ascoltato con vivo interesse tutti gli interventi fatti fin qui,
cercando di capire in che modo rispondessero alla domanda: "come Gesù Cristo
vivente nella Chiesa è oggi sorgente di speranza per l' Europa ?'


Ma prima di esprimere qualche mio parere, vorrei fare memoria di una persona
che parecchi di noi ricordano presente in questa aula e che il Signore ha
chiamato a sè il 17 giugno scorso: è il cardinale Basil Hume, arcivescovo di
Westminster. Più di un intervento fatto da lui in Sinodo cominciò con le
parole: "I had a dream", "Ho fatto un sogno".


Anch' io in questi giorni, ascoltando gli interventi, ho avuto un sogno,
anzi parecchi sogni. Ne richiamo tre.


1. Anzitutto il sogno che, attraverso una familiarità sempre più grande
degli uomini e delle donne europee con la Sacra Scrittura, letta e pregata
da soli, nei gruppi e nelle comunità, si riviva quella esperienza del fuoco
nel cuore che fecero i due discepoli sulla strada di Emmaus (Instrumentum
Laboris 27). Rimando per questo a quanto già detto da mons. Egger, vescovo
di Bolzano-Bressanone. Anche per la mia esperienza, la Bibbia, letta e
pregata, in particolare dai giovani, è il libro del futuro del continente
europeo.

2. In secondo luogo, il sogno che la parrocchia continui ad attualizzare,
col suo servizio profetico, sacerdotale e diaconale, quella presenza del
Risorto nei nostri territori che i discepoli di Emmaus poterono sperimentare
nella frazione del pane (IL 34,47). In questo Sinodo sono già state spese
parecchie parole per evidenziare il ruolo dei movimenti ecclesiali in ordine
alla vivificazione spirituale dell'Europa. Ma è necessario che i membri dei
movimenti e delle nuove comunità si inseriscano vitalmente nella comunione
della pastorale parrocchiale e diocesana, per mettere a disposizione di
tutti i doni particolari ricevuti dal Signore e per sottoporli al vaglio
dell'intero popolo di Dio (IL 47). Dove questo non avviene, ne soffre la
vita intera della Chiesa, tanto quella delle comunità parrocchiali quanto
quella degli stessi movimenti. Dove invece si realizza una efficace
esperienza di comunione e di corresponsabilità la Chiesa si offre più
facilmente come segno di speranza e proposta credibile alternativa alla
disgregazione sociale ed etica da tanti qui lamentata.

3. Un terzo sogno è che il ritorno festoso dei discepoli di Emmaus a
Gerusalemme per incontrare gli apostoli divenga stimolo per ripetere ogni
tanto, nel corso del secolo che si apre, una esperienza di confronto
universale tra i Vescovi che valga a sciogliere qualcuno di quei nodi
disciplinari e dottrinali che forse sono stati evocati poco in questi
giorni, ma che riappaiono periodicamente come punti caldi sul cammino delle
Chiese europee e non solo europee.

Penso in generale agli approfondimenti e agli sviluppi dell'ecclesiologia di
comunione del Vaticano II. Penso alla carenza in qualche luogo già
drammatica di ministri ordinati e alla crescente difficoltà per un vescovo
di provvedere alla cura d'anime nel suo territorio con sufficiente numero di
ministri del vangelo e dell'eucarestia (IL 14). Penso ad alcuni temi
riguardanti la posizione della donna nella società e nella Chiesa (IL 48),
la partecipazione dei laici ad alcune responsabilità ministeriali (IL 49),
la sessualità, la disciplina del matrimonio, la prassi penitenziale, i
rapporti con le Chiese sorelle dell'Ortodossia e più in generale il bisogno
di ravvivare la speranza ecumenica (IL 60-61), penso al rapporto tra
democrazia e valori e tra leggi civili e legge morale.


Non pochi di questi temi sono già emersi in Sinodi precedenti, sia generali
che speciali, ed è importante trovare luoghi e strumenti adatti per un loro
attento esame. Non sono certamente strumenti validi per questo le indagini
sociologiche, nè le raccolte di firme, nè i gruppi di pressione. Ma forse
neppure un Sinodo potrebbe essere sufficiente. Alcuni di questi nodi
necessitano probabilmente di uno strumento collegiale più universale e
autorevole, dove essi possano essere affrontati con libertà nel pieno
esercizio della collegialità episcopale, in ascolto dello Spirito e
guardando al bene comune della Chiesa e dell'umanità intera.


Siamo cioè indotti ad interrogarci se, quaranta anni dopo l'indizione del
Vaticano II, non stia a poco a poco maturando, per il prossimo decennio, la
coscienza dell'utilità e quasi della necessità di un confronto collegiale e
autorevole tra tutti i vescovi su alcuni dei temi nodali emersi in questo
quarantennio. V'è in più la sensazione di quanto sarebbe bello e utile per i
Vescovi di oggi e di domani, in una Chiesa ormai sempre più diversificata
nei suoi linguaggi, ripetere quella esperienza di comunione, di collegialità
e di Spirito Santo che i loro predecessori hanno compiuto nel Vaticano II e
che ormai non è più memoria viva se non per pochi testimoni. Preghiamo il
Signore, per intercessione di Maria che era con gli apostoli nel Cenacolo,
perchè ci illumini per discernere se, come e quando i nostri sogni possono
diventare realtà. "



Roma 7 ottobre 1999


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